venerdì 22 ottobre 2010

Bale, Santin e quel mercoledì che ti cambia la carriera

Storia di due protagonisti, in tutto e per tutto agli antipodi, di un quasi ordinario mercoledì sera di Champions League nella sua fase a gironi. Due partite, due ruoli diversi e soprattutto due destini diametrialmente opposti: uno da predestinato, eroe per una sera e con un futuro tutto da scrivere; l'altro da mestierante di buonissimo livello, con qualche anno di esperienza in più ma con l'ingrato titolo di ''antieroe'' per una sera che rischia di rimanergli a lungo appiccicato addosso. In ogni caso, sia Gareth Bale che Cesar Santin ricorderanno a lungo, forse per sempre, la serata del 20 ottobre 2010.

Alzi la mano chi ha scoperto dell'esistenza del terzino del Tottenham solo dopo la magica tripletta di San Siro. A chi mastica calcio a livello internazionale il nome di Gareth Bale non è per nulla nuovo, a dispetto della giovanissima età dell'esterno gallese, classe 1989. Nonostante gli appena 21 anni il gioiellino di Cardiff ha già alle spalle quasi 5 stagioni tra i professionisti, avendo esordito il 17 aprile 2006, a 16 anni e 235 giorni, con la maglia del Southampton contro il Millwall in Championship (la Serie B inglese) diventando il secondo giocatore più giovane di sempre ad essere sceso in campo con la maglia del club inglese, alle spalle solo di Theo Walcott. Senza contare l'esordio con la propria nazionale sempre nel 2006, a 16 anni e 315 giorni, qui stabilendo il record come calciatore più giovane di sempre ad aver indossato la divisa della nazionale gallese.

Un predestinato insomma, che per le sue qualità tecniche unite ad una spaventosa rapidità di esecuzione ha attirato in pochissimo tempo le mire dei maggiori club di Premier League. L'affare alla fine l'ha fatto il Tottenham nel maggio 2007, e che affare: 5 milioni di sterline più bonus al Southampton e contratto quinquennale al talentuoso esterno sinistro, capace di incantare il pubblico di White Hart Lane sin dall'esordio stagionale contro il Manchester United. In questi anni per Bale è stato un crescendo di qualità e consensi, fino al titolo di miglior terzino sinistro della scorsa Premier League, titolo ampiamente meritato visto il numero di assist sfornati dal numero 3 degli Spurs, uniti tra l'altro ad un paio di gol decisivi nella prestigiosa vittoria contro l'Arsenal e nel pareggio con il Chelsea. Fino alla definitiva consacrazione internazionale, raggiunta da Bale nel match di Champions a San Siro contro l'Inter. Una tripletta memorabile, da far strabuzzare gli occhi per la facilità dell'esterno gallese nel partire palla al piede dalla propria trequarti fino a concludere di sinistro imparabilmente nella porta avversaria.
Uno, due, tre volte. Roba da mandare nel pallone perfino una colonna come Javier Zanetti. E da mercoledì tra i colpi di mercato del prossimo gennaio il suo è uno dei nomi più gettonati: difficile strapparlo al Tottenham, che tra l'altro chiede non meno di 25 milioni di sterline, circa 30 milioni di Euro. Ma se una tra Manchester City, Real Madrid, Chelsea, Barcellona o Inter si facesse sotto con una proposta lusinghiera i colpi di scena sarebbero ammessi. Il futuro del prossimo miglior esterno mancino del mondo resta tutto da scrivere, ma di fatto Inter-Tottenham resta e resterà la partita di Bale, nonostante la sconfitta degli inglesi.

Dall'altra parte invece Barcellona-Copenhagen rischia di essere ricordata a lungo non solo come una tra le tante super prestazioni di Messi, ma come la partita di Cesar Santin, nel senso beffardo del termine. L'antieroe del mercoledì di Champions è infatti il ventinovenne brasiliano, attaccante del Copenhagen, una carriera di discreto livello alle spalle, iniziata in patria tra Gremio, Vitoria e San Josè fino a giungere in Europa, nord del continente per la precisione, prima in Svezia tra le fila del Kalmar (squadra campione di Svezia nel 2008) e poi tra quelle dei danesi. Un buon mestierante, reduce da 6 gol nelle prime 5 partite del campionato scandinavo, che per una sera si traveste da ''idiota del calcio'', come potrebbe chiamarlo con poca clemenza la Gialappa's Band.

La serata del brasiliano a Barcellona sembra infatti fatta apposta per un puntata di Mai Dire Gol: è il 26' del primo tempo al Camp Nou, i padroni di casa sono già in vantaggio con una gemma di Messi e solo una grandissima partita del portiere danese Wiland sta impedendo ai blaugrana di Guardiola di dilagare nel punteggio; improvvisamente ecco materializzarsi uno dei rari contropiedi del Copenhagen da inizio partita, con il centrocampista Vingaard che serve poco oltre la linea di centrocampo proprio Santin. La linea di difesa del Barcellona sbaglia clamorosamente il fuorigioco, tenendo in linea sia il brasiliano sia il compagno di squadra N'Doye; l'occasione è quasi troppo bella per essere vera, il campo è apertissimo e non ci sono ostacoli per almeno 40 metri tra il pallone e la porta del Barça. Sembra quasi di sentirli quelli della Gialappa's mentre urlano ''Vai Cesar, sei da solo, è l'occasione della vita, puoi segnare al Camp Nou, non ricapiterà un'occasione così!". Ma ecco il fattaccio clamoroso: Santin, convinto di essere in fuorigioco, si ferma, torna indietro e lascia che i difensori catalani recuperino il pallone. Il pubblico rimane interdetto, i difensori catalani pure: nessuno ha fischiato o sbandierato. Cesar, perchè? Le telecamere impietose inquadrano l'allenatore dei danesi, Solbakken, che vorrebbe entrare in campo e divorarsi il suo giocatore, ma incredulo si limita a mandarlo al diavolo. Tutto finito? No, perchè, l'attaccante brasiliano decide di rendersi indimenticabile al pubblico di casa. Minuto 66, altra rara sortita offensiva del Copenhagen, con l'ivoriano N'Doye che sfodera una grandissimo destro dal limite dell'area che va ad incocciare l'incrocio dei pali; la palla rimbalza quindi in mezzo all'area, proprio nella zona di Cesar Santin, completamente libero, pronta per il più facile dei tap-in a porta vuota. Ma il brasiliano completa il suo incubo personale con un insensato colpo di testa in diagonale che esce alla destra del battuto portiere Pinto. Che sembra non credere ai propri occhi, alla pari di tutto il Camp Nou. La beffa è completata dalla sostituzione del brasiliano, che abbandona la partita più terribile della sua carriera tra la standing ovation dello stadio di Barcellona. Non è chiaro cosa sia successo al termine del match, perso 2-0 dai danesi, ma l'impressione è che Solbakken e N'Doye non l'abbiano proprio presa bene. Storie di eroi e antieroi che, a modo loro, rendono il calcio un po' più speciale.


Qui il video della tripletta di Bale e quello delle ''prodezze'' di Santin

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