sabato 5 marzo 2011

Juventus-Milan: il big match in 11 duelli

Il Diavolo rampante contro la Zebra ferita, il sogno Scudetto contro la speranza Champions (o quel che ne rimane), ma soprattutto uno dei più classici derby d'Italia per antonomasia: all'Olimpico di Torino va in scena questa sera il match clou della 28° giornata di Serie A tra la Juventus di Gigi Delneri e il Milan di Max Allegri. Un incontro-scontro che ha il sapore di mille lotte scudetto e di una finale di Champions League, ma che mai come quest'anno vede invece di fronte due squadre agli antipodi, tanto in classifica quanto dal punto di vista mentale. Per i bianconeri prima di tutto si tratta di una finale, in primis, in senso stretto, per lo stesso Delneri: una nuova sconfitta, la terza consecutiva, rischierebbe di essere la pietra tombale sull'esperienza del tecnico di Aquilea a Torino, oltre che l'ultimo saluto generale alle ambizioni di conquista dell'Europa che conta, non certo quella ''League'' che a questo punto rischia di essere, a sua volta, a rischio. Dall'altra parte, per i rossoneri, si tratta di una tappa fondamentale verso la conquista del tricolore dopo il sonoro successo casalingo contro il Napoli, che ha proiettato la  truppa di Allegri a +5 sull'Inter e a +6 sugli stessi partenopei. Un match dunque importantissimo, seppur vissuto con meno rivalità (comunque sempre in un regime di correttezza) rispetto al passato, che vivrà dei confronti tra i 22 protagonisti in campo (ovviamente ci atteniamo a quelle che sono considerate le più che probabili formazioni).

Buffon vs. Abbiati
Entrambi portieri di grandissima esperienza e di indubbio valore, stanno però vivendo una stagione radicalmente diversa tra loro: per Gigi, dopo i persistenti problemi alla schiena, il campionato è iniziato appena un paio di mesi fa e non sicuramente nel migliore dei modi, vuoi per una difesa non certo insuperabile (come dimostra il numero di gol casalinghi incassati dalla Juve in stagione, record negativo in A), vuoi per un rendimento qualitativamente inferiore al passato (in larga parte per colpa dei problemi fisici, oltre che dell'età). L'estremo difensore rossonero invece, pur protagonista a sua volta di un paio di infortuni stagionali, pur non gravissimi, sta vivendo una stagione da protagonista come testimoniato dai gol totali incassati dal Milan, miglior difesa del campionato. Un reparto spesso criticato e considerato il più vulnerabile della formazione di Allegri, eppure uno dei più sicuri grazie anche alla ''saracinesca'' calata in mezzo ai pali.

Barzagli vs. Thiago Silva
L'ex Campione del Mondo 2006, rientrato in patria a gennaio dopo le annate a Wolfsburg, si è dimostrato in palla oltre le attese nonostante il momento poco felice della squadra. Prova ne è il sacrificio di Bonucci, relegato in panca da Delneri proprio per fare posto al più esperto collega centrale di difesa. In casa Milan invece, già da tempo, il difensore brasiliano è una granitica certezza e più di una volta in questa stagione, vista anche l'ecatombe di infortuni a centrocampo, ha dimostrato la sua duttilità adattandosi sulla linea mediana. Un punto fermo e irrinunciabile nei meccanismi di Allegri.

Chiellini vs. Nesta
Scontro a colpi di qualità tra due dei migliori difensori italiani degli ultimi anni. Il vicecapitano bianconero tornerà ad occupare il suo ruolo da centrale dopo essere stato impiegato per un paio di partite sulla fascia sinistra, come ai ''vecchi tempi'' degli esordi in A con la maglia di Livorno e Fiorentina. Il centrale rossonero invece cercherà di presidiare la propria area con il solito spolvero che lo ha reso importantissimo, nonostante i mille infortuni che hanno pesantemente condizionato almeno gli ultimi 5 anni della sua carriera.

Sorensen vs. Abate
Sull'out destro di difesa largo ai giovani, o addirittura ai giovanissimi, con il 18enne talento danese, ormai sdoganato dal Delneri in prima squadra, da una parte e il 24enne terzino figlio d'arte dall'altra. Due talenti cresciuti in casa, sbocciati quasi all'improvviso, nel caso dello juventino, o mandati a maturare in diverse piazze, anche importanti, prima di essere riaccolti a braccia aperte con un bagaglio tecnico e mentale di grande rilevanza. Freschi, ma non inesperti.

Traorè vs. Jankulovski
Sull'out di sinistra spazio invece alle rivincite. Un po' a sorpresa sia Delneri che Allegri schiereranno due giocatori per lungo tempo ai margini delle rispettive rose, anche se per motivi diversi. Il 21enne franco-senegalese Traorè, di proprietà Arsenal, paga infatti problemi di fragilità muscolare che lo hanno tenuto fuori per gran parte dello stagione e che costituiscono uno dei fattori che ha impedito al giocatore di imporsi in una squadra dall'età media estremamente bassa come sono i Gunners di Wenger. All'opposto Marek Jankulovski ritrova una maglia da titolare dopo aver passato gran parte del campionato in tribuna e con il benestare di Allegri, indubbiamente anche ''grazie'' agli infortuni di Bonera, Antonini, Oddo e Zambrotta e all'indifferenza del tecnico toscano nei confronti di Sokratis Papasthatopoulos.

Felipe Melo vs. Van Bommel
Duello in mezzo al campo tra mediani ruvidi, che certo non fanno complimenti ad allungare la gamba tanto sul pallone quanto sulle caviglie avversarie (o anche ad altezza spalle). L'ex capitano del Bayern Monaco si è subito ben ambientato in maglia rossonera e, complici i lunghi infortuni di Ambrosini e Pirlo, si è ritagliato un posto fisso nel centrocampo del Diavolo. Quantità più che qualità, ma soprattutto, grazie anche all'età, tanta esperienza. Quella che forse ancora manca al centrale brasiliano della Juve, ancora troppo ingenuo in molte situazioni in campo ma smaliziato quanto basta nel mettere in risalto la propria fisicità, tanto nel bene quanto nel male.

Marchisio vs. Gattuso
Due modi diversi di intendere il campo, ma lo stesso attaccamento alla maglia e il medesimo desiderio di perorare in prima linea le cause della squadra. Il centrocampista bianconero, juventino da sempre, ci mette di sicuro quella qualità in più che forse manca al ''Ringhio'' rossonero, pur ogni tanto smarrendosi in campo durante alcune fasi del match, forse per troppa generosità in alcuni frangenti. Caratteristica anche questa comune al numero 8 rossonero, uno che spesso, più che sostituito, andrebbe trascinato fuori dal campo, non fosse altro per la voglia che avrebbe di dire la sua anche in condizioni estreme.

Krasic vs. Flamini
Più ala il serbo, più centrocampista con il vizio dell'inserimento il francese, giocano entrambi con il compito di aiutare tanto in avanti quanto la difesa. Operazione che, per caratteristiche tecniche, forse riesce meglio al francese, al quale forse manca quel pizzico di qualità in più. L'esterno bianconero, come detto ''più offensivo'' per natura, è il classico uomo da ripartenza fulminea, dribbling sulla fascia e cross. Un atteggiamento fisicamente molto dispendioso, probabilmente causa principale del periodo di flessione che il serbo sta attraversando dopo un inizio di stagione sugli scudi. Nonostante questo Delneri non intende privarsene, perchè sa che dal suo piede possono nascere sempre ottimi spunti per l'attacco.

Martinez vs. Boateng
Ultima spiaggia contro stesso mare? Per l'uruguagio ex Catania la chance concessa dal tecnico friulano, dopo le prestazioni molto deludenti successive al rientro dal lungo infortunio, rischia di essere davvero l'ultima. E il giocatore rischia di essere bersagliato, in prima fila, tra i capri espiatori della deludente stagione bianconera. Vuoi per le prestazioni, vuoi per i soldi spesi dalla società (troppi, ma la colpa è di Marotta, non certo del giocatore), vuoi per il ruolo non adatto all'uruguagio, abituato a giocare ala pure più che esterno di centrocampo. Per il ''Boa'' Boateng lo stesso mare è la conferma del posto dopo il rientro dal lungo infortunio e soprattutto la rete contro il Napoli. Una stagione, quella del ghanese, che potrebbe aver preso finalmente un'ottima piega dopo i primi mesi decisamente così così.

Toni vs. Cassano
Giocatori finiti? L'ariete juventino e il fantasista milanista non hanno certamente dalla loro l'età, ma in campo stanno provando a dimostrare di avere i requisiti adatti per sfruttare al meglio quella che è probabilmente l'ultima grossa chance della loro carriera. Due attaccanti con caratteristiche diversissime (la forza fisica e l'altezza per il primo, la fantasia e l'agilità per il secondo) ma che fino a gennaio sembravano due corpi estranei alle dinamiche del campionato, poco amati (per usare un eufemismo) dai loro stessi presidenti; Toni poco prolifico a Genoa e contestato pesantemente da Preziosi,  Cassano addirittura messo fuori rosa da Garrone dopo il tanto famoso quanto violento litigio per un motivo apparentemente banale. A distanza di poco più di due mesi, nonostante tutto vivranno un Juve-Milan da protagonisti. Forse l'ultimo.

Matri vs. Ibrahimovic
La giovane speranza e il ''vecchio'' leader, il più classico dei confronti tra ex: da una parte ''Matri Mitra'', di scuola Milan, 26 anni, tanta gavetta nelle serie minori e un paio di stagioni da protagonista a Cagliari, chiamato ora a sfruttare l'occasione della vita; dall'altra ''Ibracadabra'', il nomade, non per banali e stupidi motivi razzisti quanto per la spiccata tendenza a cambiare maglia a seconda dell'umore e degli obiettivi. Voleva vincere tutto, c'aveva provato proprio con la maglia della Juve prima di fuggire, post Calciopoli, sulla sponda nerazzurra. Poi il Barcellona, esperienza sostanzialmente negativa, poi ancora il Milan. Di campionati vinti ne sono arrivati, quelli sì, ma Ibra vuole di più, molto di più. Per non farsi venire qualche nuovo mal di pancia. E chissà che alla fine poi non la spunti davvero il suo giovane collega.

p.s. Da non dimenticare anche il duello tra i due grandi esclusi, Pato e Del Piero, accomunati non solo dalla classe ma dal rispetto reciproco (il Papero brasiliano ha annunciato che vorrebbe chiedere al capitano bianconero la maglia a fine partita). Un duello solo rimandato in quanto a tempistica e che probabilmente potremo vedere nella ripresa.

Cragnotti: "Senza i nuovi stadi la tv comanderà a lungo"

A Udineseblog , l'ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti racconta le proprie opinioni sul calcio italiano e sulla rivelazione Udinese:

Il potere del calcio è in mano alle televisioni: per quanto tempo il sistema tv continuerà a fare da padrone sul campionato?
Il sistema televisivo è diventato uno strumento indispensabile per la diffusione del calcio. E’ inutile sottolineare che grazie alle televisioni il calcio è portato nel mondo. Il legame tra il pallone e la televisione continuerà a crescere fin quando non ci sarà una ristrutturazione degli stadi: di conseguenza, il pubblico continuerà a preferire il sistema tv piuttosto che vivere il calcio in prima persona.

Appunto, il processo di ristrutturazione degli stadi sembra molto lento. La questione, secondo lei, si sta risolvendo?
Negli anni ’90 anche io discutevo su questi temi ma a quanto pare, dopo 20 anni, non è cambiato nulla. L’unica società che è riuscita nell’impresa è stata la Juventus, e questo molto probabilmente grazie all’ascendenza sul territorio del gruppo Fiat e della famiglia Agnelli. Uno stadio di proprietà e una vera e propria struttura sportiva sarebbe indispensabile per qualsiasi società: manterrebbe un bilancio solido e soddisferebbe i tifosi.

La tessera del tifoso è sembrata a molti una sconfitta. Qual è la sua opinione?
Sì, è una sconfitta. E’ una limitazione per viaggiare e potersi trasferire al seguito della propria squadra. Indubbiamente il provvedimento è stato necessario per limitare gli incidenti dentro e fuori dagli stadi che erano diventati insopportabili. Ciò che manca, però, è una cultura sportiva che va trovata in un cambiamento di costume: i club devono adottare una strategia di accoglienza della voce del tifoso, c’è bisogno di un dialogo e quindi di un impegno anche da parte delle società.

Esistono ancora imprenditori seri capaci di investire nel nostro calcio?
Secondo me il calcio italiano ha una crisi strategica: non ha espresso, cioè, una valorizzazione delle proprie potenzialità. Per questo si è cauti negli investimenti, che richiedono ovviamente denaro, professionalità e passione. Le istituzioni dovrebbero tenere presente che il calcio è un’industria, uno spettacolo che produce ricchezza e quindi ha bisogno di essere in qualche modo remunerato.

Da presidente della Lazio, quali erano i suoi rapporti con l’Udinese? E come giudica il modello della Società bianconera?
I rapporti erano ottimi, basta ricordare gli scambi e le trattative con Fiore e Giannichedda che sono state vantaggiose per entrambi i club. Apprezzo molto il modello Udinese, dal momento che è una società ottima, con grandi professionisti. Inoltre il territorio lascia lavorare: ci sono meno pressioni e ciò facilita la presenza di un “laboratorio tecnico”, dove i giocatori possono essere visionati e valorizzati. Questo modello è applicabile in centri specifici, come Udine. A Roma, per esempio, sarebbe impossibile perchè le pressioni sono maggiori e uno stadio da 80.000 spettatori pretende risultati immediati.

C’è un giocatore dell’Udinese per cui spenderebbe 90 miliardi?
Negli ultimi anni ha espresso molti giocatori: di sicuro Sanchez sta facendo vedere delle giocate incredibili e lo vorrebbe chiunque. A me però, piace molto anche Di Natale che, malgrado l’età, rimane un grandissimo calciatore. Sono una coppia perfetta.

Udinese e Lazio sono molto vicine in classifica e lottano entrambe per un posto in Champions League: come finirà questa sfida?
Io sono laziale, e di conseguenza le mie speranze sono riposte nei biancoazzurri ma credo che l’Udinese, terminata la crisi delle prime giornate, abbia ottenuto una grande continuità e sia una squadra ben strutturata. Per questo se la giocherà fino alla fine. Sarà una sfida davvero emozionante.

Luca Cipriano

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venerdì 4 marzo 2011

Sanchez Re delle Due Sicilie, Ghezzal rischiara Bari. E Chiellini è ''preso al laccio''.

Il Milan stende il Napoli e ritorna a gridare ad alta voce sul campionato: l’Inter, assieme ai partenopei, si candida come avversario riaprendo la rincorsa ai cugini rossoneri ma mantenendo un certo distacco. Nel campionato in cui la Juventus sembra essersi smarrita e la Roma non riesce ad ottenere successi rilevanti, ci pensa l’Udinese a diventare squadra simpatia e protagonista: sette reti al Palermo per avvicinarsi alla zona Champions League, senza la paura di essere una provinciale. Cade la Lazio con l’ottimo Cagliari di Donadoni, risorge il Catania di Simeone.

Ed ecco miglior giocatore, goal più bello e curiosità dell’ultima giornata di Serie A.

IL PERSONAGGIO: ALEXIS SANCHEZ

Quattro reti da brivido mandano in tilt il Palermo facendo volare l’Udinese: Sanchez, ora richiestissimo da diversi club europei, è il giocatore più in forma del campionato e sta mandando in visibilio giornalisti e tifosi. E’ maturato moltissimo, giocando per la squadra e “scordandosi” di essere solo talento e poca fantasia. I primi passi di un vero campione.

 

 IL GOAL: ABDELKADER GHEZZAL in Bari – Fiorentina
Bellissima rete del centrocampista offensivo in forza al Bari: la palla in area di rigore, esce dopo un batti e ribatti sposandosi all’altezza della lunetta. Ghezzal calcia con un bellissimo destro infilando alle spalle di Boruc. Rete da cineteca che vale il pareggio.

 






LA CURIOSITA’: CHIELLINI E I LACCI ROTTI
Nel primo tempo della gara tra Juventus e Bologna, Giorgio Chiellini esce di corsa dal campo: tutti pensano si tratti di un infortunio, ma non è così. Sono le scarpe del terzino a non funzionare: in particolare i lacci. Chiellini è allarmato e chiede la sostituzione degli “attrezzi”. Dopo poco tutto funziona e il calciatore riprende posizione in campo. Piccoli dettagli che rendono emblematica questa Juventus.