lunedì 22 novembre 2010

INTER, E' FINITO LO STRAPOTERE?

Di Luca Cipriano

Roba d'altri tempi. Per essere più precisi, roba del 2004, quando cioè l'Inter era allenata per la prima volta da Mancini e in campo scendeva una rosa composta da Emre, Veron, Adriano e Martins: sei anni fa, proprio a novembre, i nerazzurri erano reduci da quattro pareggi consecutivi. Oggi, nello stesso mese del 2010, la situazione è peggiorata: due pareggi e due sconfitte nelle ultime quattro gare e un distacco di nove punti dalla capolista. Ma, numeri a parte, la squadra di Benitez sembra avere smarrito la potenza delle ultime stagioni: l'assenza di rinforzi nella rosa, l'addio di Oriali come tramite tra spogliatoio e Società, il numero esagerato di infortuni, il calo di rendimento di molte pedine fondamentali. E' questa, in sintesi, l'analisi di una squadra lontanissima parente di quell'invincibile armata che si portò a casa un bel po' di scudetti e l'ultima Champions League.
La sconfitta di Verona, ha forse segnato la fine di un ciclo?

RISPONDE ALESSANDRO MASCIA

Per me no. O meglio, non del tutto. Saranno un crocevia le prossime 2-3 settimane. L'Inter, a differenza degli scorsi anni, ha scoperto l'esistenza di due fattori a lei sconosciuti: gli infortuni e gli avversari di valore. Se avesse avuto anche la metà delle defezioni di quest'anno la scorsa stagione il treplete l'avrebbero visto con il cannocchiale. In più, quest'anno, il Milan sembra essere - anche sulla carta - superiore ai nerazzurri. E' un fattore psicologico non da poco. Infine, la fame di vittorie manca. Pensate ai tifosi nerazzurri: a parte gli irriducibili, altri sono tranquilli, se la prendono con calma, capiscono che può succedere e non urlano più di tanto. Non hanno più fame, in altre parole. Figuriamoci i giocatori...
Però le prossime due settimane saranno decisive: con due vittorie di fila, per esempio, i nerazzurri si rilancerebbero e, ne sono sicuro, potrebbero non fermarsi più. In definitiva no, non è ancora finito lo strapotere dell'Inter, voglio aspettare febbraio, marzo o addirittura maggio per dirlo. E goderci.


RISPONDE PAOLO PAPPAGALLO

Per me sì. In realtà, a mio giudizio, il tonfo in casa del Chievo non è che un'ulteriore conferma di come lo strapotere dell'Inter sia finito ancor prima dell'inizio di questa stagione, per l'esattezza dopo la magica notte di Champions al Bernabeu e il quasi contemporaneo addio del vero artefice del Triplete nerazzurro, ovvero Mou. Troppo pesante per chiunque raccogliere l'eredità del Mago di Setùbal, che è risaputo sia il migliore del mondo nello spremere fino all'osso le energie fisiche e psicologiche della sua squadra. Il deludente inizio di stagione della squadra di Benitez non è dunque altro che una fisiologica conseguenza dell'operato di Mourinho. E considerando l'unicità del tecnico portoghese e il logoramento della vecchia guardia (Milito, Maicon, Cambiasso ecc., tutti giocatore che Moratti avrebbe dovuto liberare perchè a fine ciclo) c'è da aspettarsi che l'Inter, con o senza Benitez, sia destinata ad una stagione di stenti sia in Italia che in Europa. Certo, oltre a quanto detto è innegabile che ci siano delle responsabilità da dividere tra l'ex tecnico del Liverpool e il suo presidente Moratti: il primo paga l'imposizione alla società di uno staff tecnico che qualche responsabilità nell'ecatombe di infortuni la deve certamente avere, oltre a non essere mai stato un tecnico particolarmente vincente (la Champions 2005? Un lampo fortunoso in una carriera buona ma non eccezionale); il secondo non può che lamentarsi con sè stesso soprattutto per l'immobilismo nel mercato estivo. Insomma, il tempo delle vacche grasse è finito e per tornare a vedere quanto prima un'Inter simile a quella dell'anno scorso le soluzioni più probabili sembrano essere la rifondazione della squadra e/o il ritorno dello ''Special''. Due ipotesi, al momento, poco concrete, per usare un eufemismo. Dunque, la saggezza dovrebbe imporre a Moratti di pazientare, rinforzare la squadra a gennaio e accettare i risultati pur sotto le attese. Solo il perdurare degli infortuni o il rischio di perdere l'accesso alla Champions del prossimo anno potrebbero giustamente spingere il patron ad intervenire drasticamente, sollevando Benitez. Ma sarebbe quantomeno sciocco, due mesi dopo l'inizio di stagione, ad un mese dal Mondiale per Club e in piena bagarre tra campionato e Champions, cacciare Rafa ora. Per prendere chi poi? Capello, Spalletti e Guardiola sono al momento irraggiungibili. La verità è che, per dirla nel linguaggio d'oltremanica, ''all good things must come to an end". E lo strapotere nerazzurro ''has come to an end''.

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