sabato 11 settembre 2010

Cesena show con Bogdani e Giaccherini, Milan k.o. (e Ibra sbaglia un rigore)

Stropicciatevi gli occhi: nel giorno della prima dell'attesissimo poker d'assi del Milan di Allegri è il Cesena di Ficcadenti, contro ogni pronostico, a pescare il full vincente con una ''coppia bassa'', metaforicamente s'intende. E per di più con pieno merito, confermando, anzi, rafforzando, le ottime indicazioni viste fin dal pareggio dell'esordio contro la Roma all'Olimpico. A diciannove anni e tre mesi dall'ultima retrocessione in B e dalla sconfitta contro i rossoneri firmata Van Basten, il Cesena scrive tra le mura amiche del ''Manuzzi'' , tutto esaurito per l'occasione, una pagina storica, portandosi momentaneamente in testa alla classifica e scavalcando proprio gli uomini di Allegri.

La curiosità iniziale è, ovviamente, tutta improntata sulle scelte, peraltro già annunciate, di Allegri: spazio quindi a Ibrahimovic dal 1' nel tridente offensivo con Pato e Ronaldinho (Robinho in panchina), con Gattuso, Pirlo e Ambrosini a fare da filtro davanti alla difesa. Al centro della difesa, complice l'assenza di Nesta, c'è Sokratis Papastathopoulos, con Bonera sulla destra preferito a Abate. Dall'altra parte, le intenzioni di Ficcadenti di giocarsela sono chiare fin dalla scelta di non rinunciare al trio d'attacco Schelotto-Bogdani-Giaccherini. La formazione romagnola è per 11/11 la stessa dell'esordio, con gli ultimi acquisti Jimenez e Benalouane in panchina.

La partenza sprint dei padroni di casa romagnoli sembra sorprendere fin da subito la corazzata rossonera, che subisce le chiusure e le ripartenze sempre puntuali degli avversari. Al 7' però Ronaldinho prova ad invertire l'inerzia del match con un gran destro da posizione defilata che chiama il 41enne estremo difensore Antonioli, già ''man of the match'' all'esordio, ad un grande intervento in calcio d'angolo. Poco dopo, all'11', la palla buona capita sulla testa di Thiago Silva, che su angolo di Ronaldinho spedisce sopra la traversa da ottima posizione. Due lampi nel buio per il Milan, con un Allegri spesso imbestialito per la mancanza di aggressività dei suoi. Aggressività che invece non manca al sorprendente Cesena, che dopo aver sfiorato il vantaggio con Bogdani, in un'occasione fotocopia a quella di poco prima di Thiago Silva, rischia solo su un'azione di Pato (gol annullato per un giusto fuorigioco) e su un colpo di testa di Pellegrino in area che rischia di trasfomarsi in assist per Ibrahimovic. Troppo poco comunque per gli attaccanti rossoneri, braccati da una marcatura asfissiante, e il Cesena alla mezz'ora trova il meritato vantaggio: grande apertura di Giaccherini per Ceccarelli, che controlla di petto e serve al volo un assist perfetto per la testa di Bogdani. L'albanese è perfetto nell'anticipare Sokratis Papastathopoulos e battere Abbiati per l'1-0. A questo punto sarebbe logico aspettarsi una reazione da parte degli uomini di Allegri, ma non sembra davvero serata per i rossoneri che infatti, al 44' subiscono pure il raddoppio cesenate: Bogdani, lanciato da Appiah, serve centralmente sulla corsa Giaccherini, dimenticato da Bonera, che con un perfetto diagonale trafigge Abbiati. Primo gol in Serie A per il 23enne aretino e 2-0 Cesena, meritatissimo, all'intervallo.

La ripresa si apre con un cambio in casa Milan: fuori Thiago Silva e dentro Abate, con Bonera spostato al centro accanto a Sokratis. La tanto attesa reazione rossonera produce due buoni tentativi iniziali, il primo con un sinistro di controbalzo di Gattuso a lato non di molto su sponda di Ibra e il secondo proprio con un tentativo da lontano, sopra la traversa, del numero 11 svedese. Il Cesena però non ha nessuna intenzione di rimanere passivamente a difendere il vantaggio e prova ne sono due tentativi, con Parolo prima e ancora Giaccherini poi, che mettono i brividi ad Abbiati. Allegri, poco prima di metà ripresa, prova il tutto per tutto, con Inzaghi e Robinho in campo al posto di Gattuso e di uno spento Ronaldinho. L'eterno numero 9 rossonero cerca, con un paio di guizzi dei suoi, a creare pericoli dalle parti di Antonioli, ma è ancora il Cesena, direttamente su calcio d'angolo con Colucci, a sfiorare il 3-0, con Abbiati bravo e fortunato nel salvarsi all'ultimo. Nel finale il Milan potrebbe perlomeno provare a riaprire il match (fallo del giapponese Nagatomo su Inzaghi in area di rigore) ma il palo nega a Ibrahimovic il primo gol in maglia rossonera. Finisce con il trionfo del miracoloso Cesena; Milan rimandato a settembre, ovvero al prossimo match casalingo contro il Catania.

Inter-Udinese 2-1: Le Pagelle

di Paolo Pappagallo
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INTER
Julio Cesar 6 - Sicuro nelle uscite, non può nulla sul colpo di testa di Floro Flores da distanza ravvicinata.
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Lucio 6,5 - Il gol iniziale impreziosisce la sua solita prestazione, fatta di sgroppate offensive e tanta fisicità in difesa. Non impeccabile nell'occasione del gol subito dall'Udinese, nella cui occasione si fa beffare dall'intervento in anticipo di testa di Floro Flores, si riscatta nella ripresa con due ottimi salvataggi in area su Sanchez e Di Natale.
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Samuel 6 - Partita ordinata, nel primo tempo tempo sfiora anche il gol di testa su calcio d'angolo di Sneijder.
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Chivu 5 - Soffre terribilmente la presenza di Sanchez, che spesso e volentieri se ne va lasciandolo sul posto. Si scambia anche di fascia con capitan Zanetti, ma riesce a subire anche contro un Di Natale non particolarmente ispirato. Esce zoppicante a inizio ripresa.
(dal 10 s.t. Cordoba 6 - Niente di trascendentale, ma di sicuro prestazione migliore di quella di Chivu.)
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J. Zanetti 6 - Solita prestazione da capitano, anche se questa volta Sanchez lo mette a durissima prova, più di qualche volta riuscendo anche a beffarlo
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Mariga 5 - E' l'anello debole del centrocampo interista (forse di tutta la squadra) e si vede. Impreciso in fase di impostazione, soffre nel contrastare il centrocampo udinese, con Inler, Asamoah e Pinzi che hanno quasi sempre la meglio su di lui. Si permette pure di sbagliare un gol a 4 metri dalla porta servito da un assist illuminante di Sneijder.
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Cambiasso 6 - Nel primo tempo patisce, e si vede, la fisicità dei friulani nella zona centrale del campo. Meglio nella ripresa, ma mancano le sue solite geometrie e la sua capacità di dare ordine alla squadra.
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Biabiany 5,5 - Il folletto parigino fa quello che sa fare e che Benitez gli ha chiesto di fare. Corre, sbuffa, si accentra per provare il tiro, arretra per recuperare. Di tutte queste cose solo un paio gli riescono discretamente bene.
(dal 18 s.t. Pandev 6 - Da una mano alla squadra nel suo momento migliore, ovvero nella seconda parte della ripresa, quando l'Udinese cala notevolmente).
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Sneijder 6,5 - Illumina il gioco dei suoi con tocchi e assist di pregevole fattura. Forse ancora non il miglior Sneijder, come del resto quasi tutta la squadra, ma l'impressione è che, come l'anno scorso, senza di lui l'Inter non sarebbe esattamente la stessa cosa.
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Eto'o 6,5 - A vederlo sino a metà ripresa l'impressione è che il suo appello a Benitez di voler giocare più vicino alla porta rispetto all'anno scorso sia rimasto inascoltato. Parte spesso è volentieri sulla fascia da troppo lontano, finendo per trovare poche volte la via della porta. Avanzato nel secondo tempo realizza, su respinta, il rigore del 2-1 finale e poco dopo colpisce il palo lungo con uno stupendo destro a giro.
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Milito 5 - Il Principe continua, per ora, a non essere più lui. Lento e quasi sempre in ritardo, si segnala solo per un sinistro, larghissimo, nel secondo tempo.
(dal 36 st. Muntari s.v.)
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All: Benitez 6 - La squadra nel primo tempo convince poco, complice una forma fisica ancora assolutamente lontana da quella migliore. Azzecca la mossa di spostare più avanti Eto'o nel secondo tempo, cosa peraltro richiesta dal centravanti camerunense già quest'estate.
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UDINESE
Handanovic 6,5 - Incolpevole in occasione del gol di Lucio, è bravissimo a respingere il rigore ad Eto'o, sul quale però è soprattutto sfortunato, non potendo impedire all'attaccante nerazzurro di insaccare sulla respinta.
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Benatia 6 - Buona la prestazione all'esordio del difensore marocchino. Soffre, come il collega Domizzi, su qualche occasione da fermo, ma nel complesso è autore di una prova ordinata. Esce per infortunio.
(dal 39 s.t. Cuadrado s.v.)
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Zapata 6 - Rischia il rigore su Eto'o, che comunque non c'era, ma per il resto, complice la pessima prova di Milito, prestazione discreta con qualche sortita offensiva.
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Domizzi 6 - Come Benatia, con la differenza che per lui non si è trattato di esordio e non c'è stato infortunio.
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Pinzi 6 - Prova a dare una mano ai colleghi di centrocampo con qualche sovrapposizione interessante, saltando spesso Mariga ma venendo stoppato dai centrali nerazzurri. Nella ripresa c'è un sospetto di danno procurato in area ai suoi danni da Cordoba, che scivola colpendolo.
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Inler 5,5 - Prova anche lui per vie centali ad impensierire il centrocampo interista. Gioca tantissimi palloni, non tutti però in modo adeguato.
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Asamoah 6,5 - Corsa e sostanza, si propone con insistenza sia in mezzo che sulla fascia.
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Pasquale 6 - Nel primo tempo si scontra con un Biabiany non eccezionale ma che pure spesso ha la meglio su di lui in fase di recupero. E' comunque generoso nel dare una mano ai compagni di difesa.
(dal 14 st. Angella 4,5 - Giovanissimo ed esordiente macchia però la sua prima in A con l'ingenuità clamorosa che costa il rigore decisivo ai suoi. Il braccio largo sul cross di Sneijder all'interno dell'area sembra istintivo, ma si tratta comunque di un'ingenuità clamorosa e, quel che è peggio, decisiva)
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Sanchez 7 - Fa letteralmente impazzire gli esterni nerazzurri, soprattutto Chivu nel primo tempo, ed è sempre il più pericoloso dai suoi. Cerca spesso la porta e le sue incursioni costringono Samuel, e soprattutto Lucio, ad un super lavoro.
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Di Natale 6 - Dei tre in avanti Totò questa volta è il meno ispirato. Qualche ottimo aggancio, qualche apertura delle sue, soprattutto il cross per Floro Flores in occasione del gol, ma da lui ci si aspetta di più.
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Floro Flores 6,5 - Magistrale il suo anticipo su Lucio in occasione del gol, si sbatte anche lui cercando più volte la via della porta di Julio Cesar. Esce per i crampi.
(dal 18 s.t. Corradi 6 - Ha la sfortuna di entrare in campo con i compagni in piena fase calante, ma si da da fare guadagnandosi punizioni sulle palle alte e proponendosi in area)
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All: Guidolin 6 - Come contro il Genoa la sua squadra meriterebbe il pareggio. Tradito da Angella, porta a casa comunque indicazioni positive. Il problema è che i punti rimangono 0 e nella prossima, al Friuli, ci sarà contro la Juventus.

Serie B: vola il Novara, prima vittoria per il Torino, crolla la Reggina

Nella quarta giornata di Serie B, continua a stupire la matricola terribile Novara che, raccogliendo il quarto risultato utile in altrettante giornate (di cui tre vittorie), si piazza in solitaria al comando della classifica del campionato cadetto in attesa del Modena, impegnato lunedì sera in posticipo a Crotone. Per gli uomini di Tesser, il protagonista assoluto della gara casalinga contro il Grosseto è il centravanti Bertani che, con la sua doppietta al 1' e al 30' della ripresa, rimonta il gol del toscano Vitiello al 12' del primo tempo per il 2-1 finale a favore dei piemontesi. Alle spalle del Novara un terzetto di squadre a 8 punti: l'Ascoli espugna il campo del Piacenza, che resta ultimo a quota 1, per 4-2 grazie ai gol di Giorgi, Bonvissuto (su rigore), Micolucci e Cristiano, rendendo così inutile la doppietta di Graffiedi per gli emiliani; l'Atalanta coglie nella ripresa un prezioso successo sul non facile campo di Pescara grazie a Manfredini e Tiribocchi; il Siena, al ''Franchi'', si sbarazza senza troppi problemi del Cittadella con un rotondo 3-1, a firma Calaiò (doppietta, di cui un rigore) e Terzi (inutile il rigore di Di Roberto per i padovani). Occasione sprecata invece per le matricole Varese e Portogruaro: gli uomini di Sannino crollano 3-1 sul campo dell'Albinoleffe (a segno Piccinni, Salvi e Torri) nonostante il gol iniziale di Neto Pereira, mentre i veneziani cedono di misura a Frosinone trafitti da Santoruvo. Da segnalare la prima vittoria stagionale tanto attesa del Torino di Lerda sul campo di un Sassuolo in leggera (per ora) crisi: Iunco e Sgrigna rendono inutile il momentaneo pareggio di Catellani per i padroni di casa. Tante emozioni ma nessun gol tra Vicenza e Livorno, mentre la Triestina coglie, grazie a Testini, un prezioso pareggio sul campo dell'Empoli (in rete Coralli). Nell'anticipo di ieri infine, rotondo successo, il primo in campionato, per il Padova di Calori che all' "Euganeo" stordisce la Reggina di Atzori. Il 4-0 finale, firmato da Succi (doppietta), El Shaarawy e Vicente, parla da solo.
Come detto, chiude lunedì sera il posticipo Crotone-Modena, con gli emiliani che in caso di vittoria affiancherebbero il Novara in testa.

venerdì 10 settembre 2010

Al via la seconda giornata: tre anticipi con Inter, Milan e Roma.

Si riparte, o meglio, si parte. Sì, perchè la prima giornata di Serie A è passata senza che nessuno se ne accorgesse: mentre mezza Italia calcistica era ancora sotto l'ombrellone, il Massimo Campionato ha fatto parlare di sè quasi esclusivamente per il poker del Milan sul Lecce e per il crollo della nuova Juventus a Bari.

Ma da domani si fa sul serio: aprirà le danze l'Inter di Benitez, che alle 18.00 ospiterà a San Siro l'Udinese. In serata, occhi puntati su Milan - Cesena per guardare le prodezze di Ibrahimovic e Robinho e fari accesi a Cagliari per la sfida tra i sardi e la Roma.

Inter - Udinese:
I nerazzurri sono a caccia dei primi tre punti della giornata e lo faranno tra le mura amiche contro l'Udinese di Guidolin che si prepara a dare battaglia dopo la batosta casalinga rimediata a causa del Genoa.
Benitez lascia Maicon in panchina, spostando Zanetti nel suo ruolo naturale di terzino. In campo Mariga al posto di Stankovic, per controllare un centrocampo ricco di qualità con i soliti Cambiasso e Snejder pronti a supportare gli esterni offensivi Pandev ed Eto. In attacco, il principe Milito.

L'Udinese si affiderà al trio Di Natale, Sanchez, Floro Flores per infilzare la porta di Julio Cesar. L'unico problema del Tecnico bianconero riguarda la difesa: con l'assenza di Coda, il ballottaggio è tra i nuovi Benatia e Angella.

Cagliari - Roma:
Al Sant'Elia, Bisoli non lancerà dall'inizio la collaudata coppia Matri - Acquafresca, preferendogli l'unica punta Nenè e un centrocampo folto con i "big" Cossu e Lazzari. Gara ad alta temperatura per il capitano Daniele Conti, spesso decisivo contro la sua vecchia squadra.

Nella Roma l'attenzione è tutta per Marco Borriello: l'ex rossonero ha dichiarato più volte di sentirsi al top della forma, e cercherà di mettersi in evidenza con Totti e Menez. Presenti Burdisso e Castellini, panchina per Vucinic e Simplicio.

Cesena - Milan:
Non chiamiamola Cenerentola: la squadra romagnola, autrice di un ottimo calciomercato, non ha steccato la prima, ritagliando sprazzi di buon gioco all'Olimpico contro la Roma. Ficcadenti è chiamato al durissimo esame Milan: tre attaccanti, Schelotto, Giaccherini e Bogdani e tre centrocampisti per mettere in difficoltà i diavoli.

I rossoneri sono pronti a premere sull'acceleratore, ma la presenza di Robinho dal primo minuto non è così scontata: al suo posto potrebbe giocare uno tra Ronaldinho e Pato. Confermato, invece, Ibrahimovic. Non ci saranno Flamini e Seedorf. Nesta è out. Allegri ridisegna la difesa, arretrando Antonini e inserendo Papastathopulos. Aspettando le magie brasiliane...

Serie A in sciopero, niente calcio il 25 e 26 settembre

Di Paolo Pappagallo

Colpo di scena nella trattativa, in atto ormai da mesi, tra l'Associazione Italiana Calciatori e la Lega di A sul rinnovo del contratto collettivo. L'organo sindacale dei giocatori ha infatti proclamato lo sciopero di categoria per il 25 e 26 settembre prossimo, per effetto del quale le squadre della massima serie non scenderanno in campo in occasione della quinta giornata.
La dura presa di posizione dei calciatori è stata riassunta nel comunicato letto a Milano dal rossonero Massimo Oddo a nome di tutti i capitani e dei rappresentanti sindacali delle squadre di Serie A, firmatari dello stesso. Nel documento si sottolinea la scelta di scioperare ''contro la richiesta di introduzione di un nuovo regime contrattuale'' che comporterebbe ''la carenza più assoluta di ogni forma di tutela nei confronti dei calciatori''. Nel comunicato viene inoltre evidenziato che ''lo sciopero ci sarà sicuramente al di là delle decisioni che potranno essere prese nella riunione di lunedì'', indetta dal presidente FIGC Abete e che vedrà da una parte e dall'altra proprio AIC e Lega. Infine, ha specificato Oddo, ''i giocatori sono stufi di essere trattati come oggetti e non come persone. Qua si tratta di diritti umani, come quando ci negano di non poter svolgere attività parallele, contestuali o di tutela sanitaria, e di diritti di lavoro''. Insomma, se la guerra tra sindacati e Lega sembra essere entrata nel vivo, una riflessione sembra d'obbligo.
Lo sciopero è sì un diritto di tutti i lavoratori ma, non nascondiamocelo, di questi tempi una protesta del genere da parte di una categoria di super privilegiati come quella dei calciatori è assolutamente fuori luogo. Un insulto quasi a tutti coloro che scioperano, rinunciando al proprio stipendio, ''non certo pari'' a quello di questi sportivi miliardari, per rivendicare i propri diritti. Andate a parlarne con gli insegnanti precari alla ricerca di un posto di lavoro nelle scuole: vi risponderanno che, per 100.000 Euro al mese (stipendio di Oddo, panchinaro nel Milan), non vedrebbero l'ora di essere trattati come oggetti. Da segnalare, infine, la replica del presidente di Lega, Maurizio Beretta: ''Proclamare uno sciopero, che è una scelta veramente estrema, senza confrontarsi nel merito, è un atteggiamento molto grave, che rischia di essere pregiudiziale''.

Inter, una coperta troppo corta

di Alessandro Mascia

A tre mesi dallo storico “triplete” l’Inter riparte con lo stesso organico, ma con due nomi in meno. Quelli di Mou e di SuperMario. La seconda, in particolare, è una partenza di peso e non rimpiazzata. Con un paio di infortuni il rischio è quello di vedersi superati in classifica da altri team rinforzati, come Roma e Milan.

L’estate nerazzurra doveva essere quella del trionfo. Quella degli acquisti premio, quella di un mercato da favola. Mascherano, Kuyt, Forlan, Inler, Marchisio sono solo alcuni dei nomi accostati ai campioni d’Europa ma, alla fine, alla voce entrate non si è visto nulla di notevole. In quella delle partenze, invece, ci sono due nomi pesanti, come detto, pesantissimi. Il primo è quello del mago di Setubal, di José Mourinho. L’altro, mancherà meno, è quello di Mario Balotelli. E ora quella coperta che l’anno scorso è sembrata così lunga e calda è divenuta all’improvviso fredda e corta.
A rimboccarla, fino a maggio, c’era Mou. Un vincente, un motivatore, che sapeva come sistemarla sul letto di ogni singolo giocatore. Sapeva quanti centimetri lasciar loro sulla destra, sulla sinistra e sotto il mento. E tutto, dico tutto, ha funzionato alla perfezione.
E ora? La grande iniezione di motivazione e fiducia fatta per tutto l’anno scorso da Mou sarà ancora nel circolo dell’organismo nerazzurro, oppure l’eccessivo aplomb di Benitez ha riportato i nerazzurri in letargia?
E ancora. L’anno scorso la Beneamata ha avuto anche un sacco di fortuna. Non si discute la rosa, davvero fenomenale. Ma subendo ad esempio i 67 infortuni patiti dalla Juve, forse, il Treplete l’avrebbe fatto il Bayern. In questo senso si parla di fortuna: in una stagione gli infortuni si sono contati sulle dita di una mano, e, fortunatamente, sono sempre stati dilazionati nel tempo. C’è stata solo una settimana di passione, senza il centrocampo, ma Mou (che ha detto di non essere Harry Potter, io ho i miei dubbi) ha fatto il miracolo.
Ora, se per caso si dovessero infortunare, anche seriamente, due attaccanti, che so, Eto’o e Milito e altri due come, la butto, Cambiasso e Maicon? In panchina non c’è davvero nessuno in grado nemmeno di indossare i loro scarpini. La nota positiva potrà, forse, essere Philipphe Coutinho (che assonanza nostalgica...): il talento cristallino non si discute, ora dovrà dimostrare di essere davvero una valida alternativa a Sneijder e compagni di ruolo. Dita incrociate, è l’unica speranza.

LA STELLA Dopo un anno a 100 all'ora in cui tutto è andato per il verso giusto, Wesley Sneijder ha l'obbligo di fare il fuoriclasse anche quest'anno. Serve all'Inter, per riconfermarsi, serve a lui per raccogliere quel poco che gli manca per vincere il pallone d'oro.

COSA VA Per il momento tutto. Gli scivoloni estivi contano zero. La squadra è la stessa che non più tardi di 4 mesi fa ha alzato la Champions al cielo di Madrid, l’amalgama è, probabilmente, la stessa. Benitez ha dalla sua un pugno di giocatori che possono fare la differenza in qualsiasi momento.

COSA NON VA Dicevamo, la coperta troppo corta. Non ci sono rimpiazzi notevoli. L’undici titolare è fenomenale, altro che gap colmato dal Milan, non scherziamo. Ma in panchina le riserve lasciano a desiderare. Lo facevano anche l’anno scorso, sia chiaro, ma tra le motivazioni di Mou e la grazia dei pochissimi infortuni, non c’è stato grande bisogno dei vari Cordoba, Mariga eccetera. E in attacco, almeno, c’era Balotelli. Decisivo in diverse gare, quest’anno non ci sarà. Al suo posto Biabiany e Suazo. Può essere un problema.

POSSIBILE PIAZZAMENTO Il primo posto, sulla carta, è ancora suo. Certo, dovrà lottare molto, molto di più, ma né Roma né Milan hanno davvero colmato il gap.

giovedì 9 settembre 2010

Bari, cercasi conferme disperatamente

Di Paolo Pappagallo


I miracoli, si sa, hanno tre caratteristiche fondamentali. La prima è che accadono quando meno te lo aspetti, anzi, quando sono totalmente insperati. La seconda è che solitamente hanno un carattere di unicità, e quindi molto difficilmente si ripetono. La terza, e più importante, è che quando accadono si ricordano per sempre. E in questi termini, calcisticamente, per i tifosi del Bari la stagione appena trascorsa sarà ricordata come una delle più positive nella massima serie della storia del club. Il decimo posto finale raggiunto, secondo miglior piazzamento di sempre, porta la firma in calce di Giampiero Ventura, approdato in Puglia tra lo scetticismo generale dopo l'esonero a sorpresa di Antonio Conte, artefice del ritorno in Serie A dei galletti. E chi, dopo questa mossa, aveva auspicato un immediato ritorno dei biancorossi tra i cadetti ha dovuto invece fare i conti con l'ottima organizzazione di gioco trasmessa dal tecnico ligure ai suoi uomini. Appunti tecnici talmente efficaci da trasformare il duo di difesa Ranocchia-Bonucci in una delle coppie di centrali più forti di tutta Europa e Gillet, di conseguenza, in uno dei portieri meno battuti della Serie A. Senza dimenticare, tra le altre cose, l'ottima stagione di Almiron, reduce dai flop con le maglie di Fiorentina e Juventus, e del gioiellino Barreto, pur condizionato da una serie di infortuni. Degli artefici di quel miracolo quest'anno Ventura dovrà far a meno dei due giovani talenti difensivi, sostituiti dall'ex bolognese Raggi e dall'ex doriano Rossi, mentre Almiron e Barreto sono rimasti come punti cardine della squadra. Come detto all'inizio però i miracoli spesso hanno carattere di unicità, quindi (certamente non volendo gufare all'indirizzo dei tifosi baresi) appare molto difficile una conferma del Bari sui livelli della scorsa stagione. L'ingaggio dell'ex senese Ghezzal e la brillante partenza di campionato, con vittoria, sulla Juve sembrerebbe per ora dire il contrario. Starà ancora alla sagacia e alla bravura di mister Ventura, una volta esaurito l'effetto sorpresa dello scorso anno, il compito di evitare alla squadra lo scotto di una stagione nettamente al di sotto delle aspettative.

LA STELLA: Il talento di Paulo Vitor Barreto, infortuni permettendo, può illuminare ancora il campionato dei galletti a suon di gol, assist e giocate. In sua assenza il ruolo di leader della squadra è stato assunto da Sergio Almiron, diventato ormai al pari di Barreto idolo incontrastato della tifoseria.

COSA VA: Ventura sembra aver già compattato il gruppo a livello dell'anno scorso. La scelta di spostare Ghezzal sull'out sinistro di centrocampo, permettendogli all'occorrenza di inserirsi come terminale offensivo, sembra finora azzeccata. Da segnalare anche l'ottimo stato di forma di Almiron e Alvarez, apparsi in forma smagliante durante il pre-campionato.

COSA NON VA: Persi Ranocchia e Bonucci, i nuovi centrali difensivi titolari Andrea Masiello-Marco Rossi non sembrano dare la stessa sicurezza dei loro predecessori. Le perplessità però riguardano soprattutto il reparto avanzato: si spera ovviamente sempre nel miglior Barreto, ma Kutuzov, Castillo e Caputo non sono propriamente dei goleador. Senza contare che Ventura ha chiesto, ma non ottenuto, di poter avere un rinforzo in difesa (Rinaudo) e a centrocampo (Giovinco).

POSSIBILE PIAZZAMENTO: La salvezza resta ampiamente alla portata dei biancorossi, anche se tutto fa presupporre che quest'anno sia lotta vera con le dirette concorrenti fino all'ultima giornata.

Al Milan è tornata la fame, ma basteranno i Fab Four?

Di Paolo Pappagallo


Provate per un attimo ad immaginare di aver prenotato, per questioni prettamente economiche, le vostre vacanze estive sul ridente lido di Porto Marghera (con il massimo rispetto per il posto s'intende). Bene, ora provate ad immaginare che il vostro più caro amico, il giorno prima della partenza, vi regali invece due biglietti full-inclusive per un viaggio da sogno in Polinesia. Un po' meglio vero? Per quanto strana e assurda può suonare questa metafora, l'estate in casa Milan è nata e si è conclusa con questo strano squilibrio di forze in gioco. Quella che solo fino a metà agosto, agli occhi di tifosi e addetti ai lavori, sembrava una squadra vecchia e senza ambizioni, figlia di un presidente-padrone ormai poco incline a sganciare la pecunia e guidata da un allenatore ottimo con le ''piccole'' ma da testare con le grandi, si è improvvisamente o quasi trasformata nella squadra da battere, la favorita delle favorite. Merito di un presidente nuovamente generoso, e che le sue mosse siano o no figlie di una campagna elettorale imminente al tifoso medio può interessare fin lì, e di un amministratore delegato tanto criticato quanto abile nel suo mestiere. E' inutile nasconderlo, Ibrahimovic e Robinho sono due grandissimi giocatori e per quello che sono stati pagati sono a maggior ragione due super acquisti. L'Ibra visto a Barcellona, troppo brutto per essere vero, non deve ingannare: come hanno evidenziato grandi esperti di tattica, l'unica cosa che davvero non si spiega della vicenda è il perchè Guardiola abbia insistito un anno fa per averlo a caro prezzo, sacrificando Eto'o, pur sapendo che per caratteristiche tecniche lo svedese non sarebbe stato di sicuro un elemento adatto al gioco blaugrana, forse neppure alla Liga in genere. Per quanto riguarda invece il 26enne brasiliano quella del Milan potrebbe davvero essere l'ultima chiamata nel calcio che conta, dopo le delusioni con la maglia del Real Madrid e del Manchester City, ma il fantasista carioca dalla sua questa volta non ha la pressione schiacciante delle due precedenti piazze, nelle quali era chiamato a ricoprire il ruolo di leader assoluto in campo. Inoltre la vicinanza dei numerosi brasiliani della rosa rossonera, Pato e Ronaldinho in primis, non potrà che fargli bene e permettergli così di confermare le ottime cose fatte spesso vedere con la maglia della Seleçao. Sulla questione tattica, ovvero l'impiego dei ''Fantastici 4'' in contemporanea sul terreno di gioco, si potrebbe disquisire per ore; per il momento lasciamo la ''grana'' ad Allegri e vediamo cosa avrà intenzione di fare. Certo, non vanno dimenticati i problema sostanziali della rosa, che rimangono quelli dell'età media piuttosto alta e di una difesa che, Nesta e Thiago Silva a parte, non sembra poter garantire i risultati che presidente e tifosi si aspettano a questo punto. In attesa di conferme l'unica vera certezza è che nel Milan sono tornati fame ed entusiasmo a tutti i livelli. E questo è un aspetto che può fare la differenza, eccome.

LA STELLA: Bella domanda! In una squadra, e in particolare in un attacco, di stelle sceglierne una parrebbe fare un torto alle altre. Per l'attesa che lo circonda e l'entusiasmo che ha portato nell'ambiente per ora la scelta cade su Ibrahimovic.

COSA VA: Sono tornati entusiasmo e qualità. Quei quattro là davanti possono davvero portare il Milan a traguardi impensabili fino a pochi mesi fa. Senza contare che mister Allegri da sempre si distingue per la valorizzazione dei giovani e il vivaio rossonero ha mostrato in questo pre-campionato elementi davvero interessanti, senza dimenticare l'innesto di un giovane talento estero come Boateng.

COSA NON VA: L'obbligo alla vittoria su tutti i fronti potrebbe alla fine rivelarsi un boomerang, senza contare che permangono i problemi legati all'età e all'equilibrio tra i reparti. Allegri, poi, non avrà vita facile nel dover dosare l'impiego delle sue stelle e potrebbe soffrire la sua prima stagione su una panchina scottante (anche se, non va dimenticato, con Cellino al Cagliari non sono sempre state rose e fiori, anzi...)

POSSIBILE PIAZZAMENTO: Berlusconi e i tifosi vogliono tutto; più realisticamente il Milan può davvero insidiare l'Inter per la conquista del tricolore, mentre in Europa il gap con le altre super squadre del continente sembra ancora difficilmente colmabile. Eppure non sempre la squadra più attesa si è imposta nella competizione europea più prestigiosa, come dimostra un caso estremamente recente.

mercoledì 8 settembre 2010

Roma, Borriello e Adriano per ripetersi, ma sarà dura

Di Luca Cipriano
Aspettando di capire ''la società che verrà'', la Roma di Ranieri riparte dal brillante secondo posto della scorsa stagione alle spalle della corazzata Inter. Rilanciare l'inseguimento ai Campioni d'Italia quest'anno per i giallorossi si presenta come una missione particolarmente difficile, specie dopo i notevoli rinforzi approdati a Milano, sponda rossonera. Ci vorranno quindi tutta la grinta del tecnico testaccino e le magie del miglior Francesco Totti per rivedere in campo una squadra come quella dell'anno scorso, capace di risollevarsi dopo una terribile partenza, culminata nel ''canto del cigno'' di Spalletti, fino addirittura a sfiorare lo scudetto. Dalla sua Ranieri stavolta può contare su un'intera stagione e su un gruppo già piuttosto compatto, impreziosito dai due acquisti in attacco, probabilmente gli ultimi regali da presidente dell'astuta, e forse fin troppo graziata, Rosella Sensi. In realtà sia Borriello che Adriano nascondono delle piccole incognite: il primo è reduce da un pre-campionato non esaltante in maglia rossonera, anche se proprio la Roma, per ambiente e motivazioni, può essere la cura ideale per rivedere il miglior Borriello visto con le maglie di Genoa e Milan. A far ben sperare i tifosi è l'empatia creatasi fin da subito nello spogliatoio, con quell' ''Annamo a vince'' scrittogli da De Rossi per Sms che ancora risuona nelle radio della capitale. L'incognita sicuramente maggiore rimane Adriano: riuscisse a tornare l'Imperatore dei bei tempi nerazzurri la Sensi avrebbe sicuramente realizzato un affare d'oro. Anche se l'inizio non sembra aver dato ragione alla numero 1 giallorossa, l'ex bomber verdeoro avrà tempo un'intera stagione per smentire gli scettici. Soprattutto dimenticando alcool e vizietti antichi.

LA STELLA: Chi altri se non lui e sempre lui? ''Il Pupone'' Totti a fine mese festeggerà 34 anni, ma la sua classe e il suo ruolo da leader indiscusso e indiscutibile possono fare, e fanno, ancora la differenza. A differenza di altre bandiere, l'apporto del capitano giallorosso alla propria squadra è fondamentale e questo è dimostrato dalla sofferenza che spesso il gioco della squadra fà senza di lui.

COSA VA: Positivi gli acquisti per ciascun reparto: oltre a Borriello e Adriano in attacco anche l'innesto di Simplicio a centrocampo e il ritorno, voluto fortissimamente da Ranieri, di Nicolas Burdisso al centro della difesa. Spicca la qualità in tutti i reparti: Julio Sergio in porta è una sicurezza, Juan-Riise-Burdisso garantiscono copertura e inserimenti offensivi, con Pizarro-Perrotta-De Rossi ci sono gioco e geometrie, per non parlare di un attacco con Totti, Vucinic e Borriello, aspettando Adriano.

COSA NON VA: La vicenda Unicredit potrebbe avere serie ripercussioni sulla stabilità della squadra; anche per questo ci vorrà tutta l'esperienza di Ranieri e del team manager Montali per salvare umore e unità nello spogliatoio. Inoltre il gruppo è sì rodato, ma non più giovanissimo.

POSSIBILE PIAZZAMENTO: Nonostante gli investimenti ripetere il secondo posto della scorsa stagione pare improbabile. L'obiettivo minimo rimane, ovviamente, la conquista di un posto in Champions League. Qualsiasi altro piazzamento, anche in Europa League, lascerebbe la piazza con l'amaro in bocca.

martedì 7 settembre 2010

La Lazio riparte da Hernanes e dai problemi del passato

Di Luca Cipriano

Dopo i disastri della scorsa stagione, culminati addirittura nel rischio Serie B, la Lazio di Reja riparte praticamente dallo stesso gruppo di giocatori, in grado di trascinare la squadra sull'orlo della baratro sotto la guida di Ballardini ma di rifarsi, almeno parzialmente, sotto quella del tecnico goriziano. Lotito, si sa, è tutto fuorchè un presidente dal ''portafoglio facile'' ma certo la piazza si attendeva una sorta di rivoluzione estiva stile Juventus. Così non è stato, anche se va dato pieno merito al numero uno biancoceleste per l'acquisizione del 25enne brasiliano Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima, noto più semplicemente come Hernanes. Che sia un gran colpo lo dimostra sia la cifra pagata al San Paolo e ai privati proprietari del cartellino (13,5 milioni di euro totali), sia il ruolino di marcia del centrocampista verdeoro, vincitore nel 2007 e 2008 del premio come migliore centrocampista del Brasilerao, il campionato carioca, e ormai stabilmente nel giro della Seleçao, con la quale ha già collezionato due presenze dopo l'ultimo mondiale. Insomma, almeno in partenza, un tassello di qualità non indifferente.
A sorpresa è rimasto, arrivando perfino a rinnovare il contratto, l'ex dissidente Cristian Ledesma, anche se altre grane e soprattutto nuovi ''fuori rosa'' potrebbero minare l'armonia della squadra. Tra i tifosi biancocelesti resta un pizzico di amaro in bocca in più per il mancato arrivo della punta paraguaiana Roque Santa Cruz, un colpo che avrebbe dato maggiore spessore all'attacco, saltato proprio in extremis per il mancato accordo tra Lazio e Manchester City, proprietaria del cartellino.

LA STELLA: In attesa dell'esplosione di Hernanes, il giocatore più atteso rimane sempre Mauro Zarate. Per l'argentino è la stagione della verità dopo due campionati fin troppo incostanti. Il talento c'è, la maturità sembra finalmente arrivata.



COSA VA: La tecnica e la fantasia di Hernanes per un centrocampo più solido e offensivo. Con lui, ancora da collaudare, Bresciano e l’uruguaiano Gonzales. Interessante la presenza di Biava in difesa. Infine Reja, tecnico preparato e capace di lavorare con i giovani.

COSA NON VA: Dopo il caso Pandev, prepariamoci a nuove tensioni: Correa, Artipoli, Quadri, Firmani, Manfredini e Bonetto appartengono alla Lazio ma risultano fuori squadra. Giocatori che non sembrano rientrare nei piani di Reja e che non sono stati piazzati durante l’ultima sessione di mercato. Un motivo in più per togliere serenità ad un gruppo che era apparso speranzoso fin dal ritiro di Auronzo.
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POSSIBILE PIAZZAMENTO: Fare peggio dello scorso campionato sarà difficile, ma attualmente la Lazio potrebbe raggiungere una tranquilla posizione di metà classifica. Zona Europa solo in caso di promettenti acquisti a gennaio.

Juve, una rifondazione inutile


di Alessandro Mascia

Una squadra da puntellare è stata rifondata. Inutilmente. Si potevano prendere due terzini, un centrale, un regista e una punta. Invece Delneri ha voluto di tutto, ed è stato accontentato. Per capirsi: in corso Galileo Ferraris hanno dato più valore all’aquileiano (che per inciso nelle big ha sempre fatto disastri, chiedere a Roma e Porto) di quanto non abbiano fatto l’Inter con Benitez e il Real con Mourinho.
Sarà una stagione con una squadra allo sbando, che faticherà a trovare la bussola e, probabilmente non avrà accesso alla prossima Champions League. Ciliegina sulla torta: gli addii di Diego, allontanato troppo in fretta, e le cacciate di Re David e Camoranesi.

Una campagna acquisti di bassissimo profilo ha portato a Torino, nell’ordine: Bonucci, Pepe, Martinez, Motta, Storari, Lanzafame, Krasic, Aquilani, Quagliarella e Rinaudo.
Sfido a trovare un, e dico un, fuoriclasse. Le partenze sono illustri: Camoranesi, Trezeguet, Diego. Questi sono solo tre nomi.
Serviva? Il mio giudizio è NO. Inequivocabilmente NO. E vi spiego perché. Sì, la rosa andava svecchiata e in questo senso si è fatto un passo avanti. Ma in ogni reparto non ci sono state migliorie, anzi.
In difesa, cioè dove servivano i maggiori rinforzi, l’apporto è stato ridicolo. Motta crossa bene tre volte su dieci. Bonucci per ora vale quanto Legrottaglie, ma non ha la sua esperienza. Traorè era riserva a Londra, Rinaudo non valeva il Napoli. Per quanto riguarda chi è rimasto: De Ceglie deve ancora capire come si difende e deve affinare il cross. Grygera è l’ombra di se stesso, Grosso è fuori rosa.
Il centrocampo, invece, è stato profondamente modificato, ma davvero senza aggiunta di un pizzico di qualità. Pepe e Martinez sono due giocatori da mezza classifica, niente di più. Krasic deve smentire Moggi che ha detto: “Di Nedved ha solo i capelli”. Lanzafame giocherebbe a fatica in primavera. Al centro c'è Sissoko, l’unico in grado di costruire un po’ di gioco. Melo deve rifarsi da una stagione catastrofica, e Aquilani sarà l’oggetto del mistero. Ma ho fiducia in lui.
Infine: Claudio Marchisio. Davvero vale un "no" a 20 milioni dell’Inter? Soldi con i quali comprare una punta? Analizziamo un attimo il suo rendimento. 53 gare con la maglia bianconera, 6 gol, non più di 15 assist (chiedere a chi ce l’aveva a fantacalcio). Chiellini, da difensore, nello stesso periodo ha fatto meglio. Ora, il Principino, vale davvero quella vagonata di soldi???
In attacco si è consumato lo sfregio. Diego. Non dovevano assolutamente mandarlo via: l’idea era quella che si fosse ambientato, e di sicuro rimpiazzarlo con Quagliarella è stato ridicolo. E Trezeguet? Re David mandato via, cacciato quasi. Ma la cosa assurda è che pagherà la Juve l’ingaggio, non l’Alicante. Serviva? Non si poteva tenerlo in rosa? I 5/10 gol, probabilmente li avrebbe fatti.
Juventini, preparatevi a lunghi periodi di delusioni, l’inizio del ciclo, non fatevi ingannare, è ben lontano dall’essere arrivato.

LA STELLA Giorgio Chiellini. E il che è tutto dire. Un difensore granitico, sempre attento, arcigno. Ma di sicuro non è colui che cambia la partita.

COSA VA La forza quattro. In ogni reparto ci sono quattro scelte. Motta, Grygera, De Ceglie e Traorè come terzini, Bonucci, Legrottaglie, Chiellini e Rinaudo centrali. In mezzo al campo Marchisio, Sissoko, Melo e Aquilani, sulle fasce Pepe, Krasic, Martinez e Lanzafame. In attacco Quagliarella, Del Piero, Amauri e Iaquinta.

COSA NON VA Mancherà Buffon fino a gennaio. La squadra faticherà a trovarsi nei primi tempi. Rischio dissapori per coloro che, comprensibilmente, staranno fuori spesso. Manca una punta di ruolo capace di segnare 20 gol. Manca un fuoriclasse.

POSSIBILE PIAZZAMENTO Lo scudetto è assolutamente fuori discussione. Inter, Roma e Milan sono una spanna sopra, forse anche due. Napoli, Genoa e Fiorentina daranno fastidio. Il quarto posto non è assolutamente sicuro, anzi. Ritengo che la Vecchia Signora chiuderà al 5° posto. D'altronde, l'obiettivo, è migliorare l'anno passato...

Napoli, che colpo Cavani! E si scommette su Sosa e Yebda

Di Luca Cipriano
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Risolto il forte diverbio con capitan Paolo Cannavaro, il vulcanico presidente De Laurentiis ha deciso di puntare sulla qualità e il nuovo Napoli potrà così tentare di consolidare il lavoro già avviato da Walter Mazzarri nella scorsa stagione. L'obiettivo principale rimane tenere unito lo spogliatoio e migliorare il reparto offensivo in fase di finalizzazione per puntare al ''colpo grosso'', che ovviamente si chiama qualificazione alla Champions League. Anche per questo tutti gli occhi saranno puntati in particolar modo su Edinson Cavani, il grande colpo dei partenopei, strappato da De Laurentiis alla concorrenza di squadre inglesi e tedesche di prima fascia. Il presidente azzurro punta molto anche sul giovane trequartista paraguaiano Ernesto Josè Sosa, prelevato a titolo definitivo dal Bayern Monaco, e sul laterale algerino Hassan Yebda, impegnato negli ultimi Mondiali e acquisito in prestito con diritto di riscatto dal Portsmouth. Anche a loro toccherà il compito di non far rimpiangere Fabio Quagliarella, ceduto alla Juventus tra le proteste della tifoseria, ma per la verità reduce da una stagione sottotono, la sua prima e ultima, in maglia azzurra.

LA STELLA: Per il carisma e per il nome, che tra tutti è ancora quello più amato dalla piazza, la stella rimane Ezequiel Lavezzi. Dalle sgroppate offensive e dai numeri del ''Pocho'', insieme ai fondamentali apporti di Hamsik e Cavani, dipende la maggior parte del destino della stagione partenopea.

COSA VA: L'ottima sintonia del gruppo sviluppata da Mazzarri, che può contare su pochi ma ottimi innesti che possono ben integrarsi con il resto del gruppo già impegnato nella scorsa stagione con il tecnico toscano. Cavani ha poi già dimostrato di essere in forma e per questo il suo apporto in avanti potrebbe rivelarsi decisivo. Da segnalare anche l'ottimo stato di condizione di Lavezzi, impeccabile negli impegni di pre-campionato.

COSA NON VA: La difesa sembra ancora troppo debole per poter garantire la sicurezza di un piazzamento nelle zone altissime della classifica. Inoltre, visto l'impegno che attende i partenopei in Europa League, probabilmente sarebbe stato opportuno qualche ulteriore innesto per favorire il turn over. Tra i nuovi acquisti invece desta perplessità l'arrivo di Cristiano Lucarelli che, per età e mezzi tecnici, non sembra essere l'elemento ideale per il gioco di Mazzarri. Non a caso Denis, simile in quanto a caratteristiche all'ex giocatore di Parma e Livorno, non ha trovato spazio nella scorsa stagione, trovandosi costretto a cambiare maglia.

POSSIBILE PIAZZAMENTO: L'approdo in Europa League, tanto snobbata da De Laurentiis quanto tenuta in considerazione da Mazzarri, sembra l'obiettivo più realistico e raggiungibile per i partenopei. Qualificazione che potrebbe arrivare facilmente anche in virtù della rosa non molto diversa rispetto a quella della scorsa stagione.

lunedì 6 settembre 2010

Benvenuti...o bentornati!

Cari amici calciofili e care amiche calciofile!
Benvenuti su ''Un Campionato da leoni'', blog dedicato in particolar modo alla massima serie del calcio italiano, ma che intende rivolgere ampi spazi anche alle coppe europee, al calciomercato, nonchè alla Premier League e alla Liga Spagnola.

Questo blog vuole in qualche modo essere l'ideale prosecuzione dell'opera iniziata con ''Un Mondiale da leoni'', spazio nato dall'idea di due giovani appassionati, diventati poi quattro grazie al prezioso apporto di altri amici, attraverso il quale condividere pensieri e opinioni sull'evento calcistico più importante che si tiene ogni 4 anni. Conclusa l'esperienza, estremamente positiva, dedicata a Sudafrica 2010, lo stesso gruppo di amici vuole provare ora a condividere con voi l'esperienza di vivere un'intera stagione calcistica. Senza, ovviamente, la pretesa di essere esaustivi (questo blog rimane pur sempre un piacevolissimo hobby) ma seguendo con passione e divertimento ciò che accade dentro (e fuori) i campi da gioco e i grandi eventi, cercando di offrire e di offrirvi sempre interessanti spunti di discussione.

Benvenuto quindi a chi ci legge, e speriamo ci commenterà, per la prima volta e bentornato a chi ci ha già letto e commentato in ''Un Mondiale da leoni''! Un'ultima raccomandazione: presentate questo blog anche ai vostri amici, più siamo e più ricco sarà il dibattito e il confronto. Buon divertimento e buona lettura!