mercoledì 24 novembre 2010

Champions League: Il Valencia gioca a tennis! Ok Barça, Manchester, Tottenham e Schalke. Il Benfica fa harakiri

Dal successo pomeridiano del Rubin Kazan contro il Copenhagen alla tennistica vittoria del Valencia contro il malcapitato Bursaspor, il quinto turno di Champions anche per i Gruppi A, B, C e D regala situazioni pressochè delineate in tutti i gruppi, ad eccezione di quello del Barcellona, dove proprio Rubin e Copenhagen si giocheranno tutto nell'ultima giornata, con i danesi avanti di un punto e favoriti dallo scontro casalingo contro il già eliminato Panathinaikos (ai russi toccherà invece la difficilissima trasferta sul campo di Messi e compagni, dove tra l'altro la squadra di Berdiyev vinse proprio un anno fa di questi tempi). Negli altri gironi, come detto, già tutto deciso o quasi, con Tottenham, Inter, Schalke 04, Lione, Manchester United, Valencia, oltre al Barcellona, già proiettate agli ottavi di finale in programma a febbraio.

GIRONE A
Tottenham-Werder Brema 3-0
Elementare Watson, anzi, Redknapp. A White Hart Lane la formazione londinese passeggia con facilità irrisoria sulle macerie di un Werder Brema già eliminato, in crisi profonda di risultati e decimato dagli infortuni. La squadra di Schaaf, che in dieci anni sulla panchina degli anseatici è probabilmente nel momento peggiore della sua gestione, priva di Naldo, Borowski, Arnautovic e Almeida non oppone la benchè minima resistenza agli avversari, che ritrovano Van Der Vaart alle spalle del duo d'attacco Crouch-Pavlyuchenko. In panchina si rivede anche Jermain Defoe, al rientro dall'infortunio. Pronti, via e dopo 6' gli Spurs sono già in vantaggio con una girata al volo di destro di Kaboul su assist di Lennon: secondo gol consecutivo per il difensore ex Portsmouth, quattro giorni dopo la rete decisiva nello storico 3-2 in rimonta nel derby in casa dell'Arsenal. La diversa condizione psicologica tra un Tottenham in stato di grazia e un Werder bisognoso di una grazia è ben presto reso evidente dalla facilità con cui Lennon sulla fascia destra e Bale a sinistra riescono puntualmente a sfondare; gli inviti degli esterni per le due punte Crouch e Pavlyuchenko sono quantomai golosi, ma l'attaccante inglese e quello russo ingaggiano una sfida alla pari a chi riesce a sbagliare di più. Nel finale di tempo ci deve pensare allora Modric a capitalizzare la superiorità dei padroni di casa: sponda di Crouch per il croato, che con una finta si libera di Prodl ed esplode un diagonale che lascia immobile Wiese tra i pali. Doppio vantaggio inglese a fine primo tempo e, contando occasioni e possesso palla, i tedeschi possono dirsi ancora ancora fortunati. Peccato che anche nel secondo tempo non ci sia traccia di reazione degli uomini di Schaaf, che anzi regalano il palco, nel bene e nel male, al solito Gareth Bale. Il gallese è sfortunato a centrare la traversa ad inizio ripresa su punizione, con Wiese immobile, ma è precipitoso poco doppo nel calciare addosso al portiere del Werder un rigore concesso per fallo su Crouch. Poco male, se non per le statistiche, visto l'andazzo dell'incontro; dopo la doppia occasione per l'esterno sinistro degli Spurs, anche il collega Lennon sulla fascia opposta decide nuovamente di farsi notare, con il secondo assist di giornata che Crouch al 34' stavolta non può proprio sbagliare. Finisce 3-0 per il Tottenham, primo a pari punti con l'Inter ma in testa negli scontri diretti; Werder fuori da tutto, con Schaaf sempre più a rischio.


Inter-Twente 1-0

Classifica: Tottenham 10, INTER 10, Twente 5, Werder Brema 2.



GIRONE B
Schalke 04-Lione 3-0
Spietato, concreto, letale: tre aggettivi per definire la prova dello Schalke 04 di Magath, impantanato nei bassifondi della classifica in Bundesliga ma in testa e convincente nel proprio girone di Champions. Tre come i gol nella serata dell'Aufschalke Arena di Gelsenkirchen, che condannano un Lione brutto e spento alla seconda sconfitta europea consecutiva dopo quella sul campo del Benfica. Buon per la formazione di Puel che i portoghesi si suicidino calcisticamente a Tel Aviv, regalando in ogni caso la qualificazione matematica agli ottavi proprio ai francesi. Lo Schalke fa suo il confronto già nei primi venti minuti del match; al 13' è protagonista Raul, reduce dalla tripletta di destro in campionato contro l'Hannover, che salta al limite dell'area Lovren, smarcando al tiro l'olandese Farfan: Lloris battuto e tedeschi in vantaggio. 7' dopo va a referto, per la seconda volta in stagione in Champions, l'ex milanista Huntelaar, liberato all'altezza del dischetto dell'area di rigore francese da un'iniziativa personale di Kluge. Anche in questo caso nulla da fare per l'estremo difensore transalpino e 2-0 Schalke. Il Lione prova a finalmente a reagire verso il finale di primo tempo, ma gli sforzi producono un'unica occasione per Lisandro Lopez, mal sfruttata dall'argentino davanti a Neuer. Nella ripresa il copione non cambia, con lo Schalke a gestire l'incontro e il Lione, con Bastos e Briand decisamente in ombra, a provarci senza troppa convinzione, forse anche distratto dalle buone notizie provenienti da Tel Aviv. Nel finale di partita c'è così tempo per il secondo gol personale di Huntelaar, grazie ad un bel movimento di Raul, che dunque rimanda il possibile aggancio a Inzaghi nella classifica dei migliori marcatori di tutti i tempi nelle coppe europee. Ma per il 33enne spagnolo, vista la qualificazione agli ottavi, le occasioni non mancheranno.

Hapoel Tel Aviv-Benfica 3-0
Tre mazzate, di quelle che fanno male. Anche e soprattutto perchè inaspettate. Finisce così, con una serata da incubo, il sogno ottavi di finale per il Benfica di Jorge Jesus, tanto sprecone in avanti quanto approssimativo in difesa, eliminato da un Hapoel Tel Aviv che non aveva praticamente più nulla da chiedere a questo girone. Almeno in ottica passaggio del turno, visto che la vittoria casalinga contro i portoghesi riaccende negli israeliani qualche flebile speranza in prospettiva Europa League. La formazione di Gutman riscatta in un sola sera il misero bottino di gol realizzati (uno solo) punendo per tre volte nel match la retroguardia avversaria. Dopo un inizio caratterizzato da un timido dominio ospite, gli israeliani vanno a segno alla prima vera occasione della partita, al 24', con Zahavi che sale in cielo sulla punizione di Abutbul fulminando il portiere dei lusitani Roberto. Ti aspetti la reazione degli uomini di Jorge Jesus, ma i portoghesi tengono palla senza riuscire a dare troppo fastidio allo specchio dei pali difesi da Enyeama. I padroni di casa controllano, attendono con pazienza e infine colpiscono per la seconda alla mezz'ora della ripresa, con il brasiliano Douglas Da Silva puntualissimo nello sfruttare un clamoroso buco della difesa ospite. Il Benfica in pratica esce anzitempo dal terreno di gioco, lasciando a Zahavi in pieno recupero la possibilità di realizzare la doppietta, questa volta con un destro su assist di Shivhon. E adesso, non solo i portoghesi devono dire addio agli ottavi di finale ma devono stare attenti per conquistare l'Europa League a non distrarsi nuovamente nel prossimo match in casa contro lo Schalke; contemporaneamente, in casa dell'altra qualificata Lione, l'Hapoel proverà a completare una mini rimonta che sembrava quasi impossibile sino allo scorso turno.

Classifica: Schalke 04 10, Lione 9, Benfica 6, Hapoel Tel Aviv 4.



GIRONE C
Glasgow Rangers-Manchester United 0-1
Nel giorno del suo ritorno in campo, dopo l'infortunio e il periodo travagliato dentro e fuori dal campo, Wayne Rooney torna a fare ciò che sa fare meglio, ovvero segnare, anche se in questo caso su rigore, gol decisivi. Basta infatti un penalty di Roo a 3' dal 90' per consegnare alla squadra di Sir Alex Ferguson una vittoria che, a meno di un roboante tonfo interno nell'ultimo turno all'Old Trafford contro il Valencia, vale non solo gli ottavi di finale ma anche il primo posto del girone. Abbandonano invece mestamente ogni speranza i Rangers di Walter Smith, presentatisi in campo con un 5-4-1 a dir poco abbottonato, sicuramente troppo rinunciatario per tentare il colpo contro i più blasonati avversari. Difatti parte del match vive degli arroccamenti difensivi degli scozzesi per arginare la manovra avversaria; i padroni di casa tutto sommato tengono bene, anche se, al primo sbandamento, Rooney di testa fa tremare la traversa della porta di Mc Gregor. Una volta compresa l'antifona, i Red Devils iniziano sornioni ad attendere qualche incertezza da parte degli avversari, nulli in avanti, anche se Miller in qualche modo riesce in un paio di occasioni a presentarsi davanti a Van Der Sar: nel primo caso la punta scozzese spedisce fuori bersaglio, nel secondo l'esperto numero 1 olandese è costretto a respingere l'insidiosa conclusione nell'avversaria. Meglio il Manchester della ripresa, complice un calo dei Rangers, che rischiano di subire il gol da Carrick, Berbatov e Rooney. Gol che effettivamente viene incassato nel finale, ma per colpa di uno sconsiderato intervento di Naismith su Fabio Da Silva nell'area di rigore scozzese. Dal dischetto Rooney spiazza Mc Gregor, dando sfogo a una gioia evidentemente tanto attesa (curiosa l'immagine di un invasore tifoso dello United che dopo il gol entra in campo per abbracciare il proprio idolo). Finisce 1-0 per la squadra di Ferguson, che segna poco ma subisce ancora meno, visto che i Red Devils sono l'unica formazione con lo ''0'' nella casella gol subiti; i Rangers possono, in parte, consolarsi con il matematico accesso all'Europa League.

Valencia-Bursaspor 6-1
Sino a pochissimi anni fa il calcio turco produceva buonissimi talenti come Emre, Hakan Sukur, Okan e Rustu, per citarni solo alcuni, e squadre del calibro di Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas: intendiamoci, nulla di stratosferico, ma pur sempre nella media di un calcio di buonissimo livello. Per questo, risulta quasi incomprensibile vedere quest'anno in Champions League il calcio turco rappresentato dal Bursaspor. Che alla massima competizione europea non ci è arrivato di sicuro per caso, essendo campione uscente del proprio paese con ottime chance di rinconferma. Eppure la formazione di Saglam, nel proprio girone europeo, ha offerto finora uno spettacolo desolante, presa regolarmente a pallate dalle avversarie del girone. Non fa eccezione il Valencia di Unai Emery che, anzi, sul proprio terreno infligge agli ospiti un risultato tennistico più degno dell'erba di Wimbledon che non di quella del Mestalla. I Blanquinegros, dopo l'iniziale sfuriata non troppo convincente dei turchi, passano su rigore al 17': fallo di Erdogan su Aduriz e penalty trasformato da Juan Mata. 4 minuti ed è già 2-0: passaggio filtrante ancora di Mata per Soldado e destro imparabile alle spalle del portiere Ivankov per il quarto gol stagionale in Europa del prodotto delle giovanili del Real Madrid. Il Bursaspor, minuto dopo minuto, inizia a sgretolarsi come un castello di sabbietta e alla mezz'ora ancora Aduriz infila il portiere ospite Ivankov su servizio di Joaquin. Primo tempo in archivio? No, perchè al 37' Joaquin questa volta decide di fare tutto da solo, estrando dal cilindro una staffilata che il portiere del Bursaspor può solo accompagnare in realtà con lo sguardo. 4-0, e prospettiva di goleada spagnola che si fa molto probabile. I turchi, dal canto loro, non protestano neanche troppo su quello che sembrerebbe un netto intervento con la mano di Albelda nella propria area. E nella ripresa, al 10', capitolano per la quinta volta, con Soldado che centra la doppietta e il quinto gol europeo. Con la partita ormai senza storia c'è tempo però, al 24', per il primo storico gol del Bursaspor in Champions League: l'onore tocca a Batalla, con i compagni che lo festeggiano come fosse il gol del vantaggio. Peccato che si tratti invece dell'1-5. Che nel finale diventa 1-6 con la marcatura del neo-entrato Dominguez. Il Valencia ora può cercare il colpo grosso a Manchester per portarsi a casa la qualificazione addirittura da prima del gruppo.

Classifica: Manchester United 13, Valencia 10, Glasgow Rangers 5, Bursaspor 0.



GIRONE D
Panathinaikos-Barcellona 0-3
Tutto come previsto. Dopo il pareggio di Copenhagen, che aveva rimandato la fuga in vetta della squadra di Guardiola, il Barça supera senza problemi l'esame di greco contro la squadra del nuovo allenatore Jesualdo Ferreira, peraltro già fuori dai giochi fin dallo scorso turno. Poco più di un'escursione quella dei blaugrana ad Atene, che colpiscono alla prima vera occasione con Pedro Rodriguez: perfetto il pallone dentro di Dani Alves, con Pedrito pronto all'aggancio e ad una conclusione che non lascia scampo al portiere ellenico Tzorvas. I greci provano a rispondere con una fiammata sull'asse Luis Garcia-Cissé, con il francese che si ritrova a tu per tu con Victor Valdes: bravissimo il portiere spagnolo a salvare il punteggio con una bella respinta in uscita. L'occasione per i padroni di casa rimane però unica; dall'altra parte il solito Messi vuole timbrare il cartellino e ciò ovviamente provoca non pochi problemi a Tzorvas, ottimo in più di un'occasione sulle occasioni di Messi e Iniesta. Nella ripresa il Panathinaikos si spegne del tutto e il Barça ne approfitta per chiudere i conti con un gol da Playstation: azione tutta di prima sull'asse Messi-Dani Alves-Xavi-Iniesta-Adriano (ottimo sostituto di Maxwell) e ancora Messi a concludere di piattone da due passi. Tutto questo al 17'; altri 7' e Pedro sigla la sua doppietta dopo un'altra invenzione di Iniesta. Un Barça così può ora concentrarsi con fiducia sul superclasico di lunedì prossimo contro il Real di Mourinho. Per Jesualdo Ferreira e il suo Panathinaikos tanto lavoro da fare, ma fuori dalle competizioni europee.

Rubin Kazan-Copenhagen 1-0
Basta un rigore al Rubin Kazan, nel match casalingo contro il Copenhagen, per riaprire un discorso qualificazione che sembrava nettamente indirizzato verso i campioni di Danimarca, ottimi protagonisti sin qui nel girone. La trasformazione di capitan Noboa dagli 11 metri vale il meno -1 in classifica per gli ex campioni di Russia, che dovranno però centrare un impresa sì già ottenuta ma non facilmente ripetibile al Camp Nou contro un Barcellona comunque già tranquillo in tema qualificazione e primo posto. Nel gelo del Tartarstan la squadra di Kuban Berdiyev e quella di Bjarne Solbakken non brillano certo per intensità e spettacolarità, brave come sono a difendersi prima che ad attaccare. I danesi, e in particolar l'esperto Gronkjaer, commettono però una sciocchezza ad un soffio dalla fine del primo tempo, con l'ex esterno del Chelsea che interviene goffamente a braccio alto sul cross di Natcho. Dal dischetto, come detto, Noboa realizza. La ripresa offre molto poco, con l'ex genoano Bocchetti sugli scudi al centro della difesa dei padroni di casa. La reazione ospite è tutta in un paio di conclusione, con N'Doye che accarezza la traversa dei russi e Zohore che nel finale dà la sveglia al portiere russo Ryzhikov chiamandolo ad un intervento non facile. Finisce con il successo del Rubin, ma al Copenhagen basterà il successo casalingo contro il Panathinaikos.

Classifica: Barcellona 11, Copenhagen 7, Rubin Kazan 6, Panathinaikos 2.

IN ROSSO LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE AGLI OTTAVI DI FINALE
IN ARANCIONE LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE IN EUROPA LEAGUE

Champions League: Inter, una vittoria per il morale. Cambiasso porta Benitez agli ottavi

Il ''malato'' sta meglio: non può dire di essere guarito, forse addirittura neanche di essere già fuori pericolo, ma perlomeno dà segni di vita. Il paziente in questione, ovvero l'Inter (considerata nel suo complesso ancor prima che nei singoli, in primis Benitez) sfrutta la ''terapia Champions'', tornando al successo dopo le 5 lunghe partite di digiuno e conquistando matematicamente la qualificazione agli ottavi di finale della massima competizione europea. Certo l'avversario, il Twente, non era di sicuro quello che si poteva definire alla vigilia uno sparring partner qualitativamente all'altezza dei nerazzurri, ma per una squadra provata fisicamente e psicologicamente dall'ecatombe di infortuni e dal filotto negativo contro Lecce, Brescia, Chievo e Milan, contava solo portare a casa i 3 punti in qualunque modo. Il ''paffuto'' Rafa Benitez può così riprendere colore in viso e soprattutto riaccomodarsi su una panchina che ora scotta un po' di meno. Troppo presto, anche alla luce di quanto visto nel match, per dire se il successo di questa sera sarà l'inizio di una striscia di vittorie come auspicato dall'ex manager del Liverpool, ma certo il gol di Cambiasso (considerato uno dei più insofferenti alla gestione Benitez) rende meno tortuoso il percorso dei campioni d'Europa verso il Mondiale per Club, al via l'8 dicembre ad Abu Dhabi. Prima di allora i nerazzurri saranno attesi dagli scontri in campionato contro Parma in casa e, soprattutto, nel fondamentale scontro diretto in trasferta contro la Lazio. Ma a meno di nuovi e scovolgenti cataclismi, Benitez può già prenotare con tranquillità il biglietto per la capitale degli Emirati Arabi Uniti.

L'Inter messa in campo dall'inizio dal tecnico spagnolo, in un San Siro tristemente mezzo vuoto, è la squadra naturalmente obbligata dagli infortuni; basterebbe dire che in panchina, a parte il terzo portiere Orlandoni e il convalescente Thiago Motta, ci sono solo Under 20: Natalino, Crisetig, Biraghi, Nwankwo e Santon, tutti di età compresa tra i 17 e i 19 anni. I ''sopravvissuti'' della prima squadra sono tutti tra i titolari, con Materazzi al centro della difesa e Cordoba a destra e con Cambiasso, al rientro, in linea mediana accanto a Stankovic. In avanti, al solito, il bizzoso Eto'o è assistito dal trio Biabiany-Sneijder-Pandev. Dall'altra parte, invece, i campioni d'Olanda del Twente, allenati da Preud'Homme, sono in formazione tipo con l'austriaco Janko terminale offensivo davanti a Ruiz e Chadli, chiamati a sgobbare tra il centrocampo e l'attacco e assistiti al centro da De Jong, fratello del giocatore dell'Ajax e nazionale Orange.

L'inizio di partita lascia quasi il dubbio se sia l'Inter ad essere finalmente in buona serata o se invece sia l'atteggiamento troppo timoroso dell'avversario a far sembrare i nerazzurri finalmente in palla; fatto sta che nei primi 20' i nerazzurri potrebbero già essere comodamente in vantaggio se Sneijder non sprecasse in avvio, al 3', su un ottimo invito di Biabiany e se la punizione del fantasista olandese al 17' non incocciasse la traversa a Mihajlov battuto. ''Vuoi vedere che anche stavolta finisce male?'' sembra invece pensare la maggior parte del pubblico di San Siro quando il Twente comincia finalmente a mettere pericolosamente il naso nella metacampo nerazzurra da metà tempo in poi. Gli olandesi, venuti a Milano per cercare una clamorosa vittoria-sorpasso in ottica secondo posto, sfiorano due volte il vantaggio, prima con un insidiosissimo tiro di Janssen ben parato da Castellazzi e poi con un pallonetto di Ruiz sull'uscita del portiere nerazzurro, dopo una clamorosa disattenzione di Materazzi, che termina appena largo. La formazione di Preud'Homme acquista così convinzione, anche perchè dall'altra parte il miglior Biabiany visto sin qui in maglia nerazzurra è poco assistito soprattutto da Eto'o, troppo arretrato e ben controllato dalla retroguardia olandese. All'intervallo è 0-0, risultato sostanzialmente giusto.

La ripresa inizia, in pratica, cosiccome era iniziato il primo tempo: è l'Inter a premere di più tentando di mettere in difficoltà la difesa ospite, costretta spesso al fallo su Stankovic e Sneijder. E proprio da un intervento sul numero 10 nerazzurro nasce il vantaggio interista: la punizione del vice-campione del mondo colpisce la barriera, con la palla che carambola su un paio di difensori del Twente per poi finire tra i piedi di Cambiasso, appostato in ottima posizione: da lì il Cuchu non può sbagliare e il suo diagonale trafigge il portiere ospite Mihajlov. Il gol regala sicurezza agli uomini di Benitez che, inevitabilmente, si trovano davanti i larghi spazi concessi da un Twente alla ricerca del pari e quindi più sbilanciato. Tra il 15' e il 25' si contano almeno 4 nitidissime palle gol per il raddoppio nerazzurro, con un paio di errori assolutamente incredibili di Sneijder e Stankovic da due passi e con un altro paio di disperati salvataggi della retroguardia arancione. Poi, come nel primo tempo, dalla mezz'ora in poi il copione torna ad essere nelle mani degli olandesi, che rischiano di mettere in pratica la più classica delle leggi del calcio, ovvero ''gol sbagliato e gol subito''. E' Castellazzi, alla miglior partita con la maglia dell'Inter, a dire di no alla traiettoria beffarda di Ruiz direttamente da calcio d'angolo, ma al 31' solo la traversa salva l'Inter dal destro piazzatissimo del neo-entrato Landzaat. Il finale di gara, con l'assalto finale degli ospiti intervallato da una bellissima azione personale di capitan Zanetti, è questione di unghie e denti, ma al 94' finalmente Benitez può sfogare gioia e tensione. Rafa è salvo, l'Inter va avanti e ora nell'ultimo turno a Brema sarà confronto a distanza con il Tottenham per il primo posto del girone. Ma per ora, al convalescente paziente nerazzurro, va più che bene così.

martedì 23 novembre 2010

Champions League: il Real è MOUstruoso! Chelsea, che fatica. Arsenal, che botta!

Ricco di spunti e qualche sorpresa il quinto turno di Champions per i Gruppi E, F, G, H, che vedeva in campo tra le altre le già qualificate Bayern Monaco, Real Madrid e Chelsea. Delle tre scivola solo, comunque già sicura sia del primato che dell'accesso agli ottavi, la formazione bavarese allenata da Van Gaal sul campo della Roma; ma se la vittoria dei Blues di Ancelotti contro il modestissimo Zilina stupisce per il punteggio risicato e per le impreviste difficoltà incontrate dagli inglesi sul terreno amico di Stamford Bridge, a far parlare di sè è ancora una volta è lo ''Special'' Madrid di Mourinho, che affonda ed elimina a domicilio l'Ajax con un superbo 4-0. Inaspettatamente si riaprono i giochi invece nel Gruppo H, con l'Arsenal sconfitto a sorpresa in trasferta dal Braga; i portoghesi agganciano così i Gunners, superati in vetta dalla Shakhtar vittorioso a Belgrado, al secondo posto, mantenendo qualche residua speranza per il passaggio agli ottavi.

GIRONE E
Basilea-Cluj 1-0
Con un orecchio teso al risultato dell'Olimpico di Roma, il Basilea dell'ex centrocampista del Bayern Thorsten Fink sogna per 80' un aggancio al secondo posto del Girone E impensabile solo fino a due giornate fa. Alla fine, nonostante la vittoria giallorossa all'Olimpico, il successo di misura contro il Cluj vale per gli svizzeri la matematicazione qualificazione in Europa League e, soprattutto, mantiene in vita qualche flebile speranza di passaggio il turno. Anche se, per completare il miracolo, servirà non solo una vittoria esterna a Monaco di Baviera ma anche in contemporanea un autentico regalo del già eliminato Cluj nella gara casalinga contro la Roma. Aspettando il 7 dicembre e l'ultima giornata gli elvetici possono comunque festeggiare il secondo successo nel girone, firmato dall'argentino Almerares al 15' abile a raccogliere un tiro completamente sbagliato del compagno Inkoom. L'ex River Plate semina scompiglio, soprattutto nel primo tempo, nella difesa romena guidata dall'ex Juve ed Empoli Felice Piccolo; è proprio il difensore italiano alla mezz'ora a salvare sulla linea una conclusione di Frei su assist proprio di Almerares, che poco dopo ci riprova spedendo fuori di poco. Prima della pausa è Cadù a salvare ancora la squadra rumena dallo 0-2 con un miracolo sull'esterno degli svizzeri Safari. Nella ripresa il tecnico degli ospiti prova a gettare nella mischia altre due vecchie conoscenze del calcio italiano, il croato Sasa Bjelanovic e il ''nostro'' Ferdinando Sforzini, ma è ancora il Basilea a sfiorare il gol con la traversa colpita da Tembo. Nel finale l'arbitro francese Duhamel espelle Piccolo per doppia ammonizione, per il disappunto del suo tecnico Cartu, che spacca con un calcio il vetro della panchina. Basilea a 6, Cluj a 0 e fuori da tutte le competizioni europee.


Roma-Bayern Monaco 3-2

Classifica: Bayern Monaco 12, ROMA 9, Basilea 6, Cluj 0.



GIRONE F
Spartak Mosca-Olympique Marsiglia 0-3
Sono passati due mesi dal successo, nella prima giornata, dello Spartak a Marsiglia. Ma rispetto ad allora, la sensazione è di trovarsi davanti a tutt'altra squadra russa e, soprattutto, a tutt'altra formazione francese. Sono infatti gli uomini di Deschamps, con una prova tutta forza e carattere, ad imporsi al Luzhniki di Mosca in quello che si presentava a tutti gli effetti come uno spareggio per conquistare il secondo posto del girone e soprattutto la qualificazione agli ottavi di finale. Le due contendenti venivano da cammini radicalmente opposti: i russi, dopo aver conquistato 6 punti nelle prime 2 partite, venivano dalla doppia sconfitta patita contro il Chelsea; i francesi al contrario, dopo gli 0 punti raccolti nei primi 180', avevano portato a casa due successi contro lo Zilina, l'ultimo con un roboante 0-7 esterno. Lo Spartak si dimostra sicuramente altra cosa rispetto ai campioni di Slovacchia, ma la differenza con gli avversari è netta fin dall'avvio, con un'insidiosa conclusione di Valbuena già dopo 1'. Quella dell'attaccante della nazionale francese è solo una ''prova'' prima del gol, stupendo, che arriva al minuto numero 16: girata fantastica dentro l'area e palla all'incrocio dei pali, irraggiungibile per il portiere russo Dikan. Lo Spartak prova a reagire, ma la squadra di Karpin è tanto volitiva quanto confusa e produce un unico vero tentativo di pareggio in modo quasi casuale verso la fine del primo tempo, con un tiro-cross di Makeev su cui Kombarov e Ari mancano la deviazione da pochi passi. Un lampo che i francesi spengono già ad inizio ripresa trovando il raddoppio con Remy, che prima cicca clamorosamente di sinistro per poi servirsi dal solo la palla sul destro: diagonale vincente e 2-0. Lo Spartak, molto masochisticamente, decide di affondarsi da solo e così un fallo di reazione su Diawara costa al 19' il cartellino rosso all'attaccante brasiliano Wellinton. Niente di meglio per il Marsiglia, che 4' dopo mette in ghiaccio la partita con la rete di Brandao. Francesi qualificati con un turno d'anticipo, Spartak in Europa League.

Chelsea-Zilina 2-1
Ma quale pallottoliere! Niente goleada a Stamford Bridge, anche se come ampiamente previsto il già qualificato Chelsea di Ancelotti porta a casa i 3 punti contro i Campioni di Slovacchia, reduci dalle 7 sberle incassate a domicilio dal Marsiglia due settimane fa. Ritorno alla vittoria dunque per i Bleus dopo le tre sconfitte, le ultime due consecutive, nelle ultime quattro partite di Premier League, ma che sofferenza contro uno Zilina per 30' addirittura in vantaggio, a conferma del momento interno molto delicato che sta affrontando la formazione di Ancelotti. In particolare, dopo la cacciata da parte di Abramovic del vice di Carletto, Ray Wilkins, la squadra non sembra più la stessa e non possono essere giustificazioni attendibili neanche le assenze di Terry, Lampard ed Essien e il rientro di un Drogba ancora fiaccato dalla malaria. Con l'ivoriano in campo dall'inizio insieme, tra gli altri, ai giovanissimi Van Aanholt, Bruma e McEachran, i Blues vanno sotto al 19', trafitti da un diagonale dell'attaccante slovacco Bello che beffa il vice-Cech Ross Turnbull. Neanche il clamoroso svantaggio sveglia gli uomini di Ancelotti dal torpore di un periodo sempre più nero. Così nell'intervallo Carletto è costretto a strigliare i suoi e a sostituire l'evanescente Kakuta con l'altro ivoriano Solomon Kalou. Una mossa che dà una maggior profondità alle azioni offensive dei padroni di casa e si traduce, già al 6', nel pareggio di Sturridge dopo un'azione personale. Un moto d'orgoglio quello in casa Chelsea che porta al gol partita di Malouda su ottimo assist di testa di Drogba. Una vittoria ininfluente, vista la qualificazione già in cassaforte, ma che si spera aiuti almeno psicologicamenre la squadra di Ancelotti ad uscire dalle sabbie mobili dell'ultimo mese; permane comunque la sensazione che il tecnico di Reggiolo abbia parecchio su cui lavorare.

Classifica: Chelsea 15, Olympique Marsiglia 9, Spartak Mosca 6, Zilina 0.



GIRONE G
Ajax-Real Madrid 0-4
Dal morso di Suarez alle unghie di un Real Madrid mai pago di gol e vittorie, neanche a qualificazione ampiamente e anticipatamente conquistata. I Galacticos sembrano continuare sempre di più, partita dopo partita, ad incarnare lo spirito del miglior Mourinho: vincere sempre, vincere bene, anche quando toccherebbe come in questo caso all'avversario, bisognoso di punti, fare la partita. Missione fallita, e ''di brutto'' dalla formazione di Martin Jol, strapazzata sì ma quel che conta senza opporre resistenza di fronte al prestigioso avversario. La sconfitta elimina così i lanceri dalla Champions che, a quota 4, non possono neppure rilassarsi troppo nell'ultimo turno in trasferta a Milano, anche se appare quasi utopistico un successo dell'Auxerre a Madrid. Real che si presenta ad Amsterdam privo tra gli altri di Khedira, Carvalho e Higuain, oltre al lungodegente Kakà, con l'uomo-mercato Benzema in avanti e Arbeloa a destra in difesa. Ironia della sorte, sono proprio le due new-entry a portare sul 2-0 il Real tra la mezz'ora e il finale di primo tempo, dopo un inizio di gare tranquillamente addomesticato dagli uomini di Mourinho: il gol del francese al 36' è un gran destro a giro che termina all'incrocio dei pali dopo un assist di tacco di Ozil, il raddoppio dello spagnolo al 44' è una sassata da fuori leggermente deviata dalla schiena di Vertoghen. Ai due protagonisti quasi inattesi, soprattutto il secondo, del match si aggiunge nella ripresa il ''solito noto'' Cristiano Ronaldo, protagonista di un mostroso inizio di stagione e attuale ''Pichichi'' in Liga: al 28', dopo uno splendido recupero di Di Maria a centrocampo, il portoghese è come al solito efficace nel mandare a vuoto la difesa avversaria e a fulminare Stekelenburg con un ottimo diagonale. Un bottino, quello di CR7, rimpinguato dal rigore trasformato al 36' per un fallo di Anita ai suoi danni in area olandese. 4-0 e tutti sotto la doccia, anche e soprattitto l'invisibile attaccante di casa Suarez e i suoi maldestri compagni El Hamdaoui, Sulejmani ed Emanuelson, non prima di un curioso epilogo negli ultimissimi minuti, con il fiscale arbitro Thompson che espelle per doppia ammonizione sia Xabi Alonso che Sergio Ramos, colpevoli di aver ritardato troppo in un paio di occasioni la ripresa del gioco. Due rossi fiscali ma quasi innoqui visto il match dell'ultimo turno, poco più di una formalità, contro l'Auxerre. All'Ajax non rimane che vincere e sperare che il Real affamato e insaziabile di Mou faccia ancora il suo dovere fino in fondo.

Auxerre-Milan 0-2

Classifica: Real Madrid 13, MILAN 8, Ajax 4, Auxerre 3.



GIRONE H
Braga-Arsenal 2-0
Come complicarsi gratuitamente e scioccamente la vita da soli. ''Musica e parole'' di Arsène Wenger, ''cantano'' i giocatori dell'Arsenal. E stonano. Sì, perchè l'Arsenal riapre quasi da solo alle avversarie un girone sin qui dominato a suon di gol e vittorie, sconfitta di Donetsk a parte. E proprio dopo il k.o. di misura in Ucraina ai Gunners bastava almeno un pareggio, se non una vittoria per chiudere il discorso primo posto, almeno per mettere in ghiaccio la qualificazione. Impresa tutt'altro che impossibile in terra portoghese contro uno Sporting Braga abbattuto 6-0 nel match del primo turno all'Emirates. La squadra londinese conferma invece i limiti difensivi e mentali già manifestatisi troppe volte in questo inizio di stagione, vedi il tonfo subito in casa e in rimonta nell'ultimo turno di Premier dal Tottenham (da 2-0 a 2-3). E così, zitti zitti, dopo una partita che eufemisticamente si potrebbe definire soporifera, i portoghesi portano a casa i 3 punti che consentono di agganciare gli inglesi a quota 9 in attesa dell'ultimo turno (più favorevole ai Gunners, che riceveranno in casa il già eliminato Partizan Belgrado, mentre il Braga dovrà sudarsi la qualificazione in casa dello Shakthar, primo ma non certo di un posto agli ottavi). Decisivo Matheus, interessante centravanti dei padroni di casa, nel realizzare la doppietta vincente prima al 38', beffando Fabianski in uscita dopo uno scatto sul filo del fuorigioco, e in pieno recupero al 48', con una conclusione all'incrocio dopo aver ridicolizzato l'intera difesa ospite. Un grandissimo gol, che condanna un Arsenal svogliato e apatico, con Fabregas e Bendtner in ombra e un Walcott appena più presentabile dei sopracitati. Da segnalare una clamorosa topica dell'arbitro ungherese Kassai, che a metà ripresa non concede un netto calcio di rigore all'Arsenal per fallo su Vela, addirittura ammonendo per simulazione il neo entrato attaccante messicano.

Partizan Belgrado-Shakhtar Donetsk 0-3
Tutto facile per lo Shakhtar di Mircea Lucescu, che espugna il terreno di un Partizan Belgrado ancora alla ricerca della prima vittoria della sua storia in Champions League con un netto 3-0, che proietta gli ucraini in vetta al girone, seppure la matematica non promuova ancora, almeno ufficialmente, la squadra di Donetsk agli ottavi di finale. Il Partizan, 0 punti e un unico gol realizzato, già fuori da tutti i giochi, prova inizialmente a dire la sua nel match con il brasiliano Cleo e il serbo Ilic in avanti, ma è un fuoco di paglia; lo Shakthar entra gradualmente in pieno controllo del match, aspettando unicamente il momento migliore per colpire gli avversari. Momento che si presenta al 7' della ripresa, anche grazie alla gentile collaborazione della difesa serba: su calcio d'angolo di Jadson, Krstajic pasticcia in piena area regalando palla a Stepanenko, che da due passi non può proprio fallire. Passano altro 7' e gli ucraini stendono l'avversario, con il brasiliano Jadson questa volta in veste di rifinitore sul preciso cross di Srna. Al 23' la partita va in archivio con il terzo gol ospite, tutto facile sull'asse Srna-Willian-Eduardo, con quest'ultimo che ha tutto il tempo di scegliere l'angolo in cui battere Stojkovic. Serbi attesi dal match di chiusura a Londra contro l'Arsenal, non certo il terreno migliore per sperare di raccogliere anche solo un punto; allo Shakhtar basterà un pareggio casalingo contro il Braga, non certo un'impresa, per entrare agli ottavi dalla porta principale

Classifica: Shakhtar Donetsk 12, Arsenal 9, Braga 9, Braga 0.

IN ROSSO LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE AGLI OTTAVI DI FINALE
IN ARANCIONE LE SQUADRE GIA' QUALIFICATE IN EUROPA LEAGUE

Champions League: Milan, è sempre Ibracadabra (e si rivede Dinho). Roma, brividi e rimonta con il Bayern

Dall'Olimpico di Roma all'Abbè-Deschamps di Auxerre, dal siluro spedito sotto l'incrocio da Ibra al rigore della provvidenza realizzato da Totti, alla fine è missione compiuta per le prime due italiane, in attesa dell'Inter in campo domani sera, impegnate nella quinta giornata della fase a gruppi di Champions League. Missione qualificazione centrata al 100% dal Milan di Allegri, che grazie ai 3 punti raccolti in Francia e alla contemporanea sconfitta casalinga dell'Ajax contro il Real Madrid è matematicamente qualificato con un turno d'anticipo agli ottavi di finale. L'ultimo turno casalingo contro gli olandesi diventa quindi totalmente ininfluente, visto l'inattaccabile primo posto dei Galacticos di Mourinho, avanti di cinque lunghezze. Obiettivo ottavi conquistato invece al 95% dalla Roma, dopo la grandissima rimonta nel finale contro il Bayern Monaco; la vittoria casalinga del Basilea contro il Cluj tiene ancora acceso il lumicino della speranza per gli svizzeri, che però saranno costretti a battere il Bayern all'Allianz Arena e a sperare che i rumeni, già eliminati da tutte le competizioni europee, battano a tutti i costi i giallorossi di Ranieri. Una prospettiva non impossibile, ma almeno piuttosto improbabile.

Che sia un turno domenicale di campionato o una giornata infrasettimanale di Champions, lo slogan è sempre lo stesso: meno male che Ibra c'è. A quanto pare lo svedese sembra aver sconfitto la sindrome da prestazione europea che lo aveva troppo spesso attanagliato in passato; ne sa qualcosa l'Auxerre, steso sia nel match di San Siro da una doppietta sia nel ritorno a domicilio sempre dal piedone del numero 11 rossonero. Che insieme al gol nel finale di Ronaldinho confeziona una vittoria meritatissima e ineccepibile per gli uomini di Allegri. Il tecnico toscano manda inizialmente la ''foca monaca'' ancora in panchina, confermando Robinho accanto a Ibrahimovic con Seedorf a supporto e il trio Gattuso-Ambrosini-Flamini in mezzo al campo. Dall'altra parte l'Auxerre di Jean Fernandez, formazione in difficoltà in campionato, è squadra tosta e veloce e viene schierata dal tecnico transalpino con il duo offensivo formato dal ''piccoletto'' Sammaritano (161 cm, già a segno nel pareggio contro l'Ajax) e Contourt, con l'interessante sloveno Birsa a svariare sulle fascie. Il primo tempo offerto dalle due squadre in campo non è esattamente emozionante, con i padroni di casa in pressing asfissiante sui portatori di palla avversari e con il Milan intento più a controllare i francesi che ad affondare. Eppure ai rossoneri bastano un paio di sussulti per far tremare il portiere avversario Sorin: in entrambi i casi è Ibra a confezionare gli assist, prima per Seedorf, che spedisce alto di un soffio, e poi per Gattuso, che spreca malamente un'occasionissima praticamente a porta vuota. Lo svedese è dunque, al solito, il più attivo nel cercare di farsi largo tra le strette maglie della difesa di casa, con un Robinho in moto perpetuo ma poco incisivo in fase di conclusione. Dopo il primo tempo, in archivio a reti bianche, la ripresa si apre con un Milan decisamente più intraprendente, grazie anche alla spinta di Zambrotta e Abate, in confronto ad un Auxerre che preme sì ma dà la sensazione di non sfondare. La timidezza avversaria regala con il passare dei minuti più sicurezza ai rossoneri, che al 19' passano: lancio di Seedorf per Robinho, con Dudka che nel tentativo di anticipare il brasiliano in scivolata regala palla a Ibra; il destro dello svedese è micidiale e imparabile per l'estremo difensore transalpino Sorin. Il vantaggio scuote, com'è ovvio che sia, la formazione di Fernandez, che nel tentativo, per la verità piuttosto confuso, di spingersi in avanti alla ricerca del pareggio regala ampi spazi ai contropiedi milanesti. Fernandez, dopo aver cambiato Hengbart con Chafni già prima del gol, getta nella mischia Quercia al posto di Sammaritano, mossa alla quale Allegri risponde inserendo il muscolare Boateng al posto del più offensivo Seedorf. I minuti scorrono e il tecnico rossonero decide di regalare almeno gli ultimi 5' di match a Ronaldinho, in campo al posto di uno sfiancato Ibra. Al brasiliano bastano poco meno di 6' per dimostrare di essere vivo più che mai: numero di Robinho sulla fascia destra, passaggio per Dinho e gran sinistro da fermo del numero 80 di Allegri a spolverare l'angolino di Sorin. Il resto è samba. Finisce 2-0 una serata con tante ottime notizie per il Diavolo e i suoi tifosi.

A Roma invece, dopo la grande paura si consuma il grande miracolo. Alla fine il risultato, vittoria e qualificazione quasi in ghiaccio, è quello auspicato da Ranieri alla vigilia, ma per almeno un tempo i giallorossi contro il Bayern Monaco respirano l'aria di una cocente beffa già vissuta troppe volte. E sì che la formazione di Van Gaal, già qualificata agli ottavi, si presenta a Roma in formazione decisamente rimaneggiata, con i vari Van Bommel, Olic, Robben, Klose e Butt, oltre allo squalificato Schweinsteiger, rimasti in Germania. Ranieri invece, come preannunciato, conferma un Menez in ottima forma alle spalle della coppia Borriello-Vucinic; a centrocampo conferma per Greco e ritorno per De Rossi, solo panchina per capitan Totti. Pronti, via e si ha quasi la sensazione che la squadra a dover fare risultato a tutti i costi siano gli ospiti bavaresi, già qualificati agli ottavi, e non i padroni di casa giallorossi. Troppo brutta la Roma del primo tempo e soprattutto troppo simile come atteggiamento alla disarmante prova offerta nel confronto d'andata all'Allianz Arena. Ranieri, alla vigilia, aveva parlato di una squadra totalmente cambiata nello spirito e nella forza rispetto a quella Roma, ma i suoi sembrano voler far di tutto per smentirlo; gia al 2' Julio Sergio rischia di combinare la frittata, con un rinvio errato non sfruttato, per fortuna dei giallorossi, da Mario Gomez. A soffrire è in particolar il centrocampo di Ranieri, con De Rossi fuori dalla manvora e Greco troppo spesso costretto al fallo, atteggiamento che induce Ranieri a meditare la sostituzione del suo giocatore già prima della mezz'ora (uscirà poi per Simplicio a fine primo tempo). In avanti Menez prova a predicare nel deserto, con Vucinic che spedisce in curva da buona posizione una delle rare occasioni di marca romanista. Sì, perchè dall'altra parte Julio Sergio è in costante apprensione su Ribery e Gomez; alla mezz'ora è Cassetti a salvare il proprio portiere da una conclusione dell'attaccante di origine argentina, ma è questione di un altro paio di minuti prima che il Bayern trovi il meritatissimo vantaggio: assist di Ribery a tagliare fuori tutta la difesa romanista e guizzo ancora di Gomez, questa volta in netto anticipo su Cassetti, a infilare Julio Sergio. L'1-0 degli uomini di Van Gaal è tutto tranne che casuale e l'indiscutibile dominio bavarese si concretizza ancor di più nel 2-0 colto da Gomez 6' dopo, con un imperioso colpo di testa su assist di Mueller. Nell'occasione colpevole è però il migliore, o meno peggio, dei giallorossi del primo tempo, ovvero Menez, che dà il via all'azione con un retropassaggio completamente sbagliato verso Julio Sergio. Il doppio svantaggio manda in bambola la Roma, che potrebbe addirittura capitolare se, poco prima dell'intervallo, l'arbitro spagnolo Mallenco punisse un fallo di Brighi su Ribery nell'area giallorossa. Ranieri capisce che i suoi rischiano il tracollo e scuote i suoi nella pausa: la sfuriata e il cambio Greco-Simplicio portano evidentemente i loro frutti perchè la Roma della ripresa è completamente tutt'altra cosa. E lo si evince anche dalla splendida azione di Menez al 4', con il francese che si beve Demichelis e serve Borriello in mezzo all'area: bravissimo il numero 22, in scivolata, a resistere alla doppia marcatura di Lahm e Van Buyten e ad infilare il gol che riapre il match. I giallorossi potrebbero pareggiare già 1' dopo se Simplicio sfruttasse decisamente molto meglio un altro ghiotto invito dell'ottimo Menez. La Roma comunque è trasformata, perlomeno in avanti, mentre dietro qualche sbilanciamento rischia di trasformarsi in un omaggio a Mueller. Ranieri si infuria e ha ragione, ma i suoi sono vivi, specie Menez e Simplicio: ancora dalla collaborazione tra il francese e il brasiliano nasce un'azione pericolosissima che costringe al miracolo il portiere bavarese Kraft al 16'. Passano i minuti e il tecnico testaccino decide di giocarsi il tutto per tutto: fuori Brighi, dentro Totti. Al 36' ecco finalmente la tanto attesa svolta: lampo di Vucinic, fino a quel momento parecchio in ombra, per Riise sulla sinistra e assist del norvegese al centro che De Rossi, il peggiore in campo fino ad allora, deve solo spingere dentro. 2-2 all'Olimpico, ma bastano altri 2' per completare l'opera: il giovane portiere ospite Kraft stende Borriello in area; rigore ineccepibile quello fischiato da Mallenco che capitan Totti, con qualche brivido, trasforma. E' il sipario sul match, anche perchè il Bayern non ha più nè forza nè troppa voglia di reagire. Finisce 3-2; a prescindere dal confronto di Monaco tra Bayern e Basilea e dall'impresa che dovranno tentare gli svizzeri, agli uomini di Ranieri sarà sufficiente cercare di uscire almeno con 1 punto da Cluj. Magari evitando un altro primo tempo di questo genere per non correre il rischio di affossarsi da soli.

lunedì 22 novembre 2010

INTER, E' FINITO LO STRAPOTERE?

Di Luca Cipriano

Roba d'altri tempi. Per essere più precisi, roba del 2004, quando cioè l'Inter era allenata per la prima volta da Mancini e in campo scendeva una rosa composta da Emre, Veron, Adriano e Martins: sei anni fa, proprio a novembre, i nerazzurri erano reduci da quattro pareggi consecutivi. Oggi, nello stesso mese del 2010, la situazione è peggiorata: due pareggi e due sconfitte nelle ultime quattro gare e un distacco di nove punti dalla capolista. Ma, numeri a parte, la squadra di Benitez sembra avere smarrito la potenza delle ultime stagioni: l'assenza di rinforzi nella rosa, l'addio di Oriali come tramite tra spogliatoio e Società, il numero esagerato di infortuni, il calo di rendimento di molte pedine fondamentali. E' questa, in sintesi, l'analisi di una squadra lontanissima parente di quell'invincibile armata che si portò a casa un bel po' di scudetti e l'ultima Champions League.
La sconfitta di Verona, ha forse segnato la fine di un ciclo?

RISPONDE ALESSANDRO MASCIA

Per me no. O meglio, non del tutto. Saranno un crocevia le prossime 2-3 settimane. L'Inter, a differenza degli scorsi anni, ha scoperto l'esistenza di due fattori a lei sconosciuti: gli infortuni e gli avversari di valore. Se avesse avuto anche la metà delle defezioni di quest'anno la scorsa stagione il treplete l'avrebbero visto con il cannocchiale. In più, quest'anno, il Milan sembra essere - anche sulla carta - superiore ai nerazzurri. E' un fattore psicologico non da poco. Infine, la fame di vittorie manca. Pensate ai tifosi nerazzurri: a parte gli irriducibili, altri sono tranquilli, se la prendono con calma, capiscono che può succedere e non urlano più di tanto. Non hanno più fame, in altre parole. Figuriamoci i giocatori...
Però le prossime due settimane saranno decisive: con due vittorie di fila, per esempio, i nerazzurri si rilancerebbero e, ne sono sicuro, potrebbero non fermarsi più. In definitiva no, non è ancora finito lo strapotere dell'Inter, voglio aspettare febbraio, marzo o addirittura maggio per dirlo. E goderci.


RISPONDE PAOLO PAPPAGALLO

Per me sì. In realtà, a mio giudizio, il tonfo in casa del Chievo non è che un'ulteriore conferma di come lo strapotere dell'Inter sia finito ancor prima dell'inizio di questa stagione, per l'esattezza dopo la magica notte di Champions al Bernabeu e il quasi contemporaneo addio del vero artefice del Triplete nerazzurro, ovvero Mou. Troppo pesante per chiunque raccogliere l'eredità del Mago di Setùbal, che è risaputo sia il migliore del mondo nello spremere fino all'osso le energie fisiche e psicologiche della sua squadra. Il deludente inizio di stagione della squadra di Benitez non è dunque altro che una fisiologica conseguenza dell'operato di Mourinho. E considerando l'unicità del tecnico portoghese e il logoramento della vecchia guardia (Milito, Maicon, Cambiasso ecc., tutti giocatore che Moratti avrebbe dovuto liberare perchè a fine ciclo) c'è da aspettarsi che l'Inter, con o senza Benitez, sia destinata ad una stagione di stenti sia in Italia che in Europa. Certo, oltre a quanto detto è innegabile che ci siano delle responsabilità da dividere tra l'ex tecnico del Liverpool e il suo presidente Moratti: il primo paga l'imposizione alla società di uno staff tecnico che qualche responsabilità nell'ecatombe di infortuni la deve certamente avere, oltre a non essere mai stato un tecnico particolarmente vincente (la Champions 2005? Un lampo fortunoso in una carriera buona ma non eccezionale); il secondo non può che lamentarsi con sè stesso soprattutto per l'immobilismo nel mercato estivo. Insomma, il tempo delle vacche grasse è finito e per tornare a vedere quanto prima un'Inter simile a quella dell'anno scorso le soluzioni più probabili sembrano essere la rifondazione della squadra e/o il ritorno dello ''Special''. Due ipotesi, al momento, poco concrete, per usare un eufemismo. Dunque, la saggezza dovrebbe imporre a Moratti di pazientare, rinforzare la squadra a gennaio e accettare i risultati pur sotto le attese. Solo il perdurare degli infortuni o il rischio di perdere l'accesso alla Champions del prossimo anno potrebbero giustamente spingere il patron ad intervenire drasticamente, sollevando Benitez. Ma sarebbe quantomeno sciocco, due mesi dopo l'inizio di stagione, ad un mese dal Mondiale per Club e in piena bagarre tra campionato e Champions, cacciare Rafa ora. Per prendere chi poi? Capello, Spalletti e Guardiola sono al momento irraggiungibili. La verità è che, per dirla nel linguaggio d'oltremanica, ''all good things must come to an end". E lo strapotere nerazzurro ''has come to an end''.

La prodezza di Ibrahimovic, l'esplosione di Pazzini e il doppio show del San Paolo

Con la caduta dell'Inter e la frenata della Lazio, la Serie A dalla classifica corta si chiede quale sia il vero team favorito per la vittoria finale. La risposta immediata si chiama Milan, squadra ritrovata e piena di campioni, che finora è stata sconfitta una sola volta dalla Juventus. E proprio i bianconeri di Del Neri stanno continuando a convincere: i tre punti contro il Genoa hanno confermato il buon momento di Krasic e compagni, proiettando la Vecchia Signora a sei distanze dalla vetta. Chi brilla e mette davvero paura è il Napoli: nel posticipo serale, quattro schiaffi ad un Bologna distratto dalle vicende societarie. Corre il Palermo e rinasce la Samp, mentre in coda la situazione per il Bari è davvero critica.
Ecco il giocatore più rappresentativo, il goal più bello e la curiosità dell'ultima giornata:

IL PERSONAGGIO: GIAMPAOLO PAZZINI

Dopo un inizio di stagione a secco, il "Pazzo" Pazzini si sta scatenando: ieri pomeriggio a Lecce ha siglato una pesante tripletta, ritornando ad essere il giocatore chiave della Sampdoria, con la speranza di fare dimenticare l'ormai ex Antonio Cassano. Pazzini sembra avere recuperato il migliore stato di forma e di questo passo la candidatura al centro dell'attacco Azzurro sembra quasi scontata. Prandelli lo sa.

IL GOAL: ZLATAN IBRAHIMOVIC

In una giornata ricca di belle reti, mettiamo al primo posto la marcatura di Ibrahimovic nella sfida di sabato sera di San Siro tra Milan e Fiorentina: Ibra colpisce con una semi rovesciata imprendibile per il portiere viola Boruc, ma il goal è spettacolare nella sua totalità: il pressing su Comotto, lo stop, e appunto la rovesciata. L'attaccante rossonero sembra imprendibile, e il Milan non riesce a fare a meno di lui.


LA CURIOSITA': IL GUARDALINEE SBANDIERATORE

Non siamo al Palio di Siena o in una manifestazione medievale, bensì allo stadio San Paolo di Napoli. La partita è quella tra i Partenopei e il Bologna e a parte l'intensità della gara e la grande vittoria azzurra, sui tabellini dei giornalisti finisce il nome dell'assistente dell'arbitro Gervasoni, Iannello, che per segnalare un fuorigioco lancia la bandierina verso l'alto con forza riprendendola con estrema agilità come se fosse un cavaliere d'altri tempi. Risate e applausi sugli spalti.

domenica 21 novembre 2010

Inter, crisi senza fine (e Eto'o perde la testa). Lazio bloccata a Parma, Juve terza

E adesso? Chissà in questo momento cosa starà frullando nella testa del presidente Massimo Moratti a meno di un'ora dal confronto del Bentegodi tra il Chievo e la sua Inter. E' vero, il patron nerazzurro aveva ribadito la propria fiducia al tecnico Rafa Benitez anche in caso di sconfitta odierna, ma viene da pensare che, come minimo, la pazienza del numero 1 di Palazzo Durini sia arrivata davvero agli sgoccioli. Impossibile far finta che la crisi non ci sia e profonda, impossibile non pensare a come sanarla anche a costo di rimedi estremi ed immediati. La 13° giornata di Serie A regala infatti tra i ''titoli di testa'' una nuova e pesantissima debacle nerazzurra. Una sconfitta che va ben al di là del punteggio, 2-1 a favore dei gialloblù veneti, e che allontana sempre di più gli uomini di Benitez dalla vetta, con il Milan, vincitore nell'anticipo contro la Fiorentina, che si allontana a +3 sulla Lazio, bloccata a Parma, e a +9 sui cugini, ora addirittura al sesto posto.

La fotografia di un'Inter smarrita e fantasma di sè stessa in un piovoso pomeriggio di metà novembre la scatta il giocatore che non ti aspetti, quello che sin qui era sembrato tra i pochissimi in grado di prendere in mano la squadra e trascinarla fuori dall'abisso: Samuel Eto'o. Quando alla mezz'ora del primo tempo il camerunense ''risolve'' il duello personale con il centrale avversario Cesar (per la verità stuzzicato da un iniziale pugno alle spalle del difensore sloveno) con una testata stile ''Zidane a Berlino'' diventa evidente come i nervi in casa nerazzurra siano arrivati a livelli di logoramento totalmente sconosciuti alla squadra che negli ultimi anni ha fatto man bassa di successi in Italia e, l'anno scorso, in Europa. Un gesto gravissimo quello del numero 9 dell'Inter, non visto dall'arbitro Rocchi e dai suoi collaboratori, che sarà sicuramente sanzionato grazie alla prova televisiva e che costringerà Benitez (o il suo successore...) a fare i salti mortali nei prossimi turni, vista l'ecatombe di infortuni e in particolare la morìa di attaccanti, con Pandev a questo punto unica vera punta a disposizione. Insomma, un pomeriggio nero che più nero non si può per i nerazzurri, trafitti da un'incornata di Pellissier a metà primo tempo e da una deviazione vincente sottomisura di Moscardelli nel finale di secondo tempo. Quantomai inutile il gol del graziato Eto'o al 92', che perlomeno consegna alle statistiche un risultato che al Chievo va addirittura quasi stretto. Certo, la prodezza di Sorrentino su Stankovic poco prima di metà secondo tempo alla fine può essere considerata decisiva ai fini del risultato, ma il pareggio sarebbe stata una vera e propria ingiustizia per la coriacea squadra di Pioli, guidata in mezzo al campo dall'ottimo Constant. Il Chievo è ora così a -1 dall'Inter, agganciata dal Palermo e definitivamente staccata dalla Juventus.

Nella partita delle 12.30 gli uomini di Delneri espugnano con merito, grazie soprattutto ad un ottimo primo tempo, Marassi vincendo 2-0 contro il Genoa, alla prima sconfitta dell'era Ballardini dopo le due vittorie consecutive per 1-0. Mattatore del match il serbo Milos Krasic, miracolosamente già recuperato e schierato dal 1', autore del gol del definitivo 2-0 con una sgroppata delle sue, conclusa con un diagonale solo toccato da Eduardo, al 23'. In precedenza, i bianconeri avevano concretizzato l'ottimo inizio di gara con la rete di Marchisio al 17', complice una sfortunata e decisiva deviazione del portiere genoano Eduardo nella propria porta. Meglio il Genoa della ripresa, con i rossoblu che possono recriminare per due traverse, una di Criscito a fine tempo e una di Kharja nella ripresa. Meritato in ogni caso il successo degli uomini di Delneri, con la coppia di centrocampisti centrali Melo-Aquilani protagonisti di una prestazione a dir poco sontuosa. Juve terza dunque a quota 23, a 3 punti dalla Lazio di Reja, fermata sull'1-1 a Parma. Un risultato che, ovviamente, fa felicissimo il Milan dopo la vittoria di ieri sera firmata da una magia di Ibrahimovic. In terra emiliana i biancocelesti sprecano però troppo, dopo essere andati sotto per un bellissimo colpo di testa di Crespo al 23'. Hernanes, Mauri e Floccari falliscono più volte il bersaglio prima della rete del definitivo 1-1, realizzata proprio da Floccari in pieno recupero del primo tempo con la decisiva e involontaria complicità dell'esterno parmigiano Antonelli. Nella ripresa gli sforzi laziali non modificano il risultato, rendendo di fatto il risultato più utile alla formazione di Marino, che sale a quota 15 e stacca di 4 punti la zona retrocessione. Rimanendo invece nella parte alta, come detto, è il Palermo di Delio Rossi ad agganciare l'Inter grazie al successo sofferto al Manuzzi di Cesena contro una squadra sempre arcigna, malgrado la classifica deficitaria, come quella di Ficcadenti. Lo sloveno Ilicic, al quinto centro stagionale, e il ''Romario del Salento'' Miccoli, al primo gol stagionale dopo l'infortunio, vanificano il momentaneo pareggio di Bogdani, condannando i romagnoli ad un penultimo posto in classifica che non rispecchia il bel gioco offerto dalla matricola bianconera.

A metà classifica, soffre ma la spunta in extremis la Sampdoria di Di Carlo a Lecce. Per i blucerchiati sembra mettersi tutto facile già nel primo tempo: all' 8' Pazzini porta in vantaggio i suoi con un guizzo in area salentina e al 40' lo stesso ''Pazzo'' realizza su rigore dopo un fallo di Mesbah su Marilungo. 2-0 per gli ospiti, facilitati anche dall'ingenua espulsione di Chevanton al 38', autore di un'entrataccia per frustrazione dopo un presunto rigore non concesso ai suoi danni. Nella ripresa i liguri rinunciano ad attaccare, lasciando l'iniziativa agli uomini di De Canio, che spingono sino a trovare il gol dell' 1-2 con Di Michele al 27'. Un fuoco di paglia? Macchè, anzi, i giallorossi pugliesi al 37' trovano addirittura il 2-2 con un preciso colpo di testa del neo-entrato Diamoutene. Quando però la partita sembra essersi incanalata verso un inaspettato pareggio, ecco di nuovo la zampata del ''Pazzo'': 3-2 a 2' dal 90' e 3 punti per gli uomini di Di Carlo, a quota 19 con il Chievo.

In coda, tremano pericolosamente le panchine di Brescia e Bari. in Lombardia, il confronto tra gli uomini di Iachini e il Cagliari del ''nuovo'' Donadoni regala un match dominato per 60' dalle rondinelle, in vantaggio al 20' del primo tempo grazie ad un rigore guadagnato e trasformato dall'airone Caracciolo. Dopo mille occasioni sprecate, anche per merito del portiere dei sardi Agazzi, la partita si ribalta tra il 18' e il 21' della ripresa. Prima è Matri, servito da Cossu, a concludere alle spalle di Sereni un ottimo contropiede dei rossoblu, poi è Conti su punizione dalla grande distanza ad uccellare un Sereni tutt'altro che perfetto. 2-1 finale per gli ospiti, che salgono a quota 14 e Brescia bloccato al penultimo posto insieme al Cesena a quota 11.
Non va meglio, in casa del Catania, agli uomini di Ventura, che decimati dagli infortuni (fuori tra gli altri i fratelli Masiello, Donati, Castillo, Kutuzov e Barreto) riescono a resistere fino a 8' dal 90', quando un colpo di Terlizzi regala l'intera posta in palio alla squadra di Giampaolo (espulso Maxi Lopez per proteste). Nulla da fare dunque per i pugliesi, sempre ultimi a quota 9. Catania ai margini della zona Europa League a quota 17.

Stasera alle 20.45 il posticipo tra Napoli e Bologna, con gli uomini di Mazzarri che in caso di successo salirebbero a quota 24 e in solitaria al terzo posto.