giovedì 21 ottobre 2010

Quanto ci manca l'effetto "Mou"!

Sono bastati cinque minuti di intervista nel dopo gara tra Real e Milan per farci ritornare una particolare sensazione di nostalgia nei confronti di Mourinho.

Nonostante il suo gruppo fosse pronto ad abbandonare lo stadio, lo "Special one" si è presentato ai microfoni della Rai con estrema disponibilità; le parole di Mou, semplici e precise, hanno disegnato a perfezione l'incontro che si era appena concluso, portando rispetto per l'avversario ma allo stesso tempo esaltando la prestazione dei propri giocatori.

Il Real è ritornato ad essere una squadra quadrata, dove le geometrie dei tanti fenomeni riescono ad incastrarsi le une con le altre. Basta pensare a Cristiano Ronaldo, che sembra essere rinato sotto la guida del nuovo tecnico, ritrovando la posizione abituale di esterno, con i risultati che tutti abbiamo visto.

Mourinho significa analisi, nello studio quasi scientifico degli avversari e nella preparazione della gara. Pre - tattica, nelle dichiarazioni spesso destabilizzanti verso i rivali. Gruppo e disciplina, nel continuo uso della metafora del bastone e della carota. E, infine, significa risultato: anche il Bernabeu, dopo anni di timidi applausi, ha omaggiato il Real al termine della gara con una vera e propria standing ovation.

In particolare, del tecnico portoghese ci manca il suo non essere scontato: per le sue affermazioni e per le risposte, per il non farsi prendere in giro e, soprattutto, per la sua pungente sincerità dentro e fuori dal campo.

Insomma in Italia l'effetto "Mou" ha lasciato il segno e non sappiamo se e chi potrà prendere un giorno il suo posto.

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