mercoledì 22 dicembre 2010

CASSANO, E' FATTA: MA BERLUSCONI FRENA

L'ACCORDO: TRE ANNI DI CONTRATTO, PAGAMENTO AL REAL.

Fantantonio è del Milan: l'accordo tra la società rossonera, il calciatore, la Sampdoria e il Real Madrid è stato raggiunto e Cassano si legherà al club di via Turati fino al 2014. Non si conoscono ancora i dettagli economici, o meglio, non sono ancora stati ufficializzati: a quanto pare è stato il Milan a versare i 5 milioni di € al Real e non la Sampdoria, che di fatto si libera gratuitamente del giocatore, da settimane fuori squadra a causa del duro scontro con il presidente Garrone.


BERLUSCONI: "METTO I SOLDI, MA NON CONTO NULLA"

L'acquisto dell'attaccante barese sembra essere un regalo di Natale per Allegri, ma non ha entusiasmato il presidente Berlusconi che ha congelato il nuovo arrivato con una dichiarazione rimbalzata su più agenzie: "Sono presidente del Milan, sono presidente onorario del Milan nel senso che i soldi ce li metto io ma non conto nulla. Io non sono capace di comandare, ma qualche volta riesco a convincere".

E LA SERENITA' DELLO SPOGLIATOIO?

Poca felicità, insomma. E i dubbi sembrano legittimi: un problema in più per lo spogliatoio rossonero, già ricco di caratteri "forti" come quello di Ibrahimovic? Strano che una Società come il Milan abbia già dimenticato le famose "cassanate" e non tema possibili ripercussioni: certo, Cassano non è uno sfascia gruppo, ma in circa dieci anni l'ex 99 della Samp non ha dimostrato alcun progresso dal punto di vista disciplinare. Un doppio lavoro per Allegri che lo dovrà riabilitare al campo e al carattere.

OK, MA IN QUALE RUOLO?

Allegri avrebbe preferito una punta centrale: Inzaghi rimarrà a lungo fermo, Pato non dà garanzie a causa dei continui problemi muscolari. Il solo Ibra non basta. E allora dove giocherà Cassano che tutto è meno che un attaccante centrale? Potrebbe fare la seconda punta o al massimo il vice Robinho ma non troverebbe spazio in una posizione più arretrata dove c'è già concorrenza tra l'ottimo Boateng e il vecchio guerriero Seedorf. Per non parlare di Ronaldinho che non ha alcuna intenzione di lasciare il Milan. Quindi? Cassano è un altro giocatore clone, tra l'altro in ritardo di condizione. Sarà un buon acquisto? Con queste premesse, sembra proprio di no. Ma il campo, come sempre, darà il suo verdetto.

martedì 21 dicembre 2010

Bologna sorride: finalmente i nuovi acquirenti!

Il Bologna può respirare, ma non con una bombola d'ossigeno bensì con nuovi polmoni: quelli della nuova Società capitanata da Consorte e dal re del caffè Massimo Zanetti. Si è risolta nel migliore dei modi una vicenda tormentata, che ha visto coinvolto il club emiliano in un'odissea fatta di penalizzazioni, stipendi non pagati e messa in mora della Società da parte dei giocatori. Le promesse dell'ormai ex presidente Porcedda, contestatissimo dai tifosi rossoblu per la sciagurata gestione del team, si sono rivelate vuote e così l'imprenditore sardo ha raggiunto l'accordo con i nuovi proprietari per il bene di tutti.

Malesani e Di Vaio potranno tirare finalmente un sospiro di sollievo anche se, ed è bene sottolinearlo, nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, la squadra in campo ha sempre dimostrato carattere e attaccamento ai propri colori e i 20 punti in classifica ne sono la prova.

Nessuna nota stonata quindi, anche perchè il presidente onorario sarà un tifoso doc: Gianni Morandi. E lui di intonazione se ne indende...

lunedì 20 dicembre 2010

PELLISSIER, FINO ALL'ULTIMO. CAVANI: INCREDIBILE! DERBY DI GENOVA, FUORI DALLO STADIO

Mentre l'Inter si porta a casa il Trofeo Intercontinentale, volando sul tetto del mondo con un allenatore prossimo all'addio, il Milan si ferma contro la Roma e vede ridursi a tre punti il distacco dalle indomabili Lazio e Napoli: la squadra di Reja vince sul finale proprio come fece la Juve la settimana prima proprio con i capitolini, ma porta con sè diverse polemiche dentro e fuori dal campo legate alla posizione del tecnico con alcuni giocatori. Il Napoli continua a risolvere le partite a tempo quasi scaduto, e se questa non è fortuna, è merito di un gruppo che non molla mai. Sembrava fatta per la Juventus, che ha dovuto arrendersi al Chievo e all'idea di ridurre il gap con la vetta; il Palermo, nonostante la superiorità numerica, pareggia con il fanalino Bari e manda su tutte le furie Zamparini. Ritorna al successo il Catania che al Massimino batte il Brescia.

IL PERSONAGGIO: SERGIO PELLISSIER

Come detto, le partite finiscono soltanto con il triplice fischio dell'arbitro e Sergio Pellissier ne è consapevole: cinico e lottatore, riesce a fare riacciuffare il pareggio contro la Juventus, prendendosi i meriti di tutta la squadra. L'attaccante clivense continua ad esprimersi ad alti livelli e in molti si chiedono come mai nessun team di vertice lo abbia mai voluto ingaggiare: per fortuna del Chievo.

IL GOAL: EDINSON CAVANI IN NAPOLI-LECCE

Il Napoli si sta abituando a vincere nei minuti di recupero e i cardiologi della città stanno facendo affari d'oro a causa dei batticuore improvvisi che arrivano quasi ogni domenica dal San Paolo: questa volta, il trascinatore è Cavani, autore di una rete da sogno. L'uruguaiano inizia un dribbling devastante da circa 40 metri per poi avvicinarsi all'area di rigore avversaria: poi esplode una cannonata micidiale imprendibile per il portiere salentino.


LA CURIOSITA': IL DERBY DELLA LANTERNA, TRA PREFETTURA E COMUNE

Nello storico derby della Lanterna, Sampdoria e Genoa non sono potute scendere in campo a causa della neve: gara rinviata e tutti scontenti. La domanda è la solita: si poteva evitare? O almeno sistemare lo stadio Ferraris per tempo? Forse sì, forse no. E'nato infatti un derby parallelo sulle responsabilità tra la Prefettura ed il Comune della città ligure: la prima aveva dato l'ok per potere giocare. Il secondo non era convinto dell'incolumità del pubblico all'uscita dello stadio. Chi vincerà? Quando si è divisi, l'unico risultato certo è il pareggio. Per lo score sportivo, aspettiamo il recupero della gara sul campo.

lunedì 13 dicembre 2010

A TUTTO NENE', IL CAGLIARI VOLA. SPETTACOLO ARMERO. OCCHIO ALLE MAGLIETTE!

Orfana dell'Inter impegnata ad Abu Dhabi nel torneo intercontinentale, la Serie A ha offerto ancora una volta lo spettacolo del Milan, che a più sei sulle tre seconde, ha praticamente collaudato le prove di fuga: la squadra di Allegri brilla insieme ai nuovi prezzi pregiati, con Ibrahimovic goleador e assist man ed il duo Boateng - Robinho decisivi nella partita contro il Bologna. La Juventus strappa alla Lazio una vittoria di carattere a tempo quasi scaduto e lo fa con il suo giocatore più rappresentativo, Milos Krasic, cinico, guerriero e fortunato al punto a giusto. Ora i bianconeri, che raggiungono proprio la Lazio e si affiancano al super Napoli di Mazzarri, guardano il Milan con meno paura. La Roma non sbaglia contro il Bari e l'Udinese rialza la testa ai danni della Fiorentina. In coda, risorge il Lecce con tre schiaffi al Chievo.

IL PERSONAGGIO: Anderson Miguel Da Silva o più semplicemente "NENE'"

Fino a poche settimane fa, i critici e i tifosi sardi non erano in grado di dare un giudizio sull'attaccante brasiliano, tanto voluto da Cellino, quanto incostante nella sua precedente stagione al Sant'Elia. Ma con la tripletta di ieri al Catania, Nenè si è rivelato l'arma vincente del Cagliari: il giocatore ora sogna la nazionale verdeoro; eccesso di fantasia? Per ora si è conquistato un posto da titolare nel team di Donadoni.

IL GOAL: PABLO ARMERO IN UDINESE FIORENTINA

Potrebbe essere l'ennesimo talento trapiantato in Friuli grazie alla filosofia del "compro a uno, rivendo a dieci": Pablo Armero sta tirando fuori tutte le sue qualità, e la perla realizzata contro la Fiorentina ne è una prova. Un siluro da 40 metri si infila alle spalle dell'estremo difensore viola Avramov: il goal è semplicemente spettacolare. Niente male per un terzino.

LA CURIOSITA': IL CAMBIO D'ABITO DELLA TERNA

Nel secondo tempo di Juventus - Lazio, la terna arbitrale è stata costretta a cambiare la maglia perchè troppo simile all'insolita casacca da trasferta usata dagli ospiti. Dal tradizionale nero, Tagliavento e i suoi assistenti sono passato al giallo fluorescente. Possibile che negli spogliatoi, prima del fischio d'inizio, nessuno se ne fosse accorto?

domenica 12 dicembre 2010

16° Giornata: le ultimissime dai campi

BRESCIA-SAMPDORIA (ore 15)
Brescia: Beretta, all'esordio sulla panchina delle rondinelle, sembra aver risolto i suoi dubbi sul tridente da schierare in avanti: con Caracciolo fuori per problemi fisici, accanto a Possanzini punta centrale spazio a Diamanti e al brasiliano Eder, vincitore nel ballottaggio con il greco Konè. In difesa ci sarà lo svizzero Daprela a sinistra al posto dello squalificato Martinez, al centro Bega è in vantaggio su Mareco per una maglia accanto a Zebina. Probabile formazione (4-3-3): Sereni; Zambelli, Bega, Zebina, Daprela; Baiocco, Cordova, Hetemaj; Diamanti, Possanzini, Eder. (Arcari, Berardi, Dallamano, Mareco, Vass, Budel, Konè).
Sampdoria: Pochi dubbi per Di Carlo, che ha dato chiari segnali di preferire Marilungo a Pozzi come partner d'attacco di Pazzini. In difesa, senza Gastaldello e Zauri, scelte quasi obbligate per Cacciatore a destra e Volta al centro. Probabile formazione (4-4-2): Curci; Cacciatore, Volta, Lucchini, Ziegler; Koman, Palombo, Tissone, Guberti; Pazzini, Marilungo. (Da Costa, Rossini, Accardi, Dessena, Mannini, Poli, Pozzi).


CAGLIARI-CATANIA (ore 15)
Cagliari: Piccoli problemi in difesa per Donadoni, a causa dell'assenza dello squalificato Astori e dell'infortunato Laner. Più che probabile quindi l'accentramento di Ariaudo accanto a Canini con Perico sull'out di destra. A centrocampo il belga Nainggolan è ormai inamovibile nel terzetto di metacampo con Conti e Lazzari, in avanti, al solito, Cossu dietro le due punte Nenè e Matri. Probabile formazione (4-3-1-2): Agazzi; Perico, Canini, Ariaudo, Agostini; Nainggolan, Conti, Lazzari; Cossu; Nenè, Matri. (Pelizzoli, Biasi, Pisano, Pinardi, Biondini, Biondini, Acquafresca, Ragatzu).
Catania: Ecatombe di infortuni per Giampaolo, soprattutto in difesa (Augustyn, Bellusci, Spolli, Pablo Alvarez) ma pesano anche le assenze di Biagianti a centrocampo e Mascara in avanti, oltre al lungodegente Llama. Tra le poche buone notizie per il tecnico dei siciliani c'è il rientro del bomber Maxi Lopez, affiancato in avanti dal giapponese Morimoto. Gomez e Ricchiuti per una maglia da registi, ma il primo parte nettamente favorito. Carboni a centrocampo al posto di Biagianti. Probabile formazione (4-3-1-2): Andujar; Potenza, Silvestre, Terlizzi, Capuano; Ledesma, Carboni, Martinho; Gomez; Morimoto, Maxi Lopez. (Campagnolo, Marchese, Delvecchio, Ricchiuti, Izco, Sciacca, Antenucci).


LECCE-CHIEVO (ore 15)
Lecce: Partita delicatissima per il futuro del tecnico De Canio sulla panchina dei pugliesi; l'allenatore dei giallorossi sembra orientato a confermare l'11 visto una settimana fa al ''Via Del Mare'' contro il Genoa, nonostante la sconfitta, con la sola eccezione dell'argentino Piatti al posto dell'algerino Mesbah a centrocampo, con l'uruguagio Olivera arretrato sulla linea mediana. In attacco il nigeriano Ofere sarà supportato da Piatti e Di Michele, anche viste le assenze degli squalificati Corvia e Chevanton. Probabile formazione (4-3-2-1): Rosati; Donati, Gustavo, Fabiano, Brivio; Munari, Giacomazzi, Olivera; Piatti, Di Michele, Ofere. (Benassi, Sini, Rispoli, Mesbah, Vives, Grossmuller, Jeda).
Chievo: Senza Marcolini squalificato e Luciano infortunato, Pioli dovrebbe optare per l'uruguagio Bogliacino sulla linea di Fernandes e Rigoni, con il confermatissimo Constant chiamato a creare rinfornimenti per il duo Pellissier-Moscardelli. In difesa probabile turnover tra Mandelli e Cesar, con l'italiano in campo dall'inizio e il centrale sloveno, a segno in settimana nel recupero contro il Bologna, inizialmente in panchina. Probabile formazione (4-3-1-2): Sorrentino; Frey, Andreolli, Mandelli, Mantovani; Fernandes, Rigoni, Bogliacino; Constant; Pellissier, Moscardelli. (Squizzi, Sardo, Cesar, Guana, Bentivoglio, De Paula, Granoche).


ROMA-BARI (ore 15)
Roma: Ranieri recupera in extremis Simplicio, azzoppato da Mexes nell'allenamento di ieri, che va dunque almeno in panchina. Niente da fare invece per Vucinic e Julio Sergio, entrambi alle prese con problemi muscolari: dentro quindi Lobont tra i pali e capitan Totti in avanti accanto al bomber Borriello. A centrocampo con De Rossi fuori per squalifica e Perrotta affaticato tornano Pizarro e Taddei. In panchina, tra gli altri, si rivede Riise. Probabile formazione (4-3-1-2): Lobont; Cassetti, Mexes, Juan, Castellini; Brighi, Pizarro, Taddei; Menez; Totti, Borriello. (Doni, N. Burdisso, Riise, Cicinho, Greco, Simplicio, Okaka).
Bari: Piove sul bagnato per i pugliesi di Ventura, che all'ultimo devono rinunciare per problemi muscolari anche ad Almiron. L'argentino si aggiunge ad una lista di infortunati drammaticamente lunghissima (Barreto, Alvarez, Ghezzal, Castillo, S. Masiello, Kutuzov, Belmonte, Parisi - oltre allo squalificato Rossi). Nessuna, o quasi, possibilità di scelta quindi per il tecnico ligure, che in avanti conferma il 19enne Rana unica punta, con D'Alessandro, scuola Roma, e Rivas a supporto. In panchina cinque primavera. Probabile formazione (4-3-2-1): Gillet; Galasso, Rinaldi, A. Masiello, Raggi; Donati, Gazzi, Pulzetti; D'Alessandro, Rivas; Rana. (Padelli, Monopoli, Romero, Strambelli, Cilfone, Crimi, Caputo).


JUVENTUS-LAZIO (ore 20.45)
Juventus:
Delneri ha sciolto tutti i suoi dubbi: salvo novità dell'ultimissima ora, legati a problemi fisici di qualche giocatore durante il riscaldamento, la formazione è fatta, con il rientro di Motta sull'out di destra in difesa al posto del giovane Sorensen e con Aquilani a centrocampo accanto a Felipe Melo con lo spostamento a sinistra di Marchisio; solo panchina dunque per Simone Pepe, nonostante i due gol consecutivi contro Fiorentina e Catania. In avanti sarà Iaquinta il partner dall'inizio del confermatissimo Quagliarella, con capitan Del Piero in panchina. Tramonta anche la candidatura del ceco Grygera per una maglia da titolare in difesa ,almeno dall'inizio; il terzino, al rientro dall'infortunio, partirà dalla panchina assieme all'altro rientrante Legrottaglie. Probabile formazione (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Chiellini, Grosso; Krasic, Felipe Melo, Aquilani, Marchisio; Iaquinta, Quagliarella. (Manninger, Legrottaglie, Sorensen, Grygera, Sissoko, Pepe, Del Piero).
Lazio
: Senza lo squalificato Radu e complice l'infortunio dello spagnolo Garrido, Reja concederà una chance importantissima al giovane terzino Cavanda in difesa sull'out di sinistra, senza spostare quindi Diakitè sulla fascia come preannunciato in un primo momento. Per il resto il tecnico goriziano confermerà la formazione autrice dell'ottima prestazione contro l'Inter di 9 giorni fa, con Brocchi e Matuzalem a centrocampo (Ledesma in panchina) e il trio Mauri-Hernanes-Zarate a supporto del terminale offensivo Floccari. Probabile formazione (4-2-3-1): Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, Cavanda; Brocchi, Matuzalem; Mauri, Hernanes, Zarate; Floccari. (Berni, Diakitè, Ledesma, Bresciano, Del Nero, Rocchi, Kozak).


INTER-CESENA (rinviata al 19 gennaio)

sabato 11 dicembre 2010

Via alla 16° Giornata: si parte a Udine e Palermo, stasera spettacolo con Genoa e Napoli

Dal profondo nord-est al profondo sud-ovest, dalla gelida Udine alla quasi estiva Palermo, passando per la temperata Genova: tutto pronto per i tre anticipi della 16° giornata di Serie A, turno del quale fa parte anche il match Inter-Cesena (rinviato al 19 gennaio per l'impegno dei nerazzurri nel Mondiale per Club) e che vedrà il suo clou domani sera con l'attesissimo scontro tra Juventus e Lazio, destinato con ogni probabilità a stabilire la vera antagonista numero 1 della capolista Milan nella corsa allo scudetto.

In attesa dei fuochi d'artificio dall'Olimpico di Torino, già gli anticipi di oggi sembrano in grado di regalare gol e indicazioni importanti per l'andamento del campionato.
Si parte alle 18 con lo scontro al ''Friuli'' tra Udinese e Fiorentina e in contemporanea quello al ''Barbera'' tra Palermo e Parma. Per entrambe le squadre impegnate tra le mura amiche si tratta di occasioni importanti per ritrovare il sorriso, e quindi la vittoria, dopo le beffe dell'ultimo turno subite rispettivamente da Parma e Napoli.

Il compito più arduo sembra quello a cui sono attesi i bianconeri friulani, che troveranno sulla loro strada la squadra di Mihajlovic ancora priva di Gilardino ma tonificata dai tre risultati utili consecutivi, in particolare il pareggio esterno con la Juventus e la vittoria al ''Franchi'' contro il Cagliari. Per confermare il trend positivo dei viola il tecnico serbo si affiderà ancora una volta al ritrovato Mutu, a segno domenica scorsa e in crescita dopo un 2010 da dimenticare, unico terminale offensivo con il talentino Ljajic a supporto e Santana e Cerci esterni avanzati (panchina per Vargas, non al meglio). Al centro della difesa ci sarà Kroldrup, vincitore del ballottaggio sul giovane Camporese, accanto a Gamberini. Tra i friulani invece Guidolin recuperà il cileno Sanchez, che dunque comporrà il tridente offensivo bianconero accanto a un Di Natale nuovamente in versione trascinatore e al colombiano Armero, preferito a sorpresa a Floro Flores. Altra novità per i padroni di casa sarà l'inedito trio difensivo Benatia-Coda-Zapata, a causa della squalifica di Domizzi.

A Palermo invece si attende la rinascita dell'armata rosanero di Delio Rossi dopo il clamoroso k.o. in extremis a Napoli. A spegnere i propositi di rilancio dei siciliani ci proverà il ''Forever Young'' Hernan Crespo, coadiuvato dal suo assist man preferito, il brasiliano Angelo, a destra, e dalla ''Formica Atomica'' Giovinco a sinistra. A centrocampo spazio a Morrone per lo squalificato Valiani, in difesa panchina per Antonelli con Gobbi a sinistra e Lucarelli-Paletta designati come due difensivo. A forzare il reparto arretrato ducale ci proverà il solito trio fantasia dei padroni di casa, con Ilicic e Pastore a fare da raccordo tra il trio di centrocampo Bacinovic (al rientro dopo la squalifica) - Rigoni (all'esordio da titolare in A e in probabile partenza a gennaio) - Nocerino. In difesa Bovo terzino destro al posto dello squalificato Cassani, in panchina scalpita Pinilla come alternativa ad uno dei tre là davanti.

L'anticipo clou è però sicuramente quelle delle 20.45 a ''Marassi'', dove il Napoli tenterà di rimanere agganciato al terzo posto, magari sperando in un pareggio ''politico'' tra Juve e Lazio, cercando il successo contro un Genoa che sembra rinvigorito dalla cura Ballardini. L'ostacolo più grosso per gli uomini di Mazzarri sarà sopperire all'assenza dell'infortunato Lavezzi, assoluta novità per i partenopei da inizio stagione e che costringerà il tecnico livornese a schierare l'inedito duo Hamsik-Zuniga alle spalle del bomber Cavani, unica punta. Per il resto si dovrebbero rivedere gli stessi uomini del confronto contro il Palermo, con Campagnaro favorito nel ballottaggio con Santacroce per il posto da centrale difensivo accanto a Cannavaro. Molti invece i dubbi per Ballardini, che dovrebbe confermare a centrocampo Milanetto e Veloso con Rossi favorito su Rafinha per completare il trio di metacampo. In avanti Palladino parte nettamente favorito su Destro e Rudolf come spalla di Toni. In difesa, con Kaladze ai box, scelta obbligata per Dainelli accanto all'inamovabile Ranocchia. Fuori per problemi fisici anche Palacio e Sculli, che salvo miracoli salteranno anche il derby di domenica prossima contro la Sampdoria.

giovedì 9 dicembre 2010

Pallone d'Oro, il Barça fa triplete: vince Iniesta, Sneijder giù dal podio. Giusto così?

Nonostante la neve che negli ultimi giorni ha imbiancato il nord Italia, la Lombardia in particolare, ad Appiano Gentile, quartier generale dell'Inter, piove. Piove sul bagnato, su una squadra che vive un presente sempre più grigio e tormentato e ora vede anche mettere in discussione il valore dei traguardi raggiunti nel massimo momento di splendore. Non è infatti un mistero che, nell'annata dello storico triplete, la società nerazzurra mirasse, grazie ai singoli, a conquistare anche il premio più ambito da ogni giocatore, ovvero il Pallone d'Oro Fifa, nato quest'anno dall'unione tra il premio creato dalla rivista sportiva transalpina ''France Football'' e il Fifa World Player, assegnato dal massimo organismo calcistico internazionale.

E invece, dopo la già beffarda e contestatissima esclusione di Diego Milito dalla lista dei 50 preselezionati al titolo, è arrivata la doccia fredda anche per l'altro favoritissimo nerazzurro Wesley Sneijder, dato vincitore alla vigilia anche dai bookmakers: niente da fare per l'olandese, addirittura giù da un podio dove a dominare è il colore blaugrana. Il Pallone d'Oro 2010 è infatti del catalano Andres Iniesta, prodotto della ''Cantera'' del Camp Nou e autore del gol decisivo per la Spagna nella finale mondiale contro l'Olanda; alle spalle del 26enne di Fuentealbilla, secondo posto per il 30enne regista Xavi Hernandez, considerato già da parecchi anni uno dei più forti centrocampisti del mondo, e terza piazza per la ''Pulce'' Leo Messi, già vincitore nel 2009 di entrambi i premi prima della loro unione. Un risultato che dunque premia in modo straordinario la stagione della formazione di Guardiola e, nel caso di Iniesta e Xavi, suggella il primo storico successo mondiale della nazionale spagnola; in attesa della premiazione ufficiale, prevista per il prossimo 10 gennaio nella sede della Fifa a Zurigo, non mancano però in questi giorni le polemiche legate alla mancata vittoria, o perlomeno ad un piazzamento tra i primi tre, del numero 10 olandese dell'Inter, peraltro capocannoniere e trascinatore della sua nazionale alla finale mondiale in Sudafrica. Giusta quindi la decisione della Fifa di lasciarlo fuori dai primi tre in lizza per il titolo di miglior giocatore dell'anno? E Iniesta merita davvero questo ambitissimo e importantissimo riconoscimento internazionale? Sentiamo le opinioni a riguardo dei nostri redattori e, come sempre, vi invitiamo a dire la vostra, commentando questo post o scrivendoci sulla nostra pagina Facebook.


Risponde Luca Cipriano
Se fossimo rimasti nel mese di luglio, questa decisione sembrerebbe decisamente assurda: Sneijder era l'anima candida dell'Inter, aveva appena vinto uno scudetto e una Champions League, raggiungendo poi la finalissima del mondiale sudafricano contro la Spagna. Purtroppo per lui siamo a dicembre, e l'assegnazione del pallone d'oro è un appuntamento che tiene presente le prestazioni di un giocatore nell'intero anno solare. Parlano chiaro anche i due punti del regolamento che considerano 1) l'insieme delle prestazioni individuali e di squadra nel corso dell'anno considerato 2) La personalità e il carisma. Dall'inizio dell'attuale stagione, il centrocampista olandese vive un periodo difficile, accompagnato agli scarsi risultati dell'Inter. E' stato praticamente un fantasma e il mese scorso ha addirittura dichiarato di essere "stanco". Ecco perchè, paradossalmente, un giocatore come Messi che non ha per nulla brillato al mondiale, ma ha dato continuità nel lungo periodo, rischia di portarsi a casa il premio più ambito. Stesso discorso per Xavi e Iniesta, motori di quel Barcellona forse non più stellare, ma comunque spettacolare. E' la dura legge del calcio, almeno quando il calcio si fa duro.


Risponde Alessandro Mascia
Scandaloso, incredibile, assurdo. Taluni hanno definito così la mancata assegnazione del Pallone d'Oro a Wesley Sneijder. La verità è un'altra: la conquista del premio di Andrés Iniesta è sacrosanta. Ha trascinato le sue squadre ben oltre il Wesley fuorioso: alla conquista di un campionato con avversari capaci e non in crisi e alla conquista di un Mondiale incredibile. Ricordiamo, inoltre, che il Barca è uscito dalla Champions proprio per mano dell'Inter, indirettamente di Sneijder. MA: il Pallone d'Oro valuta due varianti aggiuntive, sulle quali Iniesta ha "dato biava" all'interista. La personalità e il carisma e l'insieme delle prestazioni individuali e di squadra nel corso dell'anno considerato. Senza dimenticare clamorose cadute di stile - una su tutte l'espulsione in campionato per l'applauso all'arbitro - Sneijder paga caro, carissimo il momento no dell'Inter. Il Pallone d'oro valuta 12 mesi: Sneijder ne ha giocati bene 6. Da luglio Iniesta ha guadagnato punti senza problemi: il suo Barca vola, l'Inter arranca. Non si può pretendere di vincere un premio del genere giocando sei mesi e deludendo l'altra metà dell'anno solare. No davvero: se poi vogliamo parlare dell'esclusione dal podio, beh, questo sì che è scandaloso.


Risponde Matteo Franco
Patetici, questa edizione del pallone d'oro, la prima da quando il premio è stato ceduto alla Fifa, rischia di essere come la presa in giro più grande della storia del calcio. Sì, non dare il premio a Wesley Sneijder è una presa in giro e un duro affronto, non esagero. Premetto che la sensazione è che se Blatter, i francesi o la crème del calcio mondiale possano non premiare una squadra Italiana vivono meglio e ci godono pure. Affermazioni forti? No, non dimentichiamoci la figuraccia in mondovisione del boss elvetico della fifa non premiando di persona gli azzurri nel 2006 a Berlino
. E complice anche il premio non dato a Mourinho e l'esclusione di Milito dai finalisti, che ricordiamo ha solo segnato 22 gol in campionato e 6 in Champions di cui 2 in finale e 1 in semifinale, questo sentimento di inquietudine generalizzato si trasforma in forte rabbia. Wesley Sneijder ha disputato, statistiche alla mano la migliore stagione da quando gioca a calcio trascinando due formazioni mediaticamente un po' deboli in fondo a tutte le competizioni in cui ha giocato, vincendone tre. I numeri parlano chiaro. Se analizziamo i dati di Iniesta e Sneijder infatti noteremo parecchie incongruenze. Punto primo, lo spagnolo non ha affatto disputato una grande annata, con il Barcellona ha giocato poco e al mondiale, a parte il gol nel recupero, non si è quasi mai visto. Nella Liga Spagnola ha giocato 29 partite segnando solo 1 gol mentre in Champions è stato disponibile in 9 occasioni non gonfiando mai la rete e, come dimenticarlo, nelle fasi calde della competizione, compresa semifinale contro i milanesi, era infortunato. Guardando i dati di Sneijder si capisce tutto il suo peso specifico nel gioco di Inter e Olanda. Le 26 presenze e i 4 gol di campionato si sommano alle 4 presenze e 1 gol in Coppa Italia, alle 11 partite e 3 marcature in Champions (con 2 assist in finale, 1 in semifinale, 1 gol nei quarti di ritrono contro lo Spartak di Krasic, e 1 assist a Stamford Bridge contro il Chelsea), e al capolavoro Sadafricano di cinque gol in sette partite al Mondiale. I grandi numeri della stagione scorsa poi gli sono valsi i seguenti premi: Uomo-assist della Champions League, Miglior centrocampista della Champions League, Miglior centrocampista della Champions League, Scarpa di bronzo dei mondiali e Pallone d'argento dei mondiali. Ora, con il supporto di tutti questi dati e riconoscimenti ci sembra scusabile che negli ultimi due mesi abbia giocato sotto i suoi livelli, ma un paio di partite sottotono non possono bastare per non premiare un giocatore così straordinario. Infine, ricordiamolo per gli amanti del calcio, le votazioni del Pallone d'Oro si sono concluse a fine Ottobre. Ben prima della crisi dell'Inter. Fifa e France Football, vergogna.

martedì 7 dicembre 2010

Champions League: Inter, altri tre schiaffi e addio primo posto. Werder, vittoria per l'orgoglio

Dal venerdì sera all'Olimpico di Roma contro la Lazio al mercoledì europeo al Weserstadion di Brema, città dei famosi musicanti, a cambiare è solo la manifestazione e non lo ''spartito'' eseguito sul campo. Che sia Serie A o Champions League, che si tratti di rincorrere la vetta del campionato o il primo posto nel proprio girone europeo, l'Inter sembra infatti aver nuovamente imboccato la via che conduce dritta dritta al calvario proprio a pochi giorni dall'inizio del Mondiale per Club, vero crocevia per la stagione dei Campioni d'Europa e per la panchina di Rafa Benitez. 1 gol fatto e 6 subiti quelli nelle ultime due partite, importantissime per campionato e coppa ma anche come prova del nove dopo i successi, faticosi ma preziosi, conquistati contro Twente e Parma. Certo, contro il Werder, con la qualificazione già in tasca, l'importante se non altro era evitare una figuraccia, così come auspicato dal presidente Moratti alla vigilia. Invece gli uomini di Benitez, pur privi tra gli altri di Sneijder, Lucio e Milito, escono dal confronto contro i tedeschi, già eliminati da tutte le competizioni europee, con le osse rotte, il morale a terra e il primo posto del gruppo incartato e regalato agli inglesi del Tottenham. E dire che alla formazione di casa allenata da Thomas Schaaf, in crisi in Bundesliga e come detto già fuori da tutto, il risultato finale va persino stretto: solo il palo, due volte, e un ottimo Orlandoni hanno evitato ai nerazzurri un passivo ancora più umiliante. Non ingannino i due legni colpiti anche da Pandev: due fiammate che avrebbero immeritatamente regalato un punteggio più morbido per gli ospiti.

Tra le novità proposte dall'inizio del match da Benitez, anche in vista dell'impegno di Abu Dhabi, ci sono i giovani Santon, Biraghi e Nwankwo ma anche, come detto, il ''decano'' Orlandoni, una vita da portiere di scorta e all'esordio in Champions a 38 anni suonati. Alla fine l'estremo difensore nerazzurro si rivelerà uno dei migliori (ed è tutto dire) dei suoi, con un'ottima parata su Almeida sullo 0-0 e un riflesso felino su Hunt poco prima del 3-0 per i tedeschi; poco o nulla da fare invece per il numero 21 di Benitez sulle tre reti dei padroni di casa, firmate nel primo tempo da Prodl di testa, da Arnautovic con un gran destro ad inizio ripresa ripresa e da Pizarro con una girata fulminea a ridosso del 90'. Già, a timbrare il cartellino dei marcatori del Werder c'è anche l'ex Marko Arnautovic, talentino austriaco comprato un anno fa da Moratti e praticamente messo alla porta da Mourinho e dalla società dopo un anno vissuto quasi totalmente ai margini. Una piccola vendetta dunque per il 22enne numero 7 dei tedeschi, giocatore che in questo momento all'Inter là davanti servirebbe come il pane, anche alla luce delle condizioni di Pandev e Eto'o. Il macedone, legni a parte, sembra davvero la bruttissima copia del giocatore capace di segnare e far segnare visto l'anno scorso dopo l'approdo in maglia nerazzurra; ma ora anche il camerunense, dopo la follia contro il Chievo, sembra aver perso la grinta che lo contraddistingueva in mezzo a quella sorta di apatia generale che sembra aver contagiato gli uomini di Benitez.

Alla fine a salvarsi in parte nella fredda serata nordeuropea, Orlandoni a parte, sono proprio i giovani buttati nella mischia dal tecnico spagnolo: Biraghi se la cava abbastanza bene da esterno destro di difesa contro il talentuoso Marko Marin e Nwankwo fa una figura migliore di Cambiasso, uccellato da Pizarro in occasione del 3-0, in mezzo al campo. Male invece ancora Santon, nonostante l'avanzamento sull'esterno di centrocampo: il ragazzo lanciato da Mourinho sembra sempre di più essersi smarrito, a prescindere dal difficile momento attraversato dalla squadra. Anche i veterani però, in un senso o nell'altro, non lasciano tranquillo il mister nerazzurro: Cambiasso, costretto da centrale di difesa per l'infortunio di Materazzi durante il riscaldamento, è tra i peggiori in campo e Zanetti fa tremare tutti quando, sembra per fortuna solo per una botta, chiede il cambio ad inizio ripresa. L'infortunio del capitano sarebbe stato davvero troppo in questo momento delicatissimo.

Rimane però, come detto più volte, che senza Orlandoni e i pali della sua porta, su Pizarro e Almeida, staremmo parlando di goleada. E forse di esonero di Benitez. Benedetto Mondiale per Club, a questo punto, per la pazienza di Moratti e la relativa tranquillità del suo allenatore. Negli Emirati Arabi i Campioni d'Europa troveranno 25 gradi in più rispetto a Brema e ritroveranno giocatori come Julio Cesar, Maicon e Milito. Urge dunque sbollire quanto accumulato piuttosto che bollire nel caldo mediorientale. Meglio dimenticare per ora il rischio di trovare qualche avversaria del calibro di Real e Barcellona, tra le prime classificate dei gironi, agli ottavi di Champions. E per Moratti, forse, meglio anche dimenticare le parole di Benitez nel post-partita di questa sera, ''Potevamo anche prendere uno, due, tre gol, per noi stasera non contava nulla''. Dimentichi presidente, dimentichi.

CRESPO, FOREVER YOUNG. GUBERTI, UNA MAGIA. FIORENTINA...E LA TESTA?

Con l'ennesima vittoria sul finale di gara, il Napoli batte il Palermo e conclude un turno di Serie A durato ben quattro giorni. Un'ultima giornata che ha visto la conferma del Milan, vittorioso contro il Brescia che oggi ha sostituito Iachini con Beretta, e l'inseguimento deciso di Lazio e Juventus. Genoa e Fiorentina tengono gli occhi aperti verso l'Europa, mentre il Bologna vince con cuore e orgoglio la propria battaglia contro sè stessa, ovvero contro una Società dai mille punti interrogativi. In coda continua il periodo no per le squadre pugliesi: il Lecce gioca bene, ma inciampa. Il Bari non conosce più la parola vittoria.
E anche per questa giornata, ecco giocatore simbolo, goal più bello e la curiosità.

IL PERSONAGGIO: HERNAN CRESPO
35 anni e non sentirli: con la doppietta all'Udinese, l'attaccante argentino ha ricordato a tutti che i giocatori di classe appendono le scarpe al chiodo soltanto quando il fisico dice basta. Ovviamente non è il suo caso, perchè Crespo corre, salta e segna come quello dei tempi d'oro. Evidentemente l'aria di Parma gli fa bene: dopo le ultime stagioni non all'altezza, sembra essere rinato con la maglia gialloblu.


IL GOAL: STEFANO GUBERTI IN SAMPDORIA - BARI

La Sampdoria batte nettamente il Bari, ma in avvio di ripresa una perla di Stefano Guberti incanta il Ferraris: appena entrato nell'area pugliese, il centrocampista calcia con potenza e precisione infilando il pallone all'incrocio alle spalle del portiere Gillet. Guberti poi non esulta in segno di rispetto verso la propria ex squadra.


LA CURIOSITA': DONADEL SEGNA, E PER POCO...

Al Franchi, sul punteggio di 1 a 0 per i padroni di casa, la Fiorentina continua a premere sull'acceleratore e Donadel, con un eurogoal, sigla il raddoppio ai danni del Cagliari. Ma la rete è in fuorigioco e i giocatori viola non se ne accorgono e festeggiano inutilmente. Così i sardi ne approfittano e con un micidiale contropiede di Matri rischiano di pareggiare. Aveva ragione Boskov: rigore è quando arbitro fischia. Noi aggiungiamo: anche il goal è tale, solo se l'arbitro indica il centrocampo.

venerdì 3 dicembre 2010

Lazio e Inter stasera in campo: la Serie A riparte con un grande anticipo

Dopo il disastro di Europa League, con il solo Napoli in corsa per tenere accesa la presenza italiana nella Competizione, si riparte con la Serie A in un turno molto frammentato, che inizierà questa sera per concludersi nel posticipo di lunedì.

Il campionato riparte da Lazio - Inter, una gara che negli ultimi anni si è caricata di particolari significati: basta pensare al famoso 5 maggio 2002 che fu fatale ai nerazzurri, o al match della scorsa stagione, quando lo stadio Olimpico si schierò a favore dell'Inter per la paura di favorire gli eterni rivali della Roma.

Ma stasera il clima sarà diverso: c'è fame di punti per entrambe le formazioni. L'Inter vuole mantenere la testa alta dopo la grande vittoria sul Parma di domenica scorsa. La Lazio non si è dimenticata del brillante avvio di stagione e del primato in classifica mantenuto fino a poche giornate fa. Per questo sia Benitez che Reja metteranno in campo una formazione offensiva. Sarà la sfida tra l'ex biancoceleste Pandev e il ritrovato Zarate: l'attacco capitolino, oltre all'argentino, vedrà Floccari ed Hernanes a supporto; Rocchi e Ledesma partiranno dalla panchina, mentre la difesa a quattro vedrà gli uomini migliori, come Biava e Dias.

Senza Eto'o e Milito, l'Inter si presenterà con un centrocampo folto: insieme al già citato Pandev, che sarà l'unico attaccante di ruolo, i Campioni d'Italia si affideranno alle incursioni di Stankovic, Cambiasso, Motta, Biabiany e Sneijder per un reparto di assoluta qualità. Una gara in cui le prodezze dei singoli potrebbero fare la vera differenza.

mercoledì 1 dicembre 2010

Juve, ultima chiamata. Obbligo di vittoria anche per Samp e Palermo.

Oggi nel gelo di Poznan i ragazzi di Delneri affrontano il Lech, campione polacco in carica, capace di fermare la Juve sul 3-3 a Torino. Squadra caparbia, arrembante e decisamente offensiva, il Lech oggi è sulla strada che porta i bianconeri alle eliminatorie di Europa League, di febbraio.
Serve vincere per rilanciare le proprie ambizioni europee, e magari sperare che il Manchester non faccia lo stesso. Un pareggio sarebbe praticamente una condanna a morte: bisognerebbe vincere con il City il 16 dicembre ad ogni costo.
Il problema principale sarà il freddo: quello che sentiranno i giocatori sulla propria pelle sarà un terribile -30 (a fronte di una temperatura di-20). Se per i polacchi è (quasi) normale amministrazione, per i piemontesi la questione sarà ben diversa. Si aggiunga il fatto che Del Piero e compagni si spaccano anche con 15 gradi a Vinovo e il pasticcio è servito. Meno male, penserà Delneri, che gente come Aquilani e Quagliarella, indispensabili in questo momento, si risparmieranno la gelata.

Il resto del pacchetto è in situazioni di classifica simili: il Palermo se perde con lo Sparta Praga saluta l'Europa League, pareggiando avrebbe poi bisogno di un miracolo tra 15 giorni a Losanna.
La Samp si potrebbe permettere il pari, ma perdendo rischierebbero l'eliminazione già stasera.
Il Napoli, impegnato con l'Utrecht, è l'italiana messa meglio: può pareggiare senza doversi poi strappare i capelli, ma vincendo ipotecherebbe la qualificazione.

martedì 30 novembre 2010

Barcellona, una vittoria storica per annientare l'odiato Mourinho

Bum, colpito e affondato! Un Barcellona extraterrestre battendo il Real Madrid si dimostra ancora una volta la squadra più forte del pianeta ridimensionando completamente le merengues targate Josè Mourinho. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro su un risultato così roboante. Alla vigilia infatti i blancos erano forti del primo posto in classifica e, dopo la trionfale campagna europea nei gironi di Champions, accreditati come in piena forma. I catalani invece, seppur al secondo posto sembravano ancora in fase di rodaggio e lontani parenti della squadra stellare delle passate stagioni. I presupposti per una partita tirata fino in fondo c'erano dunque tutti. Il campo però ha decretato la reale forza del Barcellona al termine di un incontro che entra di diritto nel libro della storia del calcio al capitolo delle cose più belle. Al termine di una prestazione stellare infatti i catalani hanno ribadito alla Spagna e al mondo la propria immensa superiorità, impossibile da minare da qualunque avversario, che esso si chiami Cristiano Ronaldo o Josè Mourinho.

Il risultato parla chiaro, in campo non c'è stata storia, i blaugrana sono stati semplicementi perfetti e, forse giocando la migliore partita dell'era Guardiola, hanno deliziato gli amanti del calcio. Difesa, centrocampo e attacco hanno giocato all'unisono, lo spartito composto dal direttore Pep è stato eseguito magnificamente sia a livello di singoli che corale. I mille acuti dei tenori Messi, Iniesta e Xavi hanno completato una prestazione di squadra in cui nessuno ha steccato. La platea adorante dello splendido teatro del Camp Nou ha così potuto ammirare un calcio moderno fatto di un continuo possesso palla finalizzato alla ricerca d'improvvise verticalizzazioni a rete per i fulminei attaccanti, bravi nel realizzare una caterva di reti fondamentali per seppellire di ridicolo i tanto odiati rivali della capitale. Ieri sera il Real Madrid ha perso non solo la gara ma, cosa ben più grave, anche la faccia e la credibilità. Rialzarsi dopo questa batosta non sarà per niente facile soprattutto per le notevoli pressioni che da oggi nasceranno. Il cinque a zero è uno schiaffo troppo difficile da digerire, un pugno della vincente scuola catalana al cospetto di una filosofia capitalistica fatta di tanti soldi e altrettanta spocchia del Real Madrid, a cui non è servito nemmeno il tanto acclamato Josè Mourinho per invertire la recente tendenza dei tanti scontri diretti persi. Il portoghese come sempre aveva provato tutte le carte del suo mazzo per incendiare la vigilia, attirando con la consueta sapienza l'attenzione su di sè con la consapevolezza di essere il migliore al mondo, l'unico in grado a poter dire di aver fermato i marziani con l'Inter. Forte di questo pensiero il lusitano ha forse esagerato nel voler giocare alla pari e, rispecchiandosi troppo nel suo immenso narcisismo, voler battere da solo l'avversario. Per fortuna il signor Pep Guardiola ha ancora una volta chiarito che le partite le vincono i giocatori e non l'ego smisurato dei tecnici.

Josè si consoli, se non si fosse chiamato Mourinho a quest'ora sarebbe già stato esonerato con disonore. Dio benedica il Barcellona e i suoi funambolici extraterrestri.

mercoledì 24 novembre 2010

Champions League: Il Valencia gioca a tennis! Ok Barça, Manchester, Tottenham e Schalke. Il Benfica fa harakiri

Dal successo pomeridiano del Rubin Kazan contro il Copenhagen alla tennistica vittoria del Valencia contro il malcapitato Bursaspor, il quinto turno di Champions anche per i Gruppi A, B, C e D regala situazioni pressochè delineate in tutti i gruppi, ad eccezione di quello del Barcellona, dove proprio Rubin e Copenhagen si giocheranno tutto nell'ultima giornata, con i danesi avanti di un punto e favoriti dallo scontro casalingo contro il già eliminato Panathinaikos (ai russi toccherà invece la difficilissima trasferta sul campo di Messi e compagni, dove tra l'altro la squadra di Berdiyev vinse proprio un anno fa di questi tempi). Negli altri gironi, come detto, già tutto deciso o quasi, con Tottenham, Inter, Schalke 04, Lione, Manchester United, Valencia, oltre al Barcellona, già proiettate agli ottavi di finale in programma a febbraio.

GIRONE A
Tottenham-Werder Brema 3-0
Elementare Watson, anzi, Redknapp. A White Hart Lane la formazione londinese passeggia con facilità irrisoria sulle macerie di un Werder Brema già eliminato, in crisi profonda di risultati e decimato dagli infortuni. La squadra di Schaaf, che in dieci anni sulla panchina degli anseatici è probabilmente nel momento peggiore della sua gestione, priva di Naldo, Borowski, Arnautovic e Almeida non oppone la benchè minima resistenza agli avversari, che ritrovano Van Der Vaart alle spalle del duo d'attacco Crouch-Pavlyuchenko. In panchina si rivede anche Jermain Defoe, al rientro dall'infortunio. Pronti, via e dopo 6' gli Spurs sono già in vantaggio con una girata al volo di destro di Kaboul su assist di Lennon: secondo gol consecutivo per il difensore ex Portsmouth, quattro giorni dopo la rete decisiva nello storico 3-2 in rimonta nel derby in casa dell'Arsenal. La diversa condizione psicologica tra un Tottenham in stato di grazia e un Werder bisognoso di una grazia è ben presto reso evidente dalla facilità con cui Lennon sulla fascia destra e Bale a sinistra riescono puntualmente a sfondare; gli inviti degli esterni per le due punte Crouch e Pavlyuchenko sono quantomai golosi, ma l'attaccante inglese e quello russo ingaggiano una sfida alla pari a chi riesce a sbagliare di più. Nel finale di tempo ci deve pensare allora Modric a capitalizzare la superiorità dei padroni di casa: sponda di Crouch per il croato, che con una finta si libera di Prodl ed esplode un diagonale che lascia immobile Wiese tra i pali. Doppio vantaggio inglese a fine primo tempo e, contando occasioni e possesso palla, i tedeschi possono dirsi ancora ancora fortunati. Peccato che anche nel secondo tempo non ci sia traccia di reazione degli uomini di Schaaf, che anzi regalano il palco, nel bene e nel male, al solito Gareth Bale. Il gallese è sfortunato a centrare la traversa ad inizio ripresa su punizione, con Wiese immobile, ma è precipitoso poco doppo nel calciare addosso al portiere del Werder un rigore concesso per fallo su Crouch. Poco male, se non per le statistiche, visto l'andazzo dell'incontro; dopo la doppia occasione per l'esterno sinistro degli Spurs, anche il collega Lennon sulla fascia opposta decide nuovamente di farsi notare, con il secondo assist di giornata che Crouch al 34' stavolta non può proprio sbagliare. Finisce 3-0 per il Tottenham, primo a pari punti con l'Inter ma in testa negli scontri diretti; Werder fuori da tutto, con Schaaf sempre più a rischio.


Inter-Twente 1-0

Classifica: Tottenham 10, INTER 10, Twente 5, Werder Brema 2.



GIRONE B
Schalke 04-Lione 3-0
Spietato, concreto, letale: tre aggettivi per definire la prova dello Schalke 04 di Magath, impantanato nei bassifondi della classifica in Bundesliga ma in testa e convincente nel proprio girone di Champions. Tre come i gol nella serata dell'Aufschalke Arena di Gelsenkirchen, che condannano un Lione brutto e spento alla seconda sconfitta europea consecutiva dopo quella sul campo del Benfica. Buon per la formazione di Puel che i portoghesi si suicidino calcisticamente a Tel Aviv, regalando in ogni caso la qualificazione matematica agli ottavi proprio ai francesi. Lo Schalke fa suo il confronto già nei primi venti minuti del match; al 13' è protagonista Raul, reduce dalla tripletta di destro in campionato contro l'Hannover, che salta al limite dell'area Lovren, smarcando al tiro l'olandese Farfan: Lloris battuto e tedeschi in vantaggio. 7' dopo va a referto, per la seconda volta in stagione in Champions, l'ex milanista Huntelaar, liberato all'altezza del dischetto dell'area di rigore francese da un'iniziativa personale di Kluge. Anche in questo caso nulla da fare per l'estremo difensore transalpino e 2-0 Schalke. Il Lione prova a finalmente a reagire verso il finale di primo tempo, ma gli sforzi producono un'unica occasione per Lisandro Lopez, mal sfruttata dall'argentino davanti a Neuer. Nella ripresa il copione non cambia, con lo Schalke a gestire l'incontro e il Lione, con Bastos e Briand decisamente in ombra, a provarci senza troppa convinzione, forse anche distratto dalle buone notizie provenienti da Tel Aviv. Nel finale di partita c'è così tempo per il secondo gol personale di Huntelaar, grazie ad un bel movimento di Raul, che dunque rimanda il possibile aggancio a Inzaghi nella classifica dei migliori marcatori di tutti i tempi nelle coppe europee. Ma per il 33enne spagnolo, vista la qualificazione agli ottavi, le occasioni non mancheranno.

Hapoel Tel Aviv-Benfica 3-0
Tre mazzate, di quelle che fanno male. Anche e soprattutto perchè inaspettate. Finisce così, con una serata da incubo, il sogno ottavi di finale per il Benfica di Jorge Jesus, tanto sprecone in avanti quanto approssimativo in difesa, eliminato da un Hapoel Tel Aviv che non aveva praticamente più nulla da chiedere a questo girone. Almeno in ottica passaggio del turno, visto che la vittoria casalinga contro i portoghesi riaccende negli israeliani qualche flebile speranza in prospettiva Europa League. La formazione di Gutman riscatta in un sola sera il misero bottino di gol realizzati (uno solo) punendo per tre volte nel match la retroguardia avversaria. Dopo un inizio caratterizzato da un timido dominio ospite, gli israeliani vanno a segno alla prima vera occasione della partita, al 24', con Zahavi che sale in cielo sulla punizione di Abutbul fulminando il portiere dei lusitani Roberto. Ti aspetti la reazione degli uomini di Jorge Jesus, ma i portoghesi tengono palla senza riuscire a dare troppo fastidio allo specchio dei pali difesi da Enyeama. I padroni di casa controllano, attendono con pazienza e infine colpiscono per la seconda alla mezz'ora della ripresa, con il brasiliano Douglas Da Silva puntualissimo nello sfruttare un clamoroso buco della difesa ospite. Il Benfica in pratica esce anzitempo dal terreno di gioco, lasciando a Zahavi in pieno recupero la possibilità di realizzare la doppietta, questa volta con un destro su assist di Shivhon. E adesso, non solo i portoghesi devono dire addio agli ottavi di finale ma devono stare attenti per conquistare l'Europa League a non distrarsi nuovamente nel prossimo match in casa contro lo Schalke; contemporaneamente, in casa dell'altra qualificata Lione, l'Hapoel proverà a completare una mini rimonta che sembrava quasi impossibile sino allo scorso turno.

Classifica: Schalke 04 10, Lione 9, Benfica 6, Hapoel Tel Aviv 4.



GIRONE C
Glasgow Rangers-Manchester United 0-1
Nel giorno del suo ritorno in campo, dopo l'infortunio e il periodo travagliato dentro e fuori dal campo, Wayne Rooney torna a fare ciò che sa fare meglio, ovvero segnare, anche se in questo caso su rigore, gol decisivi. Basta infatti un penalty di Roo a 3' dal 90' per consegnare alla squadra di Sir Alex Ferguson una vittoria che, a meno di un roboante tonfo interno nell'ultimo turno all'Old Trafford contro il Valencia, vale non solo gli ottavi di finale ma anche il primo posto del girone. Abbandonano invece mestamente ogni speranza i Rangers di Walter Smith, presentatisi in campo con un 5-4-1 a dir poco abbottonato, sicuramente troppo rinunciatario per tentare il colpo contro i più blasonati avversari. Difatti parte del match vive degli arroccamenti difensivi degli scozzesi per arginare la manovra avversaria; i padroni di casa tutto sommato tengono bene, anche se, al primo sbandamento, Rooney di testa fa tremare la traversa della porta di Mc Gregor. Una volta compresa l'antifona, i Red Devils iniziano sornioni ad attendere qualche incertezza da parte degli avversari, nulli in avanti, anche se Miller in qualche modo riesce in un paio di occasioni a presentarsi davanti a Van Der Sar: nel primo caso la punta scozzese spedisce fuori bersaglio, nel secondo l'esperto numero 1 olandese è costretto a respingere l'insidiosa conclusione nell'avversaria. Meglio il Manchester della ripresa, complice un calo dei Rangers, che rischiano di subire il gol da Carrick, Berbatov e Rooney. Gol che effettivamente viene incassato nel finale, ma per colpa di uno sconsiderato intervento di Naismith su Fabio Da Silva nell'area di rigore scozzese. Dal dischetto Rooney spiazza Mc Gregor, dando sfogo a una gioia evidentemente tanto attesa (curiosa l'immagine di un invasore tifoso dello United che dopo il gol entra in campo per abbracciare il proprio idolo). Finisce 1-0 per la squadra di Ferguson, che segna poco ma subisce ancora meno, visto che i Red Devils sono l'unica formazione con lo ''0'' nella casella gol subiti; i Rangers possono, in parte, consolarsi con il matematico accesso all'Europa League.

Valencia-Bursaspor 6-1
Sino a pochissimi anni fa il calcio turco produceva buonissimi talenti come Emre, Hakan Sukur, Okan e Rustu, per citarni solo alcuni, e squadre del calibro di Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas: intendiamoci, nulla di stratosferico, ma pur sempre nella media di un calcio di buonissimo livello. Per questo, risulta quasi incomprensibile vedere quest'anno in Champions League il calcio turco rappresentato dal Bursaspor. Che alla massima competizione europea non ci è arrivato di sicuro per caso, essendo campione uscente del proprio paese con ottime chance di rinconferma. Eppure la formazione di Saglam, nel proprio girone europeo, ha offerto finora uno spettacolo desolante, presa regolarmente a pallate dalle avversarie del girone. Non fa eccezione il Valencia di Unai Emery che, anzi, sul proprio terreno infligge agli ospiti un risultato tennistico più degno dell'erba di Wimbledon che non di quella del Mestalla. I Blanquinegros, dopo l'iniziale sfuriata non troppo convincente dei turchi, passano su rigore al 17': fallo di Erdogan su Aduriz e penalty trasformato da Juan Mata. 4 minuti ed è già 2-0: passaggio filtrante ancora di Mata per Soldado e destro imparabile alle spalle del portiere Ivankov per il quarto gol stagionale in Europa del prodotto delle giovanili del Real Madrid. Il Bursaspor, minuto dopo minuto, inizia a sgretolarsi come un castello di sabbietta e alla mezz'ora ancora Aduriz infila il portiere ospite Ivankov su servizio di Joaquin. Primo tempo in archivio? No, perchè al 37' Joaquin questa volta decide di fare tutto da solo, estrando dal cilindro una staffilata che il portiere del Bursaspor può solo accompagnare in realtà con lo sguardo. 4-0, e prospettiva di goleada spagnola che si fa molto probabile. I turchi, dal canto loro, non protestano neanche troppo su quello che sembrerebbe un netto intervento con la mano di Albelda nella propria area. E nella ripresa, al 10', capitolano per la quinta volta, con Soldado che centra la doppietta e il quinto gol europeo. Con la partita ormai senza storia c'è tempo però, al 24', per il primo storico gol del Bursaspor in Champions League: l'onore tocca a Batalla, con i compagni che lo festeggiano come fosse il gol del vantaggio. Peccato che si tratti invece dell'1-5. Che nel finale diventa 1-6 con la marcatura del neo-entrato Dominguez. Il Valencia ora può cercare il colpo grosso a Manchester per portarsi a casa la qualificazione addirittura da prima del gruppo.

Classifica: Manchester United 13, Valencia 10, Glasgow Rangers 5, Bursaspor 0.



GIRONE D
Panathinaikos-Barcellona 0-3
Tutto come previsto. Dopo il pareggio di Copenhagen, che aveva rimandato la fuga in vetta della squadra di Guardiola, il Barça supera senza problemi l'esame di greco contro la squadra del nuovo allenatore Jesualdo Ferreira, peraltro già fuori dai giochi fin dallo scorso turno. Poco più di un'escursione quella dei blaugrana ad Atene, che colpiscono alla prima vera occasione con Pedro Rodriguez: perfetto il pallone dentro di Dani Alves, con Pedrito pronto all'aggancio e ad una conclusione che non lascia scampo al portiere ellenico Tzorvas. I greci provano a rispondere con una fiammata sull'asse Luis Garcia-Cissé, con il francese che si ritrova a tu per tu con Victor Valdes: bravissimo il portiere spagnolo a salvare il punteggio con una bella respinta in uscita. L'occasione per i padroni di casa rimane però unica; dall'altra parte il solito Messi vuole timbrare il cartellino e ciò ovviamente provoca non pochi problemi a Tzorvas, ottimo in più di un'occasione sulle occasioni di Messi e Iniesta. Nella ripresa il Panathinaikos si spegne del tutto e il Barça ne approfitta per chiudere i conti con un gol da Playstation: azione tutta di prima sull'asse Messi-Dani Alves-Xavi-Iniesta-Adriano (ottimo sostituto di Maxwell) e ancora Messi a concludere di piattone da due passi. Tutto questo al 17'; altri 7' e Pedro sigla la sua doppietta dopo un'altra invenzione di Iniesta. Un Barça così può ora concentrarsi con fiducia sul superclasico di lunedì prossimo contro il Real di Mourinho. Per Jesualdo Ferreira e il suo Panathinaikos tanto lavoro da fare, ma fuori dalle competizioni europee.

Rubin Kazan-Copenhagen 1-0
Basta un rigore al Rubin Kazan, nel match casalingo contro il Copenhagen, per riaprire un discorso qualificazione che sembrava nettamente indirizzato verso i campioni di Danimarca, ottimi protagonisti sin qui nel girone. La trasformazione di capitan Noboa dagli 11 metri vale il meno -1 in classifica per gli ex campioni di Russia, che dovranno però centrare un impresa sì già ottenuta ma non facilmente ripetibile al Camp Nou contro un Barcellona comunque già tranquillo in tema qualificazione e primo posto. Nel gelo del Tartarstan la squadra di Kuban Berdiyev e quella di Bjarne Solbakken non brillano certo per intensità e spettacolarità, brave come sono a difendersi prima che ad attaccare. I danesi, e in particolar l'esperto Gronkjaer, commettono però una sciocchezza ad un soffio dalla fine del primo tempo, con l'ex esterno del Chelsea che interviene goffamente a braccio alto sul cross di Natcho. Dal dischetto, come detto, Noboa realizza. La ripresa offre molto poco, con l'ex genoano Bocchetti sugli scudi al centro della difesa dei padroni di casa. La reazione ospite è tutta in un paio di conclusione, con N'Doye che accarezza la traversa dei russi e Zohore che nel finale dà la sveglia al portiere russo Ryzhikov chiamandolo ad un intervento non facile. Finisce con il successo del Rubin, ma al Copenhagen basterà il successo casalingo contro il Panathinaikos.

Classifica: Barcellona 11, Copenhagen 7, Rubin Kazan 6, Panathinaikos 2.

IN ROSSO LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE AGLI OTTAVI DI FINALE
IN ARANCIONE LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE IN EUROPA LEAGUE

Champions League: Inter, una vittoria per il morale. Cambiasso porta Benitez agli ottavi

Il ''malato'' sta meglio: non può dire di essere guarito, forse addirittura neanche di essere già fuori pericolo, ma perlomeno dà segni di vita. Il paziente in questione, ovvero l'Inter (considerata nel suo complesso ancor prima che nei singoli, in primis Benitez) sfrutta la ''terapia Champions'', tornando al successo dopo le 5 lunghe partite di digiuno e conquistando matematicamente la qualificazione agli ottavi di finale della massima competizione europea. Certo l'avversario, il Twente, non era di sicuro quello che si poteva definire alla vigilia uno sparring partner qualitativamente all'altezza dei nerazzurri, ma per una squadra provata fisicamente e psicologicamente dall'ecatombe di infortuni e dal filotto negativo contro Lecce, Brescia, Chievo e Milan, contava solo portare a casa i 3 punti in qualunque modo. Il ''paffuto'' Rafa Benitez può così riprendere colore in viso e soprattutto riaccomodarsi su una panchina che ora scotta un po' di meno. Troppo presto, anche alla luce di quanto visto nel match, per dire se il successo di questa sera sarà l'inizio di una striscia di vittorie come auspicato dall'ex manager del Liverpool, ma certo il gol di Cambiasso (considerato uno dei più insofferenti alla gestione Benitez) rende meno tortuoso il percorso dei campioni d'Europa verso il Mondiale per Club, al via l'8 dicembre ad Abu Dhabi. Prima di allora i nerazzurri saranno attesi dagli scontri in campionato contro Parma in casa e, soprattutto, nel fondamentale scontro diretto in trasferta contro la Lazio. Ma a meno di nuovi e scovolgenti cataclismi, Benitez può già prenotare con tranquillità il biglietto per la capitale degli Emirati Arabi Uniti.

L'Inter messa in campo dall'inizio dal tecnico spagnolo, in un San Siro tristemente mezzo vuoto, è la squadra naturalmente obbligata dagli infortuni; basterebbe dire che in panchina, a parte il terzo portiere Orlandoni e il convalescente Thiago Motta, ci sono solo Under 20: Natalino, Crisetig, Biraghi, Nwankwo e Santon, tutti di età compresa tra i 17 e i 19 anni. I ''sopravvissuti'' della prima squadra sono tutti tra i titolari, con Materazzi al centro della difesa e Cordoba a destra e con Cambiasso, al rientro, in linea mediana accanto a Stankovic. In avanti, al solito, il bizzoso Eto'o è assistito dal trio Biabiany-Sneijder-Pandev. Dall'altra parte, invece, i campioni d'Olanda del Twente, allenati da Preud'Homme, sono in formazione tipo con l'austriaco Janko terminale offensivo davanti a Ruiz e Chadli, chiamati a sgobbare tra il centrocampo e l'attacco e assistiti al centro da De Jong, fratello del giocatore dell'Ajax e nazionale Orange.

L'inizio di partita lascia quasi il dubbio se sia l'Inter ad essere finalmente in buona serata o se invece sia l'atteggiamento troppo timoroso dell'avversario a far sembrare i nerazzurri finalmente in palla; fatto sta che nei primi 20' i nerazzurri potrebbero già essere comodamente in vantaggio se Sneijder non sprecasse in avvio, al 3', su un ottimo invito di Biabiany e se la punizione del fantasista olandese al 17' non incocciasse la traversa a Mihajlov battuto. ''Vuoi vedere che anche stavolta finisce male?'' sembra invece pensare la maggior parte del pubblico di San Siro quando il Twente comincia finalmente a mettere pericolosamente il naso nella metacampo nerazzurra da metà tempo in poi. Gli olandesi, venuti a Milano per cercare una clamorosa vittoria-sorpasso in ottica secondo posto, sfiorano due volte il vantaggio, prima con un insidiosissimo tiro di Janssen ben parato da Castellazzi e poi con un pallonetto di Ruiz sull'uscita del portiere nerazzurro, dopo una clamorosa disattenzione di Materazzi, che termina appena largo. La formazione di Preud'Homme acquista così convinzione, anche perchè dall'altra parte il miglior Biabiany visto sin qui in maglia nerazzurra è poco assistito soprattutto da Eto'o, troppo arretrato e ben controllato dalla retroguardia olandese. All'intervallo è 0-0, risultato sostanzialmente giusto.

La ripresa inizia, in pratica, cosiccome era iniziato il primo tempo: è l'Inter a premere di più tentando di mettere in difficoltà la difesa ospite, costretta spesso al fallo su Stankovic e Sneijder. E proprio da un intervento sul numero 10 nerazzurro nasce il vantaggio interista: la punizione del vice-campione del mondo colpisce la barriera, con la palla che carambola su un paio di difensori del Twente per poi finire tra i piedi di Cambiasso, appostato in ottima posizione: da lì il Cuchu non può sbagliare e il suo diagonale trafigge il portiere ospite Mihajlov. Il gol regala sicurezza agli uomini di Benitez che, inevitabilmente, si trovano davanti i larghi spazi concessi da un Twente alla ricerca del pari e quindi più sbilanciato. Tra il 15' e il 25' si contano almeno 4 nitidissime palle gol per il raddoppio nerazzurro, con un paio di errori assolutamente incredibili di Sneijder e Stankovic da due passi e con un altro paio di disperati salvataggi della retroguardia arancione. Poi, come nel primo tempo, dalla mezz'ora in poi il copione torna ad essere nelle mani degli olandesi, che rischiano di mettere in pratica la più classica delle leggi del calcio, ovvero ''gol sbagliato e gol subito''. E' Castellazzi, alla miglior partita con la maglia dell'Inter, a dire di no alla traiettoria beffarda di Ruiz direttamente da calcio d'angolo, ma al 31' solo la traversa salva l'Inter dal destro piazzatissimo del neo-entrato Landzaat. Il finale di gara, con l'assalto finale degli ospiti intervallato da una bellissima azione personale di capitan Zanetti, è questione di unghie e denti, ma al 94' finalmente Benitez può sfogare gioia e tensione. Rafa è salvo, l'Inter va avanti e ora nell'ultimo turno a Brema sarà confronto a distanza con il Tottenham per il primo posto del girone. Ma per ora, al convalescente paziente nerazzurro, va più che bene così.

martedì 23 novembre 2010

Champions League: il Real è MOUstruoso! Chelsea, che fatica. Arsenal, che botta!

Ricco di spunti e qualche sorpresa il quinto turno di Champions per i Gruppi E, F, G, H, che vedeva in campo tra le altre le già qualificate Bayern Monaco, Real Madrid e Chelsea. Delle tre scivola solo, comunque già sicura sia del primato che dell'accesso agli ottavi, la formazione bavarese allenata da Van Gaal sul campo della Roma; ma se la vittoria dei Blues di Ancelotti contro il modestissimo Zilina stupisce per il punteggio risicato e per le impreviste difficoltà incontrate dagli inglesi sul terreno amico di Stamford Bridge, a far parlare di sè è ancora una volta è lo ''Special'' Madrid di Mourinho, che affonda ed elimina a domicilio l'Ajax con un superbo 4-0. Inaspettatamente si riaprono i giochi invece nel Gruppo H, con l'Arsenal sconfitto a sorpresa in trasferta dal Braga; i portoghesi agganciano così i Gunners, superati in vetta dalla Shakhtar vittorioso a Belgrado, al secondo posto, mantenendo qualche residua speranza per il passaggio agli ottavi.

GIRONE E
Basilea-Cluj 1-0
Con un orecchio teso al risultato dell'Olimpico di Roma, il Basilea dell'ex centrocampista del Bayern Thorsten Fink sogna per 80' un aggancio al secondo posto del Girone E impensabile solo fino a due giornate fa. Alla fine, nonostante la vittoria giallorossa all'Olimpico, il successo di misura contro il Cluj vale per gli svizzeri la matematicazione qualificazione in Europa League e, soprattutto, mantiene in vita qualche flebile speranza di passaggio il turno. Anche se, per completare il miracolo, servirà non solo una vittoria esterna a Monaco di Baviera ma anche in contemporanea un autentico regalo del già eliminato Cluj nella gara casalinga contro la Roma. Aspettando il 7 dicembre e l'ultima giornata gli elvetici possono comunque festeggiare il secondo successo nel girone, firmato dall'argentino Almerares al 15' abile a raccogliere un tiro completamente sbagliato del compagno Inkoom. L'ex River Plate semina scompiglio, soprattutto nel primo tempo, nella difesa romena guidata dall'ex Juve ed Empoli Felice Piccolo; è proprio il difensore italiano alla mezz'ora a salvare sulla linea una conclusione di Frei su assist proprio di Almerares, che poco dopo ci riprova spedendo fuori di poco. Prima della pausa è Cadù a salvare ancora la squadra rumena dallo 0-2 con un miracolo sull'esterno degli svizzeri Safari. Nella ripresa il tecnico degli ospiti prova a gettare nella mischia altre due vecchie conoscenze del calcio italiano, il croato Sasa Bjelanovic e il ''nostro'' Ferdinando Sforzini, ma è ancora il Basilea a sfiorare il gol con la traversa colpita da Tembo. Nel finale l'arbitro francese Duhamel espelle Piccolo per doppia ammonizione, per il disappunto del suo tecnico Cartu, che spacca con un calcio il vetro della panchina. Basilea a 6, Cluj a 0 e fuori da tutte le competizioni europee.


Roma-Bayern Monaco 3-2

Classifica: Bayern Monaco 12, ROMA 9, Basilea 6, Cluj 0.



GIRONE F
Spartak Mosca-Olympique Marsiglia 0-3
Sono passati due mesi dal successo, nella prima giornata, dello Spartak a Marsiglia. Ma rispetto ad allora, la sensazione è di trovarsi davanti a tutt'altra squadra russa e, soprattutto, a tutt'altra formazione francese. Sono infatti gli uomini di Deschamps, con una prova tutta forza e carattere, ad imporsi al Luzhniki di Mosca in quello che si presentava a tutti gli effetti come uno spareggio per conquistare il secondo posto del girone e soprattutto la qualificazione agli ottavi di finale. Le due contendenti venivano da cammini radicalmente opposti: i russi, dopo aver conquistato 6 punti nelle prime 2 partite, venivano dalla doppia sconfitta patita contro il Chelsea; i francesi al contrario, dopo gli 0 punti raccolti nei primi 180', avevano portato a casa due successi contro lo Zilina, l'ultimo con un roboante 0-7 esterno. Lo Spartak si dimostra sicuramente altra cosa rispetto ai campioni di Slovacchia, ma la differenza con gli avversari è netta fin dall'avvio, con un'insidiosa conclusione di Valbuena già dopo 1'. Quella dell'attaccante della nazionale francese è solo una ''prova'' prima del gol, stupendo, che arriva al minuto numero 16: girata fantastica dentro l'area e palla all'incrocio dei pali, irraggiungibile per il portiere russo Dikan. Lo Spartak prova a reagire, ma la squadra di Karpin è tanto volitiva quanto confusa e produce un unico vero tentativo di pareggio in modo quasi casuale verso la fine del primo tempo, con un tiro-cross di Makeev su cui Kombarov e Ari mancano la deviazione da pochi passi. Un lampo che i francesi spengono già ad inizio ripresa trovando il raddoppio con Remy, che prima cicca clamorosamente di sinistro per poi servirsi dal solo la palla sul destro: diagonale vincente e 2-0. Lo Spartak, molto masochisticamente, decide di affondarsi da solo e così un fallo di reazione su Diawara costa al 19' il cartellino rosso all'attaccante brasiliano Wellinton. Niente di meglio per il Marsiglia, che 4' dopo mette in ghiaccio la partita con la rete di Brandao. Francesi qualificati con un turno d'anticipo, Spartak in Europa League.

Chelsea-Zilina 2-1
Ma quale pallottoliere! Niente goleada a Stamford Bridge, anche se come ampiamente previsto il già qualificato Chelsea di Ancelotti porta a casa i 3 punti contro i Campioni di Slovacchia, reduci dalle 7 sberle incassate a domicilio dal Marsiglia due settimane fa. Ritorno alla vittoria dunque per i Bleus dopo le tre sconfitte, le ultime due consecutive, nelle ultime quattro partite di Premier League, ma che sofferenza contro uno Zilina per 30' addirittura in vantaggio, a conferma del momento interno molto delicato che sta affrontando la formazione di Ancelotti. In particolare, dopo la cacciata da parte di Abramovic del vice di Carletto, Ray Wilkins, la squadra non sembra più la stessa e non possono essere giustificazioni attendibili neanche le assenze di Terry, Lampard ed Essien e il rientro di un Drogba ancora fiaccato dalla malaria. Con l'ivoriano in campo dall'inizio insieme, tra gli altri, ai giovanissimi Van Aanholt, Bruma e McEachran, i Blues vanno sotto al 19', trafitti da un diagonale dell'attaccante slovacco Bello che beffa il vice-Cech Ross Turnbull. Neanche il clamoroso svantaggio sveglia gli uomini di Ancelotti dal torpore di un periodo sempre più nero. Così nell'intervallo Carletto è costretto a strigliare i suoi e a sostituire l'evanescente Kakuta con l'altro ivoriano Solomon Kalou. Una mossa che dà una maggior profondità alle azioni offensive dei padroni di casa e si traduce, già al 6', nel pareggio di Sturridge dopo un'azione personale. Un moto d'orgoglio quello in casa Chelsea che porta al gol partita di Malouda su ottimo assist di testa di Drogba. Una vittoria ininfluente, vista la qualificazione già in cassaforte, ma che si spera aiuti almeno psicologicamenre la squadra di Ancelotti ad uscire dalle sabbie mobili dell'ultimo mese; permane comunque la sensazione che il tecnico di Reggiolo abbia parecchio su cui lavorare.

Classifica: Chelsea 15, Olympique Marsiglia 9, Spartak Mosca 6, Zilina 0.



GIRONE G
Ajax-Real Madrid 0-4
Dal morso di Suarez alle unghie di un Real Madrid mai pago di gol e vittorie, neanche a qualificazione ampiamente e anticipatamente conquistata. I Galacticos sembrano continuare sempre di più, partita dopo partita, ad incarnare lo spirito del miglior Mourinho: vincere sempre, vincere bene, anche quando toccherebbe come in questo caso all'avversario, bisognoso di punti, fare la partita. Missione fallita, e ''di brutto'' dalla formazione di Martin Jol, strapazzata sì ma quel che conta senza opporre resistenza di fronte al prestigioso avversario. La sconfitta elimina così i lanceri dalla Champions che, a quota 4, non possono neppure rilassarsi troppo nell'ultimo turno in trasferta a Milano, anche se appare quasi utopistico un successo dell'Auxerre a Madrid. Real che si presenta ad Amsterdam privo tra gli altri di Khedira, Carvalho e Higuain, oltre al lungodegente Kakà, con l'uomo-mercato Benzema in avanti e Arbeloa a destra in difesa. Ironia della sorte, sono proprio le due new-entry a portare sul 2-0 il Real tra la mezz'ora e il finale di primo tempo, dopo un inizio di gare tranquillamente addomesticato dagli uomini di Mourinho: il gol del francese al 36' è un gran destro a giro che termina all'incrocio dei pali dopo un assist di tacco di Ozil, il raddoppio dello spagnolo al 44' è una sassata da fuori leggermente deviata dalla schiena di Vertoghen. Ai due protagonisti quasi inattesi, soprattutto il secondo, del match si aggiunge nella ripresa il ''solito noto'' Cristiano Ronaldo, protagonista di un mostroso inizio di stagione e attuale ''Pichichi'' in Liga: al 28', dopo uno splendido recupero di Di Maria a centrocampo, il portoghese è come al solito efficace nel mandare a vuoto la difesa avversaria e a fulminare Stekelenburg con un ottimo diagonale. Un bottino, quello di CR7, rimpinguato dal rigore trasformato al 36' per un fallo di Anita ai suoi danni in area olandese. 4-0 e tutti sotto la doccia, anche e soprattitto l'invisibile attaccante di casa Suarez e i suoi maldestri compagni El Hamdaoui, Sulejmani ed Emanuelson, non prima di un curioso epilogo negli ultimissimi minuti, con il fiscale arbitro Thompson che espelle per doppia ammonizione sia Xabi Alonso che Sergio Ramos, colpevoli di aver ritardato troppo in un paio di occasioni la ripresa del gioco. Due rossi fiscali ma quasi innoqui visto il match dell'ultimo turno, poco più di una formalità, contro l'Auxerre. All'Ajax non rimane che vincere e sperare che il Real affamato e insaziabile di Mou faccia ancora il suo dovere fino in fondo.

Auxerre-Milan 0-2

Classifica: Real Madrid 13, MILAN 8, Ajax 4, Auxerre 3.



GIRONE H
Braga-Arsenal 2-0
Come complicarsi gratuitamente e scioccamente la vita da soli. ''Musica e parole'' di Arsène Wenger, ''cantano'' i giocatori dell'Arsenal. E stonano. Sì, perchè l'Arsenal riapre quasi da solo alle avversarie un girone sin qui dominato a suon di gol e vittorie, sconfitta di Donetsk a parte. E proprio dopo il k.o. di misura in Ucraina ai Gunners bastava almeno un pareggio, se non una vittoria per chiudere il discorso primo posto, almeno per mettere in ghiaccio la qualificazione. Impresa tutt'altro che impossibile in terra portoghese contro uno Sporting Braga abbattuto 6-0 nel match del primo turno all'Emirates. La squadra londinese conferma invece i limiti difensivi e mentali già manifestatisi troppe volte in questo inizio di stagione, vedi il tonfo subito in casa e in rimonta nell'ultimo turno di Premier dal Tottenham (da 2-0 a 2-3). E così, zitti zitti, dopo una partita che eufemisticamente si potrebbe definire soporifera, i portoghesi portano a casa i 3 punti che consentono di agganciare gli inglesi a quota 9 in attesa dell'ultimo turno (più favorevole ai Gunners, che riceveranno in casa il già eliminato Partizan Belgrado, mentre il Braga dovrà sudarsi la qualificazione in casa dello Shakthar, primo ma non certo di un posto agli ottavi). Decisivo Matheus, interessante centravanti dei padroni di casa, nel realizzare la doppietta vincente prima al 38', beffando Fabianski in uscita dopo uno scatto sul filo del fuorigioco, e in pieno recupero al 48', con una conclusione all'incrocio dopo aver ridicolizzato l'intera difesa ospite. Un grandissimo gol, che condanna un Arsenal svogliato e apatico, con Fabregas e Bendtner in ombra e un Walcott appena più presentabile dei sopracitati. Da segnalare una clamorosa topica dell'arbitro ungherese Kassai, che a metà ripresa non concede un netto calcio di rigore all'Arsenal per fallo su Vela, addirittura ammonendo per simulazione il neo entrato attaccante messicano.

Partizan Belgrado-Shakhtar Donetsk 0-3
Tutto facile per lo Shakhtar di Mircea Lucescu, che espugna il terreno di un Partizan Belgrado ancora alla ricerca della prima vittoria della sua storia in Champions League con un netto 3-0, che proietta gli ucraini in vetta al girone, seppure la matematica non promuova ancora, almeno ufficialmente, la squadra di Donetsk agli ottavi di finale. Il Partizan, 0 punti e un unico gol realizzato, già fuori da tutti i giochi, prova inizialmente a dire la sua nel match con il brasiliano Cleo e il serbo Ilic in avanti, ma è un fuoco di paglia; lo Shakthar entra gradualmente in pieno controllo del match, aspettando unicamente il momento migliore per colpire gli avversari. Momento che si presenta al 7' della ripresa, anche grazie alla gentile collaborazione della difesa serba: su calcio d'angolo di Jadson, Krstajic pasticcia in piena area regalando palla a Stepanenko, che da due passi non può proprio fallire. Passano altro 7' e gli ucraini stendono l'avversario, con il brasiliano Jadson questa volta in veste di rifinitore sul preciso cross di Srna. Al 23' la partita va in archivio con il terzo gol ospite, tutto facile sull'asse Srna-Willian-Eduardo, con quest'ultimo che ha tutto il tempo di scegliere l'angolo in cui battere Stojkovic. Serbi attesi dal match di chiusura a Londra contro l'Arsenal, non certo il terreno migliore per sperare di raccogliere anche solo un punto; allo Shakhtar basterà un pareggio casalingo contro il Braga, non certo un'impresa, per entrare agli ottavi dalla porta principale

Classifica: Shakhtar Donetsk 12, Arsenal 9, Braga 9, Braga 0.

IN ROSSO LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE AGLI OTTAVI DI FINALE
IN ARANCIONE LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE IN EUROPA LEAGUE