venerdì 14 gennaio 2011

Pallone d'oro, il bis di Messi tra le polemiche. E' davvero l'argentino il miglior giocatore dell'anno?

Messi in riga. Anzi riMessi in riga. La notizia della settimana è stata ed è, senza dubbio, la conquista da parte del fuoriclasse argentino, numero 10 del Barcellona, del Pallone d'Oro Fifa, premio attribuito al miglior giocatore dell'anno nato quest'anno dall'unione tra il riconoscimento creato dalla rivista francese ''France Football'' e il Fifa World Player, assegnato ogni anno dal massimo organismo del calcio internazionale. Una vittoria, la seconda consecutiva per la ''pulce'' azulgrana, che ha spiazzato un po ' tutti, compreso lo stesso Messi, alla luce delle indiscrezioni di inizio dicembre che davano per certa la vittoria dello spagnolo Andrès Iniesta, l'autore del gol decisivo nella finale mondiale contro l'Olanda, davanti al compagno di squadra argentino e al regista del centrocampo di Guardiola, Xavi. Oggi come un mese fa non sono mancate e continuano a non mancare le polemiche, pur per motivi leggermente differenti: se infatti a far molto rumore era stata inizialmente la scelta della giuria (formata da giornalisti, ct e capitani delle nazionali) di escludere dal podio l'interista Wesley Sneijder dopo la magica stagione del triplete interista, ora a protestare sono i tifosi spagnoli che confidavano, nell'anno del primo storico mondiale vinto dalle Furie Rosse, in una scelta pro-Iniesta o Xavi. Nulla da fare invece per i due giocatori catalani a 50 anni esatti dal Pallone d'Oro vinto dal galiziano Luis Suarez, primo ed unico spagnolo (escluso l'oriundo Alfredo Di Stefano) a vincere il prestigioso riconoscimento.
Certo, se il premio andasse attribuito al giocatore tecnicamente più valido a livello mondiale ogni anno la lotta si ridurrebbe a Messi, Cristiano Ronaldo e pochi altri. Ma, nell'anno dell'Inter tra le squadre di club e della Spagna tra le nazionali, è giusto che venga premiato un giocatore fortissimo ma ''reo'' di aver fallito con i propri team i due obiettivi principali, ovvero Mondiale e Champions League? Ecco il punto di vista dei nostri Alessandro Mascia e Luca Cipriano sulla vicenda. Come sempre vi invitiamo a partecipare e a dire la vostra!

Risponde Alessandro Mascia
Cos’è successo l’altra sera a Zurigo lo sapete tutti. A sorpresa il primo “Ballon d’or – Fifa” è andato a Messi. Il 23enne argentino è riuscito in uno storico bis – non si esclude il tris per l’anno prossimo, vista la partenza fenomenale in questa stagione – ma si è parlato più della delusione spagnola che della felicità dell’argentino.Non parlerò in questa sede di Sneijder, lo metto subito in chiaro. Per un semplice motivo: non lo meritava. Il Pallone d’Oro, da regolamento, premia il MIGLIOR GIOCATORE DELL’ANNO SOLARE.Ora, se finora non è mai successo, non è colpa mia. Il primo anno di Fifa, invece, ha messo le cose a posto. Ne ho sentite e lette di tutti i colori, da Blatter mafioso a “quando c’è di mezzo la fifa è sempre un magna magna”. Ma, cari italiani e non, guardiamo la cosa con una lente d’ingrandimento. Questo premio, lo ribadisco, valuta le prestazioni di un giocatore in un anno solare: e chi più di Messi, capace di segnare una trentina di reti tra gennaio e giugno e una ventina tra settembre e oggi lo meritava maggiormente? Io direi nessuno. Iniesta è partito con l’handicap, ha però giocato un mondiale perfetto e siglato il gol vittoria. Xavi è stato più costante: le sue geometrie andrebbero studiate a scuola, ma davvero non è il “fenomeno” da Pallone d’Oro. Ecco che Messi ha vinto, quindi a mio avviso, meritatamente il titolo. Direte voi: non si è visto al mondiale e ha toppato le semifinali con l’Inter. Vero, verissimo, ma nell’arco di 60/70 partite di una stagione, quanto contano 600’? Ci si è lamentati di Nedved, di Cannavaro, di Sammer, di Owen e di tanti altri che hanno portato a casa il premio perché capaci di vincere qualcosa, mentre qualcun altro, per quanto dimostrato nell’arco dell’intero anno forse lo meritava di più è rimasto a mani vuote. Ecco allora, che per il primo anno, a vincerlo tra quelli arrivati sino alla fine, ha vinto il migliore.Se poi vogliamo parlare che andrebbe dato al termine di una stagione calcistica (e quindi a giugno) allora sarebbe tutta un’altra storia.  
 
Risponde Luca Cipriano
Spesso l'assegnazione del pallone d'oro ha scatenato polemiche a non finire: da Sammer, ex difensore del Borussia ad Owen ai tempi del Liverpool. In apparenza, per vincerlo bisogna vincere: più ottieni risultati con il tuo club e con la Nazionale, più hai possibilità di ottenere il premio più importante. Ecco perchè, nell'anno del mondiale, gli spagnoli puntavano tutto su Xavi e Iniesta. Invece Messi è riuscito a dribblare anche loro. Premio giusto o sbagliato? Giusto, perchè il fattore chiave da tenere presente e che spesso si dimentica, è la continuità: l'attaccante argentino ha dimostrato di essere ancora una volta il più forte di tutti grazie ai suoi goal, alle sue presenze, alla sua media e, appunto, alla sua continuità. Di un giocatore si guarda tutto, non solo il numero di vittorie: il carisma, la tecnica e l'essere decisivo. Messi rispecchia questi parametri, quindi non dobbiamo scandalizzarci se il Pallone d'Oro è il suo. Poco originali nell'assegnarlo per due anni consecutivii allo stesso calciatore? Forse sì. Ma evidentemente lui ha qualcosa in più. O gli altri, hanno ancora qualcosa di meno.  

giovedì 13 gennaio 2011

JUVE DUE SCONFITTE ED E' CAOS. MA LASCIATE LAVORARE DELNERI.


Vecchia Signora cosa ti succede? Ti stai forse concedendo il lusso di una seconda stagione fallimentare di fila? Dopo la bruttissima parentesi di Ciro Ferrara e Zaccheroni con la qualificazione all'Europa League acciuffata per i capelli, i tantissimi tifosi bianconeri quest'anno si sarebbero aspettati dal team di Delneri un campionato arrembante. Una stagione da Juve insomma.

L'ARRIVO DI DELNERI E L' ESTATE DI RINNOVAMENTO
Arrivati in pompa magna nel mercato estivo moltissimi acquisti (tanti onesti gregari e qualche buon giocatore) ci si sentiva pronti per le posizioni di vertice. L'avvio di stagione infatti non è malvagio e, a coronamento dell'apparente rinascita ,ecco arrivare la prestigiosa vittoria con il fanta Milan. Vabbè, l'eliminazione dall'Europa League per mano di Red Bull Salisburgo e Lech Poznan dà sì un po' di bruciori di stomaco ma di certo non toglie il sonno. La vecchia Coppa Uefa in fondo non è una competizione affascinante come la Champions e, se si possono risparmiare energie in primavera per sperare di entrare tra le prime quattro alla fine del campionato, tanto meglio. La prima parte di stagione per gli uomini di Andrea Agnelli, nonostante il mezzo passo falso con il Chievo, si conclude così tra molte più luci che ombre. I passi in avanti rispetto al passato sembrano infatti evidenti e i motivi per avere fiducia di certo non mancano. Quagliarella è finalmente esploso anche ad alti livelli, Krasic si dimostra un ottimo acquisto e l'idea di gioco della squadra fa ben sperare.

IL NUOVO ANNO SI APRE MALISSIMO
Con l'avvento del 2011 ecco le due sconfitte con goleada contro Parma in casa e Napoli fuori che fanno però tanto rumore e incominciano a far tremare le fondamenta del progetto Delneri. Apriti cielo. La critica comincia il solito gioco al massacro e leggendo i titoli dei giornali s'intuisce subito quale sia la linea comune di stampa. “Stagione fallimentare/ Ferrara meglio di Delneri/ Progetto Juve già da rifare?”. Con le prime sconfitte pesanti arrivano anche i primi malumori dei giocatori, Momo Sissoko per esempio spara a zero contro la società, e pare voglia essere ceduto per lo scarso feeling con il tecnico che a suo dire nemmeno lo saluta agli allenamenti (?). Le domande, tante ora sorgono spontanee. Possono bastare due brutte partite per mettere di nuovo tutto in discussione? Cosa sta succedendo alla grande Juve che noi tutti non bianconeri temevamo e guardavamo con disprezzo perchè la più forte di tutti? Cosa ne è stato di quella mitica società che non permetteva che nulla e nessuno potesse metterle il bastone tra le ruote? Delneri è veramente un incapace? Ci permettiamo di rispondere solo all'ultima domanda.

LASCIATE LAVORARE IN PACE GIGI DEL NERI
Delneri non è un incapace, è solo un allenatore dagli schemi mentali molto rigidi, uno che antepone la sua idea di calcio ai calciatori, uno di quelli che viene prima la squadra e poi solo dopo il singolo, l'uomo. Uno che non ama i grandi campioni perchè forse ne ha timore dopo le brutte esperienze al Porto e alla Roma e quindi ama costruire le sue squadre con giocatori di cui sa di potersi fidare al cento per cento. Ricordate la Sampdoria e il caso Cassano? Quindi, secondo me, cari Juventini, lasciate lavorare il vostro mister in santa pace e qualcosa di buono ne uscirà per forza, se non quest'anno al massimo la stagione prossima. Unica cosa, scordatevi i campionissimi in squadra. Delneri non li vorrà mai.

martedì 11 gennaio 2011

NAPOLI, COSI' SI PENSA ALLO SCUDETTO

Da squadra in lotta per una competizione europea al secondo posto: è il Napoli di Mazzarri, che continua a sognare lo scudetto dopo un girone di andata semplicemente strepitoso.
Eppure l'avevano chiamata squadra fortunata per le sue vittorie oltre il 90° minuto: molti i punti strappati nell'extra time, tanti i risultati raggiunti in extremis, quasi fossero sinonimo che questo Napoli non meritasse la posizione in classifica che si stava via via guadagnando. Il merito di Mazzarri è quello di essere riuscito a motivare un gruppo che non molla mai e che lotta per un solo obiettivo: la vittoria.

La forza della vecchia guardia:

Una scalata che in pochi avevano pronosticato, soprattutto a seguito del mercato estivo: lo stop di Lucarelli ad inizio stagione, Sosa e Yebda mai esplosi. Il resto lo hanno fatto Cavani e buona parte della squadra costruita dall'ex d.s. Pierpaolo Marino: Hamsik, Gargano e Lavezzi sono sempre là, e corrono a più non posso, mentre una difesa apparentemente poco irresistibile con Cannavaro, Grava e Campagnaro si sta comportando in maniera più che degna.

Cavani, un leader:

Nessuno si aspettava tutti questi goal da una seconda punta e il merito è quello di Mazzarri che è riuscito a fargli trovare l'intesa perfetta con Lavezzi: l'argentino infatti si sta esprimendo al meglio come assist man e l'uruguaiano si diverte a finalizzare. In questo momento, Cavani è il leader indiscusso di questa squadra.

Basterebbero due acquisti:

Se arrivassero Criscito e Inler la squadra sarebbe finalmente al completo: un abile difensore e un centrocampista di quantità porterebbero la giusta qualità ai partenopei. De Laurentiis ha parlato di una punta che potrebbe arrivare nelle prossime settimane, da mettere in panchina o da inserire in caso di turn over.

Il campionato di Serie A ha finora offerto una qualità mediocre: lo testimonia la corta classifica sia nelle posizioni di vertice, sia nella parte bassa. Per questo il Napoli, che attualmente è la squadra migliore a livello di gioco espresso, potrebbe approfittare dei passi falsi del Milan e riportare uno scudetto in una città che è felice del secondo posto, ma continua a sognare il tricolore.

lunedì 10 gennaio 2011

VE L'AVEVO DETTO - Riflessioni di uno juventino disilluso

Troppo facile dire “ve l’avevo detto”, ma è così. Ve l’avevo detto.
Se sfogliate, cari lettori del nostro blog, gli articoli da me scritti sulla Juventus, ne trovate uno di settembre nel quale dissi, in tempi non sospetti tra le altre cose “...una campagna acquisti di bassissimo profilo ha portato a Torino, nell’ordine: Bonucci, Pepe, Martinez, Motta, Storari, Lanzafame, Krasic, Aquilani, Quagliarella e Rinaudo. Sfido a trovare un, e dico un, fuoriclasse.“
Ora, a distanza di sei mesi, mi sembra che avessi perfettamente ragione. Qualcuno, dopo la serie positiva, ha iniziato a parlare si scudetto. La realtà è un'altra: anche il 4° posto sarà duro da conquistare.
Bonucci ha anche ingranato, ma è lontano anni luce dall’essere quel difensore necessario alla Juventus. Aquilani ha dimostrato di valere ancora qualcosa, ma l’uomo di Cristallo deve ancora diventare decisivo.
Sono solo 3 gli acquisti che si sono fatti valere: Quagliarella, Krasic e Storari. Che da oggi, ritengo, non si sentiranno più.
Quagliarella, forse l’unico vero talento di questa Juventus operaia, si è spaccato. Fuori fino a fine stagione. L’unico che con i suoi guizzi ci ha cambiato le partite in corsa.
Storari, come da ciclo previsto ampiamente, tornerà a scaldare la panchina per far posto al Gigi nazionale.
E Krasic? Lo dico, mi darete dell’eretico. Krasic non è un fenomeno. Non è il primo, né l’ultimo, che, grazie alle capacità e a una forma fisica ottima riesce a fare un periodo brillante. Finiti questi bei momenti, vuoi perché i difensori ti hanno preso le misure (da Pasqual in poi Krasic non si è più visto) vuoi perché è un anno consecutivo che giochi, ecco che il diamante della Juve si rivela un comunissimo zircone. Magari più grande, ma pur sempre uno zircone.
Quindi, piedi a terra: lo Scudo non arriva, nemmeno quest’anno.

GOODBYE RAFA - 6 mesi con "Mister flop


Dopo l'esonero di “mister flop” Benitez l'Inter sembra essersi risvegliata dai lunghi mesi di letargo di questo girone d'andata. L'avvento di Leonardo a prima vista parrebbe miracoloso e straordinario, sei punti in due partite sono un bottino strepitoso per un team che nella gestione Benitez faticava tremendamente contro qualunque avversaria, fosse questa il Brescia, il Werder Brema o la Lazio. Dopo il mondiale per club, vinto ad onor del vero contro squadre che nemmeno nella nostra Lega Pro otterrebbero risultati, il buon Rafa, credendosi un eroe, spara a zero contro tutto e tutti e, non contento di rovinare la festa ai tifosi neroazzurri, fa di tutto per farsi esonerare ben conscio che la sua avventura Italiana è stata fallimentare su tutta la linea. Ed ecco così arrivare alla storia di questi giorni, all'ingaggio di Leonardo e alla luna di miele in questo primo scorcio di nuovo anno. L'Inter per mano del brasiliano sembra essere ritornata quella di nove mesi fa, la squadra campione di tutto. La squadra di Mourinho. Ma come? Benitez non diceva che con questi giocatori spremuti non si poteva andare da nessuna parte? Tralasciando gli inutili trionfalismi che certa stampa cavalca per vendere più copie, ci pare un po' affrettato dare subito un giudizio sul pur bravo Leonardo.

LA ROTTURA DEL GIOCATTOLO
Ripercorrendo i mesi in cui Benitez ha allenato la squadra di Moratti, più volte tra le pagine di questo blog abbiamo affermato che lo spagnolo non poteva mai essere un allenatore da Inter e forse nemmeno da calcio Italiano. Ripercorrendo l'era fallimentare Benitez possiamo fotografare tre istantanee utili a capire dove il giocattolo si è rotto. Il primo vero momento in cui la crisi iniziò fu Roma-Inter, quella del gol allo scadere dei giallorossi e della sceneggiata di Chivu per intenderci. Alla vigilia per presentare l'incontro scrivemmo che per l'Inter “una sconfitta non sarebbe un fatto drammatico anche se potrebbe aprire le consuete critiche mediatiche storicamente assai difficili da digerire in uno spogliatoio caldo come quello interista”. A rileggere queste parole si può dire che la profezia si sia azzeccata. La seconda foto del brutto lavoro svolto di Benitez la prendiamo dopo Inter- Juventus del 3 Ottobre. Anche in quella gara i milanesi furono surclassati come mai successo negli ultimi tempi da un'ottima Juventus. Fu a partire da quella brutta partita che incominciarono a montare dubbi su dubbi sulle reali capacità tecniche di Mister Rafa. Il terzo e ultimo click negativo arriva dopo Inter- Brescia, scialbo pareggio casalingo contro una squadra assai modesta. In quella partita si manifestarono tutte le incongruenze del lavoro del tecnico iberico, un gioco di squadra pessimo, giocatori spaesati e svuotati, gioco d'attacco basato solo su Eto'o e la speranza di qualche sua invenzione.

L'INIZIO DELLA FINE
Anche dopo quella partita fummo molto critici con lo spagnolo e sostenemmo che quel “pareggio interno contro un modesto Brescia è infatti servito ad ingigantire i dubbi sulle notevoli difficoltà palesate dallo squadrone milanese in questi primi mesi di gestione da parte dell'iberico. La brutta partita contro le rondinelle (troppo brutta per essere stata disputata dalla squadra campione di tutto) è stata la sintesi di tutto quello che sta succedendo da mesi in casa interista.” Dopo quella partita ebbero inizio una lunga serie di infortuni assurdi e una striscia di risultati davvero negativi: Lecce- Inter 1-1, Inter- Milan 0-1, Chievo-Inter 2-1, Lazio- Inter 3-1 e l'euro-figuraccia di Werder- Inter 3-0. In un mese l'Inter fu capace di vincere solo 2 partite contro Twente e Parma per poi volare negli emirati e vincere il Campionato del Mondo. Alla luce di questa analisi l'esonero di “Benny Flop” ci pare la mossa più sensata che Moratti potesse fare anche se non possiamo non ricordare che in fase di mercato estivo l'Inter non comprò al nuovo allenatore nemmeno un giocatore. Ora con l'arrivo di Leonardo i giocatori non hanno più alibi e se veramente si ritengono ancora in grado di vincere devono dimostrarlo sul campo. Al campionato (e alla Champions) l'ardua sentenza.

CAVANI, SEMPRE LUI. DIAMANTI UNA PRODEZZA. FUORIGROTTA SI TINGE DI ROSSO

L'ultima giornata di Serie A si conclude sotto il segno del Napoli, che al San Paolo stende la Juventus sotto il segno di Cavani e pensa realmente all'idea scudetto, approfittando degli scivoloni della Lazio in casa contro il Lecce e soprattutto del Milan nell'incredibile pareggio rimediato all'ultimo con l'Udinese. Cambiasso trascina l'Inter di Leonardo e riapre la rincorsa dei nerazzurri che si ritrovano con due gare da recuperare. La Sampdoria castiga la Roma approfittando degli errori di Juan. Bene la Fiorentina, in rimonta contro il Brescia e il Bologna che strappa tre punti ad un Bari sempre più anonimo.

IL PERSONAGGIO: EDINSON CAVANI

"Vedi Cavani e poi muori": è questo lo slogan più ripetuto nelle ultime ore da napoletani e non, incantati dalle prodezze dell'attaccante uruguaiano. Cavani ha steso la Juventus con una micidiale tripletta, arrivando a quota 12 goal. Se il Napoli è grande, il merito è anche il suo: è il giocatore più decisivo degli azzurri e l'accoppiata con Lavezzi sembra davvero funzionare a meraviglia.


IL GOAL: ALESSANDRO DIAMANTI IN FIORENTINA - BRESCIA

La rete più bella della giornata viene siglata da Alessandro Diamanti, talentuoso centrocampista offensivo del Brescia che entra in area e con un meraviglioso pallonetto infila la sfera alle spalle di Boruc. Nonostante il doppio vantaggio, i lombardi usciranno sconfitti dal "Franchi" dopo una grande prova: il Brescia continua a perdere punti nella ripresa.



LA CURIOSITA': LE OMBRE ROSSE DEL SAN PAOLO

La domanda è sempre la stessa: se i fumogeni sono vietati, come mai riescono ad entrare ugualmente negli stadi? Non uno, ma tanti: quanti ne sono bastati per colorare il cielo dello stadio di Napoli di rosso. Un tratto di partita è stato giocato con una visibilità scarsa, come in un film dell'orrore, soprattutto per la Juventus. Sbagliato certo, ma sicuramente spettacolare: sembrava di vedere i giocatori con gli occhiali infrarossi. Anche questo è il calcio italiano.

domenica 9 gennaio 2011

Una domenica da pazzi! Milan-Udinese da tachicardia, superflop della Lazio, l'Inter c'è

Parafrasando il film di Checco Zalone, campione d'incassi in questi giorni nei cinema, verrebbe da dire: ''Che bella giornata!'' O, meglio ancora, che pazza giornata questa 19° di Serie A, ultima di andata e quindi vero giro di boa della stagione. Una domenica che entra di diritto tra le più incredibili degli ultimi anni, sicuramente la più elettrizzante di questo campionato, in attesa peraltro delle ulteriori emozioni forti che promette il posticipo del San Paolo tra il coriaceo Napoli di Mazzarri e l'incerottata ma grintosa Juventus di Delneri. Una partita da piani altissimi in una classifica che si fa sempre più corta e promette ulteriori stravolgimenti da qui a fine stagione. Anche perchè la capolista Milan non sembra più così insuperabile neppure in difesa alla luce del clamoroso 4-4 interno contro l'Udinese; tantomeno la Lazio fin qui sorpresa del campionato, sconfitta in casa contro tutti i pronostici dal Lecce penultimo; e il discorso si può estendere alle altre squadre nei primi sei posti (oltre a Napoli e Juve, la Roma sconfitta a Genova dalla Samp e il Palermo bloccato a Verona dal Chievo). Occhio invece a chi occupa il settimo posto, ovvero l'Inter di Leonardo, ora a -11 dalla vetta e con due match da recuperare, contro il Cesena in casa e la Fiorentina fuori. Insomma, il campionato è più vivo e vegeto che mai.

JUAN, CHE DISASTRO! - Le avvisaglie che sarebbe stata una giornata particolarmente scoppiettante erano già venute dal match delle 12.30 a Marassi tra la Sampdoria di Di Carlo, vogliosa di riscatto dopo le tre sberle subite dal Palermo e con ''Kiko'' Macheda in panchina, e la Roma di Ranieri, in serie positiva da 6 turni ma traballante in trasferta. La scelta del tecnico testaccino di premiare Vucinic dopo la decisiva doppietta contro il Catania, affiancandolo in avanti a Borriello e sacrificando capitan Totti alla panchina, sembrava aver portato subito i suoi frutti, con il gran gol del montenegrino dopo 17': partenza da metà campo, dribbling secco su Lucchini e diagonale a fulminare l'estremo difensore blucerchiato Curci. Un vantaggio giusto, legittimato dal buon possesso palla giallorosso del primo tempo, con un'unica ottima occasione per i padroni di casa sprecata da Marilungo a tu per tu con Julio Sergio. A riaprire una partita indirizzata su binari giallorossi ecco però ad inizio ripresa l'errore, primo e non ultimo della sua partita, del romanista Juan, subentrato a Mexes: il centrale, senza pressione addosso, serviva al suo portiere un retropassaggio cortissimo e lentissimo che si trasformava in un assist al bacio per il blucerchiato Palombo, steso in pieno area da Julio Sergio in un disperato tentativo di recupero. Espulsione inevitabile e rigore trasformato da Pozzi alle spalle del neo-entrato Doni. Da qui, inevitabilmente, cambiava l'inerzia della partita, con la Samp aggressiva ma imprecisa (con Pazzini, reduce dalla febbre, e l'esordiente Macheda in campo al posto di Marilungo e Pozzi) e la Roma costretta a difendersi, ma capace di creare qualche brivido in avanti sull'asse Vucinic-Borriello. Tutto questo fino al 38', secondo atto del ''Juan Horror Show'': incredibile la dormita del brasiliano davanti a Doni, con la difesa giallorossa ferma, e facile la zampata di Guberti per il vantaggio blucerchiato. Niente da fare per la Roma nel finale, nonostante la doppia espulsione dei centrali avversari Lucchini e Gastaldello, e l'ingresso nel finale di Totti.

CASA DOLCE CASA? -  Dopo il consueto ''antipasto'' dell'ora di pranzo, ecco quindi le portate principali della giornata, servite regolarmente alle 15. I primi tempi, in verità, fanno pensare ad un pasto piuttosto magro, magari in linea con la dieta post-natalizia, vista la penuria di gol nei primi 30' (uno solo, quello di Aquafresca al 22' nel vantaggio del Cagliari a Parma). Ad ingrossare il bottino negli ultimi quindici minuti ci pensano poi Diamanti (strepitoso nell'1-0 provvisorio del Brescia a Firenze), Ekdal, Di Natale, Muslera (sfortunatissimo - palla sul palo e poi contro la schiena del portiere laziale - nel vantaggio esterno del Lecce) e proprio in extremis Pato e Cordova. A guardare i risultati finali dei primi tempi spicca un curioso dato: pareggio del Milan a parte, nessuna delle squadre impegnate sul proprio terreno di gioco è stata capace di realizzare una rete nei primi 45'. Un dato parziale ma comunque indicativo di una giornata al di fuori di qualsiasi schema precompilato, soprattutto per gli scommettitori. Difficile per chiunque prevedere una Lazio sottotono e sotto nel punteggio contro un buon Lecce, abbonato però al mal di trasferta; altrettanto difficile immaginare il Brescia penultimo e in difficoltà sopra di 2 reti in casa della Fiorentina e a secco di vittorie in toscana da 41 anni; imponderabile anche lo 0-2 del Parma contro il Cagliari. Forse un po' meno impronosticabile il pareggio casalingo del Milan, incerottato a centrocampo, contro l'Udinese: negli ultimi anni la sfida tra i rossoneri e i friulani aveva sempre regalato parecchi gol. Anche se mai, nell'entità del punteggio, come quelli a destinati a vedersi nella ripresa.

SPETTACOLO PIROTECNICO - Sì, perchè nella ripresa, a San Siro e non solo succede di tutto: ad inaugurare la fiera dell'assurdo è Mauri al 2', che realizza in modo molto rocambolesco (e in probabile fuorigioco) il pareggio della Lazio su punizione battuta da Ledesma. All' 8' del match di San Siro ci pensa invece il cileno Sanchez a scuotere il campionato, con una zampata nell'area milanista in anticipo sullo sciagurato Bonera che finisce alle spalle di Amelia. L' 1-2 per l'Udinese accende definitivamente i fari anche sugli altri campi: l'Inter, dopo un primo tempo abulico a Catania, prova a scuotersi contro la formazione di Giampaolo, che però tiene bene il proprio terreno (una sola sconfitta interna nel 2010). Ma quando da Milano arriva la notizia del terzo gol dell'Udinese, firmato da Di Natale, Leonardo capisce che l'occasione per assottigliare il distacco dalla vetta è di quelle da non lasciarsi scappare e spedisce dentro Pandev al posto di Chivu. Ti aspetti il vantaggio nerazzurro e invece è il Catania  al 24' a passare: Castellazzi, provvidenziale ad inizio ripresa in un paio di occasioni su Maxi Lopez, respinge un altro tiro dell'argentino, che poi ci riprova e trova il salvataggio di Stankovic sulla linea; sulla respinta del serbo la cannonata dell'altro argentino Gomez è micidiale e si infila sotto la traversa. Milan sotto, Inter sotto e un minuto dopo pure Lazio sotto! Clamoroso il buco difensivo biancoceleste sull'assist di Munari che permette a Grossmuller, praticamente indisturbato, di battere in diagonale Muslera per il 2-1 leccese (che sarà il risultato finale). Tutto finito? Macchè, anzi! A Catania due inserimenti offensivi di Cambiasso ribaltano in 5' (tra il 29' e il 34') l'incontro a favore dell'Inter, mentre a Milano succede di tutto, con i rossoneri prima sul 2-3 al 33' grazie ad un clamoroso autogol di testa di Benatia su tiro di Pato e poi sul 3-3 grazie allo stesso ''Papero'' al 37'. Nel frattempo anche a Firenze succede l'inverosimile, con la formazione di Mihajlovic, fischiata e contestata, che trova la forza di ribaltare lo 0-2 negli ultimi 18' grazie ad un colpo di testa di Gilardino, ad una deviazione sottoporta di Santana e ad un destro preciso di Ljajic. Ma le ultime emozioni da crepacuore vengono ancora da Milan-Udinese: con Cassano in campo i rossoneri premono fortissimamente alla ricerca di un tanto fondamentale quanto sostanzialmente immeritato 4-3, ma a trovare il quarto gol a 1' dal 90' è invece in contropiede l'Udinese, con un guizzo da rapace d'area di rigore di Denis in anticipo sul solito inguardabile Bonera. Sembra fatta per i friulani, ma al 93' Ibrahimovic, servito da Cassano, fulmina per la quarta volta il povero Handanovic. 4-4! E c'è tempo per un ultimissimo brivido, con Abate che da buona posizione non sfrutta la palla del possibile e pazzesco 5-4.

Milan a quota 40, a +6 sulla Lazio, ma in caso di vittoria del Napoli nel posticipo i partenopei si porterebbero addirittura a -4 dalla vetta; in caso di vittoria della Juve il secondo posto andrebbe invece a favore dei bianconeri in coabitazione con la Lazio. In attesa dunque di ulteriori dosi di adrenalina ''fuori orario'', prendete una camomilla e rilassatevi. Lo spettacolo è appena cominciato.

 19° Giornata:


Sampdoria - Roma 2-1 (17' Vucinic (R), 58' Pozzi (rigore), 83' Guberti)

Bari - Bologna 0-2 (38' Ekdal, 69' Di Vaio)

Catania - Inter 1-2 (71' Gomez (C), 74'e 79' Cambiasso)


Cesena - Genoa 0-0

Chievo - Palermo 0-0


Fiorentina - Brescia 3-2 (30' Diamanti (B), 49' p.t. Cordova (B), 72' Gilardino, 86' Santana, 88' Ljajic)

Lazio - Lecce 1-2 (39' autogol Muslera, 51' Mauri (L), 72' Grossmuller)


Milan - Udinese 4-4 (35' Di Natale (U), 46' Pato, 53' Sanchez (U), 66' Di Natale (U), 78' autogol Benatia,  82' Pato, 89' Denis (U), 93' Ibrahimovic)

Parma - Cagliari 1-2 (22' Acquafresca, 31' Acquafresca, 54' Giovinco (P))