venerdì 1 ottobre 2010

Udinese, sei costretta a vincere!

Domani pomeriggio attende il Cesena: tre punti per risollevarsi ed evitare un possibile esonero a Guidolin.

UN SOLO PUNTO IN CINQUE PARTITE

E' sicuramente la squadra più deludente della stagione: l'Udinese di Guidolin ha racimolato un solo punto dopo le prime cinque giornate di campionato e proprio la panchina del tecnico di Castelfranco Veneto potrebbe essere la prima a saltare in caso di mancata vittoria contro il Cesena.

SQUADRA CHE NON VINCE, NON SI CAMBIA?

La filosofia del "prendo a poco e rivendo a tanto", che caratterizza la lunga gestione di Giampaolo Pozzo, non ha ancora dato i propri frutti. Dopo due stagioni altalenanti, e l'addio di Pasquale Marino, il gruppo aveva bisogno di una ristrutturazione: o si costruiva una squadra ad immagine e somiglianza dell'attuale tecnico, ovvero con un cospicuo numero di centrocampisti solidi e alcuni attaccanti di peso, oppure era doveroso innestare pedine fondamentali per ogni ruolo. Nessuna delle due ipotesi si è realizzata.


Con le cessioni di Pepe, D'Agostino, Lukovic, e i principali arrivi di Denis, Benatia e Pinzi, Guidolin si è ritrovato con una squadra tutto sommato fotocopia o addirittura indebolita. Manca la vera qualità, soprattutto in difesa e in attacco: il reparto arretrato vede la presenza dei non più giovani Zapata e Coda (quest'ultimo aveva già le valigie pronte per Bari), con Pasquale e Domizzi in cattiva forma. L'attacco è sulle spalle del solito Di Natale, che difficilmente riuscità a confermarsi ai livelli dello scorso anno, non solo per l'età ma per la mancanza di un adeguato supporto: in attesa del rientro di Denis, la vera punta di peso si chiama Floro Flores. Sanchez c'è, ma gioca da attaccante esterno.

MISTERO CANDREVA

Il vero acquisto dell'estate sembrava essere Antonio Candreva: il giocatore rientrava in prestito dalla Juventus, dopo un continuo cambio di maglia nelle ultime quattro stagioni. L'Udinese lo ha allenato fino al 30 agosto, per poi cederlo al Parma nell'ultimo giorno di mercato. Dov'è il paradosso? Nella città emiliana ha ritrovato Pasquale Marino, che se lo avesse voluto nel suo vecchio team, lo avrebbe trattenuto già nei passati campionati. Un mistero da scoprire.

L'UDINESE PUO' FARCELA SE...

Guidolin è capace di costruire un gruppo e di rinvigorire anche i giocatori demotivati: la squadra ha raccolto poco ma ha espresso alcuni momenti di bel gioco sia a San Siro contro l'Inter che a Bologna ed è reduce da una buona prestazione in casa della Sampdoria. Come se sentisse meno pressione quando gioca in trasferta. Con l'arrivo di Denis e una maggiore solidità in difesa, l'Udinese potrebbe togliersi dall'ultimo posto della classifica e raggiungere in netto anticipo una salvezza tranquilla.

INTER-JUVE. UN ODIO ANCESTRALE.

di Alessandro Mascia e Matteo Franco

Dai, in fondo, è qualcosa più di un gioco. Il calcio è business, il calcio è vita, è amore, è ODIO.
Qui, come ieri, due nostre firme (questa volta con i loro colori addosso) spiegano perché odiano l'altra squadra:

ODIO L'INTER e GLI INTERISTI (a.m.):

1) Perché nonostante stia rubando l'inverosimile da 5 anni a sta parte, è convinta di essere pulita.
2) Perché sono ancora dietro a quel rigore su Ronaldo. Il fallo, se c'era, era da punizione a due. E lo scudetto sarebbe comunque andato a noi.
3) Perché di Moratti che rompe le palle con lo scudetto di cartone davvero non se ne può più.
4) E' impossibile apprezzare una squadra all'interno della quale hanno militato tutti i peggiori: Ibra, Materazzi, Mihaijlovic, Stankovic, Vieira e chi più ne ha più ne metta.
5) perché vederli fare il "triplete" come lo chiamano loro, rubando agli ottavi di champions, ai quarti e in semifinale, e sentirli gridare allo scandalo perché il Bayern è in finale grazie al gol rubato di Klose è ridicolo.
6) Perché nel Triplete, in campionato, hanno rubato l'impossibile...
7) Perché ci hanno scippato Ibra e Vieira nell'anno della B.
8) Perché appena scoppiata calciopoli Moratti ha sfidato tutti a trovare intercettazioni sull'Inter, dichiarandosi estranei, e unica squadra onesta. Ora che le intercettazioni ci sono, quello scudetto è ancora vinto sul campo, nonostante fossero arrivati terzi.
9) Perché ogni volta che la benzina aumenta di 1cent Moratti diventa più ricco.
10) Perché, in fondo, non hanno ancora capito che siamo stati sempre i più forti. Dal '97 in maniera indiscutibile. Ci hanno dovuto affondare con il "loro" Guido Rossi, interista che guarda caso poi è andato a commissariare la Telecom, di Tronchetti, azionista nerazzurro. E la mafia ce l'aveva Moggi?????



ODIO LA JUVE E GLI JUVENTINI (m.f.):

1) E' la squadra che nella storia del calcio ha rubato più di tutte.
2) Nonostante abbiano rubato quasi alla luce del sole ora fanno le vittime e cercano di essere compatiti provando maccheroniche operazioni simpatia.
3) Non potremo mai più dimenticare lo scudetto scippatoci nel '98. Il rigore di Iuliano su Ronaldo non fischiato è da teatro dell'assurdo.
4) Non si può non odiare una squadra che ha avuto Moggi come direttore generale. Negli anni della sua gestione ha cambiato in peggio il mondo del calcio, fideiussioni false, procure di giocatori estorte con la forza, gestione di altre squadre in modo occulto, doping ai calciatori. La radiazione è ciò che si merita.
5) perchè il giornale di "proprietà", Tuttosport, è il quotidiano peggiore di sempre, non viene letto nemmeno dagli Juventini più accaniti quanto è brutto e mal fatto. Chi lo tiene in vita? Speriamo fallisca.
6) perchè a Torino c'è solo una squadra, e non ha le maglie bianconere.
7) Dopo aver rubato per anni e anni i suoi tifosi sostengono che altre squadre, per esempio l'Inter debbano per forza rubare per vincere quello che vincono. Le campagna di farneticazioni durante la Champions dell'anno scorso è prova palese.
8) Perchè alla triade non bastava comprare gli arbitri, hanno anche fatto dopare generazioni di calciatori con cure "agricole"....
9) Dato che la loro squadra a gennaio sistematicamente non ha più obiettivi, i tifosi, frustati dall'ennesima stagione deludente, escono dal letargo e incominciano a "gufare" e augurare il peggio alle altre blasonate società ancora in corsa per i più prestigiosi obiettivi. Una vera mancanza di sportività tipica solamente ai tifosi bianconeri.
10) perchè in fondo non finiranno mai di rubare e non hanno pagato abbastanza per tutto quello che hanno fatto.

giovedì 30 settembre 2010

LE DIECI BUONE RAGIONI PERCHE' JUVE E INTER VINCANO

di Matteo Franco e Alessandro Mascia

A tre giorni dal Derby d'Italia, è arrivato il momento di raccontare la vigilia. Due firme, uno juventino e un interista, si sono invertite le maglie pensando a quali 10 motivi avrebbero Inter e Juve per battersi domenica sera. Una cosa simpatica per accendere la rivalità mai sopita cercando però di sdrammatizzare ricordandosi che in fondo è solo un gioco.


DIECI MOTIVI PER CUI LA JUVENTUS DEVE BATTERE L'INTER (m.f.) :


1) Non c'è occasione migliore del derby d'Italia per sottolineare ancora una volta che la squadra più gloriosa d' Italia non può che essere quella bianconera.
2) perchè dopo calciopoli le partite contro l'Inter valgono molto di più di un derby cittadino. Dal 2006 ad oggi la vendetta deve essere ancora consumata pienamente, questo può essere l'anno buono per togliersi qualche sassolino.
3) perchè nelle precedenti 213 partite i bianconeri hanno vinto ben 95 volte. Quest'anno, sperando anche nella coppa Italia, si può arrivare a 99....
4) Perchè anche se Materazzi non dovesse giocare, sarà una goduria indescrivibile vederlo rosicare. Peccato che Balotelli se ne sia andato, ci sarebbe rimasto male...
5) Del Neri l'anno scorso contro l'Inter non ha mai perso e storicamente le sue squadre a San Siro contro i milanesi danno sempre spettacolo.
6)Perchè Celeste Moratti, la figlia del presidente, celebrerà a New York le sue nozze americane. Quale occasione migliore per farle un bel regalo ?
7) Perchè Del Piero è più forte di Sneijder e una sconfitta clamorosa in mondo visione potrebbe compromettergli la corsa al Pallone d'Oro.
8) Perchè devono restituire lo scudetto di cartone del 2006.
9) Perchè loro hanno l' infermeria piena e saranno decimati. Non sarà quindi difficile che ci scappi il botto.
10) Perchè non è ammissibile che uno scarto bianconero, Benitez, vinca. Con l'assenza di Mourinho tutto inoltre sarà infatti molto più facile.


DIECI MOTIVI PER CUI L'INTER DEVE BATTERE LA JUVENTUS (a.m.) :


1) Perché l’ultima vittoria contro la Juve a San Siro prima dell’era Mourinho risale al 2004. Fondamentale per Benitez, liberarsi dell’ombra del suo predecessore.
2) Perché prima della “doppietta” di Mou, l’Inter, a San Siro, ha battuto la Juve tre volte dal 1992. Vedi sopra.
3) Perché a San Siro i nerazzurri non perdono dal 2006.
4) Perché non vincere con un Eto’o che nelle prime 6 gare ha fatto 8 gol sarebbe ridicolo.
5) Perché se perde, torna in crisi.
6) Per continuare a colmare il gap tra vittorie e sconfitte nella storia: 56 vittorie, 80 sconfitte negli scontri diretti.
7) Per dimostrare che anche se Agnelli va in Lega, gli scudetti l’Inter li vince sul campo.
8) per dimostrare che Paolillo ha ragione. (Ok basta ridere)
9) Sono i campioni di tutto: una squadra che batte Barca, Bayern e Chelsea non può perdere contro una Juve così.
10) perché 2 partite consecutive in campionato i nerazzurri non le perdono da secoli. Facendolo rischiano pure di vedersi raggiunti dal Milan.....

Juve nella tana dei Citizens per darsi continuità.

"Un duro test per verificare i nostri progressi". Così Gigi Delneri ha definito il match di stasera con il Manchester City, valido per la seconda giornata di Europa League.
La verità è un'altra. E' una sfida quasi fondamentale, per morale (doppiamente) e classifica. Vincere significherebbe andare a quota 4 nel girone e lasciarsi alle spalle proprio l'avversaria più tosta. Vincere significherebbe dare un pizzico di continuità alle vittorie dei bianconeri, che fin'ora hanno giocato su una sinuosa onda. Vincere darebbe la carica forse definitiva per spiccare il volo, forse già domenica, quando saranno di scena a San Siro contro l'Inter.


CORSI E RICORSI STORICI
Poche analogie con il passato, tutte favorevoli ai Citizens. Un solo precedente tra le due, a Manchester. Era il 1976, la Juventus venne sconfitta di misura (1-0). Alla fine dell'anno vinse il trofeo.
L'arbitro sarà Iturralde Gonzales, che ha diretto la Juve una sola volta: l'anno scorso, in Bordeaux - Juventus 2-0.


LO SPOGLIATOIO
La squadra è carica. Lo ha dimostrato Storari, urlando a tutti che alla coppa, questa Juve ci tiene. Lo ha ribadito Alex Del Piero facendo eco alle parole del mister, definendo la gara di stasera "Banco di prova importante".


CITIZENS
Altissimo il rispetto, quasi reverenziale, per i bianconeri. Blasone a parte, c'è ben poco di cui avere paura. Sulla carta i locali sono uno schiacciasassi, ma devono ancora ingranare davvero. Mancini ha ribadito il "grande rispetto per i bianconeri", Vieira, ex di turno, ha detto "la Juve è sempre la Juve". Magari Patrick, magari....


PROBABILI FORMAZIONI


MAN CITY (4-3-3): Given, Boyata, K. Tourè, Kompany, Zabaleta, Y. Tourè, Vieira, Barry, Johnson, Tevez, Milner. All. Mancini
JUVENTUS (4-4-2): Manninger, Rinaudo, Legrottaglie, Chiellini, Grygera, Pepe, Marchisio, Sissoko, Krasic, Del Piero, Iaquinta. All. Delneri


Via alle 21.05. Questo il link per guardare il match in streaming.

martedì 28 settembre 2010

Champions League: Bayern, per fortuna c'è Schweinsteiger! Real ok con Di Maria

GIRONE E

Basilea-Bayern Monaco 1-2
Nel girone di Roma e Cluj trema il Bayern di Van Gaal, fresco di rinnovo contrattuale, che con grande fatica passa in Svizzera in rimonta sul campo di un ottimo Basilea, tornando a rivedere uno spiraglio di luce dopo il pesante k.o. interno in Bundesliga contro il Mainz. Gli elvetici, allenati da Thomas Fink, ex giocatore dei bavaresi, mostrano fin da subito di non temere i più blasonati avversari, costruendo iniziative interessanti per le due punte Frei e Streller. E proprio dalla collaborazione fra i due attaccanti della nazionale svizzera nasce al 18' il vantaggio dei padroni di casa: stupendo tacco dell'esperto numero 9 in area a smarcare Frei e destro a giro ''alla Del Piero'' del numero 13 elvetico che si infila imparabilmente all'incrocio dei pali della porta difesa da Butt. Basilea a sorpresa in vantaggio, con i tedeschi che non solo non reagiscono ma restano a guardare i padroni di casa collezionare occasioni, prima con Shaqiri e poi ancora con Frei. Nel Bayern si sentono le assenze, pesantissime, di Robben e Ribery, sostituiti da Kroos e Altintop. Ma a dare una mano agli ospiti, beffardamente ci pensa lo stessa Basilea: al 56' clamorosa ingenuità di Huggel, che con un intervento suicida stende Mueller in area. Dal dischetto Schweinsteiger spiazza Costanzo e fa 1-1. La partita a questo punto cambia, il Bayern si rinforza in attacco con Olic e Gomez in campo al posto di Klose e Kroos, ma a rivelarsi decisivo proprio a 1' dal 90' è ancora Bastiaan Schweinsteiger, lasciato colpevolmente solo dalla difesa di casa su una punizione dalla destra di Badstuber: tocco ravvicinato e gol partita per il Bayern. Che non convince ma, perlomeno, respira.

Roma-Cluj 2-1

Classifica: Bayern Monaco 6, Roma 3, Cluj 3, Basilea 0.

GIRONE F

Chelsea-Olympique Marsiglia 2-0
Nessun campanello d'allarme per Carletto Ancelotti: la sconfitta in campionato a Manchester contro il City di Roberto Mancini è stato solo uno spiacevole intoppo in un ruolino di marcia stagionale quasi perfetto. A dimostrarlo c'è la facile vittoria casalinga in Champions contro il Marsiglia di Didier Deschamps, ex giocatore dei Blues e della Juventus proprio ai tempi della gestione Ancelotti. A Stamford Bridge i padroni di casa risolvono la pratica in meno di mezz'ora, dopo l'inizio grintoso ma sterile dei francesi. Al 7' Malouda si accende e penetra in area, costringendo il portiere ospite Mandanda ad un grande intervento in angolo. E proprio dal corner successivo una zampata di Terry, complice l'errore di Cheyrou appostato sul palo sinistro, porta in vantaggio i Blues. 20' dopo la partita si chiude già virtualmente: netto fallo di mano di M'Bia su cross dalla destra del giovane Kakuta, preferito dall'inizio a Sturridge, e rigore trasformato da Anelka. Il resto del match è pura accademia, con Cech praticamente inoperoso e il Chelsea, privo di Lampard e Drogba, a controllare saldamente l'incontro. Anzi, nel secondo tempo gli uomini di Ancelotti centrano pure due pali, prima con una terrificante punizione di Alex da 30 metri e poi con un destro a botta sicura di Essien dentro l'area. Qualificazione quasi in tasca per gli inglesi, mentre i francesi, sull'orlo del baratro, non possono fallire il prossimo impegno.

Spartak Mosca-Zilina 3-0
Senza storia il match al ''Luzhniki'' di Mosca tra i vicecampioni di Russia e i campioni di Slovacchia. La formazione di Valery Karpin domina l'incontro dall'inizio alla fine, portandosi a quota 6 in classifica (come il Chelsea) e lasciando lo Zilina sull'orlo del baratro. Nello Spartak, squadra dalla rosa poco indigena, protagonisti assoluti i brasiliani Ari, Alex e Ibson (ma in attacco ce n'è anche un altro, Wellinton) e l'ala irlandese McGeady: dopo un paio di incursioni pericolose di quest'ultimo, il gol del vantaggio dei padroni di casa nasce proprio sull'asse Alex-Ari, con il corner del primo deviato in modo vincente di testa dal secondo. Inutile il salvataggio sulla linea del difensore slovacco Sourek, con il pallone già dentro di un metro. Ad inizio ripresa per lo Zilina dentro Ceesay, 22enne attaccante del Gambia protagonista dell'accesso alla Champions dei suoi, ma al 61' lo Spartak raddoppia con il cross di Kombarov, dopo un bel cambio di gioco di Alex, per Ari e il tocco di piatto nuovamente vincente della punta brasiliana. Karpin manda dentro altri due sudamericani, il brasiliano Ibson e l'argentino Maidana e i due nuovi entrati a 1' dal 90' confezionano il definitivo 3-0: cross dalla sinistra del secondo e piatto destro del primo che manda il pallone alle spalle del portiere ospite Dubravka.

Classifica: Chelsea 6, Spartak Mosca 6, Olympique Marsiglia 0, Zilina 0.

GIRONE G

Auxerre-Real Madrid 0-1
Vittoria scaccia polemiche dei Galacticos, dopo la sfuriata-show di Mourinho in conferenza stampa, sull'insidioso terreno dei francesi, che già avevano creato qualche problema al Milan nell'esordio a San Siro. Nonostante i 3 punti quello visto ad Auxerre è sì un buon Real ma ancora un po' troppo poco concreto: vincere di misura nonostante le ben 12 palle gol create da Cristiano Ronaldo e compagni è un po' pochino, e ben venga il provvidenziale aiuto del palo a Casillas su un colpo di testa errato di Pepe nella ripresa che avrebbe portato in vantaggio gli uomini di Fernandez. Mourinho in avvio stupisce tutti presentando un tridente mai visto, con Higuain al centro e Benzema e Cristiano Ronaldo a scambiarsi spesso di fascia, a cui il tecnico dei padroni di casa, quasi se l'aspettasse, risponde con un 4-5-1 abbottonato ma non troppo per rispondere in contropiede. I francesi iniziano meglio e già dopo 2' Oliech, con un rimpallo su Casillas, per un soffio non si trova con il pallone davanti alla porta sguarnita. Un lampo, oltre al colpo di testa di Ndinga fuori di un soffio al 25', in mezzo alle occasioni costruite sistematicamente dal Real: la più clamorosa quella capitata a Higuain al 15' su angolo di Xabi Alonso e sponda di Khedira, con Chafni a salvare sulla linea un gol praticamente fatto. Dopo aver sofferto, con il portiere Sorin spesso chiamato in causa, i francesi alzano il baricentro nella ripresa, anche grazie al neo-entrato Jelen, e sfiorano il vantaggio con il quasi clamoroso autogol di Pepe su cross di Traorè. Ma a risollevare Mourinho dalla grande paura ci pensa il neo entrato Di Maria: scatto dell'argentino a bruciare Hengbart sulla sinistra e diagonale rasoterra imparabile per Sorin. Blancos a quota 6, Auxerre ancora bocca asciutta.

Ajax-Milan 1-1

Classifica: Real Madrid 6, Milan 4, Ajax 1, Auxerre 0.

GIRONE H

Partizan Belgrado-Arsenal 1-3
Qualche errore gratuito e inutile, ma l'Arsenal esce dalla bolgia del Partizan Stadium di Belgrado con 3 punti meritati, rimanendo a punteggio pieno nel girone. Per i padroni di casa serbi appuntamento ancora rimandato con la prima vittoria della storia in Champions League e qualificazione che si fa sempre più improbabile. Tra le file dei Gunners il grande protagonista di inizio primo tempo è il russo Arshavin, a segno, per la seconda volta consecutiva in Europa, al 15' su assist di Wilshere. L'ex fantasista dello Zenit ha poi almeno tre nitide palle gol per raddoppiare ma a fare buona guardia tra i pali del Partizan c'è il portiere della nazionale serba Stojkovic. La partita sembra saldamente in mano agli uomini di Wenger, ma Denilson decide al 33' di riaprila con un ingenuo stop di mani nella sua area: rigore netto, che l'attaccante serbo-brasiliano Cleo trasforma pareggiando per i suoi. Favore per favore, è lo stesso Partizan a tarparsi le ali nella possibile rimonta: al 56' fallo da ultimo uomo di Jovanovic su Wilshere, rigore ed espulsione per il centrocampista serbo. Dal dischetto un super Stojkovic respinge la conclusione di Arshavin, ma l'appuntamento degli inglesi con la vittoria è solo rimandato: al 71' è il franco-algerino Chamakh, che in precedenza aveva colpito anche una traversa, a fare 2-1 e 10' dopo il colpo di testa di Squillaci fissa il risultato sul 3-1. Nella partita dei regali reciproci c'è però spazio per l'ennesima ingenuità e per il terzo rigore di giornata: Gibbs stende Cleo (anche se il fallo sembra fuori area), ma dal dischetto Fabianski, sostituto del disastroso Almunia, respinge il tiro dello stesso attaccante del Partizan.

Braga-Shakhtar Donetsk 0-3
Niente da fare per i vice-campioni del Portogallo, attesi al riscatto dopo l'umiliante 6-0 sul campo dell'Arsenal, contro i campioni d'Ucraina allenati da Mircea Lucescu, vecchia conoscenza del calcio italiano. Eppure nel primo tempo il Braga non demerita e sfiora più volte il gol, ma le punte Matheus e Moises si trovano di fronte ad un ottimo Pyatov, estremo difensore ospite, in serata di grazia. E quando il portiere ucraino non ci arriva è Srna a salvare sulla linea di porta una conclusione proprio di Moisès. Lo Shakthar bada più che altro a tenere il possesso palla provando a ripartire a folate e rischiando pure il rigore per un intervento sospetto di Rat su Matheus, non sanzionato dall'arbitro olandese Bloom. Nella ripresa però la musica cambia decisamente: il brasiliano dello Shakthar, Luiz Adriano, ben imbeccato dal connazionale Douglas Costa porta in vantaggio i suoi al 56' con la complicità (vedi alla voce ''papera'') del portiere portoghese Felipe, che si fa scavalcare sotto la pancia dal pallone. I due sudamericani replicano in tutto e per tutto, risultato finale compreso, l'azione al 72', questa volta senza la complicità del portiere del Braga: 2-0 Shakhtar. Nel finale c'è gloria anche per l'assist man Douglas Costa, che realizza un rigore concesso per fallo di Paulo Cesar su Mkhitaryan. 3-0 finale per gli ucraini che salgono a quota 6 come l'Arsenal, mentre per i portoghesi a 0 punti e 0 gol fatti con 9 subiti, è notte fondissima.

Classifica: Arsenal 6, Shakhtar Donestk 6, Partizan Belgrado 0, Braga 0.

CLASSIFICA REALE. FIORENTINA SECONDA, ROMA A -2

LA CLASSIFICA REALE

Come promesso, settimana dopo settimana, terremo costantemente aggiornata la classifica reale, ovvero la classifica SENZA aiuti arbitrali.


Giornata molto tranquilla quella appena trascorsa. Tutti gli errori sono inifluenti, tranne uno: la Samp si lamenta per un rigore non concesso. Poteva essere decisivo. 


Questa la classifica reale senza errori. La Roma sarebbe a -2, la Fiorentina seconda.


INTER            10

LAZIO             10 

FIORENTINA 9 (-4)
ROMA            8 (-3)
SAMPDORIA  8 (-2)
MILAN             8
CATANIA       8

BARI               8
CESENA        7
CHIEVO         7 (+2)
BRESCIA      6 (+3)
CAGLIARI      6

JUVENTUS    6 (+1)
NAPOLI         5 (+3)
PALERMO    5
PARMA           5
GENOA           5
BOLOGNA      5 (+1)
LECCE         2 (+2)
UDINESE      1




p.s. Nel compilare la classifica "reale" si tiene conto soltanto degli episodi condizionanti, ovviamente. I rigori presunti saranno considerati tali solo se palesi. E' ovvio che tale classifica non ha alcun valore se non quello di divertire e sollevare qualche polverone.
Tra parentesi vi sono i punti aggiunti o sottratti da episodi arbitrali favorevoli o meno.

lunedì 27 settembre 2010

Liga: capolavoro Levante, il Real non passa (e Mourinho è sotto processo). Volano Valencia e Barça

Contrordine compagni: a Madrid, sponda Real, non si sorride più. O perlomeno non si sorride più come Mourinho nella conferenza stampa di sabato prima dell'anticipo serale del quinto turno sul campo della matricola Levante, principale candidata alla retrocessione immediata. Solo un paio di giorni fa avevamo parlato della nuova vita dello Special One nella capitale iberica: tante battute, sorrisi per tutti, giornalisti compresi, e sporadiche frecciatine ai rivali di sempre del Barça. Un quadretto quasi surreale per chi, come noi italiani, ha conosciuto il Mou versione ''prostituzione intellettuale'' e gesto delle manette. Eppure, dallo 0-0 esterno di sabato sera a Valencia sul terreno del Levante, seconda squadra della città, qualcosa è cambiato. Non solo in classifica, dove i Blaugrana di Guardiola hanno messo la freccia sorpassando i Blancos (anche se in vetta, solitario, troviamo il sorprendente Valencia di Emery), ma anche nell'umore di Mou e del suo presidente Florentino Perez.

Il Real nelle prime quattro giornate non aveva per nulla incantato ma sostanzialmente aveva fatto il suo dovere, inanellando 3 successi e 1 pareggio, alla pari con il Valencia. Poi la trasferta al ''Ciutat de Valencia'', terreno dei Granotes allenati da Luis Garcia, squadra terz'ultima in classifica e con la difesa più battuta del torneo: quella che, sulla carta, per i Galacticos doveva essere una pura formalità si è trasformata in una partita frustrante, con un pareggio finale che equivale ad una sconfitta. Il risultato è sì figlio di un capolavoro difensivo dei padroni di casa ma anche di un Real addormentato e sprecone: nel primo tempo Cristiano Ronaldo e Di Maria sciupano l'impossibile e quando arrivano vicini al gol è un super Reìna, numero 1 dei catalani, a dire di no. Nella ripresa si concretizza l'ottimo lavoro degli uomini di Garcia in fase difensiva: per più di mezz'ora il Real non tira in porta e solo quando finalmente Mourinho si decide a togliere lo spento Ozil per inserire Pedro Leon i Blancos tornano a farsi pericolosi dalle parti di Reìna. Il nuovo entrato mette in serie apprensione i centrali e il portiere avversario sfiorando ripetutamente il gol da ogni posizione; gol che non centra nemmeno Ronaldo, che 30 secondi dopo il 90' spedisce col sinistro fuori di poco. Ciliegina sulla torta, Higuain al 94' si addormenta in area a tu per tu con il portiere del Levante, che si salva. 0-0 e via ai processi in casa madridista.

Le prime avvisaglie le ha mandate Florentino Perez: così non va. E non solo per i risultati, anche se aver gettato via così il prezioso punticino di vantaggio sul Barcellona non può certamente far piacere al presidente dei ''galattici''. Il punto fondamentale è il gioco: la squadra finora non ha convinto neanche nei successi contro Osasuna ed Espanyol e si sa che in Spagna prima ancora dei risultati è l'estetica ad occupare un ruolo fondamentale (chiedete a Fabio Capello, cacciato da Madrid dopo aver vinto la Liga solo per non aver saputo esprimere un gioco spettacolare). Quindi, pur mantenendo la massima fiducia nel Mago di Setùbal, l'imperativo è tornare a vincere, subito e bene. Un'imposizione che ad uno stratega a lungo termine come Mou non può piacere, e che il nervosismo si stia insinuando nei pensieri dello Special è comprensibile e provato, specie dall'ultima conferenza stampa pre-Champions League di oggi: solita protezione della squadra (''Stanno facendo tutti il massimo e Ronaldo non è egoista") ma pochi sorrisi e soprattutto un attacco deciso al Barcellona e al suo girone di Champions League ("Noi giochiamo contro Ajax e Milan, 20 trofei europei in totale, il loro invece, con Copenhagen, Rubin Kazan e Panathinaikos sembra un girone di Europa League"). Oplà, il vecchio Mourinho ''ha llegado al fin a España". E pare che Perez non abbia preso bene neanche quest'uscita, perchè in contrasto con lo stile che il Real vorrebbe mantenere. Staremo a vedere.

Rimanendo sul fronte Liga, come detto, il Barcellona sorpassa i rivali storici vincendo sul difficile terreno del San Mamès di Bilbao contro l'Athletic. Pur senza Messi, Guardiola può consolarsi con il ''Guaje'' Villa che nella prima frazione ''collauda'' il palo sinistro del portiere basco Iraizoz e nel secondo si traveste da assist man nel gol di Keita. In mezzo, alla mezz'ora del primo tempo, l'espulsione di Amorebieta per i padroni di casa per un'entrata scomposta su Iniesta. A metà ripresa però gli equilibri in campo si ricompongono perchè proprio Villa si fa cacciare per un fallo di reazione su Gurpegui. Poco male, se non per la squalifica futura, perchè Xavi e Busquets firmano comunque il successo finale, rendendo inutile il gol della speranza di Gabilondo. Barça a -1 , insieme al Villareal (vincitore nel posticipo a Malaga, in gol anche Giuseppe Rossi) dal sorprendente Valencia, che rimane in testa, questa volta da solo, vincendo 2-0 sul campo dello Sporting Gijon. Le cessioni di Silva e Villa e i problemi economici del club sembrano non toccare l'entusiasmo della squadra allenata da Unai Emery, che veleggia con l'invidiabile ruolino di marcia di 4 vittorie ed un pareggio. Chi invece non naviga più è l'allenatore del Siviglia, Antonio Alvarez, esonerato dopo la sconfitta ad Alicante sul campo dell'Hercules: doppietta, udite udite, dell'ex juventino David Trezeguet. Sulla panchina degli andalusi in arrivo l'ex allenatore del Maiorca, Gregorio Manzano. In coda Deportivo La Coruña sempre più nel baratro: sconfitta interna contro l'Almeria e penultimo posto a 3 punti, con la casella "vittorie" mestamente ancora a quota zero.

LA CLASSIFICA DOPO CINQUE GIORNATE:
Valencia 13
Barcellona 12
Villareal 12
Real Madrid 11
Atletico Madrid 10
Espanyol 9
Siviglia 8
Hercules 7
Athletic Bilbao 7
Getafe 7
Maiorca 7
Malaga 6
Almeria 5
Osasuna 4
Racing Santander 4
Real Sociedad 4
Sporting Gijon 4
Levante 4
Deportivo La Coruña 3
Real Saragozza 2

Krasic galoppa, Cavani incanta. E Santacroce...pedala

Nella giornata che vede la Lazio proiettata al vertice della classifica, e la grande boccata di ossigeno della Juventus, ecco i principali protagonisti dell'ultimo turno di campionato.

IL PERSONAGGIO: MILOS KRASIC

Inseguito, paragonato e osannato: non si tratta di un pericoloso criminale o di una rock star, ma della nuova ala della Juventus. Milos Krasic è uno degli acquisti più significativi dell'intero calciomercato estivo e nella gara di ieri sera contro il Cagliari ha mandato in visibilio i propri tifosi. Non solo per la tripletta, che ha gradualmente piegato i sardi, ma grazie all'ampia visuale di gioco propria del galoppatore dalla chioma bionda. Krasic corre, recupera, propone cross e propone sè stesso come se giocasse contemporaneamente da terzino fluidificante, centrocampista esterno e seconda punta. Del Neri lo aveva ammesso: "siamo Krasic dipendenti". Un'affermazione eloquente, soprattutto in relazione all'intera squadra, che se dovesse dipendere esclusivamente dall'ala serba, rivelerebbe la propria fragilità. Di certo il numero 27 si trova in una condizione eccellente, avvalorata dalla sua preparazione iniziata in modo precoce o, forse, mai terminata visto il diverso avvio del campionato Russo in cui ha militato fino a pochi mesi fa.

IL GOAL: EDISON CAVANI

Con la doppietta al Cesena e la sua costante presenza nell'area avversaria, Edison Cavani si conferma come il vero asso del Napoli, merito anche dell'intesa sempre più consolidata con il compagno di reparto, "El Pocho" Lavezzi. Nella gara dell'ora di pranzo, Cavani ha sfoderato una prestazione da dieci realizzando il goal più bello della giornata: all'uruguaiano basta poco per sfruttare il contropiede di Lavezzi e appoggiare in rete con un preciso tocco che si infila all'incrocio dei pali. E i tifosi del Napoli hanno dimenticato in fretta Quagliarella...

LA CURIOSITA': UNA CYCLETTE A BORDO CAMPO

Sempre al Manuzzi di Cesena, si è verificato uno degli episodi più curiosi: nel secondo tempo della partita, Fabiano Santacroce, difensore del Napoli, è stato visto riscaldarsi a bordo campo con una Cyclette. Situazione originale e forse un po' ridicola, in un calcio che non sa davvero più cosa raccontare.

Premier League: Mancini batte Ancelotti, United stop, Arsenal e Totteham flop

Il ''Christmas pudding'', per ora, è un po' più vicino. Tralasciando le qualità del tradizionale dolce natalizio britannico, che gli inglesi secondo una loro personalissima classificazione dei gusti considerano delizioso, Roberto Mancini può per il momento rispedire al mittente le insinuazioni di stampa e opinionisti d'oltremanica che avevano pronosticato per l'allenatore italiano del Manchester City un licenziamento entro metà stagione (da noi similmente si direbbe ''arrivare a mangiare il panettone''). Il preziosissimo e prestigioso successo interno contro la capolista Chelsea avrà forse convinto il ricchissimo sceicco Mansour, proprietario del team, ad allontanare decisamente i primi provvedimenti contro la squadra, diretti prima di tutto al Mancio. Che deve ringraziare Carlitos Tevez, protagonista e trascinatore con una prodezza delle sue nell'1-0 al City of Manchester Stadium contro i Blues di Ancelotti, che regala il terzo posto in classifica ai Citizens. Primo stop stagionale dunque in Premier per gli uomini di ''Re Carlo'' dopo le 5 vittorie nelle prime 5 giornate e la paurosa vena realizzativa dell'attacco (21 gol, media di circa 4 gol a partita!). Un piccolo scivolone che ci può stare, specie contro la squadra che più ha investito (e a che cifre!) in Europa sul calciomercato, al termine di una partita comunque combattuta e che fa ulteriormente meno male alla luce dei risultati delle più dirette inseguitrici.

Il Manchester United di Alex Ferguson fallisce infatti l'opportunità di portarsi a -1 dalla capolista, rischiando grosso al Reebok Stadium di Bolton contro i padroni di casa. I Trotters vanno in vantaggio ad inizio partita con il centrale di difesa Knight e vengono raggiunti a metà tempo dalla rete di Nani; nella ripresa lo United torna sotto grazie alla rete dei padroni di casa con il bulgaro Petrov, ma a 15' dalla fine è ancora protagonista Nani, questa volta in veste di assist man per il definitivo 2-2 a firma di Owen. Un risultato che non soddisfa i Red Devils, che comunque possono consolarsi osservando la debacle interna dell'Arsenal contro il West Bromwich allenato da Roberto Di Matteo. Uno stop inatteso e pesante quello dei londinesi di Wenger, con Almunia che ancora una volta fa imbestialire l'Emirates Stadium con i suoi clamorosi errori; la giornata del portiere spagnolo sembra per la verità iniziare nel migliore dei modi, ovvero con la parata sul calcio di rigore di Odemwingie concesso per fallo di Koscielny. Nella ripresa però Odemwingie si riprende il maltolto, infilando Almunia sul suo palo in apertura per l'1-0 a favore dei Baggies; un primo errore neanche grave quello del numero 1 dei Gunners in confronto a quello successivo sul tiro di Jara: intervento tanto goffo quanto inutile con la palla che schizza sul petto del portiere e quindi in rete. Thomas alla mezz'ora sembra completare con il 3-0 la giornata perfetta del WBA, ma nel finale il neo-entrato Nasri riesce, perlomeno, a riaprire 2 volte il match con un paio di supergiocate. Emozioni aggiuntive che non modificano la sostanza: a vincere 3-2 sono gli uomini di Di Matteo che si issano a quota 10 insieme all'Aston Villa (2-1 sul campo del Wolverhampton) e a -1 proprio dall'Arsenal.

Chi invece continua davvero a stentare in questo inizio di stagione sono Tottenham e Liverpool. Gli Spurs, avversari dell'Inter in Champions, escono a mani vuote dall'Upton Park, terreno del West Ham, in uno degli svariati derby di Londra. Per gli Hammers si tratta dei primi 3 punti dopo il terribile inizio di stagione (1 pareggio e 4 sconfitte). Sugli scudi Obinna, in prestito dall'Inter, e l'ex Portsmouth Piquionne, autore del gol partita. Tra gli uomini di Redknapp l'unico a tentare di mettersi in luce, invano, è Van Der Vaart. I punti rimangono così 8, a -7 dal Chelsea (2 vittorie,2 pareggi, 2 sconfitte).
Il Liverpool di Hogdson sta addirittura peggio: 6 punti in classifica, frutto sin qui di una sola vittoria, e pareggio sofferto ad Anfield con il Sunderland. Partita caratterizzata da un giallo iniziale (non nel senso di ammonizione): al 6' il difensore dei Black Cats Turner, incaricato di battere una punizione per i suoi in fase difensiva, tocca indietro per il proprio portiere Mignolet. Un tocco corto, destinato semplicemente a lasciar l'incombenza della punizione al portiere belga, che però viene interpretato da Fernando Torres come una vera e propria rimessa in gioco; lo spagnolo si avventa quindi sul retropassaggio servendo Kuyt, che riceve di fianco a lui e insacca a porta sguarnita. Un atteggiamento che fa infuriare i giocatori del Sunderland e il loro tecnico Steve Bruce, che accusano gli avversari di comportamento antisportivo e irregolare. L'arbitro Atwell (alla quale oggi la Football Association ha dato ragione) invece convalida, ritenendo che non occorra alcun fischio per sancire la ripresa del gioco. Alla fine Bent, con una doppietta di cui il primo gol su rigore, riesce comunque a portare avanti gli ospiti, prima del definitivo pareggio di capitan Gerrard.

Nelle altre partite da segnalare il brusco risveglio della matricola terribile Blackpool, ex quarta forza del campionato, sconfitta 2-1 in casa e scavalcata in classifica dal Blackburn. Successo esterno, preziosissimo, anche per lo Stoke City, che passa 2-1 al Saint James' Park contro il Newcastle, raggiunto a quota 7. Pareggi a reti bianche invece tra Birmingham e Wigan (i Bluenoses salgono a 7, i Latics a 5 ma rimanendo terz'ultimi) e tra Fulham e Everton (Cottagers ancora imbattuti ma al quinto pareggio in sei partite, Toffees sempre ultimi e ancora senza vittorie a quota 3).

LA CLASSIFICA DOPO 6 GIORNATE:
CHELSEA 15
MAN. UNITED 12
ARSENAL 11
MAN. CITY 11
ASTON VILLA 10
WEST BROMWICH 10
FULHAM 8
TOTTENHAM 8
BLACKBURN 8
NEWCASTLE 7
SUNDERLAND 7
BOLTON 7
BIRMINGHAM CITY 7
STOKE CITY 7
BLACKPOOL 7
LIVERPOOL 6
WOLVERHAMPTON 5
WIGAN 5
WEST HAM 4
EVERTON 3

Inter, una sconfitta allo scadere e tutto si capovolge!

Tutto come avevamo previsto nell'analisi della vigilia. Il super match della quinta giornata ha offerto degli spunti su cui è interessante soffermarsi. E' bastato il gol al 92' di Vucinic in uno dei campi più difficili d'Europa per far passare la Squadra tri-campione da armata invincibile a squadra in crisi e senza identità. Avevamo anticipato che in caso di sconfitta sarebbero subito emerse sulla stampa feroci critiche e rumorose voci di problemi di spogliatoio. A leggere i quotidiani di ieri e di oggi pare che l'Inter di Benitez sia una squadra allo sbando, subissata da problemi interni e lontana parente dalla corazzata delle stagioni scorse. Questo modo di vedere le cose ci sembra esagerato, una sconfitta contro una squadra forte come quella di Ranieri può capitare, è il bello del Calcio. Josè Mourinho sosteneva che l'Inter non ha lo stesso potere mediatico di altre società del Nord Italia. Si sbagliava? Avete letto le stesse pesanti critiche e commenti roventi dopo lo stentato avvio di Juventus e Milan? A noi non risulta. Roma-Inter, è vero, ha un po' deluso le attese. Chi si aspettava infatti una partita spettacolare e piena di gol è purtroppo rimasto a bocca asciutta. Le due squadre (soprattutto i neroazzurri) sono apparse molto provate dalla lunga serie di partite disputate negli ultimi venti giorni e non sono state in grado di esprimersi ai soliti livelli. La vittoria della Roma, legittimata dal bellissimo gol di Vucinic è fuori discussione ma, se la contesa fosse terminata a reti bianche, nessuno avrebbe avuto modo di recriminare. Il successo ha trascinato i capitolini fuori dalla crisi d'inizio stagione e ha ridato convinzione ad una squadra che ormai sembrava allo sbando. Tutto bene ciò che finisce bene? Nient'affatto! In casa giallorossa (stranamente è passato in secondo piano) si è palesata la sempre più evidente difficoltà di Ranieri di gestire un campione come Francesco Totti. Il feeling tra i due è ai minimi termini, la sceneggiata del pupone al momento del cambio con il montenegrino è solo la punta di un iceberg di un rapporto mai nato e costellato da incomprensioni, frecciatine e musi lunghi. Sarà in grado il decano di Testaccio di gestire un fumantino come il capitano? Al campionato l'ardua sentenza.

domenica 26 settembre 2010

Juventus-Cagliari 4-2: le pagelle

Krasic immenso, Cossu e Acquafresca non pervenuti

JUVENTUS

Storari 6 - Dei problemi difensivi bianconeri chiedete conto ad altri, non certo a lui. Se infatti, per l'ennesima volta, la Juve incassa gol (peggior difesa della Serie A insieme a Roma e Udinese) le colpe in questo caso sono, rispettivamente, di Chiellini, che si dimentica Matri in occasione dell'1-1, e di Legrottaglie, che permette ancora al numero 32 rossoblu di trafiggere il portiere bianconero in piena solitudine con un intervento in scivolata. Per il resto, prodigioso su un'occasione di Lazzari ad inizio ripresa e attento su una punizione di Nenè nel finale.

Bonucci 5,5 - Al solito pericolosissimo nei suoi inserimenti offensivi sui calci piazzati, come dimostra il terzo gol bianconero, sul quale è lesto a metterci la zampa in mischia davanti alla porta del Cagliari. Dietro sfodera una prestazione sicuramente migliore rispetto a quella contro il Palermo, anche se ogni tanto regala interventi alla ''Felipe Melo vecchio stile'', ovvero rivedibili preziosismi nelle zone nevralgiche del campo. Nel primo tempo soffre le incursioni di Lazzari. Secondo tempo ordinato, ma l'impressione è che ci sia ancora da lavorare sull'intesa con Chiellini.

Chiellini 5,5 - Da un difensore ormai esperto come lui non ti aspetti un errore come quello in occasione del pareggio di Matri, quando il centrale bianconero rimane immobile alle spalle dell'attaccante sardo, lasciandolo liberissimo di infilare in rete. Un errore simile a quello di Bonucci sul gol di Pinilla in Juve-Palermo. Rispetto al solito si propone meno in avanti sui calci piazzati e nel finale, dopo il cambio Rinaudo-Legrottaglie, chiude da terzino sinistro come una volta.

Rinaudo 5,5 - All'esordio assoluto in bianconero, il difensore ex Napoli si trova costretto a giocare fuori ruolo, ovvero da terzino destro, per ovviare all'emergenza difensiva bianconera (Traorè e De Ceglie infortunati, Motta bocciato, Grosso e Salihamidzic fuori rosa). Nel primo tempo è chiaramente l'anello debole della difesa bianconera, oltre che il bersaglio preferito del cagliaritano Lazzari, che gioca con lui nell'uno contro uno saltandolo spesso, come in occasione dell'azione che porta il Cagliari sull'1-1. Meglio nella ripresa, dove finalmente si decide ad aiutare Krasic nelle sovrapposizioni, arrivando anche a fornire qualche cross insidioso per le punte, ma si dimentica pericolosamente di Matri un paio di volte. Stremato, esce con i crampi.
(dal 30 s.t. Legrottaglie 5 - Gioca solo 20', ma su di lui pesa la responsabilità del gol del 2-4, in cui si addormenta lasciando via libera a Matri. In generale sembra un po' arrugginito.)

Grygera 6,5 - Inizio ad andamento lento, ma con il passare dei minuti si fa notare per la buona assistenza a Pepe e per le sue giocate, essenziali ma precise. Non sbaglia praticamente nulla e dimostra di trovarsi ormai a suo agio sulla fascia sinistra; l'impressione è che possa giocarsi il posto da titolare anche con i rientri di De Ceglie e Traorè. In ogni caso la sua prestazione positiva è sicuramente una buona notizia per Delneri.

Felipe Melo 7 - Lo vedi fornire ottimi palloni ai compagni, aprire il gioco elegantemente e proporsi con costanza in attacco e pensi ''ma è proprio lui?" Già, perchè il Felipe Melo di questo inizio di stagione, e in particolare di questo match, sembra lontano cugino del disastro ambulante della stagione passata. Niente più assurde invenzioni in mezzo al campo, ma grinta e soprattutto sostanza. A tratti ricorda persino Edgar Davids. Se è un sogno, non svegliatelo.

Aquilani 6 - Chiamato al riscatto dopo l'opaca prova nel secondo tempo contro il Palermo, l'ex Liverpool nel primo tempo strappa applausi per l'ottima verve in fase di impostazione e la confortante propositività. Cala nettamente nel secondo tempo, nel quale non si vede praticamente mai. Fisicamente, si vede, non ha ancora la forza per una partita intera, ma l'impressione è che nel corso della stagione possa tornare decisamente utile.
(dal 33 s.t. Sissoko 6 - Gioca poco meno di 20' in modo discreto)

Krasic 8,5 - Ma qualcuno non aveva detto che di Nedved aveva solo i capelli? Eppure a vederlo in azione ricorda tremendamente sempre di più l'ex Pallone d'Oro ceco. Una tripletta da antologia quella del serbo: grande destro da fuori il primo, tocco sottomisura da vero rapinatore d'area il secondo, opportunismo da bomber il terzo. Tutto questo e il bacio alla maglia lo consacrano come nuovo idolo della tifoseria, ma c'è di più: è sempre il primo a rientrare per dare una mano alla difesa e il primo a dare avvio alle azioni più pericolose dei bianconeri. Insomma, cosa chiedere di più? Partita perfetta, e se lo dice pure Delneri che la Juve è Krasic-dipendente....

Pepe 6,5 - Che noia se dicessimo, come sempre, che è generoso come pochi ma impreciso come tanti. E invece questa volta l'ex udinese sfodera una buonissima partita anche sotto il profilo della precisione, con cross calibrati e passaggi puntuali. Affronta il deboluccio Perico vincendo il duello e poi, al solito, è il primo a buttarsi sui palloni sia da fermo che in corsa. Ci mette la testa su calcio d'angolo favorendo la mischia che porta al gol di Bonucci.

Amauri 7 - Un'altra bella sorpresa: sì, perchè a vederlo portare via palla costantemente con successo all'avversario e mettere in continua apprensione la difesa cagliaritana sembra di rivedere l'Amauri di Palermo. Va vicino al gol in un paio di occasioni di testa e davvero meriterebbe la marcatura. Generoso, lavora benissimo per la squadra e conquista un sacco di punizioni e calci d'angolo. Nel finale esce in barella per un problema alla caviglia, ma per fortuna non sembra nulla di grave.

Iaquinta 6 - Non è in grande spolvero e, pur sbattendosi come al solito, è meno efficace ed appariscente di Amauri, oltre che ovviamente di Krasic. Crea giusto un paio di pericoli in tutto il match e per il resto si limita a fare il suo, senza infamia e senza lode. Potrebbe anche uscire prima, ma visto l'andamento dell'incontro Delneri lo lascia in campo forse qualche minuto in più del necessario.
(dal 35 s.t. Del Piero s.v.)

All: Delneri 7 - Che la sua Juventus fosse una squadra grintosa lo si ero visto, tutto sommato, già nella sfortunata gara contro il Palermo, ma contro il Cagliari i suoi uomini piacciono per voglia e bel gioco. Certo, come al solito la difesa non lascia dormire sonni tranquilli, ma gli va dato merito di aver rivitalizzato Melo, di aver riportato ad una condizione decente Aquilani e di aver scommesso su Krasic. La parola scudetto resta tabù, ma domenica prossima c'è l'Inter, ora a 3 punti. Pensiero stupendo...


CAGLIARI

Agazzi 6 - Sostanzialmente può dirsi sfortunato su tutte e quattro le segnature subite: nella prima occasione il destro di Krasic da fuori è angolatissimo, sul secondo deve prendersela con l'addormentato Agostini, sul terzo fa il possibile su Pepe ma non può nulla sulla mischia e sul quarto è beffato dalla deviazione della schiena di Astori. Peccato, perchè nelle prime quattro giornate era stato il portiere meno battuto della Serie A.

Canini 5,5 - In difficoltà, come tutta la difesa cagliaritana, specialmente su Amauri. Ma visto che dalle sue parti capita più spesso Iaquinta rispetto al brasiliano, tutto sommato gli va anche bene. Il problema è appunto quando Amauri lo porta a spasso o lo anticipa sui colpi di testa. Tuttavia leggermente meglio del compagno di reparto Astori.

Astori 5 - Ok, sul terzo gol di Krasic è sfortunato a deviare con la schiena la traiettoria della palla quel tanto che basta ad ingannare Agazzi. Però per tutta la partita impazzisce cercando di fermare Amauri e Krasic e talvolta Felipe Melo. Bersagliato e non supportato dagli esterni di difesa non può nulla.

Perico 5 - Meno male che dalla sua parte c'è Pepe e non Krasic, perchè altrimenti verrebbe da chiedersi cosa ne sarebbe stato di lui. Il terzino destro ex Albinoleffe si dimostra leggerino, patendo contro Pepe e non riuscendo praticamente mai a salire e supportare le sortite di Lazzari, uno dei migliori della formazione di Bisoli. Che sia in difficoltà lo capisce anche Bisoli, che lo cambia prima di metà ripresa.
(dal 20 s.t. Pisano 6 - ordinaria amministrazione, anche perchè prima del suo ingresso la Juve si era già abbastanza sfogata sulla fascia destra)

Agostini 5 - Ahi lui, che si trova dalla parte di super Krasic. E incrociare sulla propria fascia un giocatore in stato di grazia non piace a nessuno. Questo poi decide pure di addormentarsi ad inizio ripresa lasciando libero l'esterno serbo di realizzare il 2-1 da pochi passi, la frittata è ormai servita. Ma sarebbe ingeneroso tirargli addosso la croce della sconfitta rossoblu, visto che perlomeno prova a dare una mano ai suoi nei contropiedi.

Biondini 5,5 - Serata difficile, perchè si trova a duellare con Melo e Aquilani che soprattutto nel primo tempo creano parecchio scompiglio in mezzo al campo. Prova a rendersi protagonista nelle ripartenze dettando il passaggio a centrocampo, ma non sempre riuscendoci.

Nainggolan 6 - Il belga di origini indonesiane è chiamato da Bisoli ancora una volta a non far rimpiangere Daniele Conti, compito già di base non facile. Nel primo tempo lavora alacramente davanti alla difesa in un ruolo non propriamente suo, arrivando in un paio di occasioni anche al tiro. Non si può dire che non dimostri di provarci.

Lazzari 7 - Insieme al bomber Matri è il migliore dei sardi e, non a caso, ogni volta che la formazione rossoblu prova a rendersi pericolosa davanti c'è sempre il suo zampino. Nel primo tempo vince il duello con Rinaudo e manda in gol Matri, nel secondo fa lo stesso con Legrottaglie servendo ancora l'attaccante numero 32 in occasione del 2-4. Peccato che sia scarsamente aiutato da Cossu, altrimenti in qualche occasione il Cagliari potrebbe ulteriormente riaprire il match.

Cossu 4,5 - Un fantasma. Sarà anche braccato da Melo ogni volta che tocca palla, ma è anche vero che vederlo in prossimità della sfera è un vero evento. Probabilmente il numero di interventi sul pallone si possono contare sulla punta delle dita di un falegname disattento. Peccato, perchè il suo apporto al Cagliari servirebbe come il pane. Bisoli lo lascia in campo anche troppo.
(dal 17 s.t. Nenè 6 - Entra come terza punta nel passaggio di Bisoli al 4-3-3 e prova, soprattutto nel finale di match, ad andare a segno approfittando del leggero calo della Juve sul 2-4. Impegna Storari su punizione.

Matri 7 - Che sia provvisto del vizietto del gol da vero attaccante lo si sapeva. Anche perchè non è che fiocchino le occasioni da gol alle sue parti, anzi, il pareggio del Cagliari arriva proprio al primo tiro in porta e grazie ad una sua incursione alla Inzaghi, lasciando Chiellini sul posto. Nella ripresa, prima ancora del secondo gol personale, impegna Storari sfiorando in un paio di circostanze sfiorando la marcatura. Dialoga spesso con Lazzari e se fosse assistito da un Acquafresca in giornata decente potrebbe ancora fare di più. Il secondo gol è un altro ottimo esempio di opportunismo da grande attaccante.

Acquafresca 4,5 - Probabilmente, insieme a Cossu, è a qualche congresso sulle persone scomparse. Invisibile ed impalpabile, per la gioia della difesa juventina, in tutta la partita, fino al cambio, si fa notare per la conquista di un calcio d'angolo. Meno male che l'aria di Sardegna doveva fargli tornare il vizio del gol.
(dal 27 s.t. Laner s.v.)

All: Bisoli 6 - Nel postpartita si è giustificato adducendo la mancata la cattiveria nei suoi e l'abilità della Juventus di sfruttare 4 occasioni totali su 5 nei calci piazzati. Qualcuno gli spieghi che non è proprio così e che i bianconeri hanno giocato meglio e collezionato parecchie occasioni. Comunque il suo Cagliari non è male e, forse senza super Krasic dall'altra parte, il punteggio sarebbe potuto essere un po' più morbido.

Arbitro: Brighi 6,5 - Direzione pulita, nota di merito per non essere stato tratto in inganno dal contatto Amauri-Astori nella ripresa: il brasiliano cade a terra dopo un contrasto con il difensore cagliaritano in area, ma l'intervento, di non facile ed immediata decisione, è sulla palla. Giusto non dare il rigore e non ammonire l'attaccante bianconero per simulazione.

La Lazio aggancia l'Inter in vetta. Brescia e Chievo, che occasione sciupata!

Chi vuol essere capolista? Non è un quiz con premi in palio, ma l'interrogativo beffardo che sorge spontaneo analizzando i risultati della quinta giornata di A, ovviamente in attesa del posticipo serale tra Juventus e Cagliari. Dopo la sconfitta in extremis dell'Inter nell'anticipo serale del sabato all'Olimpico di Roma, quasi tutte le dirette inseguitrici mancano infatti l'occasionissima di agganciare o addirittura superare i nerazzurri di Rafa Benitez in classifica. In alcuni casi si tratta di un vero e proprio appuntamento con la storia, forse irripetibile, sfumato sul più bello: prendete il Brescia di Iachini, impegnato su un campo comunque tutt'altro che agevole come quello del Bari. Le Rondinelle riescono per quasi tutto il primo tempo a tener testa agli uomini di Ventura, pareggiando con Konè l'iniziale vantaggio pugliese di Rivas, ma nella ripresa è una scivolata avventata di Martinez su Barreto, dopo una gran serie di dribbling del fantasista brasiliano, a regalare al Bari rigore, realizzato sempre da Barreto, e vittoria.
Ma se Brescia piange anche Chievo non ride. Gli uomini di Pioli crollano per la seconda volta in stagione al Bentegodi davanti alla Lazio di Reja, fallendo il ritorno in vetta due giornate dopo. Vetta sulla quale si issano invece proprio i biancazzurri, in coabitazione con l'Inter, trascinati da uno Zarate nuovamente al gol dopo un digiuno di quasi 7 mesi. E chissà se per la squadra di Lotito si prospetta una stagione finalmente da protagonisti, dopo le infinite delusioni dell'anno scorso. Da segnalare la terza occasione sprecata di giornata, con il Catania bloccato in casa dal Bologna di un Marco Di Vaio in forma strepitosa. L'autogol dell'emiliano Britos evita il peggio, ma con la vittoria i siciliani avrebbero agguantato Lazio e Inter al primo posto.

Nella parte medio-bassa della classifica primi 3 punti per la Fiorentina di Mihajlovic, che allontana momentaneamente crisi e contestazioni superando il Parma di Marino e agganciandolo a quota 5 grazie al rigore realizzato da Ljajic (fallo di Lucarelli su Gilardino, il rosso ci poteva stare) e al gol di De Silvestri, entrambi nella ripresa. Brusco risveglio invece per il Cesena di Ficcadenti: se la sconfitta nel turno infrasettimanale a Catania doveva chiamare i romagnoli ad un pronto riscatto, così non è stato. Anzi, la vittoria del Napoli di Mazzarri (espulso per proteste) al ''Manuzzi'' è stata netta nel punteggio e nel gioco: nonostante il gol iniziale dei bianconeri con Parolo (prima rete in A), gli azzurri hanno riportato la partita sui loro binari grazie a Lavezzi, Hamsik (rigore, per la verità dubbio, concesso per un'entrata di Lauro su Zuniga) e la doppietta del solito Edinson Cavani, lasciato inizialmente e inspiegabilmente in panchina da Mazzarri. Altro 0-0 invece per la Sampdoria, che ritrova Cassano ma non il gol dopo il pareggio a reti bianche di Cagliari e regala il primo punto in campionato all'Udinese di Guidolin, sempre ultima (e in caso di vittoria della Juventus stasera a -4 dalla penultime). Tra queste c'è il Lecce di De Canio, che sfiora il colpaccio a Palermo andando sul 2-0 con Giacomazzi e Corvia prma di subire la rimonta rosanero con Pinilla e Maccarone, quest'ultimo ben oltre il 90'.

Insomma, in attesa del posticipo serale, la classifica delle Serie A rimane cortissima, se possibile ancora più di prima: tra i 5 punti di Palermo, Fiorentina, Parma, Genoa, Roma e Lecce (penultime) e i 10 di Inter e Lazio capoliste è evidente come mai la distanza tra baratro e sogno sia stata così sottile. Senza retorica, dopo cinque giornate possiamo dire che la Serie A quest'anno è combattuta ed aperta com'era moltissimo tempo che non la vedevamo e per questo sarà ancora più appassionante da seguire per tutti.

LA GIORNATA

MILAN - GENOA 1-0 (49' Ibrahimovic)

ROMA - INTER 1-0 (92' Vucinic)

CESENA - NAPOLI 1-4 (47' Parolo, 72' Lavezzi, 81' Hamsik rigore, 88' Cavani, 92' Cavani)

BARI - BRESCIA 2-1 (16' Rivas, 30' Konè, 55' Barreto rigore)

CATANIA - BOLOGNA 1-1 (40' Di Vaio, 66' autogol Britos)

CHIEVO - LAZIO (69' Zarate)

FIORENTINA - PARMA 2-0 (61' Ljajic rigore, 76' De Silvestri)

PALERMO - LECCE 2-2 (8' Giacomazzi, 46' Corvia, 52' Pinilla, 93' Maccarone)

SAMPDORIA - UDINESE 0-0

JUVENTUS - CAGLIARI ore 20.45


LA CLASSIFICA (In rosso le squadre con una gara in meno):

INTER 10
LAZIO 10
CHIEVO 9
BRESCIA 9
MILAN 8
NAPOLI 8
CATANIA 8
BARI 8
CESENA 7
CAGLIARI 6
SAMPDORIA 6
BOLOGNA 6
PALERMO 5
FIORENTINA 5
PARMA 5
GENOA 5
ROMA 5
LECCE 5
JUVENTUS 4
UDINESE 1