sabato 19 giugno 2010

Giorno 9: Olanda-Giappone per la vetta, poi tanta Africa con Ghana e Camerun

Giornata di verdetti, o quasi, per il Girone D e E questa nona tornata da inizio Mondiale. Le prime a scendere in campo, alle 13.30, per la vetta del gruppo E saranno Olanda e Giappone, reduci dal successo nel match d'esordio rispettivamente contro Camerun e Danimarca, che si affronteranno invece in serata alle 20.30 in un match in pratica ad eliminazione diretta. Nel mezzo, importantissima la sfida tra Ghana e Australia alle 16 per le sorti del gruppo D, quello di Germania e Serbia. Una vittoria delle ''Black stars'' significherebbe accesso molto vicino agli ottavi di finale come prima (e forse unica) squadra africana in questo Mondiale. Una vittoria dell'Australia, al contrario, rimescolerebbe ancora di più le carte nel Girone, con le quattro squadre che si ritroverebbero appaiate a quota 3 punti.
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OLANDA - GIAPPONE

I tulipani di Van Marwijk contro i ragazzi terribili di Okada. Nel match delle 13.30 a Durban ci sono tutti gli ingredienti per vedere una partita spettacolare e combattuta, che potrebbe stabilire quale squadra prenderà il comando del Gruppo E, con l'Olanda logicamente favorita. Probabile la conferma in blocco, da una parte e dall'altra, delle formazioni vincenti all'esordio, senza alcun cambio.

Le probabili formazioni:

Olanda
(4-2-3-1): 1 Stekelenburg; 2 Van der Wiel, 4 Mathijsen, 3 Heitinga, 5 Van Bronckhorst (c); 8 De Jong, 6 Van Bommel; 7 Kuyt, 10 Sneijder, 23 Van Der Vaart; 9 Van Persie.
A disposizione: 16 Vorm, 22 Boschker, 13 Ooijer, 14 De Zeeuw, 15 Braafheid, 12 Boulahrouz, 18 Schaars, 20 Afellay, 19 Babel, 17 Elia, 21 Huntelaar. All: Van Marwijk

Giappone
(4-3-2-1): 21 Kawashima; 3 Komano, 22 Nakazawa, 4 Tanaka (c), 5 Nagatomo; 7 Endo, 2 Abe, 17 Hasebe; 16 Okubo, 8 Matsui; 18 Honda. A disposizione: 1 Narazaki, 23 Kawaguchi, 13 Iwamasa, 6 Uchida, 20 Inamoto, 15 Konno, 14 K. Nakamura, 10 S. Nakamura, 19 Morimoto, 9 Okazaki, 11 Tamada, 12 Yano. All: Okada

Arbitro: Hector Baldassi (Argentina)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 13.30


GHANA - AUSTRALIA

Il ct serbo dei ghanesi Rajevac dovrebbe confermare in toto la formazione vincitrice nel primo match contro l'Australia, con Gyan unica punta davanti al trio Asamoah, Ayew e Tagoe. Dall'altre parte Verbeek sembra orientato a cambiare almeno tre elementi: probabile la presenza di Carney e Holman e il ritorno di Kewell, con i due ''italiani'' Valeri e Bresciano confermati in mezzo al campo.

Le probabili formazioni:

Ghana
(4-2-3-1): 22 Kingston; 15 Vorsah, 4 Pantsil, 8 Jo. Mensah, 2 Sarpei (c); 9 D. Boateng, 6 Annan; 13 D. Ayew, 21 K. Asamoah, 12 Tagoe; 3 A. Gyan.
A disposizione: 1 Agyei, 16 Ahorlu, 19 Addy, 17 A. Ayew, 7 Inkoom, 5 Ji. Mensah, 10 Appiah, 23 K. Boateng, 11 Muntari, 20 Owusu-Abeyie, 18 Adiyah, 14 Amoah. All: Rajevac

AUSTRALIA
(4-2-3-1): 1 Schwarzer; 2 Neill (c), 3 Moore, 21 Carney, 8 Wilkshire; 16 Valeri, 5 Culina; 23 Bresciano, 7 Emerton, 14 Holman; 10 Kewell.

A disposizione: 12 Federici, 18 Galekovic, 11 Chipperfield, 20 Milligan, 6 Beauchamp, 13 Grella, 15 Jedinak, 19 Garcia, 22 Vidosic, 17 Rukavytsya, 9 Kennedy. All.: Verbeek.

Arbitro: Roberto Rosetti (Italia)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 16

CAMERUN - DANIMARCA


Tra i ''Leoni indomabili'', per la verità finora tutt'altro che fedeli al loro nome, Le Guen dovrebbe optare per una massiccia variazione di giocatori nella formazione. Probabile infatti l'impiego di Emana, Alexander Song e dell'esperto Geremi al posto di Makoun, Matip e Choupo-Moting, i più deludenti in assoluto nella gara contro il Giappone. Nella formazione scandinava il ct Olsen dovrebbe invece virare dal 4-4-1-1 al più classico 4-4-2 con Tomasson e Bendtner di punta e il 34enne Gronkjaer a centrocampo al posto dell'acciaccato Beckmann.

Camerun
(4-3-3): 16 Souleymanou, 19 Mbia, 3 N'koulou, 5 Bassong, 2 Assou Ekotto; 8 Geremi, 18 Enoh, 6 A. Song; 15 Webo, 9 Eto'o, 10 Emana.
A disposizione: 1 Kameni, 22 Ndy Assembe, 12 Bong, 14 Chedjou, 11 Makoun, 21 Matip, 4 R. Song, 20 Mandjeck, 7 N'Guemo, 23 Aboubacar, 13 Choupo-Moting, 17 Idrissou. All: Le Guen

Danimarca
(4-4-2): 1 Sorensen; 6 Jacobsen, 4 Agger, 3 Kjaer, 15 S. Poulsen; 10 Jorgensen, 2 C. Poulsen, 19 Rommedahl, 8 Gronkjaer; 9 Tomasson, 11 Bendtner.
A disposizione: 16 Andersen, 22 Christiansen, 13 Kroldrup, 5 Kvist, 23 Mtiliga, 17 Beckmann, 20 Enevoldsen, 21 Eriksen, 7 Jensen, 12 Kahlenberg,14 J. Poulsen, 18 Larsen. All: Olsen

Arbitro: Jorge Larrionda (Uruguay)

Diretta: RaiUno e Sky Mondiale 1, ore 20.30

venerdì 18 giugno 2010

La Slovenia sogna ma spreca, agli Stati Uniti la rimonta va stretta

Dal sogno di una storica qualificazione anticipata agli ottavi di finale al sospiro di sollievo per il gol, regolare ma annullato dall'arbitro, che nel finale avrebbe completato la rimonta avversaria. Alla fine il 2-2 dell'Ellis Park Stadium tra Slovenia e Stati Uniti va bene più alla compagine slava che non agli uomini di Bob Bradley, che ci mettono cuore e grinta per recuperare lo 0-2 subito dagli avversari nel primo tempo e si vedono annullare all'85' il gol regolarissimo del 3-2 di Edu, che avrebbe completato l'opera iniziata da Donovan e da Michael Bradley, figlio del ct. Il pareggio, alla fine di un match spettacolare e mai scontato, ben giocato da entrambe le squadre, alla fine è però sostanzialmente giusto visto il primo tempo di dominio sloveno e la ripresa totalmente di marca americana. Nonostante la rimonta il punto fa più felice gli uomini di Kek, che salgono a quota 4 punti, mentre gli Stati Uniti salgono a 2 collezionando il secondo pareggio di fila. Decisivo sarà così l'ultimo turno, con gli Stati Uniti che troveranno l'Algeria, con la quale dovranno assolutamente vincere, e la Slovenia che da capolista se la dovrà vedere con l'Inghilterra di Capello, finora deludente ma alla ricerca disperata di una vittoria.

Nell'undici iniziale statunitense ci sono tre novità rispetto all'esordio, con Donovan e Dempsey che si scambiano di fascia, il primo a sinistra e il secondo a destra, e Torres in mezzo al campo al posto di Clark. In attacco il partner di Altidore è Findley e non Buddle. Anche nella Slovenia il tecnico Kek opta per un cambio di fascia, con il mancino Birsa spostato a destra e Kirm dalla parte opposta. L'altra novità è la presenza in attacco di Ljubijankic, accanto a Novakovic, al posto di Dedic, protagonista di una prestazione incolore contro l'Algeria.

Il match inizia con la formazione slovena più manovriera e più pericolosa degli avversari, tant'è che il gol non tarda ad arrivare già nei primi minuti. Per la precisione al 13' quando il talentuoso Birsa, approfittando di una dormita colossale di Onyewu, inventa un gran sinistro da 25 metri che lascia Howard di sasso. Subito vantaggio per la Slovenia, con gli Stati Uniti che provano immediatamente a darsi una scrollata con capitan Donovan, che appena 120 secondi dopo cerca di sorprendere Handanovic su punizione, trovando però la prontezza e i riflessi del portiere sloveno dell'Udinese. La formazione slovena è abilissima nelle incursioni grazie all'ottima giornata di Brecko e Birsa, che sulla destra mettono spesso in difficoltà la retroguardia a stelle e strisce. E proprio da una punizione battuta da Birsa è Novakovic a mancare l'appuntamento con il raddoppio al 20', con Howard che blocca dopo un'altra dormita di Onyewu. Incerta in difesa ma solida a centrocampo, la formazione americana comincia a provarci da fermo e al 35' ci vuole il miglior Handanovic per deviare in angolo un sinistro tagliente e potente di Torres su punizione. Quella del centrocampista di origine messicana è in realtà l'ultima vera occasione per gli Stati Uniti, prima della fine del tempo e soprattutto prima del raddoppio slòveno al 42'. Anche in questa occasione c'è lo zampino decisivo di Birsa, con Ljubijankic che scatta sul filo del fuorigioco servito dal compagno e batte Howard in uscita. 2-0 Slovenia all'intervallo e qualificazione agli ottavi che per gli slavi sembra ad un passo.

Il tecnico americano Bradley è però abilissimo ad indovinare i cambi ad inizio ripresa: dentro Feilhaber e Edu per Torres e Findley. E dopo appena 3' arriva il gol statunitense che riapre l'incontro, grazie anche ad un buco del difensore sloveno Cesar che consente a capitan Donovan da pochi passi e da posizione defilata di sparare un autentico missile sotto la traversa della porta di Handanovic. E' 1-2, e la partita diventa bellissima perchè entrambe le squadre si buttano in avanti con motivazioni opposte alla ricerca del gol. La Slovenia ci prova soprattutto con un Birsa ispiratissimo, che chiama Howard in un paio di occasioni alla respinta con i pugni. Dall'altra parte è Altidore ad andare vicinissimo al pareggio al 23', con Handanovic che si supera sul destro fortissimo da centro area del giovane attaccante di colore. Il pareggio sembra però nell'aria ed è Michael Bradley, il figlio del ct Bob, a completare la rimonta idealmente iniziata dalle mosse azzeccate del padre. Al 36' il numero 4 americano è bravissimo ad insirersi su un lancio lungo di Donovan prolungato di testa da Altidore e a battere Handanovic. E' 2-2, ma 4' dopo gli Usa possono addirittura recriminare per il gol in spaccata di Edu non concesso dall'arbitro maliano Coulibaly, che fischia un non meglio precisato fallo in attacco della formazione a stelle e strisce. Prima del fischio finale c'è ancora spazio per un paio di emozioni, questa volta di marca slovena, con un colpo di testa di Novakovic e un tiro da fuori di Radosavlijevic neutralizzati in qualche modo da Howard. Finisce così in pareggio tra Slovenia e Stati Uniti, due squadre vive che promettono di giocarsi la qualificazione fino all'ultimo secondo dell'ultimo turno.

SLOVENIA: Handanovic; Brecko, Suler, Cesar, Jokic; Kirm, Radosavlijevic, Koren (c), Birsa (87' Dedic); Ljubijankic (74' Pecnik) (90' Komac), Novakovic. All: Kek

STATI UNITI: Howard; Cherundolo, DeMerit, Onyewu (80' Gomez), Bocanegra; Dempsey, M. Bradley, Torres (46' Feilhaber), Donovan (c); Altidore, Findley (46' Edu). All: B. Bradley

Reti: 13' Birsa (S), 42' Ljubijankic (S), 48' Donovan (USA), 82' Bradley (USA)

Ammoniti: Suler, Cesar, Jokic, Kirm (S); Findley (USA)

Arbitro: Coulibaly (MLI)

Jovanovic trascina la Serbia, Germania punita e sfortunata

Crolla un'altra certezza, l'ennesima di questo Mondiale davvero strano ed imprevedibile: nemmeno la Germania, l'unica tra le ''grandi'' ad aver davvero convinto dopo il primo turno e la super vittoria contro l'Australia, è imbattibile. La giovane e spettacolare nazionale allenata da Joachim Loew si deve arrendere al gol di Jovanovic al 38', che regala alla Serbia la prima vittoria a Sudafrica 2010 con la quale gli uomini di Antic agganciano nella classifica del Girone D proprio i tedeschi, pur restando dietro solo per il fattore differenza reti. Su Schweinsteiger e compagni, va detto, pesa come un macigno la contestabile direzione di gara dello spagnolo Undiano Mallenco, che al 37' espelle Klose per doppia ammonizione, probabilmente esagerando con il secondo giallo. La Germania però non demorde neanche sotto di un gol e con un uomo in meno, disputando una buona gara ma fallendo l'occasionissima per pareggiare su rigore: Podolski si fa respingere il tiro da Stojkovic, completando il pomeriggio nero dei suoi.

Al via Loew non apporta alcun cambiamento alla squadra protagonista della roboante vittoria contro l'Australia: Klose è l'unica punta davanti al trio di centroattacco Ozil-Podolski-Mueller. Antic dall'altra parte rivoluziona invece la formazione inconcludente e molle vista contro il Ghana, scegliendo Kuzmanovic, Ninkovic e Subotic al posto di Milijas, Pantelic e dello squalificato Lukovic. Zigic è l'unica punta, con Krasic e Jovanovic a fare da esterni offensivi.

Come contro l'Australia, la Germania prova ad imporre subito il suo gioco vivace e spumeggiante, fatto di rapidità e di grande tecnica individuale; la difesa della Serbia, che cerca di mantenere alta la linea del pressing, è però formata da giocatori d'esperienza e qualità come Vidic, Subotic, Ivanovic e Kolarov, con l'esterno del Chelsea e quello dell'Udinese che hanno sicuramente il compito più difficile dovendo disinnescare Podolski e Mueller. Il primo squillo del match è degli uomini di Loew al 7' con Podolski che di sinistro al volo spedisce la palla fuori ma non di molto alla destra di Stojkovic. La partita è molto fisica, anche troppo, e difatti fioccano i cartellini gialli, con l'inflessibile Undano che ammonisce nell'ordine Klose, Ivanovic, Khedira e Lahm. Proprio dall'ultima ammonizione, al 32', è Kolarov su punizione a esplodere il suo solito sinistro potentissimo da 25 metri che finisce di poco a lato della porta difesa di Neuer. La frequenza degli interventi fallosi in campo unita alla severità del direttore di gara spagnolo porta al 37' al primo episodio che cambia la partita: Klose entra quasi da dietro su Stankovic, in modo non cattivo ma sicuramente evitabile. Undiano però non risparmia il secondo giallo, e quindi il rosso, al numero 11 tedesco. Germania in dieci. E la Serbia, prima che Loew possa riorganizzare i suoi, ne approfitta già poco più di 60 secondi dopo: cross dalla destra di Krasic, torre di Zigic che libera benissimo al tiro Jovanovic che dal limite dell'area piccola conclude di sinistro battendo Neuer. 1-0 Serbia al 38' e partita che sembra in discesa per la formazione slava. Ma nell'unico minuto di recupero del primo tempo la Germania sfiora il pareggio, con una clamorosa traversa di Khedira che fa tremare la porta di Stojkovic. Vantaggio serbo all'intervallo, ma la Germania non vuole mollare.

Ad inizio ripresa è ancora il ''Nationelf'' a spingere nonostante l'inferiorità numerica. Nel primo quarto d'ora ci provano con veemenza Podolski e Schweinsteiger: l'attaccante del Colonia va vicino al gol in almeno tre occasioni, prima con un gran sinistro ad incrociare già al 1', poi angolando troppo il tiro e centrando l'esterno della rete al 13' e 14'; l'esterno del Bayern impegna invece Stojkovic al 10' con un destro dal limite dell'area. A ispirare è sempre Ozil e la Serbia soffre pur con l'uomo in più. Anzi, la formazione di Antic al 15' prova pure a farsi male da sola, con Vidic che tocca goffamente di mano nella propria area di rigore in un intervento incredibilmente somigliante a quello di Kuzmanovic contro il Ghana. E, come in quell'occasione, rigore e ammonizione sono ineccepibili. Dal dischetto però Podolski calcia non benissimo, facendosi respingere il tiro da Stojkovic. Alla Germania sembra proprio non andarne dritta una, ma nonostante ciò gli uomini di Loew sono ammirevoli nel non mollare neanche dopo la clamorosa chance fallita. Un po' meno ''ammirevole'' sembra invece la scelta del ct tedesco di togliere Mueller e, soprattutto, Ozil per inserire Cacau e Marin. Senza il numero 8 tedesco in campo la Germania perde infatti in qualità e la Serbia torna a farsi minacciosa dalle parti di Neuer. A sfiorare il 2-0 sono prima Jovanovic, che colpisce il palo con un gran sinistro a giro, e poi Zigic, il cui colpo di testa tocca la parte alta della traversa. Nel finale è invece Podolski a tentare le ultime conclusioni tedesche, ma senza la necessaria precisione. Finisce 1-0 per la Serbia, risultato che rimescola tutte le carte nel Girone D. Ma prima di fare ogni calcolo sarà necessario conoscere l'esito dell'altro match Ghana-Australia.

GERMANIA: Neuer; Friedrich, Mertesacker, Lahm (c), Badstuber (77' Gomez); Khedira, Schweinsteiger; Ozil (70' Marin), Mueller (70' Cacau), Podolski; Klose. All: Loew

SERBIA: Stojkovic; Ivanovic, Vidic, Subotic, Kolarov; Stankovic (c), Kuzmanovic (75' Petrovic), Krasic, Jovanovic (79' Lazovic), Ninkovic (70' Kacar); Zigic. All: Antic

Reti: 38' Jovanovic

Ammoniti: Lahm, Khedira, Schweinsteiger (G); Ivanovic, Vidic, Subotic, Kolarov (S)

Espulsi: 37' Klose (G)

Arbitro: Undiano Mallenco (SPA)

Domenech, il fallimento della presunzione

E' proprio vero che la fortuna bussa sempre due volte? A giudicare dalla situazione francese potremmo dire di no. Tanto aiutata dalla sorte nella qualificazione "furto" contro l'Irlanda del Trap, tanto abbandonata e maltrattata in questo avvio di Mondiale.

I transalpini sono praticamente fuori, salvo qualche miracolo assai improbabile: loro che non sarebbero nemmeno dovuti essere presenti a questo Torneo, vivono una sorta di legge del contrappasso firmata Raymond Domenech. Un tecnico poco simpatico che vede il fallimento del proprio calcio, abbastanza presuntuoso nelle scelte e nell’atteggiamento in campo.

A nulla sono serviti i diktat da colonnello e a nulla è servita una rosa piena zeppa di grandi campioni: Gallas, Malouda, Ribery, Govou, Anelka e il tanto discusso Gourcuff sembravano degli spaventa passeri preoccupati dalla loro stessa ombra.


Sorprende vedere i vice campioni del mondo in una situazione simile: una squadra che già aveva lasciato a desiderare negli ultimi europei, protagonista di un cammino tutt’altro che costante nelle ultime competizioni. L’era Domenech, durata ben sei anni, ha portato pochi frutti e molte polemiche: tolta la finale contro l’Italia del 2006, il Ct transalpino ha collezionato l’ultimo posto nel girone agli Europei del 2008. Il resto lo conosciamo, così come ricordiamo quei gladiatori chiamati Barthez, Thuram, Desally; le fantasie del vero Zidane e gli stop di Deschamps; la regia di Djorkaeff e i colpi decisivi di Henry e Guivarc’h.

Evocando tempi ormai remoti, non possiamo fare altro che dire: aur revoir France.

Giorno 8: Germania in cerca di conferme, Inghilterra in cerca di riscatto, nel pomeriggio Slovenia-Usa

Dopo la grande prova di forza contro l'Australia torna in campo oggi la Germania di Joachim Loew, che vuole confermare come la vittoria del match d'esordio sia frutto di una nazionale compatta e già in formissima e non della debolezza dell'avversario incontrato. I tedeschi saranno i primi a scendere in campo nel match delle 13.30 a Port Elizabeth contro una Serbia sconfitta nel primo incontro dal Ghana e quindi condannata o quasi a vincere. Nel pomeriggio in campo per il Girone C la Slovenia capolista del gruppo contro gli Stati Uniti, alle 16 a Johannesburg. Stasera infine atteso il riscatto dell'Inghilterra di Capello nel match di Città del Capo contro l'Algeria alle 20.30.
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GERMANIA - SERBIA

Nessun dubbio per Loew, che confermerà in toto la formazione autrice del roboante successo contro l'Australia, con il ''recordman'' Klose come unica punta nel 4-2-3-1 con il trio offensivo di centrocampo Ozil-Mueller-Podolski. Nella Serbia ci saranno invece Subotic, Kuzmanovic, nonostante il decisivo fallo mano di contro il Ghana, e Ninkovic al posto di Milijas, Pantelic e dello squalificato Lukovic.

Le probabili formazioni:

Germania
(4-2-3-1): 1 Neuer; 3 Friedrich, 17 Mertesacker, 16 Lahm (c), 14 Badstuber; 6 Khedira, 7 Schweinsteiger ; 8 Ozil, 13 Mueller, 10 Podolski; 11 Klose.
A disposizione: 12 Wiese, 22 Butt, 23 Boateng, 5 Tasci, 2 Jansen, 4 Aogo, 18 Kroos, 21 Marin, 15 Trochowski, 20 Gomez, 9 Kiessling, 19 Cacau. All.: Loew.

Serbia
(4-4-2):
1 Stojkovic; 6 Ivanovic, 5 Vidic, 20 Subotic, 3 Kolarov; 10 Stankovic (c), 22 Kuzmanovic, 17 Krasic, 14 Jovanovic; 18 Ninkovic, 15 Zigic.
A disposizione: 12 Isailovic, 23 Djuricic, 16 Obradovic, 2 Rukavina, 4 Kacar, 11 Milijas, 9 Pantelic, 19 Petrovic, 7 Tosic, 8 Lazovic, 21 Mrdja. All: Antic

Arbitro: Pedro Undiano (Spagna)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 13.30


SLOVENIA - STATI UNITI

Dopo la vittoria abbastanza fortunosa contro l'Algeria, la Slovenia torna in campo alle 16 a Johannesburg contro gli Stati Uniti, protagonisti anche loro in parte grazie alla buona sorte (leggasi papera di Green) contro l'Inghilterra. La formazione di Bradley ha espresso un buon gioco contro gli uomini di Capello, confermando i progressi già visti nella Confederations Cup dell'anno scorso, mentre la squadra di Kek non è stata brillantissima contro i magrebini pur riuscendo a cogliere i 3 punti finali. Nella Slovenia l'unica novità in campo sarà molto probabilmente la presenza di Ljubijankic in attacco al posto dell'ex parmense Dedic, in ombra contro l'Algeria. Negli Stati Uniti probabile da parte del ct Bob Bradley la scelta di Findley al posto di Buddle accanto all'intoccabile Altidore in avanti e la presenza di Torres in mezzo al campo con Ricardo Clark destinato alla panchina.

Le probabili formazioni:

Slovenia
(4-4-2): 1 S. Handanovic; 2 Brecko, 4 Suler, 5 Cesar, 13 Jokic; 10 Birsa, 18 Radosavljevic, 8 Koren (c), 17 Kirm; 9 Ljubijankic, 11 Novakovic.
A disposizione: 12 J. Handanovic, 16 Seliga, 3 Dzinic, 19 Filekovic, 6 Ilic, 22 Mavric, 20 Komac, 15 Khrin, 21 Stevanovic, 14 Dedic, 23 Matavz, 7 Pecnik. All: Kek

Stati Uniti
(4-4-2): 1 Howard; 6 Cherundolo, 15 DeMerit, 5 Onyewu, 3 Bocanegra; 10 Donovan (c), 4 Bradley, 16 Torres, 8 Dempsey; 17 Altidore, 20 Findley.
A disposizione: 18 Duzan, 23 Hahnemann, 2 Spector, 7 Beasley, 9 Gomez, 11 Holden, 12 Bornstein, 13 Clark, 19 Edu, 14 Buddle, 21 Goodson, 22 Feilhaber. All.: Bradley.

Arbitro: Koman Coulibaly (Mali)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 16


INGHILTERRA - ALGERIA

Una gara da non fallire. Dopo le critiche ricevute e a quasi settimana dalla paperissima da Green, torna in campo l'Inghilterra di Capello alle 20.30 a Città del Capo contro l'Algeria in un match delicatissimo per la nazionale dei Tre Leoni, che non possono permettersi altre distrazioni dopo aver gettato la vittoria contro gli Stati Uniti. Gli occhi saranno puntati su entrambe le squadre soprattutto sulla scelta del portiere, con James che sembra favorito su Hart e sul disastroso Green da una parte e M'Bohli su Chaouchi e Gaouaoui dall'altra. A centrocampo tra gli inglesi si rivedrà anche Barry di rientro dall'infortunio, con Carragher favorito per un posto da centrale viste le assenze di Ferdinand e King. Nell' Algeria, senza lo squalificato Ghezzal, ci sarà Boudeboz al posto di Djebbour.

Le probabili formazioni:

Inghilterra
(4-4-2): 1 James; 2 Johnson, 18 Carragher, 6 Terry, 3 Ashley Cole; 7 Lennon, 4 Gerrard (c), 8 Lampard, 14 Barry; 21 Heskey, 10 Rooney.
A disposizione: 23 Hart, 12 Green, 5 Dawson, 15 Upson, 13 Warnock, 11 Joe Cole, 22 Carrick, 16 Milner, 17 Wright-Phillips, 19 Defoe, 9 Crouch. All: Capello.

Algeria
(3-4-1-2): 23 M'Bohli; 2 Bougherra, 4 Yahia (c), 5 Halliche; 21 Kadir, 19 Yebda, 8 Lacen, 3 Belhadj; 15 Ziani; 13 Matmour, 7 Boudebouz.
A disposizione: 1 Gaouaoui, 16 Chaouchi, 12 Bellaid, 14 Laifaoui, 18 Medjani, 20 Mesbah, 6 Mansouri, 11 Djebbour, 17 Guedioura, 22 Abdoun, 9 Ghezzal, 10 Saifi. All: Saadane


Arbitro: Rashan Izmatov (Uzbekistan)

Diretta: RaiUno e Sky Mondiale 1, ore 20.30

giovedì 17 giugno 2010

E' grande Messico con Hernandez e Blanco, la Francia crolla ed è quasi fuori!

Stavolta è praticamente finita. Concedendo alla matematica, che tiene ancora in vita le risicatissime speranze transalpine, il beneficio del dubbio mai come questa sera Raymond Domenech e la sua Francia sono vicinissimi alla parola ''fine''. Del Mondiale chiaramente ma soprattutto dell'esperienza, con poche luci e molte, moltissime ombre, dell'ex centrale del Lione anni '70 sulla panchina dei blues d'oltralpe. Certo, l'addio del controverso commissario tecnico era cosa nota già da tempo, con l'ex tecnico del Bordeaux Laurent Blanc ingaggiato dalla federazione per prendere in mano i ''galletti'' dopo il mondiale. Ma un conto è lasciare cercando di smentire un intero paese schierato contro offrendo delle prestazioni all'altezza, un altro è mollare così, senza neanche provarci, senza un minimo di reazione, come se quei due tiri messicani infilatisi oltre la linea della porta difesa da Lloris non fossero mai entrati. Alla fine quindi il 2-0 conquistato dal Messico nel match serale di Polokwane è un risultato meritatissimo un po' per l'ottima prova della squadra di Aguirre, nuovamente più simile alla squadra vista in amichevole contro l'Italia che non a quella dell'esordio contro il Sudafrica, e un po' per la deludente prova dei transalpini soprattutto nei secondi 45', incapaci di concretizzare negli ultimi 20 metri ma soprattutto spentisi completamente dopo l'1-0 di Hernandez. Ora per sperare nel miracolo servirà una vittoria a suon di gol contro il Sudafrica pregando che Uruguay e Messico non si accontentino di un pareggino tranquillo che proietterebbe entrambe agli ottavi di finale.

Al via, come annunciato alla vigilia, nella formazione francese non c'è ''l'epurato'' Gourcuff che fa spazio a Malouda nel 4-4-2, si dice, ''imposto'' dai senatori della squadra a Domenech. Ribery è così più libero di cercare la giocata sulla fascia e di servire le punte, con il confermato a Govou, preferito ad Henry, accanto ad Anelka. Nel Messico di Aguirre il modulo è invece lo stesso dell'esordio, il 4-3-3, e l'unica novità è Moreno sull'out difensivo di destra al posto di Aguilar. A formare il trio d'attacco sono Vela, Dos Santos e Franco.

Bastano pochi minuti di gioco per capire quello che sarà il leit-motiv della prima frazione; la Francia prova a fare la partita con Ribery e Malouda che si cercano e si trovano spesso sulla corsia di sinistra, mentre il Messico è pronto a chiudere ogni varco e a creare pericoli sviluppando contropiedi rapidissimi. Da uno di questi nasce la prima azione pericolosa del match, ma Vela, costretto poi prima dell'intervallo ad uscire per infortunio, al 9' spara altissimo da buona posizione. Dall'altra parte è Malouda, quasi sempre efficace nell'uno contro uno, la mina vagante nella trequarti di sinistra messicana, anche se la mancanza di un centravanti di ruolo nei transalpini si fa sentire e di occasioni vere, quelle che possono mettere i brividi al portiere messicano Perez, non ne arrivano. Peraltro anche il Messico, pur spingendo tantissimo soprattutto grazie alle sortite di Giovani Dos Santos, non riesce a concludere nel modo migliore azioni sviluppate spesso in modo interessante da Salcido e Franco, che comunque danno la sveglia in un paio di occasioni a Lloris. All'intervallo è 0-0.

Si riparte con con un cambio nella Francia, dove l'impalpabile Anelka lascia il posto al corpulento Gignac, e la novità sembra apportare effettivamente dei miglioramenti ai transalpini, soprattutto in fase di conclusione. Al 9' è Malouda a chiamare Perez ad un intervento non facile su un destro potente da appena fuori area. Aguirre fa però capire al collega Domenech che il Messico è in campo per vincere, togliendo il centrocampista Juarez per il talentuoso neo acquisto del Manchester United, Javier Hernandez, detto ''el Chicharito". Poco dopo è il turno della staffetta Franco-Blanco, con l'ingresso del 37enne numero 10 in maglia verde. E la sorta premia le scelte del ct messicano: al 19' è bravissimo Hernandez, lanciato da Marquez, a scattare sul filo del fuorigioco approfittando di una pennichella della difesa francese, dribblare Lloris e depositare in rete. E' 1-0 Messico. Domenech manda a scaldare Henry (che poi non entrerà) e inserisce un'altra punta, Valbuena, ordinando, se così si può ormai dire, ai suoi di alzare i ritmi; ma il risultato è una manovra lenta e confusa, figlia forse anche della tensione, ma che non produce quasi nulla. Anzi, la Francia sembra non volersi spremere fino in fondo per provarci. E al 33' arriva l'episodio che di fatto chiude il match: Barrera, l'ultimo neo entrato per i messicani, salta tutti sulla destra dell'area di rigore, anche Diaby, che però entra in ritardo e lo stende. E' rigore e dal dischetto l'esperto Blanco non fallisce. La Francia si squaglia e ci prova ancora meno di prima fino al fischio finale. Finisce 2-0 per il Messico, che festeggia un ottavo di finale davvero molto vicino. Per la gioia del popolo centroamericano...e di quello irlandese.

FRANCIA: Lloris; Sagna, Gallas, Abidal, Evra (c); Toulalan, Malouda, Diaby, Ribery; Govou (69' Valbuena), Anelka (46' Gignac). All: Domenech

MESSICO: Perez; Moreno, Osorio, Rodriguez, Salcido; Juarez (55' Hernandez), Marquez (c), Torrado; Dos Santos, Franco (62' Blanco), Vela (32' Barrera). All: Aguirre
Reti: 64' Hernandez, 79' Blanco (rigore)

Ammoniti: Abidal, Toulalan (F); Rodriguez, Moreno, Juarez, Franco (M)

Arbitro: Al Ghamdi (SAU)

Harakiri Nigeria, Salpingidis e Torosidis riscrivono la storia greca

L'elogio della follia. Se il famosissimo saggio del 1511 scritto dal filosofo e umanista olandese Erasmo da Rotterdam potesse trovare la sua applicazione in una partita di calcio, Grecia-Nigeria probabilmente ne sarebbe l'esempio perfetto. Nel match del pomeriggio a Bloemfontein sono infatti due inspiegabili pazzie delle ''aquile africane'' a regalare alla Grecia i 3 punti in rimonta, che equivalgono alla prima storica vittoria e ai primi gol segnati dalla rappresentativa ellenica nella fase finale di un Mondiale. E dire che fino alla mezz'ora del primo tempo la partita sembrava incanalata su binari ben diversi, con la formazione di Lagerback in vantaggio e in assoluto controllo dell'incontro di fronte ad una Grecia troppo passiva per fare male. Poi all'improvviso succede che la follia si impadronisca di Kaita prima e del portiere Enyeama, praticamente insuperabile fino a metà ripresa, poi. E che pure la malasorte si accanisca su Haruna. Il risultato finale è così il 2-1 finale greco che riporta gli uomini di Rehhagel in corsa per la qualificazione, anche se l'ultima sarà contro l'Argentina; le speranze della Nigeria rimangono invece appese ad un filo, ma tutto sommato neanche troppo sottile. Tradotto: serve un 2-0 contro la Corea del Sud, difficile ma non impossibile, e la vittoria dell'Argentina proprio contro la Grecia.

Il ct Rehhagel alla vigilia decide di fare molta pre-tattica, prima annunciando la conferma della (brutta) squadra vista all'esordio e poi in realtà rimescolando uomini e modulo: nel 4-4-2 iniziale degli ellenici si vedono il genoano Papastathopoulos, Kyrgiakos e Salpingidis al posto di Seitaridis, Samaras e Charisteas. Una punta in meno dunque con Torosidis avanzato a centrocampo sulla fascia destra. Dall'altra parte anche Lagerback tradisce le indicazioni annunciate, proponendo un 4-4-2 in cui davanti non ci sono a sorpresa nè ObinnaMartins ma Odemwingie e Yakubu Aiyegbeni.

Il primo tempo parte su ritmi troppo lenti forse per la tensione nelle due squadre, che sanno che una sconfitta comprometterebbe quasi totalmente il cammino mondiale. Nel complesso comunque è la Nigeria a farsi notare di più, con i greci che osservano senza disturbare troppo. E al primo vero tiro in porta del match le aquile africane passano in vantaggio: Uche calcia forte una punizione a poca distanza dal vertice sinistro dell'area di rigore, una via di mezzo tra un tiro e un assist, e la palla si infila in rete dopo aver sorvolato una selva di teste senza che nessuno la tocchi, con il portiere Tzorvas ingannato da Odemwingie che si abbassa all'ultimo davanti a lui. E' il 16' e la Nigeria va sull'1-0. La formazione di Lagerback dà l'impressione dopo il gol di poter controllare ancora meglio il match davanti ad una Grecia che ci prova, specie con le sgroppate di Karagounis sulle fascia, ma mai arrivando ad impensierire la porta difesa da Enyeama. Poi, improvvisamente e del tutto inaspettatamente, ecco arrivare la prima follia destinata a cambiare la storia dell'incontro: è il 32' quando la palla finisce in fallo laterale dopo un leggero contatto tra Torosidis e Kaita e il centrocampista nigeriano, senza spiegazione, si avventa contro l'esterno greco colpendolo con un calcione proprio sotto gli occhi dell'arbitro, il colombiano Ruiz. Che ovviamente espelle il centrocampista delle aquile lasciando la Nigeria in 10. Dalla propria panchina, Rehhagel sembra quasi non credere ai suoi occhi per la superiorità numerica regalata dagli avversari e spedisce subito in campo un'altra punta, Samaras, al posto di Papastathopoulos. Inizia così l'assedio della formazione ellenica, che sfiora il pareggio prima con Salpingidis, sul quale è provvidenziale Enyeama, e poi con il neo entrato Samaras, che costringe Haruna al salvataggio sulla linea. Ma per il gol è ormai questione di secondi e i protagonisti sono proprio Salpingidis e Haruna; la gran botta da fuori area del numero 14 greco al 44' trova infatti la deviazione decisiva del centrocampista africano, che manda fuori causa il proprio portiere Enyeama. E' 1-1, proprio sul fischio finale del primo tempo.

La ripresa si apre ancora con la Grecia tutta in avanti, galvanizzata per il gol del pareggio, il primo gol greco nella fase finale di un mondiale, e alla ricerca del vantaggio. Ma la Nigeria ha dalla sua un portiere che sembra insuperabile: Enyeama è infatti provvidenziale su Gekas, che al 14' spreca calciando tutto solo addosso al numero uno delle aquile, e addirittura miracoloso nel togliere dall'angolino un perfetto colpo di testa di Samaras. Tra i due episodi però, per la precisione nell'azione seguente all'occasione di Gekas, la formazione di Lagerback avrebbe una chance colossale per riportarsi beffardamente in vantaggio: Yakubu, dopo essersi fatto tutto il campo palla al piede, entra in area e lascia esplodere un destro che Tzorvas respinge; sulla ribattuta la palla finisce sui piedi di Obasi che, incredibilmente, a porta vuota e da distanza ravvicinata calcia a lato. Un errore quello del numero 19 in maglia verde da stropicciarsi gli occhi. E per la legge del ''gol sbagliato, gol subito'' al 25' arriva invece il 2-1 greco, con Torosidis ben appostato nell'approfittare di un'incertezza, la prima ma la più pesante, di Enyeama su tiro centralissimo di Tziolis. E poco importa che il portiere nigeriano torni ad essere fenomenale su un altro tentativo dello stesso Tziolis in pieno recupero. Finisce 2-1, per l'incontenibile festa della prima volta greca al Mondiale.

GRECIA:
Tzorvas; Papastathopoulos (37' Samaras), Vyntra, Kyrgiakos, Papadopoulos; Tziolis, Karagounis (c), Katsouranis, Torosidis; Salpingidis, Gekas (79' Ninis). All: Rehhagel

NIGERIA: Enyeama; Odiah, Yobo (c), Shittu, Taiwo (55' Echiejile) (77' Afolabi); Kaita, Haruna, Etuhu, Uche; Odemwingie (46' Obasi), Yakubu.

Reti: 16' Uche (N), 44' Salpingidis (G), 71' Torosidis (G)

Ammoniti: Papastathopoulos, Tziolis, Samaras (G); Obasi (N)

Espulsi: 32' Kaita (N)

Arbitro: Ruiz (COL)

Triplo Higuain e tanto Messi, l'Argentina travolge la Corea del Sud

Un Maradona che dà spettacolo alla vigilia in conferenza stampa e un duo Messi-Higuan che lo imita, a modo suo, sul campo. L'Argentina-show si sviluppa in poco meno di 24 ore, regalando colpi ad effetto sia all'interno della sala stampa del ritiro albiceleste che sul terreno di gioco del Soccer City Stadium di Johannesburg. Prima le bordate del ''Pibe de Oro'' contro Pelè e Platini che lo avevano accusato di non essere un buon allenatore, poi la tripletta dell'attaccante del Real Madrid, con la preziosa collaborazione della ''Pulce'' blaugrana, che trascina la nazionale e il proprio ct verso una qualificazione agli ottavi di finale ormai ampiamente ipotecata. Il dato di fatto è uno: che sia merito o no soprattutto di Maradona, questa Argentina fa davvero paura. E il 4-1 finale con cui i sudamericani battono la Corea del Sud acquista ancora più valore alla luce della buona prestazione della squadra di Huh Jong-Moo, che nel finale del primo tempo trova il gol dell'1-2 approfittando di un errore della difesa avversaria e che nel secondo tempo potrebbe pure pareggiare prima delle due reti di Higuain quasi nel finale. Il passaggio del turno resta comunque ampiamente alla portata degli asiatici, visto l'ultimo turno contro la quasi disperata Nigeria e il contemporaneo impegno della Grecia contro l'Argentina.

Le due squadre al via cambiano un solo giocatore a testa rispetto ai vittoriosi match d'esordio: nell'Argentina a centrocampo non c'è Veron, affaticato e sostituito da Maxi Rodriguez sulla destra nel 4-3-3 che in fase difensiva si trasforma in 4-2-3-1. Davanti c'è il confermatissimo trio con Messi, Tevez e Higuain. Nel classico 4-4-2 della Corea del Sud l'unica novità è invece in difesa, con l'assenza dell'esterno destro Cha Du-Ri sostituito da Oh Beom Seok.

L'inizio è tutto di marca Argentina, che parte subito con il piglio di voler far vedere agli avversari chi comanda in campo. I più scatenati sono Tevez e Di Maria, con la punta del Manchester City che a tratti sembra davvero incontenibile, creando non poche difficoltà a una difesa sudcoreana che in qualche modo si difende, e prova anche a mettere il naso nella metacampo avversaria verso il quarto d'ora. Ad attendere la formazione di Jung-Moo c'è però una brutta sorpresa, in realtà frutto di uno sfortunato errore di uno dei propri giocatori: al 16' un calcio di punizione battuto da Messi quasi dalla bandierina sinistra del calcio d'angolo trova l'involontaria deviazione di Park Chu-Yung che infila il pallone nella propria rete. E' 1-0 Argentina, risultato che scioglie ancora di più il gioco della nazionale di Maradona e costringe i coreani a chiudersi ulteriormente in difesa, prima ancora che a cercare il pari. Il problema è che nella rosa dell'albiceleste ci sono alcuni tra i migliori palleggiatori del mondo, capaci di creare occasioni spesso e volentieri efficaci. Come accade infatti al 32' con Higuain, abile a schiacciare in rete di testa sul primo palo dopo una sponda di Burdisso (entrato al posto di Samuel) su cross da destra di Maxi Rodriguez. E' il 2-0, meritatissimo, per la formazione di Maradona. Che poco dopo potrebbe già triplicare, prima con Di Maria e poi soprattutto con Messi, che al 43' inventa una giocata degna del Maradona calciatore: dribbling su quattro avversari e pallonetto delizioso da fuori area che esce di un nulla. Sarebbe stato il gol più bello del mondiale finora. Tutto sembra procedere per il meglio per la nazionale sudamericana, ma al 45' Demichelis decide di ''dare una mano'' alla Corea a riaprire il match regalando di fatto la palla sulla trequarti a Lee Chung-Yong, che può così entrare comodamente in area e battere Romero. E' l'1-2 che riapre la partita proprio sul fischio finale per la prima frazione dell'arbitro belga De Bleckeere.

Si riparte con l'Argentina vogliosa di chiudere nuovamente il match il prima possibile. Ad avere la prima palla buona per farlo è Higuain che al 7' su tocco di Di Maria calcia di sinistro al volo trovando un ottimo riflesso del portiere sudcoreano Jung Sung-Ryong. La Corea però stavolta non ci sta ad arroccarsi in difesa come nel primo tempo e prova spingersi coraggiosamente in avanti alla ricerca del pareggio; che quasi arriva al 13' con Yeom Ki-Hun che per fortuna di Romero colpisce solo l'esterno della rete da buona posizione. L'occasione dà ancora più coraggio alla formazione asiatica con Di Maria che comincia a trovarsi in difficoltà sulle accelerazioni avversarie. La sensazione è che la leziosità messa in campo per troppi minuti dagli argentini possa rivelarsi alla fine un boomerang per gli uomini di Maradona. C'è bisogno di una sveglia e a darla ai compagni ci pensa il leader in campo Leo Messi al 32'. La ''Pulce'' cerca il gol con due tiri dentro l'area, il primo respinto dal portiere e il secondo dal palo e da qui irrompe Higuain per la deviazione ravvicinata vincente. E' 3-1 e doppietta per l'attaccante del Real. Che prima del finale completa la sua personale tripletta, diventando il capocannoniere dei Mondiali, con un perfetto colpo di testa ad incrociare su assist del neo entrato Aguero. E anche qui l'azione parte dal piede vellutato di Messi che serve al "Kun'' un cucchiaio in profondità. Finisce 4-1 per gli uomini di Maradona; l'Argentina c'è, e si sente.

ARGENTINA: Romero; Heinze, Samuel (23' Burdisso), Demichelis, Gutierrez; Mascherano (c), Maxi Rodriguez, Di Maria; Messi, Tevez (75' Aguero), Higuain (82' Bolatti). All: Maradona

COREA DEL SUD: Jung Sung-Ryong; Lee Young-Pyo, Oh Beom-Seok, Cho Yong-Hyung, Lee Jung-Soo; Kim Jung-Woo, Ki Sung-Yong (45' Kim Nam-il), Park Ji-Sung (c), Lee Chung-Yong; Park Chu-Young (81' Lee Dong-Guk), Yeom Ki-Hun. All: Huh Jung-Moo

Reti: 16' Park Chu-Yong (autogol) (A), 33' Higuain (A), 45' Lee Chung-Yong (C), 76' Higuain (A), 80' Higuain (A)

Ammoniti: Gutierrez, Heinze, Mascherano (A); Lee Chung-Yong, Yeom Ki-Hun (C)

Arbitro: De Bleeckere (BEL)

Giorno 7: Argentina e Corea del Sud per il primo posto, poi spareggio Grecia-Nigeria, stasera la Francia

Un programma al solito molto ricco, ma anche molto interessante, è quello che ci aspetta in questa settima giornata di gare a Sudafrica 2010. Dopo la roboante vittoria dell'Uruguay sui padroni di casa del Sudafrica che ha dato ufficialmente avvio al 2° turno del Girone A, oggi ad aprire ad ora di pranzo a Johannesburg sarà il super match che vale la leadership, e la qualificazione, nel Gruppo B tra l'Argentina di Maradona, al solito molto effervescente in conferenza stampa, e la Corea del Sud vincitrici entrambe dell'incontro d'apertura. Alle 16 a Bloemfontein Grecia e Nigeria, sempre per il Girone B, si giocheranno tutto in quello che è un vero e proprio spareggio: chi vince rimane aggrappato al treno qualificazione, chi perde è fuori. Alle 20.30 a Polokwane, a completare il programma, saranno Francia e Messico alla ricerca della vittoria per dare la caccia all'Uruguay capolista.
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ARGENTINA - COREA DEL SUD

Dopo la vittoria di misura, ma nettamente meritata, contro la Nigeria all'esordio, la nazionale di Maradona torna in campo a Johannesburg alla ricerca della vittoria contro l'altra vincitrice del primo turno, la Corea del Sud impostasi per 2-0 sulla Grecia. L'albiceleste non può permettersi assolutamente passi falsi in quanto il successo non varrebbe solo la qualificazione quasi matematica agli ottavi di finale ma pure la leadership del Girone B. Contro la Corea del Sud non sarà probabilmente così facile come contro la non irresistibile Nigeria, ma la qualità è tutta dalla parte dei sudamericani, e non potrebbe essere altrimenti.

Rispetto alla gara d'esordio Maradona perde Juan Sebastian Veron, che dovrebbe essere rimpiazzato da Maxi Rodriguez. Per il resto confermato il 4-3-3 adattabile a 4-2-3-1 con Messi, Tevez e Higuain davanti e alle spalle Di Maria, questa volta appunto con Maxi Rodriguez. Milito ancora in panchina. Un solo cambio anche nel 4-4-2 della Corea del Sud dove in difesa c'è Oh Beom Seok e non Cha Du Ri.

Le probabili formazioni:

Argentina
(4-3-3): 22 Romero; 6 Heinze, 13 Samuel, 2 Demichelis, 17 Gutierrez; 14 Mascherano (c), 20 Maxi Rodriguez, 7 Di Maria; 10 Messi, 11 Tevez, 9 Higuain.
A disposizione: 21 Andujar, 1 Pozo, 3 C. Rodriguez, 15 Otamendi, 4 Burdisso, 12 Garce, 5 Bolatti, 8 Veron, 23 Pastore, 19 Milito, 16 Aguero, 18 Palermo. All: Maradona

Corea del Sud
(4-4-2): 1 Lee Won-Jae; 12 Lee Young-Pyo, 2 Oh Beom-Seok, 4 Cho Yong-Hyung, 14 Lee Jung-Soo; 8 Kim Jung-Woo, 16 Ki Sung-Yong, 7 Park Ji-Sung (c), 17 Lee Chung-Yong; 10 Park Chu-Young, 19 Yeom Ki-Hun.
A disposizione: 21 Kim Young-Kwang, 18 Jung Sung-Ryong, 22 Cha Du-Ri, 3 Kim Hyung-il, 23 Kang Min-Soo, 15 Kim Dong-Jin, 13 Kim Jae-Sung, 6 Kim Bo-Kyung, 5 Kim Nam-il, 20 Lee Dong-Guk, 11 Lee Seung-Ryul, 9 Ahn Jung-Hwan. All: Huh Jung-Moo

Arbitro: Franck De Bleeckere (Belgio)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 13.30


GRECIA - NIGERIA

Dopo le sconfitte all'esordio, Grecia e Nigeria si affrontano alle 16 a Bloemfontein in un match delicatissimo, che segnerebbe la fine anticipata dei sogni di gloria per la formazione di Rehhagel o per quella di Lagerback in caso di sconfitta. Le due squadre sono quindi condannate a vincere, o perlomeno a non perdere. Gli ellenici apparsi davvero in pessima forma contro la Corea del Sud cercheranno il riscatto contro una Nigeria che sulla carta sembra leggermente favorita, ma che parte da quota 0 punti quanto i rivali ma ha dalla sua il portiere Enyeama, rivelatosi in ottima forma contro l'Argentina con un numero impressionante di interventi decisivi.

Nonostante l'esordio assolutamente negativo, Rehhagel pare intenzionato a confermare la Grecia del primo turno in tutti i suoi effettivi, con il trio d'attacco Samaras-Gekas-Charisteas e la presenza di Tziolis, Katsouranis e capitan Karagounis a centrocampo. Nella Nigeria di Lagerback invece dovrebbe trovare posto dall'inizio Uche e Martins, esclusi all'esordio dall'undici iniziale ma buoni protagonisti nel secondo tempo, con quest'ultimo a formare un tridente insieme a Aiyegbeni e Obinna.

Le probabili formazioni:

Grecia
(4-3-3): 12 Tzorvas; 2 Seitaridis, 11 Vyntra, 15 Torosidis, 8 Papadopoulos; 6 Tziolis, 10 Karagounis (c), 21 Katsouranis; 7 Samaras, 9 Charisteas, 17 Gekas.
A disposizione: 13 Sifakis, 1 Chalkias, 3 Patsatsoglou, 16 Kyrgiakos, 4 Spyropoulos, 19 Papastathopoulos, 22 Malezas, 18 Ninis, 23 Prittas, 20 Kapetanos, 14 Salpingidis. All: Rehhagel

Nigeria

(4-3-3):1 Enyeama; 17 Odiah, 2 Yobo (c), 6 Shittu, 12 Uche; 14 Kaita, 15 Haruna, 20 Etuhu; 18 Obinna, 8 Aiyegbeni, 9 Martins.
A disposizione: 23 Aiyegnugba, 16 Ejide, 22 Adolaye, 21 Echiejile, 5 Ofolabied, 13 Ayila, 4 Kanu, 3 Taiwo, 7 Utaka, 11 Odemwingie, 19 Obasi, 10 Ideye. All: Lagerback

Arbitro: Oscar Ruiz (Colombia)

Diretta: Sky Mondiale 1, ore 16


FRANCIA - MESSICO

Domenech contro tutti, anche contro il proprio spogliatoio. Dopo lo scialbo 0-0 dell'esordio contro l'Uruguay, una Francia sempre più nella bufera scende in campo contro il Messico per il Girone A nel match delle 20.30 a Polokwane. Un vero e proprio ammutinamento quello che pare in atto tra i Blues, con i senatori della squadra che avrebbero isolato e ''fatto fuori'' l'ex enfant prodige Yohann Gourcuff, costringendo Domenech a impiegare Malouda e a variare un 4-4-2 più equilibrato rispetto all'ultimo incontro con Ribery dietro la punte. Nessuna rivoluzione in casa messicana, che come i transalpini punta alla vittoria per agganciare in vetta l'Uruguay a quota 4 punti dopo la vittoria di ieri. Chi perde rischia di essere già con un piede fuori dai giochi, in particolare il Messico visto l'ultimo turno contro l'Uruguay e il contemporaneo impegno della Francia contro il Sudafrica.

Come sottolineato, dalle ''indicazioni'' dello spogliatoio francese ci sarà Malouda sulla fascia al posto di Gourcuff in un 4-4-2 con Ribery libero di svariare e assistere le due punte, Anelka e uno tra Henry e Govou, in un ballottaggio che sarà risolto solo all'ultimo. Nel Messico invece Aguirre dovrebbe confermare gli 11 visti contro il Sudafrica, con l'unico ballottaggio tra Guillermo Franco e il ''Chicharito'' Javier Hernandez, sperando che i suoi giocatori ripetano la prestazione contro l'Italia in amichevole piuttosto che la gara contro i padroni di casa dell'esordio.

Le probabili formazioni:

Francia

(4-4-2): 1 Lloris; 2 Sagna, 5 Gallas, 3 Abidal, 13 Evra (c); 14 Toulalan, 15 Malouda, 19 Diaby, 7 Ribery; 12 Henry, 21 Anelka.
A disposizione: 16 Mandanda, 23 Carrasso, 22 Clichy, 6 Planus, 4 Reveillere, 17 Squillaci, 8 Gourcuff, 18 Diarra, 9 Cissè, 11 Gignac, 10 Govou, 20 Valbuena. All: Domenech

Messico
(4-3-3): 1 Perez; 12 Aguilar, 5 Osorio, 2 Rodriguez, 3 Salcido; 16 Juarez, 4 Marquez (c), 6 Torrado; 17 Dos Santos, 9 Franco, 11 Vela.
A disposizione: 13 Ochoa, 23 Luis Ernesto Michel, 15 Moreno, 8 Castro, 18 Guardado, 19 Magallon, 20 Torres, 7 Barrera, 21 Bautista, 22 Medina, 14 Hernandez, 10 Blanco. All: Aguirre

Arbitro: Kalhil Ibrahim Al Ghamdi (Arabia Saudita)

Diretta: RaiUno e Sky Mondiale 1, ore 20.30

mercoledì 16 giugno 2010

La crisi delle Big nel Mondiale delle sorprese

Dopo la prima piccola fetta di Mondiale, siamo costretti a stropicciarci gli occhi: sono infatti ben sei le squadre candidate al titolo, ad avere deluso le aspettative di tifosi e calciofili. Eccezione fatta per la stratosferica Germania e per l'Olanda, le altre big hanno faticato non poco nella prima partita del massimo Torneo.

E' difficile trovare un denominatore comune come causa di questi insuccessi: ogni gara ha una storia a sè, e dev'essere valutata non solo in base al risultato finale, ma anche a seguito di fattori tecnici, fisici e psicologici. Prendiamo la
Spagna. Il tecnico Del Bosque, in conferenza stampa aveva infatti espresso il proprio disappunto per le eccessive pressioni mediatiche: "Tutti danno per scontato che la nostra Nazionale sia già in finale". Detto fatto: la Svizzera castiga con un secco 1 a 0 gli Iberici e per i Campioni d'Europa ci sono solo ferite dopo una gara fatta di calcio lento e prevedibile.

Il
Brasile ha giocato a tratti e anche qua l'aspetto mentale ha avuto il suo peso: la Corea del Nord ci ha provato fino all'ultimo, spinta dallo smisurato sentimento nazionale (o nazionalista?) inculcato più che dal proprio tecnico, dai vertici statali. Le critiche rivolte a Dunga sull'impiego di Elano, ma soprattutto sulle mancate convocazioni di Pato e Ronaldinho, hanno fatto scendere in campo la Seleçao senza la dovuta serenità: la differenza, guardacaso, l'hanno fatta i singoli.

Brutte, o comunque poco convincenti,
Francia e Inghilterra: la prima ha deluso di fronte all'Uruguay. La seconda ha forse sottovalutato la grinta statunitense, dopo una settimana densa di veleni, dovuti alla rabbia di mister Capello per il poco impegno profuso nell'amichevole del pre-esordio.

Tralasciando commenti sull'
Italia, il cui cammino si colora proprio oggi di una nuova incertezza con lo stop forzato di Buffon dovuto ad una pericolosa ernia del disco, la Nazionale favorita che ha fatto meno peggio è stata l'Argentina di Maradona. Una vittoria di misura grazie ad un goal giunto su palla inattiva la dice lunga sulla confusione che popola l'abbondante e sostanzioso reparto offensivo: tolta la fantasia di Messi, gli attaccanti sudamericani si sono troppo spesso pestati i piedi.

Le prossime partite potrebbero già lasciare una seria impronta su questo campionato Mondiale: molte, forse troppe, le big costrette a portare a mettere in classifica tre punti fondamentali che, mai come stavolta, non saranno solamente utili alla qualificazione, ma avranno un forte valore morale.

Un super Forlan trascina l'Uruguay, Sudafrica ad un passo dal baratro

Partiamo dalla fine: quando l'esterno uruguagio Alvaro Pereira al minuto numero 93 appoggia in rete l'assist di Suarez realizzando il 3-0 definitivo a favore dell'Uruguay, anche l'ultima vuvuzela del Loftus Versfeld Stadium di Pretoria tace. Forse per la prima volta dall'inizio del Mondiale. Potenza, si fa per dire, di una serata terribile per il Sudafrica padrone di casa, lento, confusionario e irriconoscibile rispetto all'ottimo esordio, di fronte ad un Uruguay al contrario praticamente perfetto e finalmente concreto in avanti a differenza del match contro la Francia. Merito anche e soprattutto di un grandissimo Diego Forlan, autore della prima doppietta di questa rassegna, supportato da un Suarez in veste di uomo assist con Cavani, in campo dopo la panchina con la Francia, che del trio è il meno ispirato e si fa notare più per le occasioni mancate che per quelle realmente concretizzate. Con i tre punti conquistati la ''celeste'' mette un piede, se non qualcosa di più, negli ottavi di finale; per il Sudafrica il sogno non può dirsi sfumato del tutto, ma se domani dovesse vincere una tra Francia e Messico per i Bafana Bafana gli ottavi di finale diventerebbero un traguardo davvero quasi irraggiungibile.

Rispetto ai match d'esordio i due tecnici Parreira e Tabarez agiscono in maniera contrapposta: il primo conferma 10/11 della bella squadra vista contro il Messico con la sola novità di Masilela terzino sinistro al posto di Thwala; in avanti è sempre la stella Pienaar il designato ad ispirare la manovra e ad assistere l'unica punta Mphela. Il secondo decide di passare dal 3-4-1-2 visto contro la Francia ad un più spregiudicato 4-3-3 con Fucile a sinistra e Maxi Pereira arretrato a destra in difesa e Cavani nel trio d'attacco con Suarez e Forlan. Gli esclusi, in panchina, sono Victorino e Gonzalez.

Si parte con la Celeste che cerca subito di imporre il proprio gioco sull'asse Forlan-Suarez. I due si cercano spesso, anche con la collaborazione di Fucile, ma i tiri del primo quarto d'ora non creano esattamente brividi alla porta di Khune. Dall'altra parte il primo a cercare lo specchio dei pali difeso da Muslera è l'eroe dell'esordio Tshabalala che, probabilmente gasato dalla segnatura con il Messico, cerca più volte la conclusione, spesso ignorando compagni di squadra piazzati meglio. Il Sudafrica dà comunque l'impressione di essere eccessivamente prudente, quasi timido e improntato più alla distruzione del gioco avversario che non alla costruzione del proprio. Ma proprio quando, verso la mezz'ora, l'Uruguay sembra aver momentamente abbassato il proprio ritmo per riorganizzare le idee, ecco arrivare l'episodio che cambia completamente l'inerzia del match: Forlan guadagna palla sulla trequarti e da circa trenta metri esplode un destro molto potente che, deviato dalla schiena di Mokoena, assume una traiettoria impossibile e beffarda per l'estremo difensore sudafricano Khune infilandosi appena sotto la traversa. E' 1-0 Uruguay al 24'. Il gol subìto riporta finalmente e con più convinzione i padroni di casa nella metacampo avversaria e a provarci, senza spaventare troppo Muslera, ci provano in un paio di occasioni Mphela e il solito Tshabalala. Ma la squadra di Tabarez prima dell'intervallo potrebbe addirittura raddoppiare con Suarez, che al 33' spedisce sull'esterno della rete dopo aver dribblato in area il suo diretto marcatore, e Cavani, che un minuto dopo solo davanti al portiere fallisce l'aggancio vanificando una bella invenzione di Forlan. L'1-0 dell'intervallo alla Celeste va addirittura un po' stretto.

Si riparte con un Uruguay ancora più deciso a voler chiudere la pratica prima possibile. Ci provano subito Cavani, che mette a lato dopo aver ben anticipato Mokoena, e il capitano Diego Lugano, che completamente solo colpisce però malissimo di testa su una punizione dalla trequarti di Diego Forlan. La superiorità tattica espressa dalla formazione di Tabarez appare ancora più evidente, mentre il Sudafrica pecca nei movimenti senza palla. Eppure gli uomini di Parreira qualche grattacapo a Muslera lo riescono pure a creare, con un colpo di testa di Mphela che al 20' chiama il portiere della Lazio a deviare in angolo e un tiro da fuori di Modise. Ma l'Uruguay, implacabile, non appena si riporta nell'area di rigore avversaria trova l'episodio che di fatto chiude il match. Suarez, forse in posizione di fuorigioco, è bravo ad intervenire su un pallone sporco calciato da Forlan e, tentando di saltare Khune, finisce a terra. Il contatto tra il piede sinistro del portiere e quello dell'attaccante celeste sembra più cercato da quest'ultimo, ma in ogni caso l'arbitro Busacca è irremovibile: rigore ed espulsione per l'estremo difensore dei Bafana Bafana. Dal dischetto Forlan calcia in modo impeccabile, sotto il sette, infilando il portiere di riserva Josephs per il 2-0 dell'Uruguay all'80'. Gli ultimi dieci minuti di gara e l'abbondante recupero servono solo a prolungare l'agonia dei padroni di casa, mentre i sostenitori locali cominciano ad abbandonare in massa lo stadio di Pretoria. Giusto prima del fischio finale c'è tempo e gloria anche per Alvaro Pereira di deviare sottoporta il gol del 3-0 finale. E qui torniamo all'inizio: le vuvuzelas tacciono (finalmente) per un Sudafrica ad un passo dalla fine del sogno. Soprattutto per merito di un ottimo Uruguay.

SUDAFRICA:
Khune; Gaxa, Mokoena (c), Khumalo, Masilela; Letsholonyane (57' Moriri), Dikcagoi, Modise, Tshabalala; Pienaar (79' Josephs); Mphela.

URUGUAY: Muslera; M. Pereira, Lugano (c), Godin, Fucile (71' A. Fernandez); Perez (90' Gargano), Arevalo Rios, A. Pereira; Forlan, Cavani (89' S. Fernandez), Suarez.
Reti: 24' Forlan, 80' Forlan (rigore), 93' Alvaro Pereira

Ammoniti: Dikcagoi, Pienaar (S)

Espulso: 77' Khune (S)

Arbitro: Busacca (SVI)

Svizzera, che sorpresa! Fernandes punisce una Spagna leziosa e sfortunata

Alzi la mano chi se lo aspettava. La prima vera e clamorosa sorpresa del Mondiale 2010 viene da Durban e dalla seconda partita del Girone G che vede in campo le ultime due formazioni a dover esordire nella kermesse sudafricana, ovvero la favoritissima Spagna campione d'Europa in carica di Vicente Del Bosque e la rocciosa Svizzera dell'ex tecnico del Bayern Monaco Ottmar Hitzfeld. Un incontro dall'esito che parebbe già scritto e che invece il campo capovolge sorprendentemente: a uscirne vincitrice è la formazione elvetica grazie a un gol in carambola a inizio ripresa di Gelson Fernandes, classe 1986 di origini capoverdiane, che premia una Svizzera cinica e ben organizzata in difesa, capace di piazzare 10 uomini dietro la linea della palla e di colpire gli avversari in uno dei rari contropiedi. La Spagna, leziosa e a tratti sfortunata, capace di produrre molto gioco ma al tempo stesso poche occasioni, comincia così nel peggiore dei modi il Mondiale che, nelle aspirazioni di tifosi, squadra e ct, dovrebbe essere quello della tanto attesa consacrazione mondiale dopo la vittoria europea del 2008. La prossima sfida, contro il non certo irresistibile Honduras, sarà già decisiva per il proseguo del cammino iridato degli iberici, dietro solo al Brasile nelle quote dei bookmakers per la vittoria finale.

La squadra di Del Bosque, che si presenta in Sudafrica con l'impressionante ruolino di marcia di 10 vittorie in altrettante partite di qualificazione, recupera per l'esordio Iniesta dall'inizio ma non Torres, in panchina insieme a Fabregas accanto al tecnico. Nel 4-5-1 molto offensivo delle Furie Rosse l'unica punta è il neo acquisto del Barcellona David Villa, assistito da Silva e Iniesta esterni offensivi, con Xavi a dirigere come suo solito il gioco e Busquets e Xabi Alonso a fare da filtro davanti alla difesa. Nella Svizzera di Hitzfeld, priva dell'infortunato Frei in avanti e di Behrami, le punte sono Derdiyok e N'Kufo, con Inler, Barnetta, Huggel e Fernandes sulla linea di centrocampo nel 4-4-2 elvetico e gli ''italiani'' Lichtsteiner e Ziegler esterni di difesa.

La Spagna inizia da subito a macinare gioco con una serie di trame fitte e di passaggi veloci in profondità, creando la prima occasione con Villa al 10', chiuso bene da un'uscita tempestiva del portiere elvetico Benaglio, che si rivelerà essere in grande serata. Di lì a poco cominciano una serie di tiri in successione nello specchio della porta dell'estremo difensore del Wolfsburg: il primo in ordine temporale è Silva al 16', seguito a ruota da Sergio Ramos e Iniesta. Ma è sui piedi di Piquè che arriva la prima vera palla gol dell'incontro: il numero 3 spagnolo, servito magistralmente da Iniesta, si libera in dribbling di Grichting ma si fa ipnotizzare da un super Benaglio. Un'ottima occasione nata ancora una volta dai piedi del numero 6 degli iberici, sicuramente il più positivo dei suoi. La Svizzera resiste, aspetta e prova a ripartire confermandosi la squadra difensivamente ineccepibile vista a Germania 2006, mondiale concluso dagli elvetici ai rigori negli ottavi contro l'Ucraina con lo sfortunato record di zero sconfitte e zero gol subiti. Nel finale di tempo la Spagna colleziona un'altra ottima palla gol con Villa, strepitoso nel mettere a sedere tutta la difesa avversaria, tra cui Von Bergen entrato al posto dell'infortunato Senderos, e pure Benaglio, ma decisamente meno nel far partire un pallonetto decisamente inconcludente, una via di mezzo tra un tiro e un cross, che si spegne largo. 0-0 all'intervallo.

La Spagna parte forte anche nella ripresa, ma la squadra di Hitzfeld comincia a farsi minacciosa in contropiede. E proprio da una ripartenza rossocrociata arriva il rocambolesco vantaggio di Fernandes al 7': Derdiyok si invola verso l'area di rigore iberica ma al suo ingresso viene fermato da un'uscita a valanga, molto al limite del regolamento, di Casillas che colpisce il pallone; la sfera finisce addosso a Piquè che non riesce a liberarsene prima dell'intervento di Fernandes, abile come un falco ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. E' il vantaggio svizzero, clamoroso a Durban. Il gol scatena la reazione furibonda delle Furie Rosse che però devono fare i conti sia con il ''Benaglio show'' che con una buona dose di sfortuna. Al 15' il portiere elvetico si esalta nuovamente su Villa, imbeccato dal solito Iniesta. Ma due minuti dopo è solo la sfortuna a negare il gol all'ala del Barcellona, che inventa uno stupendo destro a girare su cui Benaglio non può nulla, ma la palla si perde di un nulla vicino al palo sinistro. Del Bosque prova allora a sfoderare l'artiglieria pesante: dentro ''El Nino''' Torres e Jesus Navas per Silva e Busquets. Ma che l'attaccante del Liverpool non sia in perfette condizioni lo si nota già con il suo primo destro, che si perde lontano dalla porta rossocrociata. La Svizzera però comincia a subire l'assedio degli spagnoli, che al 25' colpiscono una traversa clamorosa con una sassata da fuori di Xabi Alonso e due minuti dopo falliscono di un soffio il pareggio su un bel diagonale di Jesus Navas fuori di pochissimo. L'esterno del Siviglia sul finale di match è il più pericoloso dei suoi, con un altro missile che mette i brividi a Benaglio, ma la Svizzera riesce pure ad andare vicinissima al raddoppio con una grandissima azione di Derdiyok, che si beve Piquè e Puyol, non proprio due novellini, e con un esterno delizioso centra il palo alla sinistra di Casillas. Nel finale neanche l'ingresso di Pedro riesce a portare il sussulto decisivo in casa iberica. Finisce 1-0 per la Svizzera, al termine di una bellissima partita; la Spagna dalla prossima non può più fallire.

SPAGNA: Casillas; Sergio Ramos, Puyol (c), Pique, Capdevila; Busquets (61' Torres), Xabi Alonso, David Silva (62' Jesus Navas), Xavi, Iniesta (77' Pedro); Villa. All: Del Bosque

SVIZZERA: Benaglio; Lichtsteiner, Senderos (36' Von Bergen), Grichting, Ziegler; Inler, Huggel (c), Barnetta (90' Eggiman), Fernandes; Derdiyok (79' Yakin), Nkufo. All: Hitzfeld
Reti: 52' Fernandes

Ammoniti: Benaglio, Grichting, Ziegler, Yakin (S)

Arbitro: Webb (ING)