venerdì 3 dicembre 2010

Lazio e Inter stasera in campo: la Serie A riparte con un grande anticipo

Dopo il disastro di Europa League, con il solo Napoli in corsa per tenere accesa la presenza italiana nella Competizione, si riparte con la Serie A in un turno molto frammentato, che inizierà questa sera per concludersi nel posticipo di lunedì.

Il campionato riparte da Lazio - Inter, una gara che negli ultimi anni si è caricata di particolari significati: basta pensare al famoso 5 maggio 2002 che fu fatale ai nerazzurri, o al match della scorsa stagione, quando lo stadio Olimpico si schierò a favore dell'Inter per la paura di favorire gli eterni rivali della Roma.

Ma stasera il clima sarà diverso: c'è fame di punti per entrambe le formazioni. L'Inter vuole mantenere la testa alta dopo la grande vittoria sul Parma di domenica scorsa. La Lazio non si è dimenticata del brillante avvio di stagione e del primato in classifica mantenuto fino a poche giornate fa. Per questo sia Benitez che Reja metteranno in campo una formazione offensiva. Sarà la sfida tra l'ex biancoceleste Pandev e il ritrovato Zarate: l'attacco capitolino, oltre all'argentino, vedrà Floccari ed Hernanes a supporto; Rocchi e Ledesma partiranno dalla panchina, mentre la difesa a quattro vedrà gli uomini migliori, come Biava e Dias.

Senza Eto'o e Milito, l'Inter si presenterà con un centrocampo folto: insieme al già citato Pandev, che sarà l'unico attaccante di ruolo, i Campioni d'Italia si affideranno alle incursioni di Stankovic, Cambiasso, Motta, Biabiany e Sneijder per un reparto di assoluta qualità. Una gara in cui le prodezze dei singoli potrebbero fare la vera differenza.

mercoledì 1 dicembre 2010

Juve, ultima chiamata. Obbligo di vittoria anche per Samp e Palermo.

Oggi nel gelo di Poznan i ragazzi di Delneri affrontano il Lech, campione polacco in carica, capace di fermare la Juve sul 3-3 a Torino. Squadra caparbia, arrembante e decisamente offensiva, il Lech oggi è sulla strada che porta i bianconeri alle eliminatorie di Europa League, di febbraio.
Serve vincere per rilanciare le proprie ambizioni europee, e magari sperare che il Manchester non faccia lo stesso. Un pareggio sarebbe praticamente una condanna a morte: bisognerebbe vincere con il City il 16 dicembre ad ogni costo.
Il problema principale sarà il freddo: quello che sentiranno i giocatori sulla propria pelle sarà un terribile -30 (a fronte di una temperatura di-20). Se per i polacchi è (quasi) normale amministrazione, per i piemontesi la questione sarà ben diversa. Si aggiunga il fatto che Del Piero e compagni si spaccano anche con 15 gradi a Vinovo e il pasticcio è servito. Meno male, penserà Delneri, che gente come Aquilani e Quagliarella, indispensabili in questo momento, si risparmieranno la gelata.

Il resto del pacchetto è in situazioni di classifica simili: il Palermo se perde con lo Sparta Praga saluta l'Europa League, pareggiando avrebbe poi bisogno di un miracolo tra 15 giorni a Losanna.
La Samp si potrebbe permettere il pari, ma perdendo rischierebbero l'eliminazione già stasera.
Il Napoli, impegnato con l'Utrecht, è l'italiana messa meglio: può pareggiare senza doversi poi strappare i capelli, ma vincendo ipotecherebbe la qualificazione.

martedì 30 novembre 2010

Barcellona, una vittoria storica per annientare l'odiato Mourinho

Bum, colpito e affondato! Un Barcellona extraterrestre battendo il Real Madrid si dimostra ancora una volta la squadra più forte del pianeta ridimensionando completamente le merengues targate Josè Mourinho. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro su un risultato così roboante. Alla vigilia infatti i blancos erano forti del primo posto in classifica e, dopo la trionfale campagna europea nei gironi di Champions, accreditati come in piena forma. I catalani invece, seppur al secondo posto sembravano ancora in fase di rodaggio e lontani parenti della squadra stellare delle passate stagioni. I presupposti per una partita tirata fino in fondo c'erano dunque tutti. Il campo però ha decretato la reale forza del Barcellona al termine di un incontro che entra di diritto nel libro della storia del calcio al capitolo delle cose più belle. Al termine di una prestazione stellare infatti i catalani hanno ribadito alla Spagna e al mondo la propria immensa superiorità, impossibile da minare da qualunque avversario, che esso si chiami Cristiano Ronaldo o Josè Mourinho.

Il risultato parla chiaro, in campo non c'è stata storia, i blaugrana sono stati semplicementi perfetti e, forse giocando la migliore partita dell'era Guardiola, hanno deliziato gli amanti del calcio. Difesa, centrocampo e attacco hanno giocato all'unisono, lo spartito composto dal direttore Pep è stato eseguito magnificamente sia a livello di singoli che corale. I mille acuti dei tenori Messi, Iniesta e Xavi hanno completato una prestazione di squadra in cui nessuno ha steccato. La platea adorante dello splendido teatro del Camp Nou ha così potuto ammirare un calcio moderno fatto di un continuo possesso palla finalizzato alla ricerca d'improvvise verticalizzazioni a rete per i fulminei attaccanti, bravi nel realizzare una caterva di reti fondamentali per seppellire di ridicolo i tanto odiati rivali della capitale. Ieri sera il Real Madrid ha perso non solo la gara ma, cosa ben più grave, anche la faccia e la credibilità. Rialzarsi dopo questa batosta non sarà per niente facile soprattutto per le notevoli pressioni che da oggi nasceranno. Il cinque a zero è uno schiaffo troppo difficile da digerire, un pugno della vincente scuola catalana al cospetto di una filosofia capitalistica fatta di tanti soldi e altrettanta spocchia del Real Madrid, a cui non è servito nemmeno il tanto acclamato Josè Mourinho per invertire la recente tendenza dei tanti scontri diretti persi. Il portoghese come sempre aveva provato tutte le carte del suo mazzo per incendiare la vigilia, attirando con la consueta sapienza l'attenzione su di sè con la consapevolezza di essere il migliore al mondo, l'unico in grado a poter dire di aver fermato i marziani con l'Inter. Forte di questo pensiero il lusitano ha forse esagerato nel voler giocare alla pari e, rispecchiandosi troppo nel suo immenso narcisismo, voler battere da solo l'avversario. Per fortuna il signor Pep Guardiola ha ancora una volta chiarito che le partite le vincono i giocatori e non l'ego smisurato dei tecnici.

Josè si consoli, se non si fosse chiamato Mourinho a quest'ora sarebbe già stato esonerato con disonore. Dio benedica il Barcellona e i suoi funambolici extraterrestri.