mercoledì 10 novembre 2010

Cassano vs. Garrone: chi ha ragione?

Continua a tenere banco, a Genova e non solo, la querelle tra Fantantonio e il presidente della Sampdoria, dopo il furibondo litigio avvenuto un paio di settimane fa dopo l'allenamento a Bogliasco che ha, di fatto, sancito il divorzio tra il numero 10 blucerchiato e la società ligure. Nonostante i numerosi tentativi dei tifosi doriani, di esponenti del mondo del calcio e anche dei media (vedi Striscia La Notizia) di mediare tra il campione e il suo presidente, specie dopo le scuse del talento di Bari Vecchia, la società ha annunciato di voler proseguire con la sua istanza al collegio arbitrale per chiedere la rescissione immediata del contratto del giocatore e la sospensione progressiva degli emolumenti da lui percepiti. Una frattura quindi insanabile, nonostante la Samp fatichi in campionato, con un Pazzini fermo ad un solo gol nei primi dieci turni e con Pozzi e Marilungo che non sembrano in grado di non far rimpiangere il loro bizzoso compagno. Che fare dunque? Perdonare il Cassano talentuoso per il bene del campionato blucerchiato o assecondare il Garrone furioso dopo la gravissima mancanza di rispetto del giocatore, che dopo i precedenti burrascosi con Roma e Real Madrid era stato accolto come un figlio?

Perchè Cassano deve rimanere (di Alessandro Mascia)
Garrone, mitt’a cassan’. E’ notizia giornaliera, da ormai due settimane, che Antonio Cassano da Bari Vecchia e il suo Presidente, Garrone, hanno litigato in maniera violenta. Ma degli insulti, anche gravi, valgono un licenziamento? Io credo di no. Il potere deve smetterla di sfruttare e sfruttarsi così. Fantantonio è un ragazzo, non crescerà – non per niente Zampa ai tempi della Roma l’aveva ribattezzato “Peter Pan” – per tanto così va preso. Non è uno da piccole dosi, è uno di quelli che ti fa godere come un riccio, per usare un’espressione ranieriana, e incazzare di brutto. Lui è così, lo sappiamo, lo sanno tutti. Ecco perché va tenuto, coccolato e scusato. Garrone ha approfittato del suo potere per imporgli praticamente di presenziare a una serata mentre lui, in un moto di passaggio all’età adulta, voleva tornare a casa sua, da sua moglie, notoriamente in dolce attesa. E invece no: il suo capo l’ha costretto – quantomeno ci ha provato – a restare. Il resto è storia. Cassano si è scusato, ha chiesto di capire il suo momento particolare. Garrone non ci ha voluto sentire da quell’orecchio. Bene, per il suo orgoglio, probabilmente, perderà il talento più puro che gli sia mai passato per le mani.

Perchè Cassano va licenziato (di Luca Cipriano)
Cassano è un dipendente, e come tale va trattato. A volte ci dimentichiamo che quella del calciatore è a tutti gli effetti una professione. Garrone ha tutto il diritto di licenziarlo in seguito agli insulti ricevuti: in un qualsiasi ambiente lavorativo, un dipendente che apostrofa con termini gravi e volgari il proprio principale, difficilmente ritorna a sedersi al suo posto. Questo per quanto riguarda l'aspetto professionale.
Se poi volessimo tirare in ballo anche le questioni morali, c'è solo da sbizzarrirsi: Cassano è stato accolto a braccia aperte da una società che gli ha dato la possibilità di ritornare a giocare a calcio; di guadagnare dei soldi; di ottenere l'affetto di un pubblico straordinario e di vestire ancora una volta la maglia della Nazionale italiana. L'attaccante di Bari Vecchia dev'essere eternamente riconoscente alla Società blucerchiata e il suo atteggiamento nei confronti del massimo esponente del club ha spazzato via qualsiasi forma di rispetto. Infine dobbiamo tenere presente che il calcio è uno spettacolo, fatto da attori chiamati a dare il massimo verso il proprio pubblico. Ed un collezionista di cattivi esempi non è degno di tale scenario.

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