sabato 2 aprile 2011

PrinciPATO rossonero, il derby è di un super Milan. Inter schiantata e nuovamente a -5

Ibra chi? Nella serata dell'attesissimo derby-scudetto di San Siro l'assenza del gigante svedese tra le fila rossonere diventa quasi un dettaglio, una mera nota statistica al cospetto del Pato ''One Man Show'' e pure, probabilmente, del miglior Milan mai visto finora sotto la gestione Allegri. Il verdetto del campo è incontrovertibile: un 3-0 senza appello (con conseguente ritorno a - 5 dai rossoneri) quello subito dall'Inter di Leonardo, mai davvero in partita e pericolosa solo a fiammate, ma soprattutto piegata dal punto di vista fisico e mentale da un avversario sceso in campo con la voglia di spaccare il mondo e soprattutto di spegnere qualsiasi velleità di rimonta-beffa da parte dei cugini. Missione compiuta grazie alla doppietta del Papero e al rigore di Cassano dopo una partita frizzante e ricca di episodi (espulsi Chivu e lo stesso Cassano nel finale).

46 secondi -  Neanche il tempo di entrare in clima derby che il Milan mette subito i puntini sulle i;  non è infatti ancora trascorso un giro di orologio quando Robinho si presenta a tu per tu con Julio Cesar e il rocambolesco rimpallo tra il portiere nerazzurro e l'attaccante rossonero, compagni nella nazionale brasiliana, regala all'altro carioca Pato il tap-in a porta praticamente sguarnita che fa subito esplodere San Siro, per una sera terra di esclusiva proprierà del ''Diavolo''. Il gol a freddo gela la spregiudicata Inter di Leonardo, in campo con il 4-2-fantasia , ovvero con Sneijder a supporto del trio di punta Pandev-Pazzini-Eto'o. Dei tre il meno ispirato sembra proprio il numero nove camerunense, che svaria sulle fasce d'attacco senza mai trovare la giusta collocazione e soprattutto non riuscendo quasi mai ad innescare i compagni di reparto. E così, fino quasi a metà primo tempo, è quasi solo il Milan a pungere davanti soprattutto con Pato e Seedorf (sul tiro del quale, al 9', Maicon interviene con il braccio un po' troppo largo; il rigore ci starebbe eccome, ma Rizzoli forse non se la sente di ammazzare subito il match). Al 20' , finalmente, è Pazzini a provare a suonare la carica alla truppa nerazzurra con una bella incursione in mezzo a Thiago Silva e Abate, ma sul non irresistibile tiro di punta dell'ex attaccante della Samp Abbiati è attento. Da qui in poi l'Inter prova a ritrovare il bandolo della matassa, pur subendo puntualmente gli insidiosi contropiedi avversari che hanno in Pato il terminale offensivo. Tra i rossoneri spicca in mezzo al campo la grinta dell'olandese Van Bommel, esperienza e qualità, che al 37' trova tutto il tempo e lo spazio per scaricare un siluro da fuori area; la botta, complice la deviazione di Chivu, si stampa sulla traversa a Julio Cesar battuto. Ma ora la partita è più viva che mai.

Pazzesco Abbiati, ma Eto'o... -  Sì, perchè alla seconda vera occasione della partita per i nerazzurri, al 38', ci vuole un Abbiati da antologia per respingere il colpo di testa ravvicinatissimo di Thiago Motta su angolo dalla destra di Sneijder. I nerazzurri gridano al gol, ma le immagini dimostrano l'efficacia dello straordinario intervento del portiere milanista, che impedisce al pallone di superare completamente la linea della propria porta. Un intervento pazzesco al quale 5' dopo segue un errore pazzesco, questa volta tutto di marca interista: su un cross dalla destra di Maicon la difesa del Milan si addormenta lasciando a Eto'o, tutto solo, la possibilità di insaccare con comodità da poco più di un metro, ma il camerunense come contro la Juve fallisce un'occasione più difficile da sbagliare che non da realizzare. E' l'ultimo squillo di un primo tempo molto intenso che sembra preludere ad un risveglio interista nella ripresa, in pure stile Leonardo.

Espulso Chivu e il Milan dilaga - Invece, come nel primo tempo, è il Milan a scendere in campo con il fuoco negli occhi e nelle gambe, nonostante uno dei suoi trascinatori, ''Ringhio'' Gattuso, sia costretto a dare forfait dopo appena 5' a causa di problemi muscolari. Dentro Flamini a fare da incursore, ma il leitmotiv dell'incontro non cambia con Pato a mettere in costante apprensione la retroguardia nerazzurra, soprattutto il balbettante Chivu, in difficoltà al centro della difesa accanto a Ranocchia. E così quando, al 9', il Papero sprinta a tutto gas dritto verso la porta difesa da Julio Cesar, al rumeno non rimane altro che stenderlo al limite dell'area prima che sia troppo tardi: rosso ineccepibile e Inter ora sotto anche negli uomini oltre che nel punteggio. Leonardo non può fare altro se non togliere il deludente Pandev per tamponare la falla difensiva con l'ingresso di Cordoba. Ma il Milan ora di sicuro non si fa pregare per chiudere il discorso partita e dopo la successiva saetta su punizione di Van Bommel, respinta da Julio Cesar, trova il raddoppio 8' dopo: il tiro-cross piuttosto sbilenco di Abate, liberato in area da Seedorf, diventa un invito a nozze per la testa di Pato, sul filo del fuorigioco: 2-0 e doppietta dedicata, magari, alla fidanzata Barbara Berlusconi presente in tribuna. Il sigillo del Papero (primo rossonero a realizzare una doppietta in un derby dai tempi di Shevchenko, anno domini 2001) potrebbe non essere l'ultimo della serata milanista se l'Inter non potesse contare sulla sicurezza del suo portierone brasiliano; con i nerazzurri ormai a picco ci pensa infatti Julio Cesar ad evitare la goleada, salvando tre volte su Robinho (sfortunato ma anche decisamente sciupone) e, con l'aiuto di Ranocchia, su Seedorf.

Cassano, che sciocchezza! - Leonardo prova a scuotere i suoi, invitandoli a più riprese a non mollare e provando, dopo il Principe Milito (al rientro) al posto di Pazzini, anche l'ultima carta, con Stankovic al posto dello stanchissimo Cambiasso. Dall'altra parte Allegri decide di regalare la standing ovation del popolo rossonero a Pato, inserendo Emanuelson, e uno scampolo di partita anche a Cassano, al posto di Robinho. Al numero 99 rossonero bastano pochi minuti per andare a referto, grazie al rigore realizzato al 90' dopo un fallo di Zanetti (ammonizione forse un po' troppo indulgente) sullo stesso talento di Bari Vecchia. Che dimostra di non aver perso, purtroppo per lui, l'antico vizio di commettere sciocchezze: al primo giallo, comminatogli dall'arbitro Rizzoli dopo i festeggiamenti per il gol, comprensivi di lancio della maglietta, fa seguito un paio di minuti dopo la seconda ammonizione dopo un intervento tanto brutto quanto inutile su Cordoba. Un'espulsione che per fortuna non rovina la bellissima prestazione della squadra di casa. Tre punti d'oro, +5 sui cugini e un messaggio forte al campionato a sette giornate: il Milan questo scudetto lo vuole con tutto il cuore e ad ogni costo.

LE PAGELLE:
MILAN: Abbiati 7,5 - Abate 7 - Nesta 7 - Thiago Silva 6,5 - Zambrotta 6 - Van Bommel 7 - Gattuso 6,5 - Seedorf 7,5 - Boateng 6,5 - Pato 8 - Robinho 6.     
Flamini 6 - Emanuelson s.v. - Cassano 5,5.
All: Allegri 8

INTER: Julio Cesar 7 - Maicon 6 - Ranocchia 6 - Chivu 4,5 - J. Zanetti 6 - Thiago Motta 5 - Cambiasso 5 - Sneijder 5,5 - Pandev 4,5 - Pazzini 5 - Eto'o 5.
Cordoba 5,5 - Milito 5,5 - Stankovic s.v.
All: Leonardo 4,5

Arbitro: Rizzoli 5

lunedì 7 marzo 2011

Eto'o, sempre lui. Parolo, un siluro. Sculli allergico al prato

Con il pareggio casalingo contro il Brescia, il Napoli perde qualche posizione per la lotta scudetto dando ampio spazio all'Inter, ieri travoltente contro il Genoa. Il Milan, intanto , si gode il successo di sabato sulla Juventus aspettando la Champions League, mentre la Lazio ricorda a tutti di volere partecipare all'Europa che conta. Stessa sorte per l'Udinese che continua la marcia positiva. La Sampdoria crolla contro il Cesena e saluta il tecnico Di Carlo, mentre il Bologna di Malesani porta fuori l'ennesima prestazione di cuore. Risorge la Fiorentina, per una classifica non entusiasmante, ma tranquilla.

Ed ecco il miglior giocatore, il goal più bello e la curiosità dell'ultima giornata.

Il personaggio: Samuel Eto'o.

Semplicemente travolgente: contro il Genoa mette lo zampino su quattro dei cinque goal, realizzandone due e regalando assist a tutti. I suoi numeri sono impressionanti, ma ancor di più lo è la sua forza fisica: in alcuni momenti, l'Inter sembrava giocare uno contro tutti. Un vero leone.


Il goal: Marco Parolo in Sampdoria - Cesena


Micidiale rete di Marco Parolo nella gara che condanna la Sampdoria al cambio di allenatore: sfruttando un'ingenuità della difesa avversaria, approfitta di una palla recuperata da un compagno per infilare il portiere doriano con una grande conclusione da fuori area. Una marcatura da cineteca.


La Curiosità: Sculli e l'allergia alla vernice


Dopo una grande doppietta ai danni del Palermo, Giuseppe Sculli, attaccante della Lazio, è costretto ad abbandonare il terreno di gioco: non si tratta di un infortunio ma di un'allergia a causa della vernice adoperata per colorare il prato dell'Olimpico. Con gli occhi gonfi, Sculli si siede in panchina e saluta tutti. Un nuovo mistero del calcio italiano.

sabato 5 marzo 2011

Juventus-Milan: il big match in 11 duelli

Il Diavolo rampante contro la Zebra ferita, il sogno Scudetto contro la speranza Champions (o quel che ne rimane), ma soprattutto uno dei più classici derby d'Italia per antonomasia: all'Olimpico di Torino va in scena questa sera il match clou della 28° giornata di Serie A tra la Juventus di Gigi Delneri e il Milan di Max Allegri. Un incontro-scontro che ha il sapore di mille lotte scudetto e di una finale di Champions League, ma che mai come quest'anno vede invece di fronte due squadre agli antipodi, tanto in classifica quanto dal punto di vista mentale. Per i bianconeri prima di tutto si tratta di una finale, in primis, in senso stretto, per lo stesso Delneri: una nuova sconfitta, la terza consecutiva, rischierebbe di essere la pietra tombale sull'esperienza del tecnico di Aquilea a Torino, oltre che l'ultimo saluto generale alle ambizioni di conquista dell'Europa che conta, non certo quella ''League'' che a questo punto rischia di essere, a sua volta, a rischio. Dall'altra parte, per i rossoneri, si tratta di una tappa fondamentale verso la conquista del tricolore dopo il sonoro successo casalingo contro il Napoli, che ha proiettato la  truppa di Allegri a +5 sull'Inter e a +6 sugli stessi partenopei. Un match dunque importantissimo, seppur vissuto con meno rivalità (comunque sempre in un regime di correttezza) rispetto al passato, che vivrà dei confronti tra i 22 protagonisti in campo (ovviamente ci atteniamo a quelle che sono considerate le più che probabili formazioni).

Buffon vs. Abbiati
Entrambi portieri di grandissima esperienza e di indubbio valore, stanno però vivendo una stagione radicalmente diversa tra loro: per Gigi, dopo i persistenti problemi alla schiena, il campionato è iniziato appena un paio di mesi fa e non sicuramente nel migliore dei modi, vuoi per una difesa non certo insuperabile (come dimostra il numero di gol casalinghi incassati dalla Juve in stagione, record negativo in A), vuoi per un rendimento qualitativamente inferiore al passato (in larga parte per colpa dei problemi fisici, oltre che dell'età). L'estremo difensore rossonero invece, pur protagonista a sua volta di un paio di infortuni stagionali, pur non gravissimi, sta vivendo una stagione da protagonista come testimoniato dai gol totali incassati dal Milan, miglior difesa del campionato. Un reparto spesso criticato e considerato il più vulnerabile della formazione di Allegri, eppure uno dei più sicuri grazie anche alla ''saracinesca'' calata in mezzo ai pali.

Barzagli vs. Thiago Silva
L'ex Campione del Mondo 2006, rientrato in patria a gennaio dopo le annate a Wolfsburg, si è dimostrato in palla oltre le attese nonostante il momento poco felice della squadra. Prova ne è il sacrificio di Bonucci, relegato in panca da Delneri proprio per fare posto al più esperto collega centrale di difesa. In casa Milan invece, già da tempo, il difensore brasiliano è una granitica certezza e più di una volta in questa stagione, vista anche l'ecatombe di infortuni a centrocampo, ha dimostrato la sua duttilità adattandosi sulla linea mediana. Un punto fermo e irrinunciabile nei meccanismi di Allegri.

Chiellini vs. Nesta
Scontro a colpi di qualità tra due dei migliori difensori italiani degli ultimi anni. Il vicecapitano bianconero tornerà ad occupare il suo ruolo da centrale dopo essere stato impiegato per un paio di partite sulla fascia sinistra, come ai ''vecchi tempi'' degli esordi in A con la maglia di Livorno e Fiorentina. Il centrale rossonero invece cercherà di presidiare la propria area con il solito spolvero che lo ha reso importantissimo, nonostante i mille infortuni che hanno pesantemente condizionato almeno gli ultimi 5 anni della sua carriera.

Sorensen vs. Abate
Sull'out destro di difesa largo ai giovani, o addirittura ai giovanissimi, con il 18enne talento danese, ormai sdoganato dal Delneri in prima squadra, da una parte e il 24enne terzino figlio d'arte dall'altra. Due talenti cresciuti in casa, sbocciati quasi all'improvviso, nel caso dello juventino, o mandati a maturare in diverse piazze, anche importanti, prima di essere riaccolti a braccia aperte con un bagaglio tecnico e mentale di grande rilevanza. Freschi, ma non inesperti.

Traorè vs. Jankulovski
Sull'out di sinistra spazio invece alle rivincite. Un po' a sorpresa sia Delneri che Allegri schiereranno due giocatori per lungo tempo ai margini delle rispettive rose, anche se per motivi diversi. Il 21enne franco-senegalese Traorè, di proprietà Arsenal, paga infatti problemi di fragilità muscolare che lo hanno tenuto fuori per gran parte dello stagione e che costituiscono uno dei fattori che ha impedito al giocatore di imporsi in una squadra dall'età media estremamente bassa come sono i Gunners di Wenger. All'opposto Marek Jankulovski ritrova una maglia da titolare dopo aver passato gran parte del campionato in tribuna e con il benestare di Allegri, indubbiamente anche ''grazie'' agli infortuni di Bonera, Antonini, Oddo e Zambrotta e all'indifferenza del tecnico toscano nei confronti di Sokratis Papasthatopoulos.

Felipe Melo vs. Van Bommel
Duello in mezzo al campo tra mediani ruvidi, che certo non fanno complimenti ad allungare la gamba tanto sul pallone quanto sulle caviglie avversarie (o anche ad altezza spalle). L'ex capitano del Bayern Monaco si è subito ben ambientato in maglia rossonera e, complici i lunghi infortuni di Ambrosini e Pirlo, si è ritagliato un posto fisso nel centrocampo del Diavolo. Quantità più che qualità, ma soprattutto, grazie anche all'età, tanta esperienza. Quella che forse ancora manca al centrale brasiliano della Juve, ancora troppo ingenuo in molte situazioni in campo ma smaliziato quanto basta nel mettere in risalto la propria fisicità, tanto nel bene quanto nel male.

Marchisio vs. Gattuso
Due modi diversi di intendere il campo, ma lo stesso attaccamento alla maglia e il medesimo desiderio di perorare in prima linea le cause della squadra. Il centrocampista bianconero, juventino da sempre, ci mette di sicuro quella qualità in più che forse manca al ''Ringhio'' rossonero, pur ogni tanto smarrendosi in campo durante alcune fasi del match, forse per troppa generosità in alcuni frangenti. Caratteristica anche questa comune al numero 8 rossonero, uno che spesso, più che sostituito, andrebbe trascinato fuori dal campo, non fosse altro per la voglia che avrebbe di dire la sua anche in condizioni estreme.

Krasic vs. Flamini
Più ala il serbo, più centrocampista con il vizio dell'inserimento il francese, giocano entrambi con il compito di aiutare tanto in avanti quanto la difesa. Operazione che, per caratteristiche tecniche, forse riesce meglio al francese, al quale forse manca quel pizzico di qualità in più. L'esterno bianconero, come detto ''più offensivo'' per natura, è il classico uomo da ripartenza fulminea, dribbling sulla fascia e cross. Un atteggiamento fisicamente molto dispendioso, probabilmente causa principale del periodo di flessione che il serbo sta attraversando dopo un inizio di stagione sugli scudi. Nonostante questo Delneri non intende privarsene, perchè sa che dal suo piede possono nascere sempre ottimi spunti per l'attacco.

Martinez vs. Boateng
Ultima spiaggia contro stesso mare? Per l'uruguagio ex Catania la chance concessa dal tecnico friulano, dopo le prestazioni molto deludenti successive al rientro dal lungo infortunio, rischia di essere davvero l'ultima. E il giocatore rischia di essere bersagliato, in prima fila, tra i capri espiatori della deludente stagione bianconera. Vuoi per le prestazioni, vuoi per i soldi spesi dalla società (troppi, ma la colpa è di Marotta, non certo del giocatore), vuoi per il ruolo non adatto all'uruguagio, abituato a giocare ala pure più che esterno di centrocampo. Per il ''Boa'' Boateng lo stesso mare è la conferma del posto dopo il rientro dal lungo infortunio e soprattutto la rete contro il Napoli. Una stagione, quella del ghanese, che potrebbe aver preso finalmente un'ottima piega dopo i primi mesi decisamente così così.

Toni vs. Cassano
Giocatori finiti? L'ariete juventino e il fantasista milanista non hanno certamente dalla loro l'età, ma in campo stanno provando a dimostrare di avere i requisiti adatti per sfruttare al meglio quella che è probabilmente l'ultima grossa chance della loro carriera. Due attaccanti con caratteristiche diversissime (la forza fisica e l'altezza per il primo, la fantasia e l'agilità per il secondo) ma che fino a gennaio sembravano due corpi estranei alle dinamiche del campionato, poco amati (per usare un eufemismo) dai loro stessi presidenti; Toni poco prolifico a Genoa e contestato pesantemente da Preziosi,  Cassano addirittura messo fuori rosa da Garrone dopo il tanto famoso quanto violento litigio per un motivo apparentemente banale. A distanza di poco più di due mesi, nonostante tutto vivranno un Juve-Milan da protagonisti. Forse l'ultimo.

Matri vs. Ibrahimovic
La giovane speranza e il ''vecchio'' leader, il più classico dei confronti tra ex: da una parte ''Matri Mitra'', di scuola Milan, 26 anni, tanta gavetta nelle serie minori e un paio di stagioni da protagonista a Cagliari, chiamato ora a sfruttare l'occasione della vita; dall'altra ''Ibracadabra'', il nomade, non per banali e stupidi motivi razzisti quanto per la spiccata tendenza a cambiare maglia a seconda dell'umore e degli obiettivi. Voleva vincere tutto, c'aveva provato proprio con la maglia della Juve prima di fuggire, post Calciopoli, sulla sponda nerazzurra. Poi il Barcellona, esperienza sostanzialmente negativa, poi ancora il Milan. Di campionati vinti ne sono arrivati, quelli sì, ma Ibra vuole di più, molto di più. Per non farsi venire qualche nuovo mal di pancia. E chissà che alla fine poi non la spunti davvero il suo giovane collega.

p.s. Da non dimenticare anche il duello tra i due grandi esclusi, Pato e Del Piero, accomunati non solo dalla classe ma dal rispetto reciproco (il Papero brasiliano ha annunciato che vorrebbe chiedere al capitano bianconero la maglia a fine partita). Un duello solo rimandato in quanto a tempistica e che probabilmente potremo vedere nella ripresa.

Cragnotti: "Senza i nuovi stadi la tv comanderà a lungo"

A Udineseblog , l'ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti racconta le proprie opinioni sul calcio italiano e sulla rivelazione Udinese:

Il potere del calcio è in mano alle televisioni: per quanto tempo il sistema tv continuerà a fare da padrone sul campionato?
Il sistema televisivo è diventato uno strumento indispensabile per la diffusione del calcio. E’ inutile sottolineare che grazie alle televisioni il calcio è portato nel mondo. Il legame tra il pallone e la televisione continuerà a crescere fin quando non ci sarà una ristrutturazione degli stadi: di conseguenza, il pubblico continuerà a preferire il sistema tv piuttosto che vivere il calcio in prima persona.

Appunto, il processo di ristrutturazione degli stadi sembra molto lento. La questione, secondo lei, si sta risolvendo?
Negli anni ’90 anche io discutevo su questi temi ma a quanto pare, dopo 20 anni, non è cambiato nulla. L’unica società che è riuscita nell’impresa è stata la Juventus, e questo molto probabilmente grazie all’ascendenza sul territorio del gruppo Fiat e della famiglia Agnelli. Uno stadio di proprietà e una vera e propria struttura sportiva sarebbe indispensabile per qualsiasi società: manterrebbe un bilancio solido e soddisferebbe i tifosi.

La tessera del tifoso è sembrata a molti una sconfitta. Qual è la sua opinione?
Sì, è una sconfitta. E’ una limitazione per viaggiare e potersi trasferire al seguito della propria squadra. Indubbiamente il provvedimento è stato necessario per limitare gli incidenti dentro e fuori dagli stadi che erano diventati insopportabili. Ciò che manca, però, è una cultura sportiva che va trovata in un cambiamento di costume: i club devono adottare una strategia di accoglienza della voce del tifoso, c’è bisogno di un dialogo e quindi di un impegno anche da parte delle società.

Esistono ancora imprenditori seri capaci di investire nel nostro calcio?
Secondo me il calcio italiano ha una crisi strategica: non ha espresso, cioè, una valorizzazione delle proprie potenzialità. Per questo si è cauti negli investimenti, che richiedono ovviamente denaro, professionalità e passione. Le istituzioni dovrebbero tenere presente che il calcio è un’industria, uno spettacolo che produce ricchezza e quindi ha bisogno di essere in qualche modo remunerato.

Da presidente della Lazio, quali erano i suoi rapporti con l’Udinese? E come giudica il modello della Società bianconera?
I rapporti erano ottimi, basta ricordare gli scambi e le trattative con Fiore e Giannichedda che sono state vantaggiose per entrambi i club. Apprezzo molto il modello Udinese, dal momento che è una società ottima, con grandi professionisti. Inoltre il territorio lascia lavorare: ci sono meno pressioni e ciò facilita la presenza di un “laboratorio tecnico”, dove i giocatori possono essere visionati e valorizzati. Questo modello è applicabile in centri specifici, come Udine. A Roma, per esempio, sarebbe impossibile perchè le pressioni sono maggiori e uno stadio da 80.000 spettatori pretende risultati immediati.

C’è un giocatore dell’Udinese per cui spenderebbe 90 miliardi?
Negli ultimi anni ha espresso molti giocatori: di sicuro Sanchez sta facendo vedere delle giocate incredibili e lo vorrebbe chiunque. A me però, piace molto anche Di Natale che, malgrado l’età, rimane un grandissimo calciatore. Sono una coppia perfetta.

Udinese e Lazio sono molto vicine in classifica e lottano entrambe per un posto in Champions League: come finirà questa sfida?
Io sono laziale, e di conseguenza le mie speranze sono riposte nei biancoazzurri ma credo che l’Udinese, terminata la crisi delle prime giornate, abbia ottenuto una grande continuità e sia una squadra ben strutturata. Per questo se la giocherà fino alla fine. Sarà una sfida davvero emozionante.

Luca Cipriano

© Riproduzione riservata

venerdì 4 marzo 2011

Sanchez Re delle Due Sicilie, Ghezzal rischiara Bari. E Chiellini è ''preso al laccio''.

Il Milan stende il Napoli e ritorna a gridare ad alta voce sul campionato: l’Inter, assieme ai partenopei, si candida come avversario riaprendo la rincorsa ai cugini rossoneri ma mantenendo un certo distacco. Nel campionato in cui la Juventus sembra essersi smarrita e la Roma non riesce ad ottenere successi rilevanti, ci pensa l’Udinese a diventare squadra simpatia e protagonista: sette reti al Palermo per avvicinarsi alla zona Champions League, senza la paura di essere una provinciale. Cade la Lazio con l’ottimo Cagliari di Donadoni, risorge il Catania di Simeone.

Ed ecco miglior giocatore, goal più bello e curiosità dell’ultima giornata di Serie A.

IL PERSONAGGIO: ALEXIS SANCHEZ

Quattro reti da brivido mandano in tilt il Palermo facendo volare l’Udinese: Sanchez, ora richiestissimo da diversi club europei, è il giocatore più in forma del campionato e sta mandando in visibilio giornalisti e tifosi. E’ maturato moltissimo, giocando per la squadra e “scordandosi” di essere solo talento e poca fantasia. I primi passi di un vero campione.

 

 IL GOAL: ABDELKADER GHEZZAL in Bari – Fiorentina
Bellissima rete del centrocampista offensivo in forza al Bari: la palla in area di rigore, esce dopo un batti e ribatti sposandosi all’altezza della lunetta. Ghezzal calcia con un bellissimo destro infilando alle spalle di Boruc. Rete da cineteca che vale il pareggio.

 






LA CURIOSITA’: CHIELLINI E I LACCI ROTTI
Nel primo tempo della gara tra Juventus e Bologna, Giorgio Chiellini esce di corsa dal campo: tutti pensano si tratti di un infortunio, ma non è così. Sono le scarpe del terzino a non funzionare: in particolare i lacci. Chiellini è allarmato e chiede la sostituzione degli “attrezzi”. Dopo poco tutto funziona e il calciatore riprende posizione in campo. Piccoli dettagli che rendono emblematica questa Juventus.

mercoledì 23 febbraio 2011

Inter-Bayern Monaco 0-1: le pagelle


Kraft stravince la sfida con Julio Cesar (suo l'errore decisivo). Gomez invisibile per 89 minuti, Cambiasso sprecone. Eto'o e Robben protagonisti.

INTER

Julio Cesar  4,5 - Salvato dalla traversa nel primo tempo sul colpo di testa di Ribery e dal palo sinistro sull'incursione di Robben a metà ripresa, controlla con buona sicurezza le conclusioni avversarie, quasi sempre da fuori, fino al clamoroso errore proprio allo scoccare del 90': la goffa respinta sul sinistro non irresistibile di Robben dal limite regala a Gomez il facile tap-in vincente e al Bayern un pesante successo esterno in ottica qualificazione.

Ranocchia  6 - Pronti, via, e il sempre più inamovibile centrale nerazzurro sfiora la seconda marcatura consecutiva (questa volta non in fuorigioco, come nel match di campionato contro il Cagliari) con un bel destro al volo, fuori di poco, su punizione di Sneijder. Qualche piccola sbavatura rispetto al solito in fase difensiva, come la marcatura non perfetta su Ribery in occasione della traversa colpita dal fantasista transalpino e qualche errore gratuito sulla trequarti, ma la sicurezza nel complesso non gli manca. Esce a metà ripresa per un problema al ginocchio dopo uno scontro, involontario, con Chivu.
(dal 28 s.t. Kharja s.v.)

Lucio  6 - L'ex centrale dei bavaresi alterna quello che sarebbe il suo ruolo, ovvero presidiare la propria trequarti insieme a Ranocchia, alle solite sgroppate, tanto avventurose quanto avventate, spesso sin oltre la metacampo. Distribuisce anche un paio di buoni suggerimenti in avanti; in generale controlla agevolmente per quasi tutta la partita l'intermittente Gomez, ma quando Robben lo punta il brasiliano è costretto spesso a rifugiarsi in angolo.

Maicon  6 - Dopo un inizio timido e prevalentemente di contenimento prende coraggio, anche grazie all'infortunio dell'omologo avversario Pranjic, protagonista di un buon avvio, e al contemporaneo spostamento sulla fascia di Badstuber, più adatto a compiti difensivi che non di spinta. Nella ripresa preme parecchio e con buona lena dalla sua parte e sfiora anche la porta con un destro di poco alla sinistra del portiere avversario Kraft, ma Ribery, pur non in grandissima serata, con il passare dei minuti lo costringe nuovamente ad arretrare e gli crea qualche grattacapo.

Chivu  5 - Mai sicuro dalla sua parte, nel primo tempo è quasi sempre aiutato da Cambiasso nel raddoppio di marcatura su Robben; mossa che, almeno nei primi 45', non permette con facilità al fantasista olandese di impostare la sua classica azione da sinistra verso il centro. In generale però parecchi errori di impostazione dei nerazzurri sono causati proprio dai disimpegni errati del rumeno, che nel secondo tempo cede ulteriormente il passo a Robben permettendogli, questa volta, di danzare pericolosamente e ripetitutamente dalle parti di Julio Cesar (salvato dal palo esterno).

Thiago Motta  5 -  L'italo brasiliano è meno preciso e propositivo del solito nel suo ruolo di raccordo di centrocampo e si segnala quasi esclusivamente per una buona occasione di testa a centro area, su angolo di Sneijder, a 5' dalla fine. Per il resto tanta ''legna'' in mediana, ma di qualità decisamente risibile, e un cartellino giallo dopo un battibecco con il mediano avversario Luiz Gustavo. 

Cambiasso  5,5 - Il ''Cuchu'' si sbatte tantissimo, soprattutto nella prima frazione, tra il supporto a Chivu nella marcatura su Robben e gli inserimenti offensivi sui palloni invitanti di Eto'o. Ma nel computo della partita pesano i suoi due gravi errori sottoporta, che avrebbero potuto decisamente cambiare l'inerzia della gara. Se nell'occasione del primo tempo, su un gran suggerimento di Eto'o, è bravissimo Kraft a respingergli la conclusione da posizione defilata, al 12' della ripresa il demerito è tutto nell'argentino nello sparare altissimo da pochi passi la respinta del portiere tedesco dopo un'invenzione del numero 9 nerazzurro. 

Zanetti  6 - Il cuore e i polmoni del capitano interista questa volta fanno i conti con la temibile qualità avversaria, anche se come sempre gli errori del ''Tractor'' 37enne, soprattutto in fase di impostazione, si contano sulla punta delle dita di un falegname disattento. Rispetto al solito è costretto a compiti più prettamente difensivi, in particolare dopo l'infortunio di Ranocchia e l'ingresso di Kharja, con relativo spostamento di Chivu al centro della difesa.

Stankovic 5,5 -  Al rientro da titolare, il centrocampista serbo sfodera una buona prestazione sulla trequarti, tentando anche un paio di incursioni in particolar modo sul lato sinistro, più vulnerabile dopo l'uscita di Pranjic. Non male l'intesa con Sneijder e Eto'o, anche se gli manca il guizzo decisivo. Nella ripresa, forse anche per la forma ancora non ottimale, cala vistosamente.

Sneijder  5,5 -  Parte bene, con una punizione-assist che Ranocchia dopo appena 2 minuti per poco non trasforma in oro con il piattone. Ma rispetto al solito l'olandese non riesce a proporsi con continuità sulla trequarti, pur confermando la bella intesa offensiva con Eto'o. Bloccato spesso negli ultimi 30 metri dal buon lavoro di Luiz Gustavo e Schweinsteiger, fatica a trovare la via della porta.

Eto'o  7 -  Solita partita da gladiatore del centravanti camerunense, che quasi da solo e in tutti i modi mette i brividi alla porta avversaria. Tra assist, giocate e azioni penetranti, dal suo piede partono tutte le occasioni migliori per gli uomini di Leonardo; per sua sfortuna tra i pali del Bayern c'è un Kraft in serata di grazia pronto a negargli ogni possibilità di trovare il gol. Ma con un Eto'o così le speranze di passare il turno vincendo all'Allianz Arena sono tutt'altro che vane. 

All: Leonardo  6 -  La squadra è quella annunciata e, soprattutto, è decisamente meno molle di quella scesa in campo sabato scorso a San Siro contro il Cagliari. Manca ancora un po' di cattiveria sottoporta, ma con questo Eto'o, e forse con un altro portiere avversario, la partita sarebbe finita diversamente. I presupposti per tentare l'impresa a Monaco di Baviera ci sono eccome.


BAYERN MONACO

Kraft  7,5 -  Ok, è sicuramente troppo presto per dire se a Monaco di Baviera abbiano scoperto il nuovo Oliver Kahn, ma certo la prestazione del 22enne portiere di Van Gaal, promosso titolare negli ultimi due mesi dall'allenatore olandese, è di quelle da cineteca. Almeno tre i salvataggi decisivi: il primo sulla botta ravvicinata di Cambiasso al 22', il secondo (autentico prodigio) sul destro a giro di Eto'o alla mezz'ora del primo tempo e il terzo al 12' della ripresa dopo una grande azione personale ancora del camerunense. Insomma, se il Bayern esce da San Siro con mezza qualificazione in tasca è in grandissima misura grazie al suo estremo difensore.

Tymoschuk  5,5 - Da ex seconda scelta di Van Gaal, l'ucraino si è ormai conquistato la fiducia del proprio tecnico come centrale di difesa. Un po' in affanno nel contenere lo sgusciante Eto'o, rischia il rigore (che comunque non c'è) ai danni del camerunense nel primo tempo, e regala qualche pallone di troppo agli avversari. Buon per lui che alle sue spalle ci sia ''Saracinesca'' Kraft.

Badstuber  5,5 - ''Nato'' terzino sinistro, più di contenimento che di spinta, parte da centrale accanto a Tymoschuk e, come lui, soffre l'iniziale spinta delle pedine offensive nerazzurre. Spostato nel suo ruolo più congeniale dopo l'infortunio di Pranjic e l'ingresso di Breno, conferma le sue doti difensive togliendo un po' della spinta che il croato stava portando con successo dalla sua parte.

Lahm  6 -  Il capitano dei bavaresi si conferma motorino instancabile sulla destra, quantità e qualità non sempre sfruttate dal compagno Ribery. Meno propositivo in zona cross rispetto al solito, ma con i tre fantasisti a cercare l'ispirazione personale bada al sodo dove serve.

Pranjic  6,5 -  Sino al minuto 37 del primo tempo, quando un problema agli adduttori lo mette fuorigioco dal match, si disimpegna molto bene sulla sinistra, costringendo spesso e volentieri Maicon sulla difensiva e proponendo suggerimenti per Robben e assist per Gomez. Probabilmente anche il numero 10 olandese del Bayern ne sente un po' la mancanza quando, con lo spostamento di Badstuber, le sovrapposizioni sulla fascia diventano meno frequenti.
(dal 37 p.t. Breno 6 - A 22 anni la scommessa brasiliana, acquistata tre anni fa dai bavaresi per la bellezza di 12 milioni di Euro, si conferma sempre meno scommessa e sempre più realtà. Qualche incertezza solo in avvio, poi buona prestazione di fisico e personalità).

Luiz Gustavo 7 - Nel ruolo che fu dell'ex capitano Van Bommel, ora al Milan, il 23enne neo-acquisto brasiliano, arrivato nel mercato invernale dall'Hoffenheim per 15 milioni, dimostra di essersi già perfettamente inserito negli schemi della sua nuova squadra. Una prestazione maiuscola all'esordio in Champions League, sia da playmaker davanti alla difesa sia sulla trequarti, da dove cerca spesso la conclusione sfiorando più volte la porta di Julio Cesar.

Schweinsteiger  6 - Meno brillante del solito la prestazione del centrocampista di scuola Bayern, ormai da tempo impiegato da Van Gaal da interno di centrocampo. Tanti palloni recuperati ma anche diversi errori in fase d'appoggio. Nonostante la serata rimane uno degli uomini chiave della macchina da gioco dei bavaresi.

Robben  7 -  Che il numero 10 olandese sia l'uomo chiave della formazione tedesca appare chiaro dalla veemenza con cui viene raddoppiato dai difensori nerazzurri ogni qualvolta entri in possesso di palla e tenti la sua classica azione da sinistra verso il centro. A tratti incontenibile, nel primo tempo serve a Ribery un ottimo assist a centro area, vanificato dalla traversa colpita dal francese. Nella ripresa fa ballare la samba alla retroguardia nerazzurra, Chivu in particolare, colpendo il palo con un'incursione delle sue. Suo anche il tiro da fuori, non trattenuto da Julio Cesar, che si trasforma in un assist per Gomez.

Muller  6 - Schiacciato tra Robben e Ribery e poco assistito da Gomez, uno dei gioiellini di casa Bayern si dimostra sempre prezioso in avanti pur riuscendo raramente ad arrivare alla conclusione, anche per merito dei centrali di difesa dell'Inter. 

Ribery  6 - Il grande assente della finale di Madrid del 22 maggio scorso prova a partecipare alla vendetta dei suoi, ma la serata non sembra delle migliori. Spesso stoppato da Maicon e Zanetti coglie l'occasione migliore quasi da prima punta, con la traversa colta di testa. Meglio nella ripresa, quando costringe la difesa nerazzurra a ripiegare e prova lo spunto personale senza troppa fortuna.

Gomez  6,5 - Dovessimo giudicare la sua prestazione per 89 minuti sui 92 complessivi, il suo voto sarebbe ampiamente insufficiente. Il bomber tedesco da 28 gol stagionali, ex ''scarto'' di Van Gaal, gioca infatti una partita a larghi tratti abulica, chiuso dalla retroguardia interista e spesso fuori tempo sui suggerimenti dei compagni. Anzi, il suo miglior tentativo (gol a parte) è un pallone sparacchiato altissimo dopo una bella giocata di Robben. Eppure, proprio al minuto numero 90, la provvidenza (e Julio Cesar) gli regalano il più facile dei gol, nonchè la rete della partita.

All: Van Gaal  6,5 - Il Bayern tremolante e in crisi di qualche partita fa ormai è un ricordo. La squadra è viva, ispirata dagli uomini chiave e trascinata dalla straordinaria vena realizzativa di Gomez. Anche la difesa, dopo la marea di gol subiti nella prima parte di stagione, sembra aver trovato la sua perfetta stabilità, soprattutto per merito del giovane Kraft. Per la qualificazione bisognerà tenere alta la concentrazione anche tra le mura amiche dell'Allianz Arena.

Arbitro: Kassai  5,5 - Tante le incertezze del direttore di gara ungherese nel corso dell'incontro e tanti anche i cartellini gialli sacrosanti risparmiati, tra gli altri a Sneijder (intervento pericolosissimo con il piede a martello su Lahm), Muller e Schweinsteiger.

lunedì 21 febbraio 2011

Palacio indomabile, Pato brasiliano vero, Bergonzi, un esempio

Nella giornata segnata dal crollo della Roma, anche la Juventus, sconfitta a Lecce e troppo brutta per essere vera, mette in discussione Del Neri: le sorti dell'allenatore si decideranno in settimana, visto che su Torino si è improvvisamente materializzato il fantasma Spalletti. In alto il Napoli continua a rispondere al Milan e la corsa si fa sempre più a due, o forse a tre, considerando gli assalti dell'Inter. L'Udinese rallenta in casa contro il Brescia, il Parma pareggia con il Cesena mettendo in bilico l'allenatore Marino.
Ma ecco personaggio, goal più bello e curiosità della giornata:


IL PERSONAGGIO: RODRIGO PALACIO

Mette in castigo la Roma ed è decisivo nella rimonta e nel successivo vantaggio del Genoa in una partita spettacolare. Corre, segna, regala assist a Paloschi che si rivelerà anch'egli, decisivo. Preziosi e il Genoa possono sorridere, finchè Palacio avrà questo stato di forma...


IL GOAL: ALEXANDRE PATO IN CHIEVO MILAN

Entra e risolve tutto: partito ancora una volta dalla panchina, Pato fa la differenza con una rete meraviglia , nata da un dribbling su due avversari, serpentina in area di rigore e poi tiro alle spalle del portiere Sorrentino. Una rete a tutti gli effetti brasiliana.


BERGONZI FISCHIA E POI CORREGGE

A Udine, l'arbitro Bergonzi fischia un calcio di rigore a favore dei friulani. Tutto sembra pronto e ci si prepara alla trasformazione, ma poi il direttore di gara ci ripensa e, giustamente, dopo essersi consultato con l'assistente ritorna sulla sua decisione. L'arbitro ha poi chiesto scusa. Tutti d'accordo, un bell'episodio.

Roma shock, Ranieri saluta

La Roma trova il culmine della crisi nella sconfitta di Genoa: dopo il triplo vantaggio, la squadra fino a ieri allenata da Ranieri si è fatta recuperare e scavalcare. Ed è esplosa la crisi: Trigoria assediata dai tifosi, Ranieri che dà le dimissioni, Montella che potrebbe già da oggi sedersi sulla panchina giallorossa.
Il tecnico di Testaccio ha annunciato le dimissioni al termine dell'incontro, salutando uno spogliatoio che, a quanto pare, gli ha remato contro per non avere condiviso molte scelte tecniche. Tra i possibili protagonisti, si parla di Totti e Borriello, che avrebbero voluto giocare di più e non apprezzavano gli atteggiamenti dell'allenatore.

Ora Rosella Sensi, in attesa dei nuovi proprietari, sceglierà il mister futuro: tutti gli elementi portano a Vincenzo Montella, allenatore dei giovanissimi ed ex calciatore giallorosso. Un'ipotesi che lo vedrebbe come traghettatore fino a giugno.

martedì 15 febbraio 2011

Roma, è qui la crisi? E intanto il Manchester si lancia su De Rossi

Roma in crisi? Forse sì. Non tanto per i risultati sul campo, quanto per il morale ed il clima che circonda la società e lo spogliatoio. Ranieri ha fatto capire di avere parlato con i giocatori e di essere pronto a lasciare qualora le sue scelte non fossero compatibili con i piani del gruppo. Le tensioni tra tecnico ed alcuni elementi della squadra (tra cui Totti e Vucinic) stanno assillando Trigoria da qualche mese anche se le cause non sono a tutti chiare: ovviamente i giocatori vorrebbero scendere in campo con maggiore continuità ma Ranieri ha in mente un proprio piano che ha lasciato gli addetti ai lavori e parte dei tifosi abbastanza perplessi.

Sembrava concluso il capitolo societario e invece la trattativa che porterebbe il club giallorosso sotto il controllo statunitense sembra ancora in alto mare: di sicuro la cessione ci sarà al massimo entro il mese di marzo, ma le garanzie ancora non si vedono e Rosella Sensi, da quasi ex presidentessa, continua ad amministrare con non poche difficoltà la Società.

Intanto il Manchester United si è fatto sotto per De Rossi mettendo sul piatto circa 40 milioni di euro: il centrocampista 27enne potrebbe lasciare la Roma a giugno, ma tutto dipenderà dalle strategie della nuova dirigenza. Di sicuro lo United non molla perchè De Rossi è da sempre un pupillo di Ferguson.

lunedì 14 febbraio 2011

Lodi sugli scudi. Palombo di potenza. Gonzales chiama il mondo.

La Juventus piega l'Inter e consacra Alessandro Matri: l'attaccante è decisivo per la vittoria bianconera che ridimensiona i piani di Leonardo; ma mercoledì i nerazzurri dovranno recuperare una partita importante in trasferta a Firenze e potranno risalire sul treno che porta allo scudetto. Con gli anticipi vittoriosi di Milan e Napoli, è la Lazio la squadra più in forma della domenica seguita da un Udinese formato Champions League. Bene il Cagliari e la Fiorentina, boccata d'ossigeno per la Sampdoria. Primo punto per il Bari di Mutti che rimane comunque in coda alla classifica.
E come ogni lunedì ecco miglior giocatore, goal più bello e curiosità dell'ultimo turno di campionato..

IL PERSONAGGIO: FRANCESCO LODI

In una domenica ricca di doppiette, il protagonista assoluto è Francesco Lodi, centrocampista del Catania che con due reti risolve la partita contro il Lecce. Ottima prestazione di cuore e carattere e primi tre punti per la panchina di Simeone.


 


 IL GOAL: ANGELO PALOMBO IN SAMPDORIA - BOLOGNA

Micidiale calcio di punizione calciato da quasi 40 metri e trasformato da Angelo Palombo, talentuoso centrocampista della Sampdoria che sigla una marcatura poco rilevante, ma spettacolare, nella gara contro contro il Bologna. La Sampdoria respira e si toglie da una brutta posizione di classifica.

 

LA CURIOSITA': GONZALES TELEFONA A...?

Curiosa l'esultanza del centrocampista della Lazio che dopo l'1 a 0 rifilato al Brescia si toglie la scarpa e simula una telefonata digitando sui tacchetti e usandola come telefono. Di festeggiamenti ne abbiamo visti tanti, ma questo è davvero un modo originale di festeggiare per un goal.

Pace, interisti rosiconi. Riflessioni a caldo di uno juventino appagato.


di Alessandro Mascia

Qualcuno sa dirmi per che guerra si combatté nella battaglia di Maratona? O in quella di Poitiers? E Lepanto? Forse più facile Pearl Harbor.  Il succo non cambia. Si vinconon le guerre, ma a restare nella storia ci sono le battaglie.
Ecco perché vincere un derby d’Italia, sentitissimo come mai in questi tempi, è sempre una goduria immensa. E pace all’anima dei rosiconi che urlano “ormai avete come obiettivo solo battere noi” oppure “siete da settimo posto”.
Pace all’anima, rosiconi. Vincerete la guerra, può darsi, ma questa battaglia è nostra. E poi, se non succede? Sì, che vinciate lo scudetto… Quanto vi brucerà aver perso 4 punti contro l’odiata Juve? Tanto, tantissimo.
Quanto vi brucerà che Matri abbia segnato e Pazzini no? Quanto vi brucerà aver segnato 0 gol alla Vecchia Signora in due partite? Tanto, tantissimo.
Comunque il verdetto del campo è stato inequivocabile: 1-0, vittoria di misura, giusto così. Perché sì, la Juve ne poteva fare altri 3 (due colpi di Matri fuori di un soffio e un’incornata di Chiellini fuori di nulla), ma Buffon ha neutralizzato prima un tiro di Pazzini, poi un tentativo di favore di Sorensen, poi un’incursione di Eto’o, e infine, la traversa pazzesca di Eto’o, quella che ti fa godere più di un gol, ha sancito che per i nerazzurri, davvero, non era serata.
Non sono fuori dalla lotta scudetto, assolutamente no, anzi. C’è da recuperare la Fiorentina e manca ancora molto alla fine.
Probabilmente la guerra sarà loro. Ma la battaglia dell’Olimpico, la battaglia di San Valentino no. Quella l’ha vinta il generale Gigi Delneri da Aquileia.
Con buona pace di Moratti.

giovedì 10 febbraio 2011

SPECIALE JUVE - INTER, DAY 2. PAZZINI O MATRI? Supersfida tra esultanze assurde e voglia di fare il grande in una grande.




Fino a un paio d’anni fa erano dati per persi entrambi. Il primo, dopo una promettente partenza all’Atalanta si era perso negli schemi tattici di Prandelli a Firenze. Il secondo, dopo aver persino preso parte alla spedizione inglese con la quale il Milan sconfisse la Juventus in finale di Champions, si è smarrito fino a saggiare i duri campi di serie C.
Stiamo parlando di due dei più forti attaccanti italiani in circolazione: Giampaolo Pazzini e Alessandro Matri. Entrambi con una forte gavetta alle spalle, ora in top team come Inter e Juventus, chiamati finalmente a dimostrare il loro vero valore. Per non fare la fine di tanti grandi attaccanti smarriti nelle big, Gilardino su tutti.

IL PAZZO Tutti Pazzi per il Pazzo è lo slogan di questi ultimi tempi. E davvero ce n’è di che impazzire per il bomber interista. Dopo le fatiche di Firenze, rilanciato dall’intesa con Cassano, a Genova, sponda blucerchiata, ne ha fatte vedere di tutti i colori, portando a sognare la tifoseria della Samp.
Poi, quest’anno, senza Fantantonio a lanciarlo, una leggera flessione. poche reti, appena sei, ma nonostante questo l’Inter va in pressing su di lui e lo porta ad Appiano. E al debutto ne piazza due, procurando inoltre un rigore. Nella gara dopo sigla un’altra rete e poi fornisce una prestazione tutto sommato positiva con la Roma. Il bomber da big s’ha ancora da fare, ma si farà. Senza dubbi.

ALE. Per l’attaccante dalla velina facile il discorso è diverso. Potenzialmente, a mio avviso, non è da meno rispetto a Pazzini. Se il primo ha più gol all’attivo, è anche vero che dalla sua, nella carriera, ha avuto assistman come Montolivo, Mutu, Cassano. Matri non ha potuto contare su questi nomi a servirgli palle gol, ciò nonostante la sua media realizzativa è di poco inferiore. Ma negli ultimi due anni, volendo, è anche stato meglio. In questo, poi, non ne parliamo: 23 presenze, 13 gol. Grandi numeri che lo spingono alla corte di Delneri. E dopo un esordio all’opposto di quello del Pazzo, si riscatta nella sua Cagliari. Doppietta da grande attaccante e breccia nei cuori dei tifosi bianconeri. Un problema certo lo avvolge, è quello del soprannome: per ora impazza il ridicolo "Tre Matri sopra il cielo". Cambiarlo in fretta.

IL FUTURO. Non è semplice pronunciarsi sul futuro dei due bomber. A favore di Pazzini giocano la media gol totale e la maggior esperienza in squadre con obiettivi importanti. Non a caso anche la dirigenza bianconera aveva puntato prima sull’ex doria, salvo poi dirottare su Matri.
Certamente un altro fattore grava sul futuro del velina boy, giocando a suo sfavore: il Pazzo potrà continuare a fregiarsi di assistman di tutto rispetto, Ale, purtroppo per lui, no. Almeno non per il momento.
Volendo dare un voto ai due, se presi decontestualizzati, Pazzini è da 7, Matri anche da 7+, ma al momento, tutto porta a scommettere più sulla riuscita del Pazzo. Il futuro di Matri è quello della Juventus: o esplodono o affondano. Insieme.

PAPERA, CIGNO? COS’HO FATTO? I due golden boys del calcio italiano, hanno in comune una curiosità: l’esultanza. Entrambi, dopo aver gonfiato la rete, evitano braccia larghe e corse forsennate. 
Pazzini si mette le dita sotto agli occhi, a mo’ di due, Matri cercava Lazzari con lo sguardo e mimava con un gesto una paperella, o Dio solo sa cosa.
Il significato? Resta un mistero. Per Pazzini si dice che significasse, in origine, “guarda cos’ho fatto”. 

A riguardo di Matri davvero si trova di tutto. Da chi ritiene che, ispirandosi a Van Basten, imiti un cigno e chi dice che sia una gallina fatta così, per scherzare.
Resta dunque il mistero, al quale se ne aggiunge un altro. Matri, assodato che qualsiasi cosa fosse la faceva con Lazzari (che tra l’altro festeggiava in maniera identica), esulterà ancora così?
I tifosi juventini sperano vivamente di fugare questo dubbio già domenica. Per il resto, ci sarà da aspettare, visto che nonostante le promesse i due attaccanti non hanno ancora dato spiegazioni…

mercoledì 9 febbraio 2011

Speciale Juve-Inter. Day 1. Meglio Gigi o Julio?


Meno 4. Non è (purtroppo) la distanza della mia Juve dall’Inter, ma i giorni che mancano al match più atteso del campionato: Juventus – Inter.
Anche quest’anno non c’è in palio uno scudetto – e anche quest’anno la colpa non è dell’Inter – ma la rivalità non scema, anzi. Vi sono tutta una serie di dualità che si contrapporranno nell’arco dei 90’ e si protrarranno anche oltre.
Ne ho individuati 3, che ora più che mai, a mio avviso, sono forti. Dicotomie ben marcate, quasi urlate. E voi, da che parte state?

BUFFON – JULIO CESAR. Il portiere più forte del mondo contro… il portiere più forte del mondo. Lasciamo perdere le recenti dichiarazioni di Felix Magath – secondo il quale è Manuel “Ducky” Neuer, portiere dello Schalke e della Germania il numero 1 più forte del mondo - e lasciamo anche perdere che Gigi abbia appena vinto il premio come miglior portiere del decennio appena trascorso.
I due big sono loro. E tra l’altro sono tornati decisivi – più Julio a dire il vero – in mezzo ai pali dopo una mezza stagione vissuta male (o non vissuta proprio).
Ma a conti fatti chi vale di più?
Il treno scudetto e il treno Champions League passa per le loro mani, e i due lo sanno. Gigi parte nettamente svantaggiato nella corsa, tra i due. Il motivo è lampante: il resto della difesa. Se i nerazzurri possono contare su un pacchetto arretrato arcigno – anche se si è aggiunta la squalifica di Chivu – per i bianconeri non si può dire lo stesso. Buttare l’occhio allo score se non si è convinti.
Ma per la legge dei grandi numeri sarà la serata di Buffon: dal ritorno dall’infortunio non ha ancora fatto “una parata alla Buffon”, come il numero uno della Juve e della Nazionale ha dichiarato. Julione, invece, domenica sera ha salvato l’impossibile contro la Roma, dimostrando che la fascia di migliore del mondo, forse, non gli sta poi così stretta.
Buffon dalla sua ha un istinto poderoso. Ma sta perdendo lucidità nei “colpi facili”. Si riguardino, lorsignori, i recenti gol subiti per chiarificazione.
Julione, invece, sta rigudagnando fiducia in se stesso match dopo match. 
Insomma, sono, a mio avviso, sostanzialmente uguali: fenomenali, per quanto riguarda loro stessi. Ma questi piccoli fattori di cui ho parlato qualche riga sopra, fanno la differenza, anche se di poco. Il più forte, non è più Gigione. Ma ti prego, Gigi, smentiscimi.

lunedì 7 febbraio 2011

BENTORNATO MATRI; SNEIJDER CHE CLASSE! MICCOLI IMMOBILE

L'Inter strapazza la Roma e ricorda a tutto il campionato che la rimonta scudetto è ufficialmente iniziata: gli uomini di Leonardo hanno giocato in modo superlativo, ritrovando i campioni di sempre in attesa di recuperare una gara che li porterebbe ad una manciata di punti dal Milan. Proprio i rossoneri steccano in casa del Genoa, ma Allegri non è apparso troppo preoccupato. Bene il Napoli, che dopo lo stop di Verona ritrova tre punti fondamentali; pareggia la Lazio che rimane comunque agganciata al gruppo di testa mentre volta il Palermo di Delio Rossi trascinata dai soliti Pastore e Miccoli. In coda, il Bari rimane sempre più solo e ipoteca la retrocessione.

IL PERSONAGGIO: ALESSANDRO MATRI

Messo sotto pressione da stampa e tifosi, l'attaccante della Juventus si rifà dopo l'opaca prestazione contro il Palermo rifilando una preziosa doppietta proprio alla sua ex squadra, il Cagliari di Donadoni. Una prestazione di carattere che riporta ossigeno in casa bianconera.


IL GOAL: WESLEY SNEIJDER IN INTER-ROMA

Nella giornata delle belle punizioni e della rovesciata di Amauri, la rete più bella viene però siglata dal giocatore dell'Inter, che con un micidiale tiro da fuori area infila il portiere giallorosso. Sneijder è apparso ritrovato, vero trascinatore di un Inter che non vuole più fermarsi.


LA CURIOSITA': MICCOLI SEGNA E RIMANE IMPIETRITO

D'accordo, non si esulta mai quando si segna alla squadra della propria città. Ma l'espressione sul volto di Miccoli dopo un magistrale punizione sembrava davvero sconvolta: immobile e quasi disperato nell'avere fatto goal al suo Lecce. Onore al "Romario" del Salento, ma una volta ogni tanto potrebbe anche lasciarsi andare.

sabato 5 febbraio 2011

Da Ferrigno a Chivu, quando la follia trasforma il campo in un ring

Giocatori che usano la testa e giocatori che perdono la testa. Calciatori che si riciclano come divi a fine carriera e calciatori che si improvvisano pugili nel pieno della maturità agonistica. L'episodio di giovedì sera durante il posticipo della 23° giornata tra Bari e Inter, con il tanto violento quanto insensato gancio destro del nerazzurro Chivu al centrocampista dei pugliesi Marco Rossi, non è che l'ultimo in ordine di tempo di una sequela di follie che negli ultimi anni hanno reso gli stadi, non solo in Italia, più adatti ad ospitare incontri per la corona dei pesi massimi che partite di pallone. Tralasciando i colpi più vicini alle arti marziali, come la ormai storica testata di Zidane a Materazzi nella finale mondiale di Germania 2006 o la più recente craniata di Samuel Eto'o al difensore sloveno del Chievo Cesar, e quelli ancora più assurdi e ingiustificabili, come lo sputo del laziale Zarate al bolognese Rubin solo poche giornate fa (per non citare quelli celebri nel passato di Totti, Simeone, Samuel ecc.), la boxe sembra davvero il nuovo ''passatempo'' preferito dai divi del pallone, che per questo non rinunciano a darne sfoggio sui campi di mezza Europa.

IL CASO FERRIGNO-BERTOLOTTI E ''L'INTER BOXE CLUB'' -  Scherzi a parte, in Italia la mente torna all'episodio più drammatico mai registrato tra i professionisti, che risale al novembre del 2000 quando, al termine di un concitato Como-Modena di Serie C, il capitano dei lariani Massimiliano Ferrigno  colpì violentemente e a freddo con un pugno violentissimo il difensore degli emiliani (ed ex compagno di squadra nel Brescello) Francesco Bertolotti negli spogliatoi dello stadio Sinigaglia, spedendolo in coma a causa di un'emorragia cerebrale. Per il 33enne Bertolotti fu la fine della carriera sui campi di calcio, mentre Ferrigno pagò con una squalifica record di 3 anni l'incredibile raptus di follia.  Un episodio rimasto, per fortuna, unico per gravità in questi anni. Da allora a oggi è interessante notare come la palma di squadra italiana più affine all'arte del combattimento spetti di diritto all'Inter, dove evidentemente tanto prima quanto dopo Calciopoli i nervi sono rimasti sempre un po' troppo scoperti alla luce del sole. Tre episodi su tutti degni di Mike Tyson, tralasciando come detto sputi, testate e quant'altro: il cazzotto di Materazzi a Cirillo (con relativo labbro spaccato e denuncia di quest'ultimo in diretta tv) al termine di Inter-Siena stagione 2003-2004, lo schiaffo di Adriano a Grandoni durante Livorno-Inter campionato 2005-2006 e la furibonda rissa da Far West con pugni e calci dopo il fischio finale di Valencia-Inter, ottavo di finale della Champions League 2006-2007 (protagonisti Burdisso, colpito al volto dal catalano Navarro dopo una manata del primo a Marchena, e diversi altri giocatori nerazzurri). Insomma, nell'amarcord della vergogna Chivu è in buona compagnia. Ovviamente, suo malgrado, la società nerazzurra è stata anche più volte vittima di scelleratezze altrui: come dimenticare il pugno di Mexes a Materazzi (e il calcione di Totti a Balotelli, più da ''Tai Chi'' in realtà) nella finale di Coppa Italia 2009-2010? O la storica ''pigna'' di Paolo Montero a Gigi Di Biagio in un Inter-Juve di fine anni '90?

2010-2011, LA STAGIONE DELLA FOLLIA -  Tra i dati più curiosi sempre legati all'episodio di giovedì sera va detto che il ''round'' tra Chivu e Rossi è solo la punta dell'iceberg di un'annata che rischia di essere ricordata tra le più turbolente di sempre. E non solo dentro il terreno da gioco. L'attaccante rumeno della Fiorentina, Adrian Mutu, si è improvvisato novello ''Mohammed Alì'' lo scorso fine ottobre colpendo in un locale notturno di Firenze un cameriere serbo e procurandogli la frattura del setto nasale. Nemmeno l'atmosfera quasi famigliare del campo di allenamento sembra bastare a rassenare i focosi animi di certi giocatori, come testimoniano le recentissime scazzottate tra Balotelli e Jerome Boateng in casa Manchester City e tra Ibrahimovic e Onyewu a Milanello. Ma è con l'inizio del nuovo anno che la ''febbre da Bud Spencer'' sembra aver colpito un po' tutti: giocatori, allenatori e tifosi. Sempre in tema ''compagni di squadra ma non troppo'' ha fatto scalpore il pugno rifilato domenica scorsa dal fantasista olandese Robben al compagno Thomas Muller al termine di un diverbio scoppiato durante Werder Brema-Bayern Monaco di Bundesliga. E ancor prima del ''Chivu-gate'' sono notizie freschissime di settimana i raptus dell'allenatore dell'Ankaragucu Umit Ozan (autore di un montante ad un tifoso invasore del Manisaspor, squadra ospite, dopo aver subito il gol del pareggio nell'incontro del campionato turco) e quello di un gruppo di tifosi della Sampdoria, improvvisatisi pugili a danno di alcuni giornalisti presenti in studio durante la trasmissione ''Forever Samp'' in onda su Telenord. Forse sarebbe il caso di sostituire al classico thè caldo consigliato da Fabio Caressa nell'intervallo delle partite su Sky una più terapeutica e rilassante tazza di camomilla.

LO SPORT PER TUTTI? -  Tornando all'episodio dell'altra sera, va detto che la contrizione (''Mi sento un uomo di m...., chiedo scusa a tutti quelli che guardano il calcio e alle mie bambine) e le scuse di Chivu nell'immediato dopopartita sono sembrate sincere e tutto sommato tempestive. Le quattro giornate di squalifica comminategli dal giudice sportivo sono però una pena probabilmente lieve, sommando la totale gratuità  alla violenza del gesto. Come ricordato dallo stesso difensore rumeno il calcio è lo sport di tutti, grandi e soprattutto bambini, che sempre più spesso già nei tornei di periferia subiscono pressioni da genitori invasati che urlano ''spaccagli la gamba'' in riferimento all'avversario. Si tratta di cultura sportiva. Celebre è il parallelismo con il rugby dell'ex giocatore di palla ovale e giornalista americano Henry Blaha: ''Il Rugby è un gioco bestiale giocato da gentiluomini, il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie [...]''