sabato 5 febbraio 2011

Da Ferrigno a Chivu, quando la follia trasforma il campo in un ring

Giocatori che usano la testa e giocatori che perdono la testa. Calciatori che si riciclano come divi a fine carriera e calciatori che si improvvisano pugili nel pieno della maturità agonistica. L'episodio di giovedì sera durante il posticipo della 23° giornata tra Bari e Inter, con il tanto violento quanto insensato gancio destro del nerazzurro Chivu al centrocampista dei pugliesi Marco Rossi, non è che l'ultimo in ordine di tempo di una sequela di follie che negli ultimi anni hanno reso gli stadi, non solo in Italia, più adatti ad ospitare incontri per la corona dei pesi massimi che partite di pallone. Tralasciando i colpi più vicini alle arti marziali, come la ormai storica testata di Zidane a Materazzi nella finale mondiale di Germania 2006 o la più recente craniata di Samuel Eto'o al difensore sloveno del Chievo Cesar, e quelli ancora più assurdi e ingiustificabili, come lo sputo del laziale Zarate al bolognese Rubin solo poche giornate fa (per non citare quelli celebri nel passato di Totti, Simeone, Samuel ecc.), la boxe sembra davvero il nuovo ''passatempo'' preferito dai divi del pallone, che per questo non rinunciano a darne sfoggio sui campi di mezza Europa.

IL CASO FERRIGNO-BERTOLOTTI E ''L'INTER BOXE CLUB'' -  Scherzi a parte, in Italia la mente torna all'episodio più drammatico mai registrato tra i professionisti, che risale al novembre del 2000 quando, al termine di un concitato Como-Modena di Serie C, il capitano dei lariani Massimiliano Ferrigno  colpì violentemente e a freddo con un pugno violentissimo il difensore degli emiliani (ed ex compagno di squadra nel Brescello) Francesco Bertolotti negli spogliatoi dello stadio Sinigaglia, spedendolo in coma a causa di un'emorragia cerebrale. Per il 33enne Bertolotti fu la fine della carriera sui campi di calcio, mentre Ferrigno pagò con una squalifica record di 3 anni l'incredibile raptus di follia.  Un episodio rimasto, per fortuna, unico per gravità in questi anni. Da allora a oggi è interessante notare come la palma di squadra italiana più affine all'arte del combattimento spetti di diritto all'Inter, dove evidentemente tanto prima quanto dopo Calciopoli i nervi sono rimasti sempre un po' troppo scoperti alla luce del sole. Tre episodi su tutti degni di Mike Tyson, tralasciando come detto sputi, testate e quant'altro: il cazzotto di Materazzi a Cirillo (con relativo labbro spaccato e denuncia di quest'ultimo in diretta tv) al termine di Inter-Siena stagione 2003-2004, lo schiaffo di Adriano a Grandoni durante Livorno-Inter campionato 2005-2006 e la furibonda rissa da Far West con pugni e calci dopo il fischio finale di Valencia-Inter, ottavo di finale della Champions League 2006-2007 (protagonisti Burdisso, colpito al volto dal catalano Navarro dopo una manata del primo a Marchena, e diversi altri giocatori nerazzurri). Insomma, nell'amarcord della vergogna Chivu è in buona compagnia. Ovviamente, suo malgrado, la società nerazzurra è stata anche più volte vittima di scelleratezze altrui: come dimenticare il pugno di Mexes a Materazzi (e il calcione di Totti a Balotelli, più da ''Tai Chi'' in realtà) nella finale di Coppa Italia 2009-2010? O la storica ''pigna'' di Paolo Montero a Gigi Di Biagio in un Inter-Juve di fine anni '90?

2010-2011, LA STAGIONE DELLA FOLLIA -  Tra i dati più curiosi sempre legati all'episodio di giovedì sera va detto che il ''round'' tra Chivu e Rossi è solo la punta dell'iceberg di un'annata che rischia di essere ricordata tra le più turbolente di sempre. E non solo dentro il terreno da gioco. L'attaccante rumeno della Fiorentina, Adrian Mutu, si è improvvisato novello ''Mohammed Alì'' lo scorso fine ottobre colpendo in un locale notturno di Firenze un cameriere serbo e procurandogli la frattura del setto nasale. Nemmeno l'atmosfera quasi famigliare del campo di allenamento sembra bastare a rassenare i focosi animi di certi giocatori, come testimoniano le recentissime scazzottate tra Balotelli e Jerome Boateng in casa Manchester City e tra Ibrahimovic e Onyewu a Milanello. Ma è con l'inizio del nuovo anno che la ''febbre da Bud Spencer'' sembra aver colpito un po' tutti: giocatori, allenatori e tifosi. Sempre in tema ''compagni di squadra ma non troppo'' ha fatto scalpore il pugno rifilato domenica scorsa dal fantasista olandese Robben al compagno Thomas Muller al termine di un diverbio scoppiato durante Werder Brema-Bayern Monaco di Bundesliga. E ancor prima del ''Chivu-gate'' sono notizie freschissime di settimana i raptus dell'allenatore dell'Ankaragucu Umit Ozan (autore di un montante ad un tifoso invasore del Manisaspor, squadra ospite, dopo aver subito il gol del pareggio nell'incontro del campionato turco) e quello di un gruppo di tifosi della Sampdoria, improvvisatisi pugili a danno di alcuni giornalisti presenti in studio durante la trasmissione ''Forever Samp'' in onda su Telenord. Forse sarebbe il caso di sostituire al classico thè caldo consigliato da Fabio Caressa nell'intervallo delle partite su Sky una più terapeutica e rilassante tazza di camomilla.

LO SPORT PER TUTTI? -  Tornando all'episodio dell'altra sera, va detto che la contrizione (''Mi sento un uomo di m...., chiedo scusa a tutti quelli che guardano il calcio e alle mie bambine) e le scuse di Chivu nell'immediato dopopartita sono sembrate sincere e tutto sommato tempestive. Le quattro giornate di squalifica comminategli dal giudice sportivo sono però una pena probabilmente lieve, sommando la totale gratuità  alla violenza del gesto. Come ricordato dallo stesso difensore rumeno il calcio è lo sport di tutti, grandi e soprattutto bambini, che sempre più spesso già nei tornei di periferia subiscono pressioni da genitori invasati che urlano ''spaccagli la gamba'' in riferimento all'avversario. Si tratta di cultura sportiva. Celebre è il parallelismo con il rugby dell'ex giocatore di palla ovale e giornalista americano Henry Blaha: ''Il Rugby è un gioco bestiale giocato da gentiluomini, il calcio è uno sport da gentiluomini giocato da bestie [...]''

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