sabato 12 giugno 2010

L'Inghilterra fa e disfa, gli Stati Uniti ringraziano Green

Conoscendo i tabloid inglesi, domani mattina Robert Green si troverà sbattuto in prima pagina suo malgrado e con commenti poco teneri. Dettati forse più dalla paura di un nuovo fallimento mondiale che dalla voglia di prendersela con il numero 12 dei Tre Leoni. Sulla favoritissima Inghilterra che punta a riportare la Coppa dopo 44 anni tra i sudditi di Sua Maestà, serpeggia infatti, come nel remake di un film già visto, l'incubo portiere. A maggior ragione dopo la clamorosa papera dell'estremo difensore del West Ham su tiro di Dempsey, determinante per l'1-1 finale di Rustenburg tra Inghilterra e Stati Uniti. Un pareggio alla fine sostanzialmente giusto che, nonostante il gentile omaggio britannico, conferma la maturità di gioco e di qualità, perlomeno sul suolo sudafricano dopo la Confederations 2009, della nazionale a stelle e strisce guidata da Bob Bradley. Per il nostro Fabio Capello le buone notizie sono davvero poche: oltre alla questione portieri, tutta da decifrare vista l'inaffidabilità dei sostituti James e Hart, l'esordio porta in dote l'infortunio del centrale King, a sua volta sostituto dell'infortunato Ferdinand, e la pessima prestazione sulla fascia a centrocampo di Milner. Insomma, urgono nuove soluzioni e nuove idee per il match con l'Algeria.
L'Inghilterra che si presenta in campo a Rustenburg nello storico match contro i ''cugini'' americani è quella annunciata alla vigilia, con una sola novità, ovvero proprio la presenza di Green in campo al posto di James, che di anni ne ha 40 e pure un soprannome che dice tutto, ''Calamity''. In difesa come da copione tocca a King sostituire Ferdinand, mentre in avanti c'è il roccioso Heskey accanto a Rooney in avanti. Anche Bradley cambia una sola pedina rispetto a quanto annunciato: a fare da spalla all'intoccabile Altidore in attacco c'è Findley e non Buddle.
L'inizio è tutto di matrice britannica e il vantaggio arriva, al primo affondo, al minuto numero 4: rimessa laterale di Ashley Cole che serve Lampard, da questi a Rooney che serve Heskey, bel passaggio smarcante in area di rigore per Gerrard che con un tocco di punta batte in uscita il portiere americano Howard. Subito vantaggio inglese. Che però non spegne la voglia di giocare degli ''stars and stripes'', che ci provano prima con un colpo di testa di Altidore deviato provvidenzialmente da Terry e poi con una bella azione personale di Donovan conclusa da un diagonale fuori di poco alla destra di Green. Le due squadre giocano a viso aperto e con buona intensità ma nulla lascia prevedere la frittata che accadrà da lì a poco, appena dopo la sostituzione di un Milner nervosissimo, già ammonito e a rischio espulsione, con Wright-Phillips. Al 40' Dempsey riceve palla sulla trequarti inglese e scaglia un destro centrale e non molto potente verso la porta di Green, che sembra in grado di bloccare senza problemi il tiro. La palla però schizza via dalle mani dell'estremo difensore britannico e rotola in rete senza che lo stesso riesca a fermarla. E' il pareggio degli Usa, proprio sul finire del primo tempo.
La ripresa si apre così com'era cominciato il primo tempo: inglesi all'attacco e occasionissima per Heskey al 7' che da solo in area calcia su Howard. A confermare la serata storta per gli inglesi ci si mette anche l'infortunio di King, che lascia il posto al 32enne Carragher. E dopo un tentativo di Lampard alzato in angolo ancora da Howard, il difensore del Liverpool mostra tutti i limiti della sua età facendosi superare sulla sinistra in velocità dal ventenne Altidore, il cui tiro è deviato da Green sul proprio palo destro. Stati Uniti vicinissimi al vantaggio e la partita diventa bellissima, con continui cambi di fronte da una parte all'altra. Rooney non sembra in una delle sue serate migliori, anche per merito di una grandissima prestazione del milanista Onyewu, vero pilastro della difesa Usa. La prima vera occasionissima costruita dal Golden Boy del Manchester United è un gran tiro di controbalzo da fuori area solo al 29' che mette in apprensione Howard, sicuro invece su un buon destro del discreto Wright-Phillips. Capello prova così a sfruttare di più le fasce e il gioco aereo, inserendo il gigante Crouch al posto di Heskey. Ma la mossa non ottiene l'esito sperato, anzi la fiammata finale del match è di matrice statunitense con capitan Donovan che a 2' dalla fine spedisce di poco alto un tentativo da fuori area. E' 1-1 finale. E domani al comando del Girone C potrebbe esserci una tra Slovenia e Algeria.

INGHILTERRA: Green; Johnson, King (47' Carragher), Terry, A. Cole; Lennon, Gerrard (c), Lampard, Milner (31' Wright-Phillips); Heskey (79' Crouch), Rooney. All: Capello

STATI UNITI : Howard; Cherundolo, DeMerit, Onyewu, Bocanegra; Donovan (c), M. Bradley, Clark, Dempsey; Altidore (86' Holden), Findley (77' Buddle). All: B. Bradley
Reti: 4' Gerrard (I); 40' Dempsey (S)

Ammoniti: Milner, Gerrard, Carragher (I); DeMerit, Cherundolo, Findley (S)

Arbitro: Simon (BRA)

Argentina, buona la prima tra mille sprechi, con la Nigeria è 1-0

Diego Maradona, in un insolito abbigliamento giacca e cravatta, può finalmente liberare la sua esultanza a fine partita. La sua Argentina all'esordio conquista meritatamente i primi tre punti superando la Nigeria grazie al gol di Gabriel Heinze dopo 6 minuti; sicuramente non il giocatore più atteso alla vigilia ma più concreto delle star Messi e Higuain, protagonisti di una serie incredibili di occasioni mancate in parte per i propri demeriti e in parte per la grande prestazione del portiere delle aquile Enyeama. E buon per L'albiceleste che Uche sprechi nel finale la palla del possibile 1-1 che avrebbe ingiustamente premiato la formazione di Lagerback.
Maradona al via conferma le scelte annunciate alla vigilia: Non c'è il ''Principe'' Milito nel trio d'attacco Messi-Tevez-Higuain, con Veron e Di Maria esterni alti a ispirare la manovra e capitan Mascherano davanti alla difesa. Nella Nigeria invece spiccano tre novità rispetto alle previsioni: Kaita e Lukman Haruna per Uche e Odemwingie a centrocampo e Obinna in attacco, vincitore del ballottaggio con l'altro ex interista Martins.
L'Argentina parte subito fortissimo e nei primi cinque minuti prima Tevez calcia fuori in area da buona posizione e poi Messi inaugura l'''Enyeama show'' , costringendo il portiere delle aquile ad una deviazione volante su un tiro a girare. Nulla può però l'estremo difensore nigeriano quando un minuto dopo Heinze svetta su un calcio d'angolo magistrale del "vecchio" Veron e di tuffo mette la palla nell'angolino alto di destra. Imprendibile. Al 6' è già 1-0 Argentina grazie al terzino sinistro del Marsiglia con un passato nel Manchester United e nel Real Madrid. Undici minuti dopo Messi avrebbe la palla del 2-0 ma Enyeama salva con una mano e si ripete poco dopo con due prodigiosi interventi, il primo su Higuain smarcato dentro l'area da Tevez e il secondo su un altro gran tiro a girare di Messi. E la Nigeria? Nel primo tempo si vede solo con un diagonale di Obasi largo alla sinistra di Romero. L'estremo difensore numero 22 dell'albiceleste può continuare la sua pennichella anche a inizio a ripresa, a differenza del collega nigeriano, ancora provvidenziale al 20' sul destro di Higuain e al 35' sul solito Messi, ispirato ma decisamente sfortunato. Nel frattempo Lagerback inserisce i tre grandi esclusi della vigilia al posto di Taiwo, Obasi e Obinna. E i nuovi risvegliano dal sonno la squadra e soprattutto il portiere Romero, graziato al 25' da un destro di Odemwingie fuori di poco e soprattutto da Uche che a 8 dalla fine si divora l'1-1 spedendo alto da pochi passi. Prima della fine c'è tempo solo per capire per l'ennesima volta che non è serata per ''la Pulce'' Messi, che a 30 secondi dal 90' inciampa in area servito dal nuovo entrato Milito. Finisce così 1-0, l'Argentina è promossa al suo primo esame e, nonostante i brividi finali, le scelte tattiche sembrano dare ragione al Pibe de Oro; per la Nigeria ci sono comunque le note positive di super Enyeama e del neo entrato Uche, che errore a parte si candida per un posto da titolare contro la Grecia. Partita che la prossima settimana, per entrambe, sarà da ultima spiaggia.

ARGENTINA: Romero; Heinze, Samuel, Demichelis, Gutierrez; Mascherano (c), Veron (74' Maxi Rodriguez), Di Maria (85' Burdisso); Messi, Tevez, Higuain (79' Milito). All: Maradona

NIGERIA: Enyeama; Odiah, Yobo (c), Shittu, Taiwo (75' Uche); Kaita, Haruna, Etuhu, Obasi (60' Odemwingie); Aiyegbeni, Obinna (52' Martins). All: Lagerback
Reti: 6' Heinze

Ammoniti: Gutierrez (A); Haruna (N)

Arbitro: Stark (GER)

La Corea del Sud vince e convince, ma che brutta Grecia

L'avevamo scritto anche nel nostro articolo di presentazione sulla nazionale ellenica: nel calcio i miracoli molto difficilmente si riescono a ripetere. E infatti vedendo il match di oggi, il trionfo europeo del 2004 della Grecia di Otto Rehhagel sembra appartenere ad un'epoca tremendamente lontana. Fin troppo facile il compito per la Corea del Sud, alla quale il 2-0 finale di Port Elizabeth sta persino troppo stretto visto l'assoluto dominio tecnico e tattico imposto per tutti i '90 minuti ad un'avversaria a tratti imbarazzante.
Negli asiatici in porta c'è Jung Sung-Ryong al posto di Lee Woon-Jae, con Lee Young-Pyo al centro della difesa preferito a Oh Beom-Seok. In avanti la formazione è quella annunciata alla vigilia, con la stella Park Ji-Sung a svariare sulla fascia dietro le due punte Park Chu-Young e Yeom Ki-Hun. Nella Grecia invece c'è Charisteas e non Salpingidis nel tridente d'attacco con Samaras e Gekas, mentre in difesa Seitaridis e Papadopoulos sono preferiti a Kyrgiakos e Spiropoulos.
Pronti via e il primo squillo è della squadra di Rehhagel: al 3' Torosidis spedisce fuori da buona posizione dopo un calcio d'angolo battuto dall'ex interista Karagounis. Chi si aspetta una Grecia in forma deve però prontamente ricredersi, perchè la Corea al 7' è già in vantaggio con una punizione quasi dalla bandierina di sinistra sulla quale è bravo ad avventarsi ed insaccare Lee Jung-Soo grazie ad una dormita generale della difesa ellenica. Che non solo non si sveglia dopo il gol ma rischia già a metà tempo di subire il secondo, con Tzorvas bravissimo a salvare di piede su un'ottima azione di Park Ji-Sung. Nonostante i tre davanti Jung Sung-Ryong è praticamente inoperoso e solo al 40', probabilmente a causa del sole, rischia di combinare la frittata in uscita su un lancio per Gekas. E' 1-0 Corea alla fine del primo tempo, e Rehhagel prova a dare una scossa ai suoi già ad inizio ripresa con Patsatzoglou al posto di capitan Karagounis. Mossa che non sposta gli equilibri del match, tant'è che già al 7' Park Ji-Sung trova il raddoppio rubando palla nella trequarti greca all'ingenuo Vyntra e quindi concludendo di sinistro in area alle spalle di Tzorvas. Per gli ellenici è notte fonda, a centrocampo l'impresentabile Katsouranis non tiene un pallone che sia uno e già 3 minuti dopo Park Chu-Young fallisce una buona occasione per il 3-0, mancando di poco l'impatto di testa su un cross del solito Park Ji-Sung. Rehhagel prova persino a cambiare 2/3 dell'attacco, con Salpingidis e Kapetanos per Samaras e Charisteas, ma l'unica occasione decente per i greci arriva solo quasi al '90, con il portiere coreano bravo a mettere in angolo una combinazione dalla sinistra Kapetanos-Gekas. La Corea conquista così i primi 3 punti del Girone B in attesa del risultato di Argentina-Nigeria. Per la Grecia il prossimo match con la Nigeria è già da dentro o fuori.

COREA DEL SUD: Jung Sung-Ryong; Cha Du-Ri, Lee Young-Pyo, Cho Yong-Hyung, Lee Jung-Soo; Kim Jung-Woo, Ki Sung-Yong (74' Kim Nam-il), Park Ji-Sung, Lee Chung-Yong (91' Kim Jae-Sung); Park Chu-Yong (87' Lee Seung-Yeoul), Yeom Ki-Hun. All: Huh Jong-Moo

GRECIA: Tzorvas; Vyntra, Papadopoulos, Torosidis, Seitaridis; Tziolis, Karagounis (46' Patsatzoglou), Katsouranis; Samaras (59' Salpingidis), Charisteas (61' Kapetanos), Gekas. All: Rehhagel
Reti: 14' Lee Jung-Soo, 52' Park Ji-Sung

Ammoniti: Torosidis (G)
Arbitro: Hester (NZL)

Via alla 2a Giornata: Aprono Corea e Grecia prima del debutto di Argentina e Inghilterra

A meno di 24 ore dopo l'esordio della manifestazione con Sudafrica-Messico, la seconda giornata di gare mondiali offre un menù davvero sfizioso, con due tra le favoritissime per la vittoria finale subito in campo nel pomeriggio e stasera in match che promettono spettacolo. Ad aprire la giornata e il Girone B saranno ad ora di pranzo Corea del Sud e Grecia, in campo alle 13.30 a Port Elizabeth. Alle 16.00 a Johannesburg toccherà invece all'Argentina di Maradona affrontare l'insidiosa Nigeria nella seconda partita del Girone B. Conclude il programma alle 20.30 la sfida del Girone C dal sapore particolare tra l'attesissima Inghilterra di Capello e gli Stati Uniti.
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Corea del Sud - Grecia

Approfittare di un eventuale passo falso delle più quotate rivali del Girone ed in primis evitare a tutti i costi la sconfitta, che porterebbe una delle due squadre già ad un passo del baratro. Quello tra Corea del Sud e Grecia è un match che profuma di spareggio, sin dall'avvio. Per entrambe la missione è non lasciare punti all'avversaria prima dei difficili scontri contro le due superfavorite Argentina e Nigeria.
Gli asiatici, schierati con il classico 4-4-2 dal tecnico Huh Jung-Moo e imbattuti nelle qualificazioni, saranno guidati dalla stella Park Ji-Sung, chiamato ad inventare per le due punte Yeom Ki-Hun e Park Chu-Young. Solo panchina per l'eroe dei Mondiali 2002 e bestia nera dell'Italia Ahn Jung-Hwan.
La Grecia, schierata dal tecnico del miracolo europeo 2004 Otto Rehhagel, si disporrà invece con un 4-3-3 in cui toccherà all'ex interista Karagounis rifornire il tridente d'attacco composto da Samaras, Gekas e Salpingidis, con quest'ultimo che sembra aver vinto il ballottaggio con il più esperto Charisteas.

Le probabili formazioni:

Corea del Sud
(4-4-2): 1 Lee Won-Jae; 22 Cha Du-Ri, 2 Oh Beom-Seok, 4 Cho Yong-Hyung, 14 Lee Jung-Soo; 8 Kim Jung-Woo, 16 Ki Sung-Yong, 7 Park Ji-Sung (c), 17 Lee Chung-Yong; 10 Park Chu-Young, 19 Yeom Ki-Hun.
A disposizione: 21 Kim Young-Kwang, 18 Jung Sung-Ryong, 12 Lee Young-Pyo, 3 Kim Hyung-il, 23 Kang Min-Soo, 15 Kim Dong-Jin, 13 Kim Jae-Sung, 6 Kim Bo-Kyung, 5 Kim Nam-il, 20 Lee Dong-Guk, 11 Lee Seung-Ryul, 9 Ahn Jung-Hwan. All: Huh Jung-Moo

Grecia
(4-3-3): 12 Tzorvas; 11 Vyntra, 16 Kyrgiakos, 15 Torosidis, 4 Spyropoulos; 6 Tziolis, 10 Karagounis (c), 21 Katsouranis; 7 Samaras, 14 Salpingidis, 17 Gekas.
A disposizione: 13 Sifakis, 1 Chalkias, 3 Patsatsoglou, 2 Seitaridis, 8 Papadopoulos, 19 Papastathopoulos, 22 Malezas, 18 Ninis, 23 Prittas, 20 Kapetanos, 9 Charisteas. All: Rehhagel

Arbitro: Michael Hester (Nuova Zelanda)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 13.30


Argentina - Nigeria

E' l'ora di Diego. Alle 16.00 l'Argentina di Maradona farà il suo atteso esordio in questo Mondiale: una squadra che da molti mesi fa parlare di sè, perchè quando El Pibe de Oro diventa protagonista, i media trovano terreno fertile: basta pensare allo sciacallaggio continuo che perseguita Diego fin dai tempi del Napoli. Genio e sregolatezza, certo. Ma anche poco rispetto. Perfino Belen Rodriguez ha avuto da ridire sulle scelte del Ct argentino, contestando con dichiarazioni poco eleganti le esclusioni di Zanetti e Cambiasso: del resto, lei di calcio se ne intende e sarà costretta a soffrire il doppio, considerata l'esclusione del suo ex amore Marco Borriello dalla Nazionale Azzurra. Polemiche a parte, la certezza è una: questa Argentina fa paura a tutti, perfino ai propri tifosi. Con Milito in panchina, Maradona cercherà di sfruttare al meglio il reparto offensivo che questo pomeriggio vedrà, molto probabilmente, Messi, Tevez e Higuain. Un trio stellare, con l'asso del Barça pronta ad inventarsi qualche prodezza in caso di difficoltà. Insomma, proprio come Maradona a Messico '86. Dall'altra parte ci sarà un'agguerrita Nigeria, con una vecchia conoscenza del calcio italiano: Obafemi Martins, ultimo strascico di quell'Inter miliardaria e poco vincente. Interessanti gli esterni di centrocampo, Obasi ed Odemwingie, capaci di trasformarsi in veri attaccanti per adattare il 4-4-2 ad un 4-2-4 d'emergenza.

Le probabili formazioni:

Argentina
(4-3-3): 22 Romero; 6 Heinze, 13 Samuel, 2 Demichelis, 17 Gutierrez; 14 Mascherano (c), 8 Veron, 7 Di Maria; 10 Messi, 11 Tevez, 9 Higuain.
A disposizione: 21 Andujar, 1 Pozo, 3 C. Rodriguez, 15 Otamendi, 4 Burdisso, 12 Garce, 5 Bolatti, 20 M. Rodriguez, 23 Pastore, 19 Milito, 16 Aguero, 18 Palermo. All: Maradona

Nigeria
(4-4-2): 1 Enyeama; 17 Odiah, 2 Yobo (c), 6 Shittu, 3 Taiwo; 11 Odemwingie, 12 Uche, 20 Etuhu, 19 Obasi; 8 Aiyegbeni, 9 Martins.
A disposizione: 23 Aiyegnugba, 16 Ejide, 22 Adolaye, 21 Echiejile, 5 Ofolabied, 13 Ayila, 4 Kanu, 12 Uche, 7 Utaka, 15 Lukman, 14 Kaita, 18 Obinna, 10 Ideye. All: Lars Lagerback

Arbitro: Wolfgang Stark (Germania)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 16


Inghilterra - Stati Uniti

Alle 20.30 il debutto dell'Inghilterra targata Fabio Capello: una squadra quadrata, che troverà la propria forza nella difesa con Johnson, King, Terry e Ashley Cole. Il "sergente di ferro", che in settimana si è lamentato contro l'invadenza di fotografi e operatori tv, proverà a galvanizzare i suoi con il classico schema palla - lunga, direzione Rooney: l'attaccante del Manchester United è pronto a vendicare la propria Nazionale contro la possibile sorpresa Statunitense. Facile, soprattuto quando si è supportati da gente come Gerrard e Lampard. Occhio agli Usa, che cercheranno di stupire come avevano fatto lo scorso anno nella Confederations Cup : Dempsey e Donovan scenderanno in campo nel 4-4-2 disegnato da Bradley pronto ad affidarsi ad Altidore e Buddle in attacco. Negli States questo Mondiale è vissuto come una sorta di esame di maturità per il soccer e per la propria nazionale, squadra non molto tecnica ma dalla grande compattezza e tenacia che punta ad arrivare il più lontano possibile giocandosela con tutti.


Le probabili formazioni:

Inghilterra
(4-4-2): 1 James; 2 Johnson, 20 King, 6 Terry, 3 Ashley Cole; 7 Lennon, 4 Gerrard (c), 8 Lampard, 11 Joe Cole: 21 Heskey, 10 Rooney.
A disposizione: 23 Hart, 12 Green 18 Carragher, 5 Dawson, 15 Upson, 13 Warnock, 14 Barry, 22 Carrick, 16 Milner, 17 Wright-Phillips, 19 Defoe, 9 Crouch. All: Capello.

Stati Uniti
(4-4-2): 1 Howard; 6 Cherundolo, 15 DeMerit, 5 Onyewy, 3 Bocanegra; 10 Donovan (c), 4 Bradley, 13 Clark, 8 Dempsey; 17 Altidore, 14 Buddle.
A disposizione: 18 Duzan, 23 Hahnemann, 2 Spector, 7 Beasley, 9 Gomez, 11 Holden, 12 Bornstein, 16 Torres, 19 Edu, 20 Findley, 21 Goodson, 22 Feilhaber. All.: Bradley.

Arbitro: Carlos Simon (Brasile)

Diretta: RaiUno e Sky Mondiale 1, ore 20.30

venerdì 11 giugno 2010

Tra Uruguay e Francia l'unica vincitrice è la noia

Se queste sono, rispettivamente, una delle possibili sorprese di questo mondiale e una delle nazionali pretendenti alla vittoria finale, beh, a vederle stasera non ci sarebbe davvero da scommetterci sopra mezzo Euro. Lo 0-0 del Green Point Stadium di Città del Capo tra Uruguay e Francia è infatti figlio di una delle partite più noiose e più brutte mai viste, a memoria d'uomo, nella fase finale di un Mondiale. Manovre di gioco lentissime, errori a non finire e occasioni contabili sulla punta delle dita di un falegname disattento. Un match insomma da palpebre resistenti e se l'Uruguay palesa evidenti limiti tecnici, a stupire è la pochezza di una Francia in cui viene il sospetto che Domenech sia sempre meno assecondato dai suoi giocatori.
Rispetto alle indicazioni della vigilia nei transalpini gioca Diaby al posto di Malouda, mentre il tridente d'attacco è quello annunciato con Govou, Anelka e Ribery. Tabarez invece non offre novità, schierando l'annnunciato 3-4-1-2 con gli ''italiani'' Cavani, Caceres e Gargano in panchina. La partita sembra decollare già al 3', quando un tentativo di Ribery dalla sinistra mette paura alla difesa della celeste, ma è un fuoco di paglia. Ravvivato solo per un istante al 16' e al 18', quando il portiere dei bleus Lloris mette in calcio d'angolo un bel tentativo di Diego Forlan indirizzato verso l'incrocio dei pali, mentre dall'altra parte Muslera salva in out su una buona punizione di Gourcuff. Lampi in un primo tempo condito da sbadigli generali, oltre che dalle immancabili vuvuzela. La ripresa si apre con lo stesso copione del primo tempo: la Francia ci prova ma sbaglia troppo, mentre nell'Uruguay Forlan è troppo solo, mal assistito da un Suarez che sembra il prozio del bomber visto in Olanda con la maglia dell'Ajax. L'attaccante dell'Atletico Madrid non rinuncia comunque a lottare e al 18' spedisce largo dopo essere entrato in area superando Gallas e Sagna. La Francia prova a rispondere, ma gli sforzi offensivi partoriscono un tentativo velleitario di Toulalan da 40 metri parato senza problemi dall'attento Muslera. Domenech capisce che bisogna cambiare e manda dentro Malouda e Henry per gli evanescenti Gourcuff e Anelka. Con i nuovi innesti, i transalpini riescono a creare più movimento in attacco, ma l'aiuto maggiore arriva proprio dagli avversari: Lodeiro, entrato da poco al posto di Gonzalez, si fa espellere per doppia ammonizione dopo una brutta entrata su Sagna, costringendo l'Uruguay ad arroccarsi in difesa negli ultimi dieci minuti per difendere il pareggio. Il forcing finale dei transalpini non crea però particolari insidie a Muslera e lo 0-0 si concretizza come da copione dopo 3 minuti di recupero. Sudafrica e Messico possono sorridere: se queste sono le rivali per un posto negli ottavi la qualificazione non è certo un'utopia.

URUGUAY: Muslera; Victorino, Lugano (c), Godin; M. Pereira, Perez (87' Eguren), Arevalo Rios, A. Pereira; Gonzalez (63' Lodeiro); Forlan, Suarez (74' Abreu). All: Tabarez


FRANCIA: Lloris; Sagna, Gallas, Abidal, Evra (c); Toulalan, Gourcuff (75' Malouda), Diaby; Govou (85' Gignac), Anelka (72' Henry), Ribery. All: Domenech

Ammoniti: Victorino e Lugano (U); Evra, Toulalan e Ribery (F)

Espulsi: Lodeiro (U)

Arbitro: Nishimura (JPN)

Al Sudafrica non basta un super Tshabalala, con il Messico è 1-1

I volti dei giocatori di casa e soprattutto del portiere Khune a fine partita valgono molto più di qualsiasi commento. Sì, perchè l'1-1 del match inaugurale tra Sudafrica e Messico all'Ellis Park di Johannesburg sa di grande occasione persa soprattutto per i Bafana Bafana, nonostante il pareggio sia sostanzialmente giusto, dopo un primo tempo di dominio messicano e una ripresa di marca sudafricana.
All'undici allenato da Parreira, nel primo tempo, sembrano tremare le gambe per l'emozione dell'esordio davanti al proprio pubblico e così a sfiorare più volte la rete ci pensano i nordamericani soprattutto con Franco e Giovani Dos Santos, schierati in attacco accanto all'evanescente Vela. Nella ripresa però la formazione di casa riesce a scuotersi, trovando il vantaggio al 9' con una splendida azione tutta di prima che parte dalla difesa: 5 passaggi, da Mokoena a Tshabalala, con quest'ultimo che esplode un sinistro micidiale alle spalle del portiere avversario Perez. E' 1-0 Sudafrica, con il Messico che sembra incapace di reagire e riesce a rendersi pericoloso solo con un gran tiro di Dos Santos messo ottimamente in calcio d'angolo da Khune. I Bafana Bafana reclamano un rigore a metà ripresa per un intervento del difensore messicano Rodriguez su Modise lanciato a rete, rigore che sembra starci ma che l'arbitro Izmatov non concede. E proprio quando la partita sembra lentamente ma inesorabilmente dirigersi verso il primo successo africano al Mondiale, un errore della difesa sudafricana, con due giocatori messicani lasciati soli dentro l'area, consente a Marquez di ristabilire la parità al 77' con un tiro a botta sicura da distanza ravvicinata. ''ElTri'' nordamericano torna improvvisamente a crederci e a cercare il gol della vittoria, anche con i neo entrati Blanco ed Hernandez, ma l'occasione più clamorosa capita invece al Sudafrica nel finale, con Mphela che lanciato addirittura dal proprio portiere brucia due difensori messicani e a tu per tu con l'incerto Perez (''Un portiere da subbuteo'' secondo Caressa in telecronaca, ed effettivamente autore di uscite improbabili, come in questa occasione) colpisce il palo destro. E' l'epilogo del match. Sudafrica e Messico guadagnano 1 punto a testa sotto il rumore incessante e già insopportabile delle vuvuzela. Stasera Francia-Uruguay alle 20.30 completerà la 1a giornata del Girone A.


SUDAFRICA: Khune; Gaxa, Mokoena (c), Khumalo, Thwala (46' Masilela); Dikcagoi, Letsholoyane, Modise, Tshabalala; Pienaar (83' Parker); Mphela. All: Parreira

MESSICO: Perez; Aguilar (55' Guardado), Osorio, Rodriguez, Salcido; Juarez, Marquez, Torrado (c); Vela (69' Blanco), Dos Santos, Franco (73' Hernandez). All: Aguirre.
Reti: 54' Tshabalala (S); 77' Marquez (M)

Ammoniti: Dikcagoi e Masilela (S); Juarez e Torrado (M)

Arbitro: Izmatov (UZB)

Si parte!! le probabili formazioni di Sudafrica-Messico e Francia-Uruguay

It's time! L'attesa è finalmente completata e al termine della cerimonia di inaugurazione, tra circa un'ora, sarà il match Sudafrica-Messico in una Johannesburg incandescente ad aprire il Mondiale Fifa Sudafrica 2010, e in particolar modo il Girone A. Stesso girone nel quale si affronteranno stasera alle 20.30 alla ricerca dei primi punti nella manifestazione anche la controversa Francia di Domenech e l'Uruguay di Caceres, Cavani e Gargano.
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Sudafrica - Messico

Il tifo incredibile di un intero paese, strettosi con un affetto senza precedenti attorno alla propria nazionale, con scene da vera e propria isteria che hanno perfino commosso il ct Parreira, sembra l'arma in più per la squadra di casa che si affiderà ad un 4-4-1-1 con la formazione tipo. La stella Pienaar sarà schierato da trequartista in appoggio all'unica punta Mphela, apparso molto in palla nelle ultime amichevoli pre-mondiali. Da ricordare tra l'altro che i Bafana Bafana sono imbattuti da ben 12 partite ufficiali.
Nel Messico, il tecnico Aguirre opterà per un 4-3-3 molto offensivo nel tentativo di superare la nazione ospitante. Tra i pali ci sarà l'esperto Oscar Perez, con la novità del capitano Marquez spostato sulla linea dei centrocampisti. Il tridente sarà composto da Vela, Dos Santos e Guillermo Franco, con il 37enne Blanco e il ''chicharito'' Hernandez che partiranno dalla panchina. Previsto, e non potrebbe essere altrimenti, il tutto esaurito all'Ellis Park di Johannesburg.

Le probabili formazioni :

Sudafrica
(4-4-1-1):
16 Khune; 2 Gaxa, 4 Mokoena (c), 20 Khumalo, 15 Thwala; 12 Letsholonyane, 6 Sibaya, 11 Modise, 8 Tshabalala; 10 Pienaar; 9 Mphela.

A disposizione: 1 Josephs, 22 Shu-Aib Walters, 5 Ngcongoa, 14 Booth, 3 Masilela, 21 Sangweni, 13 Dikcagoi, 7 Davids, 19 Moriri, 23 Khuboni, 17 Parker, 18 Nomvete. All: Parreira

Messico
(4-3-3): 1 Perez; 12 Aguilar, 5 Osorio, 2 Rodriguez, 3 Salcido; 16 Juarez, 4 Marquez (c), 6 Torrado; 17 Dos Santos, 9 Franco, 11 Vela.
A disposizione: 13 Ochoa, 23 Luis Ernesto Michel, 15 Moreno, 8 Castro, 18 Guardado, 19 Magallon, 20 Torres, 7 Barrera, 21 Bautista, 22 Medina, 14 Hernandez, 10 Blanco. All: Aguirre

Arbitro: Ravshan Irmatov (Uzbekistan)

Diretta: RaiUno e Sky Mondiale 1, ore 16



Francia - Uruguay


Un paese carico di scetticismo e odio per il proprio ct contro una nazione che guarda con gran ottimismo all'avventura della propria ''celeste'' ai mondiali. Francia-Uruguay è un match che promette spettacolo e gol e si presenta come un test imporante soprattutto per i transalpini guidati da Domenech, reduci da una serie infinita di contrasti e problemi interni, ultimo il passaggio della fascia da capitano da Gallas a Evra, con il primo che decisamente non l'ha presa bene. I vicecampioni del mondo scenderanno in campo con un 4-3-3 con Anelka favorito per un posto da titolare rispetto ad Henry, accanto a Govou e Ribery. In difesa saranno in campo i due ''litiganti'' Gallas ed Evra.
L'Uruguay di Tabarez, che si disporrà con un inconsueto 3-4-1-2, dovrebbe almeno inizialmente rinunciare a Cavani, con Forlan e Suarez in avanti e Gonzalez nel ruolo di trequartista. In porta ci sarà il laziale Muslera.


Le probabili formazioni:

Francia
(4-3-3): 1 Lloris; 2 Sagna, 5 Gallas, 3 Abidal, 13 Evra (c); 8 Gourcuff, 14 Toulalan, 15 Malouda; 10 Govou, 21 Anelka, 7 Ribery.
A disposizione: 16 Mandanda, 23 Carrasso, 22 Clichy, 6 Planus, 4 Reveillere, 17 Squillaci, 19 Diaby, 18 Diarra, 9 Cissè, 11 Gignac, 12 Henry, 20 Valbuena. All: Domenech

Uruguay

(3-4-1-2): 1 Muslera; 6 Victorino, 2 Lugano (c), 3 Godin; 16 M. Pereira, 15 Perez, 17 Arevalo Rios, 11 A. Pereira; 18 Gonzalez; 10 Forlan, 9 Suarez.
A disposizione: 12 Castillo, 23 Silva, 19 Scotti, 4 Fucile, 22 Caceres, 5 Gargano, 8 Eguren, 14 Lodeiro, 20 A. Fernandez, 13 Abreu, 7 Cavani, 21 S. Fernandez. All: Tabarez


Arbitro: Yiuchi Nishimura (Giappone)


Diretta: Sky Mondiale 1, ore 20.30

Paraguay, la forza e le speranze della classe operaia

L'equazione è logica e fin troppo semplice: calcio sudamericano = Argentina e Brasile. Un'associazione di pensieri che nasce spontanea per tantissimi e ovvi motivi, dando un'occhiata al prestigio, ai trionfi e alla storia che le due nazionali hanno saputo scrivere nelle grandi manifestazioni calcistiche e in particolar modo ai mondiali. Ma se il passato è passato e quello che conta è il presente, ovvero il mondiale sudafricano prossimo all'avvio, non si può non tener a mente che, a dispetto di una Argentina sulla carta stellare ma qualificatasi solo per il rotto della cuffia all'ultima partita, il Paraguay, squadra concreta, compatta e ordinata, ha saputo guadagnarsi il pass mondiale con un girone di qualificazione a tratti dominato, e concluso al secondo posto ad una sola lunghezza dai maestri brasiliani. La nazionale albirroja allenata dal ct argentino Gerardo Martino, in carica dal 2007, si presenta quindi al mondiale sudafricano con lo scopo di rendere la vita difficile all'Italia campione del Mondo, con la quale dividerà il Girone F oltre a Nuova Zelanda e Slovacchia, e, confermando i notevoli miglioramenti fatti in questi anni, di provare a raggiungere perlomeno l'accesso agli ottavi di finale, eguagliando i risultati già ottenuti a Messico '86, Francia '98 e Giappone & Corea 2002. Obiettivo che, viste le avversarie, sembra assolutamente fattibile, e per il quale i sudamericani dovrebbero trovarsi in lotta con la Slovacchia, dando già per spacciata la modesta Nuova Zelanda.

Martino punterà molto, oltre che sui gol e sulla leadership della stella Roque Santa Cruz, soprattutto sulla forte carica emotiva di un gruppo abituato a dare il meglio di sè contro avversari sulla carta superiori, come dimostra anche il 2-0 inflittò nel match di qualificazione ad Asunciòn proprio contro il fortissimo Brasile di Dunga. Farà bene dunque Lippi a mantenere alta la concentrazione dei suoi nei confronti dell'avversaria sicuramente più insidiosa per gli azzurri nella prima fase. Anche se scommettere su un exploit della rappresentativa allenata anche dal nostro Cesare Maldini nel 2001 e 2002 resta un'incognita. La pretattica di Martino alla vigilia del match contro l'Italia ricorda un po' quella del ct del Ghana Rajdukovic prima del match con gli azzurri (e per scaramanzia fermiamoci qui). Tra gli albirroja, oltre al sopracitato Santa Cruz, da tenere d'occhio anche l'attaccante 25enne del Borussia Dortmund Lucas Barrios, esploso quest'anno in Bundesliga con i suoi 19 gol stagionali, e autore di due reti in altrettante apparizioni con la maglia della nazionale, tra l'altro le prime per lui, nelle ultime amichevoli pre-mondiali. Un talento rampante che approfitterà anche dei problemi ad una caviglia del titolare dell'attacco Cardozo per esordire contro la nostra coppia difensiva Cannavaro-Chiellini. E speriamo che i nostri si ricordino di essere, almeno fino all'11 luglio, i campioni del mondo in carica.

Difesa - A difendere l'inviolabilità della rete paraguayana dal 2003 c'è, e ci sarà anche in questa occasione, il portiere del Valladolid Villar, sfortunato protagonista nel Mondiale 2006 a causa di un infortunio patito nei primi minuti del match d'esordio contro l'Inghilterra. In quel occasione prese il suo posto il vice Bobadilla, che anche in questa rassegna sarà in panchina pronto a subentrare in caso di evenienza. Terzo estremo difensore della rosa è il 28enne Diego Barreto del Cerro Porteno. Il reparto arretrato predisposto dal ct Martino sarà composto dal duo di centrali titolari Julio Cesar Caceres proveniente dagli argentini del Racing Avellaneda e Da Silva, fresco di contratto con gli inglesi del Sunderland insieme al compagno di squadra a centrocampo Riveros. Ai lati della difesa agiranno a destra Dario Veròn e a sinistra il capitano Caniza, entrambi reduci dal campionato messicano, pur militando in squadre diverse. Dalla panchina per l'allenatore paraguayano ci saranno diverse alternative di qualità tra cui attingere: il 32enne esterno sinistro del Boca Juniors Morel Rodriguez, il laterale destro dell'Olimpia Asunciòn Bonet e i due centrali di scorta Alcaraz del Bruges, prossimo acquisto degli inglesi del Wigan, e Torres del San Lorenzo.

Centrocampo - Nel 4-3-1-2 solitamente utilizzato dai biancorossi, la cabina di regia sarà affidata ad Edgar Barreto, ormai più che una conoscenza per la nostra Serie A con le sue tre stagioni nelle fila della Reggina e l'ultima, vissuta in verità più fuori che dentro il campo, con la maglia dell'Atalanta. Ad agire più larghi saranno invece chiamati il numero 11 del Wolfsburg Jonathan Santana a destra e il 28enne Riveros a sinistra, quest'ultimo uno dei punti di forza della selezione sudamericana per la buona capacità di coprire le ripartenze avversarie associata ad una frequenta ricerca del tiro in porta. Caratteristiche che gli sono valse un contratto in Premier League dopo una carriera tra Messico e Paraguay. Per il ruolo da trequartista il predestinato è Nelson Haedo Valdez, giocatore nato come seconda punta nel Werder Brema ma schierato solitamente regista sia in nazionale sia con la maglia del Borussia Dortmund. Le alternative per le fasce esterne di centrocampo, e per un eventuale trasformazione in corsa dal modulo di base al più classico 4-4-2, sono i giovani Victor Caceres e Ortigoza, impegnati rispettivamente in patria e in Argentina, e il 31enne ''ecuadoregno'' Vera, vera alternativa data la sua attitudine difensiva più per un posto da esterno basso di difesa.

Attacco - Il nome più conosciuto e titolato della rosa delle Guaranies è senza dubbio quello di Roque Santa Cruz, detto ''El Puntero'', che può vantare un ricchissimo palmares equiparabile a pochi giocatori: 5 titoli in Bundesliga, 4 Coppe di Germania, 3 Coppe di Lega, 1 Champions League e 1 Coppa Intercontintale, tutte conquistate con la maglia del Bayern Monaco. A rovinare al bomber dell'albirroja questo bottino invidiabile ci si sono messi vari infortuni negli ultimi anni, che hanno tormentato la carriera intrapresa in Premier League con le maglie di Blackburn prima e Manchester City poi. Logico comunque che il ct Martino affidi a lui l'onere dell'attacco biancorosso. Al suo fianco è sfida aperta per un posto tra il bomber del Benfica Oscar Cardozo e il rampante Barrios, di cui abbiamo parlato all'inizio. E come detto, i problemi alla caviglia del ''portoghese'' favoriranno almeno inizialmente l'impiego della stella nascente del calcio paraguayano, sulle tracce del quale pare ci sia anche il Milan. Senza dimenticare altri due giovani attaccanti dei quali probabilmente sentiremo parlare bene in futuro: il 22enne Edgar Benitez, detto ''El Pajaro", in forza ai messicani del Pachuca, e il 21enne prodotto del campionato paraguayano Rodolfo Gamarra. Giovani che si troveranno davanti, specie nel caso dell'Italia, una difesa un po' attempata. E che Dio ce la mandi buona.

mercoledì 9 giugno 2010

Italia, 3 motivi per crederci ancora

Ormai ci siamo: è il momento della verità. Ripensandoci sembra quasi impossibile che siano già trascorsi 4 anni dalla magica notte del 9 luglio 2006, quella in cui il cielo sopra Berlino, e sopra tutto il mondo, si colorò dell'azzurro delle maglie di Cannavaro, Grosso, Materazzi, Pirlo, Toni, Del Piero, Buffon e tutti gli altri. Nessuno di noi può aver dimenticato gli istanti in cui capitan Cannavaro sollevò al cielo la Coppa, 24 anni dopo i Mondiali di Spagna, e i festeggiamenti irrefrenabili che seguirono "in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi" d'Italia per celebrare i nuovi Campioni del Mondo. Campioni del Mondo. Nei quasi 1400 giorni che separano quella sera dal 14 giugno 2010, giorno in cui l'Italia esordirà da detentrice del titolo contro il Paraguay, è successo un po' di tutto: la Juventus in Serie B, i contestati trionfi dell'Inter priva di italiani in campionato e in Europa, la parentesi poco felice di Donadoni sulla panchina azzurra, lo sfortunato Europeo 2008, il ritorno di Lippi, la disastrosa Confederations Cup 2009, la qualificazione mondiale e le polemiche senza fine sulle esclusioni eccellenti di Cassano, Balotelli e Miccoli. Insomma, neanche da Campione del Mondo l'Italia del pallone ha trovato pace o riparo dalle polemiche. A maggior ragione, viene da dire, alla vigilia del mondiale sudafricano, dove Lippi, che oltretutto non brilla certo tra i più per simpatia, cercherà di convincere i moltissimi scettici che l'impresa di riconquistare il titolo per la seconda volta di fila, impresa riuscita solo all'Italia di Pozzo (1934 e 1938) e al Brasile alla fine degli anni '50 (1958 e 1962), è alla portata dei nostri.


Le obiezioni che sono state mosse alle parole del nostro ct sono state tante e alcune sembrano supportate da dati di fatto: l reduci da Berlino hanno ovviamente 4 anni in più e giocatori come Cannavaro, Zambrotta, Pirlo e Buffon non sembrano avere lo stesso smalto di allora. Senza contare quei giocatori convocati nonostante una stagione martoriata dagli infortuni, come Gattuso, Camoranesi e Iaquinta, e oltre ad ulteriori scelte più o meno discutibili, come quelle di Bocchetti, Maggio, Palombo, Pepe e Quagliarella. Sulla mancata considerazione di Lippi nei confronti di Cassano, Balotelli e Miccoli si è detto un po' di tutto, anche se c'è da tenere presente che tutti e tre hanno offerto prestazioni nell'arco del campionato non sempre ai massimi livelli, pur nel complesso e a prima vista meritando la chiamata più di altri, in particolar modo Cassano (più di Miccoli e di Balotelli, notoriamente bizzosi di carattere al punto da essere considerati fattori di rischio per l'armonia del gruppo). Altro appunto fatto dagli esperti è la mancanza di giocatori di fantasia, come Totti, Del Piero e appunto lo stesso Miccoli, infortunatosi però sul finire di campionato, nella rosa dei 23 per il Mondiale. Secondo i più pessimisti l'Italia non è altro che un gruppo di giocatori ormai ''bolliti'', destinato a ripetere la pessima figura della nazionale di Bearzot campione uscente nei Mondiali di Messico '86, e molti scommettono su una prematura eliminazione già nel ''fattibile'' Girone E contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Eppure, a ben vedere, ci sono almeno 3 motivi per credere, se non in nuova impresa, almeno in un Mondiale più che dignitoso da parte degli azzurri: innanzitutto il carisma di Lippi, allenatore vincente e capace di creare uno spogliatoio motivato e compatto, anche a costo di compiere scelte ed esclusioni impopolari; inoltre potrebbe rivelarsi un fattore positivo la mancata considerazione dell'Italia tra le favorite per la vittoria finale, così come avvenuto quattro anni fa in Germania, ricordando che spesso ''chi entra papa esce cardinale'' (come la Francia nel 2002 o il superfavorito Brasile nel 2006); infine, può essere utile ricordare come l'Italia storicamente sia una delle nazionali più ostiche da affrontare in un Mondiale e arrivi quasi sempre alle battute finali della competizione (contando, negli ultimi 20 anni, la semifinale nel 1990, la finale nel 1994, gli ottavi di finale persi solo ai rigori nel 1998, l'eliminazione sempre gli ottavi ma ''grazie'' all'arbitro Moreno nel 2002 e la vittoria del 2006). Insomma, una cosa è certa: l'Italia che si presenterà per difendere il titolo non sarà uno sorta di sparring partner per le avversarie che troverà sulla sua strada. E allora affidiamoci a Lippi e alle sue scelte, incrociando le dita ed evitando di ''aprire il fuoco'' fino ad un'eventuale eliminazione anticipata, per non dover poi magari salire sul classico ''carro dei vincitori'' a posteriori.


Difesa - Magari Gigi Buffon, anche per i problemi fisici patiti negli ultimi anni, non sarà più lo stesso muro invalicabile visto nella rassegna tedesca, ma rimane sicuramente tra i primi 3 migliori portieri al mondo insieme a Casillas e Julio Cesar, tra l'altro non esenti da ''papere'' nella stagione europea appena conclusa. Il ruolo di secondo portiere che fu quattro anni fa di Amelia sarà ricoperto dal cagliaritano Marchetti, con De Sanctis come terzo portiere a portare esperienza nello spogliatoio. Il reparto a destare maggiori preoccupazioni è però senza dubbio la linea difensiva azzurra: Cannavaro è reduce dall' ''annus horribilis'' della Juve, del quale si può dire sia stato uno dei principali responsabili, e sembra davvero tutto tranne che una sicurezza. Sicurezza che sembra invece dote del compagno di squadra Chiellini, al contrario uno dei migliori nella pur sempre disastrosa stagione bianconera. A destra oggi come allora ci sarà Zambrotta, anche lui apparso parecchio appannato all'alba dei 33 anni, mentre sulla sinistra il posto che fu del protagonista in Germania Grosso, tagliato da Lippi dopo l'inserimento nella lista dei 30, sarà di uno tra il genoano Criscito e il napoletano Maggio. Le alternative per il reparto arretrato sono il genoano Bocchetti e la rivelazione del Bari Bonucci, schierabili al centro con l'eventuale spostamento di Chiellini sulla fascia sinistra, come ai tempi di Fiorentina e Livorno.

Centrocampo - L'infortunio di Pirlo, pur anche lui in netta flessione nell'ultimo anno, ha complicato i piani di Lippi, che ricorrerà così almeno sino al rientro del rossonero a uno tra Gattuso, Montolivo e Palmobo sulla linea mediana accanto a De Rossi, con i primi due leggermente favoriti in partenza, soprattutto il giocatore della Fiorentina, mentre Gattuso viene considerato funzionale soprattutto come leader dello spogliatoio. C'è poi da sciogliere il nodo sul modulo che sarà impiegato dal ct, con ogni probabilità uno tra il 4-2-3-1 e il 4-3-3. Nel primo caso probabile l'impiego di Marchisio come trequartista a supporto dell'unica punta e dei due esterni d'attacco, che dovrebbero Iaquinta e il capocannoniere della Serie A Di Natale, trasformati in ali vere e proprie nel passaggio al più classico 4-3-3. In panchina, pronto ad entrare in campo, ci sarà l'udinese Simone Pepe, pupillo di Lippi, mentre restano tutte da verificare le condizioni dell'italo-argentino Mauro Camoranesi, alle prese con problemi al ginocchio ma che potrebbe recuperare già per il secondo match del girone contro la Nuova Zelanda. In preallarme, soprattutto per la questione Pirlo, rimarrà fino all'ultimo il cagliaritano Cossu, aggregato come 24esimo alla spedizione azzurra imbarcatasi per Johannesburg.

Attacco - Detto di Iaquinta e Di Natale e dei loro possibili alter ego Pepe e Camoranesi, per il ruolo di punta centrale è favorito ''Il Gila'', Alberto Gilardino, sul ''Pazzo'', Giampaolo Pazzini, goleador della Sampdoria quest'anno autrice di una storica qualificazione in Champions League. Mancheranno, come detto più volte, attaccanti come Cassano, Balotelli e Miccoli, ma anche Luca Toni, l'ariete degli azzurri a Germania 2006, capocannoniere della spedizione azzurra insieme a Materazzi con la doppietta nei quarti di finale contro l'Ucraina (anche se andrebbe ricordato pure il gol regolare annullato in finale contro la Francia). Comunque sia, il passato è passato, Germania 2006 è in archivio. Ora è il momento di provare a scrivere la storia anche a Sudafrica 2010. E vedendo le imprese dell'Inter nel calcio e della Schiavone nel tennis verrebbe da dire, come recitavano le maglie dei fan della tennista milanese, Nothing is impossible. E non a caso Lippi ha detto di volersi ispirare per questo mondiale proprio dalla Schiavone. Quindi, forza azzurri!

Dalle stelle alle stalle: chi il Mondiale lo vivrà in poltrona


di Alessandro Mascia

Quello del cittì, si sa, non è un mestiere facile. L’Italia, si dice, è ormai un paese di santi, poeti e allenatori. All’incirca 30 milioni, facendo una stima degli appassionati di calcio. Lippi, quindi, ha avuto il suo bel da fare per mettere a tacere in continuazione i nuovi tormentoni da aggiungere alla lista convocati. E come lui, anche gli altri selezionatori.
Se fin ora abbiamo presentato squadre e stelle di questo mondiale in arrivo, è difficile prescindere dalle tante, tantissime stelle che, per un motivo o per un altro, questo mondiale lo guarderanno nel proprio televisore, comodamente (ma siamo sicuri?) seduti sul proprio divano.

Non si può non partire con un numero uno, e qui il grande escluso tra i pali è Sebastien Frey, portiere della Fiorentina ma da sempre al margine della rosa della Francia. Sempre tra i galletti, inspiegabili altre due assenza:quella di Philippe Mexés, colonna portante della difesa della Roma e in attacco del franco-algerino del Real Madrid, Karem Benzema. Molto meno incredibile, invece, l’assenza di Patrick Vieira.
Ma la nazionale “ONU” – chiamiamola così – degli esclusi, è composta da molti altri pezzi pregiati. Menzionarli tutti sarebbe impresa dantesca, e ci limitiamo ai pezzi grossi.
Restando nel Vecchio Continente, ma passando al dì qua delle Alpi, si può asserire che l’Italia sia forse la nazionale con gli esclusi più illustri. Oltre al tormentone Cassano e a Balotelli, sì fuoriclasse ma pur sempre protagonisti di una stagione giocata tra alti e bassi, Lippi ha lasciato a casa bomber come Marco Borriello ma soprattutto Fabrizio Miccoli. Evidentemente il ct di Viareggio ha preso alla lettera il gesto d’esultanza (quel celeberrimo “you can’t see me” di Ceniana memoria) del Romario del Salento. E non dimentichiamo Er Pupone, Francesco Totti
In Inghilterra sono due le assenze degne di nota è quella di Wayne Bridge, che ha rifiutato ogni chiamata a causa dello sgarro del suo ex amico John Terry. In corso d’opera, purtroppo per Don Fabio, ha dovuto salutare Rio Ferdinand. Un colpo durissimo per i Lions.

Anche Maradona ha fatto gridare allo scandalo: nell’Argentina“dimenticati” Gago, Cambiasso e Zanetti. Risultato? Probabilmente un centrocampo da ottavi di finale, niente di più. Là davanti, tra vari campionissimi, non pesano le assenze del Pocho Lavezzi e di Lisandro Lopez.
Spostandosi in Brasile, Dunga, ct della Selecao brasiliana, ha detto no ad Alex e Marcelo, ma ancor più incredibilmente a Pato (anche se il lungo infortunio patito nella stagione ne aveva già messo in dubbio la partecipazione), Ronaldinho e Julio Sergio.
Tra gli infortuni dell’ultim’ora, pesa come un macigno le assenza per il Portogallo di Nani. La Germania aveva già il cuore in pace: Westermann, Adler e Ballack sapevano già che non avrebbero fatto le valige per il Sudafrica. Tra le africane, nella Nigeria ko Obi Mikel, nel Ghana Essien.

GIRONE E - PARTITE E ORARI

14 Giugno Olanda - Danimarca ore 13.30 (Johannesburg)
14 Giugno Giappone - Camerun ore 16 (Bloemfontein)


19 Giugno Olanda - Giappone ore 16 (Durban)
19 Giugno Camerun - Danimarca ore 20.30 (Pretoria)


24 Giugno Danimarca - Giappone ore 20.30 (Rustenburg)
24 Giugno
Camerun - Olanda ore 20.30 (Città del Capo)

Camerun: i leoni... domabili

Il Camerun è storicamente una delle nazionali africane più forti: detiene il record di partecipazioni ai mondiali, il miglior risultato (quarti di finale a Italia '90) ed è all'undicesimo posto nel ranking mondiale Fifa. Il calcio africano sembrava essere sul punto di evolversi in una grande realtà negli anni '90 e i leoni indomabili erano la speranza più concreta. Ora che i mondiali si disputano in Africa, però, sono altre le squadre del continente nero che possono puntare in alto. I leoni camerunensi sembrano piuttosto domabili, le loro divise attillate hanno sempre un certo fascino, ma i giocatori che le indossano non sono all'altezza di miti come Roger Milla e Thomas N'Kono.

La stella della squadra è Samuel Eto'o, che non ha più l'età e i numeri delle stagioni da bomber stellare al Barcellona, anche se ha dimostrato grande generosità nell'ultima, epica, stagione interista. L'allenatore Paul Le Guen, francese di 46 anni, può puntare al passaggio agli ottavi, ma non sarà facile battere la concorrenza di Olanda, Danimarca e Giappone nel girone E.

Difesa - Il 26enne Idris Kameni dell'Espanyol è il portiere titolare. Le riserve sono Souleymanou (37 anni, Kayserispor) e Asseme (24 anni, Valenciennes). In difesa troviamo gli "inglesi" Assou-Ekotto e Bassong, i "francesi" N'Koulou e Bong e i "turchi" R. Song e Geremi.

Centrocampo - Achille Emana (28enne del Betis Siviglia) è un uomo chiave della mediana insieme ad Alexandre Song (22enne dell'Arsenal). Oltre a Stephane Mbia (Olympique Marsiglia) ci sono gli altri della Ligue 1 francese Jeane Makoun e Aurelien Chedjou. Completano il reparto i "tedeschi" Matip e Mandjeck, Enoh dell'Ajax e N'Guemo del Celtic.

Attacco - La coppia offensiva sarà formata dal capitano Eto'o e da Achille Webo, 28enne del Maiorca (nella foto). Giocano nella Bundesliga Choupo-Moting (Norimberga) e Idrissou (Friburgo). Vincent Aboubakar (18 anni) è invece l'unico giocatore della rosa che milita in patria, nel Cotonsport Garoua.

Giappone, il Sol Levante è già sul viale del tramonto?

Chi ha vissuto la propria infanzia a cavallo tra gli anni '80 e '90 del novecento può dire in qualche modo di aver visto il Giappone vincere un mondiale di calcio, trascinato dalle prodezze di Oliver ''Holly'' Hutton in attacco e Benjamin ''Benji'' Price tra i pali. Senza dimenticare gli assist di Tom Becker, i gol di Mark Landers, le acrobazie sulla traversa dei gemelli Derrick, Phil Callaghan e tutti gli altri che correvano in quei campi lunghi a volte anche dieci puntate. Scherzi a parte, la serie cartoon ''Holly & Benji'', amatissima in Italia quanto nel proprio paese d'origine, ha contribuito in parte tra le altre cose ad avvicinare negli anni '80 i giapponesi al calcio, dopo che per anni il football nipponico era stato eclissato da altri sport come sumo, wrestling e baseball. La popolarità è andata poi via via sempre in crescendo, specie dopo il lancio della J League, il massimo campionato nipponico, nel 1992, e la conquista della prima partecipazione mondiale nel 1998, pur con l'eliminazione al primo turno senza aver conquistato alcun punto e dopo la sconfitta rimediata persino dalla Giamaica. Nonostante la magra figura rimediata, quel primo storico mondiale si è rivelato il trampolino di lancio per giocatori come Nakata, Nanami e Ono, approdati nei maggiori campionati europei tra la gioia e l'orgoglio dei propri compatrioti. Quattro anni dopo, nell'edizione dei Mondiali organizzata insieme alla Corea, il Giappone è stato capace di raggiungere persino gli ottavi, prima di essere eliminato dalla Turchia. Risultato non confermato dal Mondiale di Germania, dopo sono arrivate 2 sconfitte contro Brasile e Australia e un pareggio con la Croazia.

A livello continentale invece, il Giappone è stato capace di vincere la Coppa d'Asia sia nel 2000 che nel 2004, confermando comunque i progressi di una nazione sempre più innamorata del calcio e sempre più desiderosa di buoni risultati da parte dei propri idoli. E dando un'occhiata ai convocati del ct nipponico Takeshi Okada, artefice della qualificazione del '98 e tornato sulla panchina della nazionale nel 2007, possiamo notare come i giocatori provengano quasi tutti dal campionato di casa: solo in quattro giocano in Europa, in netta controtendenza rispetto ai 9 ''emigrati'' chiamati in causa nel mondiale tedesco. Questo anche per il livello più competitivo della J League giapponese, anche se il problema attuale è costituito dalla scarsità di nuovi talenti, specie appetibili dai maggiori campionati europei. I 22 anni del catanese Morimoto e i 23 della promessa del Cska Mosca Honda sono quasi l'eccezione in una squadra che viaggia verso i 28 anni di età media, come l'Italia per capirci, e che ha raggiunto l'obiettivo qualificazione non senza qualche brivido, classificandosi alle spalle dell'Australia. In ogni caso i Blues asiatici faranno del loro meglio nell'ostico Girone E, dove troveranno Olanda, Danimarca e Camerun, e saranno sicuramente sostenuti anche da qualche nostalgico non solo di Holly & Benji, ma anche di Mai Dire Banzai e Takeshi's Castle.

Difesa - In porta giocherà titolare il 34enne Narazaki, alla sua quarta partecipazione mondiale, al pari della propria nazionale. Analoga situazione per il suo secondo, il 35enne Kawaguchi, che a Francia '98 giocò da titolare le tre gare disputate. Prima esperienza internazionale invece per il terzo portiere Kawashima. In mezzo alla difesa uno dei pochi giovani in rosa, il 22enne Uchida, formerà il duo di centrali con il brasiliano naturalizzato giapponese Markus Tullio Tanaka. A sinistra proverà a dare spinta alla manovra capitan Nakazawa, con il suo omologo Abe chiamato a fare altrettanto sulla fascia di destra. Le alternative per il ct Okada sono gli esterni Komano e Nagatomo, piccolo ma veloce, e i centrali Konno e Iwamasa, con il primo adattabile anche ad una posizione di raccordo con la linea difensiva.

Centrocampo - Il prudente 4-4-1-1 a cui si affiderà il ct nipponico si regge soprattutto sull'estro e sulla fantasia dell'ex reggino Shunsuke Nakamura, a cui sarà dato il compito di assistere l'unica punta e provare a saltare i diretti avversari, oltre ovviamente a calciare le punizioni e gli eventuali rigori. Dietro di lui, a gestire la linea mediana, ci saranno Endo e Hasebe, quest'ultimo uno dei quattro europei convocati, in forza in Germania nelle file del Wolfsburg. Proprio Hasebe è il dubbio principale per Okada, a causa di un fastidio all'anca che potrebbe condizionarne il rendimento. In alternativa, potrebbe essere dirottato al centro l'esterno di centrocampo Inamoto, ex di diverse squadre europee tra cui Arsenal, Fulham e Galatasaray, o ancora potrebbe essere schierato l'incontrista Matsui. Sulla fascia sinistra opererà sicuramente il giovane Honda, quest'anno messosi in luce in Champions League con la maglia del Cska Mosca, con la quale ha realizzato anche il gol con cui i russi hanno eliminato il Siviglia negli ottavi di finale della competizione. A lui il ct Okada affiderà anche il compito di trovare la via del gol. Resta a disposizione anche un altro centrocampista, Kengo Nakamura.

Attacco - Per il ruolo da unica punta il ballottaggio è tra il bomber della J League Okazaki, che può vantare anche l'ottima media di 16 reti in 24 gettoni con la propria nazionale, e il catanese Morimoto, reduce però da una stagione in chiaroscuro, nella quale ha patito in particolar modo la concorrenza di Maxi Lopez, che è riuscito a toglierli il posto da titolare conquistato l'anno precedente. L'esperto centravanti Tamada dovrebbe partire quindi dalla panchina, giocandosi ulteriormente il posto anche con il 28enne Okubo, autore di fugaci apparizioni in Europa con le maglie di Maiorca e Wolfsburg, e il 26enne Yano, altro protagonista del campionato nipponico a suon di gol.