sabato 5 marzo 2011

Cragnotti: "Senza i nuovi stadi la tv comanderà a lungo"

A Udineseblog , l'ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti racconta le proprie opinioni sul calcio italiano e sulla rivelazione Udinese:

Il potere del calcio è in mano alle televisioni: per quanto tempo il sistema tv continuerà a fare da padrone sul campionato?
Il sistema televisivo è diventato uno strumento indispensabile per la diffusione del calcio. E’ inutile sottolineare che grazie alle televisioni il calcio è portato nel mondo. Il legame tra il pallone e la televisione continuerà a crescere fin quando non ci sarà una ristrutturazione degli stadi: di conseguenza, il pubblico continuerà a preferire il sistema tv piuttosto che vivere il calcio in prima persona.

Appunto, il processo di ristrutturazione degli stadi sembra molto lento. La questione, secondo lei, si sta risolvendo?
Negli anni ’90 anche io discutevo su questi temi ma a quanto pare, dopo 20 anni, non è cambiato nulla. L’unica società che è riuscita nell’impresa è stata la Juventus, e questo molto probabilmente grazie all’ascendenza sul territorio del gruppo Fiat e della famiglia Agnelli. Uno stadio di proprietà e una vera e propria struttura sportiva sarebbe indispensabile per qualsiasi società: manterrebbe un bilancio solido e soddisferebbe i tifosi.

La tessera del tifoso è sembrata a molti una sconfitta. Qual è la sua opinione?
Sì, è una sconfitta. E’ una limitazione per viaggiare e potersi trasferire al seguito della propria squadra. Indubbiamente il provvedimento è stato necessario per limitare gli incidenti dentro e fuori dagli stadi che erano diventati insopportabili. Ciò che manca, però, è una cultura sportiva che va trovata in un cambiamento di costume: i club devono adottare una strategia di accoglienza della voce del tifoso, c’è bisogno di un dialogo e quindi di un impegno anche da parte delle società.

Esistono ancora imprenditori seri capaci di investire nel nostro calcio?
Secondo me il calcio italiano ha una crisi strategica: non ha espresso, cioè, una valorizzazione delle proprie potenzialità. Per questo si è cauti negli investimenti, che richiedono ovviamente denaro, professionalità e passione. Le istituzioni dovrebbero tenere presente che il calcio è un’industria, uno spettacolo che produce ricchezza e quindi ha bisogno di essere in qualche modo remunerato.

Da presidente della Lazio, quali erano i suoi rapporti con l’Udinese? E come giudica il modello della Società bianconera?
I rapporti erano ottimi, basta ricordare gli scambi e le trattative con Fiore e Giannichedda che sono state vantaggiose per entrambi i club. Apprezzo molto il modello Udinese, dal momento che è una società ottima, con grandi professionisti. Inoltre il territorio lascia lavorare: ci sono meno pressioni e ciò facilita la presenza di un “laboratorio tecnico”, dove i giocatori possono essere visionati e valorizzati. Questo modello è applicabile in centri specifici, come Udine. A Roma, per esempio, sarebbe impossibile perchè le pressioni sono maggiori e uno stadio da 80.000 spettatori pretende risultati immediati.

C’è un giocatore dell’Udinese per cui spenderebbe 90 miliardi?
Negli ultimi anni ha espresso molti giocatori: di sicuro Sanchez sta facendo vedere delle giocate incredibili e lo vorrebbe chiunque. A me però, piace molto anche Di Natale che, malgrado l’età, rimane un grandissimo calciatore. Sono una coppia perfetta.

Udinese e Lazio sono molto vicine in classifica e lottano entrambe per un posto in Champions League: come finirà questa sfida?
Io sono laziale, e di conseguenza le mie speranze sono riposte nei biancoazzurri ma credo che l’Udinese, terminata la crisi delle prime giornate, abbia ottenuto una grande continuità e sia una squadra ben strutturata. Per questo se la giocherà fino alla fine. Sarà una sfida davvero emozionante.

Luca Cipriano

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